14 dicembre 2016

ASPETTANDO ULISSE

Un Primo Ministro che nel 2001 è stato tra i fondatori della Margherita, nel 2006 portavoce di Rutelli, e che 2013, alle primarie romane del centrosinistra per la candidatura a sindaco di Roma, è stato clamorosamente battuto da Ignazio Marino (55% a 10% dei voti espressi). Un Ministro degli Esteri i cui collaboratori sono imputati di sequestro ed estradizione forzata delle Shalabayeva madre e figlia nel Paese di un dittatore. Una Ministra della Pubblica Istruzione che vanta un diploma di assistente sociale spacciandolo per laurea, e che ha come principale esperienza quella di avere rappresentato i tessili nel loro sindacato. (O-ps, dimenticavo: lei e il marito sono stati eletti parlamentari del PD nella circoscrizione della Toscana.) Una Ministra della PA che ha varato una legge di riforma di quel settore bocciata come incostituzionale. Per non parlare della Ministra della Difesa che si ostina a voler acquistare gli aerei F34 che Trump ha deciso di smettere di produrre in quanto inaffidabili. E che si può dire di positivo della Ministra della Sanità, se non stendere un velo pietoso sulle sue campagne di informazione venate di razzismo? Infine, la Ministra della riforme della Costituzione non è più tale: è stata promossa a Sottosegretario della Presidenza del Consiglio, di fatto vice del Premier e di tutti i Ministri. Ma non aveva giurato che, perdendo il referendum, si sarebbe dimessa e ritirata dalla politica? L'attuale governo è quindi copia conforme del primo, fatta eccezione per Minniti, unica new entry, ed è stato varato in due giorni grazie a consultazioni dirette da Renzi, che rimane segretario del PD, partito di maggioranza in Parlamento. Questo rapido e sommario promemoria per concludere ribadendo che la riforma proposta era evidentemente finalizzata a concentrare i poteri nelle mani di un Premier e del suo Governo, e a togliere dalle mani dei cittadini e dei loro eletti spazi, strumenti e occasioni di democrazia. Che di questo si trattasse è stato clamorosamente confermato dal fatto che, malgrado la disfatta del voto, il Governo rimane espressione di un gruppo di potere espressione del PD renziano e del sistema Leopolda: in linea con il Programma di Riforma di Licio Gelli e con quanto prevedeva un documento stilato nel 2013 da Jp Morgan sulla necessità di ridurre la democrazia e i diritti sociali che caratterizzerebbero pericolosamente le Costituzioni dei Paesi del Sud dell'Europa. Senza mutare né Ministri, né linea, nè sostanza, il governo Renzusconi è semplicemente mutato in Renziloni. Malgrado il popolo sia accorso alle urne referendarie per proclamare il suo netto rifiuto, i Proci della Leopolda hanno rintuzzato l'attacco esiliando provvisoriamente il loro ipercinetico e arrogante capo e sostituendolo con uno mogio, mesto e di basso profilo. Ma il loro potere, sia pure usurpato e abusivo, rimane intatto. Il popolo delle sinistre, orfano e abbandonato, attende e vuole il ritorno di Ulisse, il suo sovrano legittimo. Ciò detto, e malgrado tutto, va riconosciuto a Renzi e ai suoi leopoldini il merito del tutto involontario di avere risvegliato e dato alimento a un desiderio di partecipazione democratica e protagonismo politico dal basso. Che i renziani, avendo perso ogni contatto con il popolo, si ostinano a chiamare populismo.
Gian Carlo Marchesini 
 
 
 

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