28 maggio 2018

CONSIDERAZIONI PRAGMATICHE SULL'ASSEMBLEA DI LIBERI E UGUALI




                                                                       Pietro Grasso

Non so se il documento finale approvato dall’Assemblea nazionale di LeU ieri al  Marriott (concordo con Fischetto, luogo quanto mai infelice) sia soddisfacente per tutti.
Di mio, so che poteva essere migliore ma anche molto peggiore.
Vi si stabilisce che il progetto va avanti. Che dobbiamo innervare il percorso con iniziative sul territorio che sostengano la presenza e la battaglia parlamentare. Che si arriverà a un partito, entro il 2018.
Poteva andare meglio? Certo. Si potevano eleggere subito gruppi dirigenti pienamente legittimati. E si potevano fare commissioni tematiche, con persone formalmente investite della relativa responsabilità. Ma Sinistra italiana e Possibile hanno tirato il freno, cosa – diciamolo con franchezza, purtroppo – non del tutto sgradita a chi, in Articolo 1, spera ancora di tornare alla casa madre PD, quando cadrà Renzi (speranza del tutto vana, se ne convincano, perché il PD E’ Renzi, non ha alternative).
Ma poteva andare peggio.
Potevamo non sentire analisi interessanti sugli estremismi che dobbiamo combattere - sovranismo gretto e nazional-fascista versus falso europeismo  liberista - (Fassina, Turci e Casarini); esortazioni concrete e sensate – necessità di costruire un partito organizzato e di fare buona e tempestiva comunicazione a partire dalle esigenze reali delle persone - (Guerra, Ricchiuti e Fornaro); testimonianze dai territori incoraggianti e un tocco esatto: facciamo politica, non commentiamola (Fratoianni).
A questo proposito sarebbe necessario che l’organismo provvisorio che dovrà presiedere al processo di consolidamento di LeU in un partito cominciasse a indicare le campagne che vogliamo fare, con iniziative sul territorio e sui social media (visto anche che dai media tradizionali, stampa e TV siamo stati premeditatamente cancellati e questo è un problema di democrazia, ma ne tratteremo un’altra volta).
Nel II municipio sappiamo come si fa: lo abbiamo fatto con villa Paolina.
Dovremmo insistere sulle delocalizzazioni, sui morti sul lavoro, sulla gig economy, sulla mafia a Roma e a Ostia, sulla violenza sulle donne (perpetrata da uomini italiani); e chiamare su iniziative tematiche i parlamentari. E poi c’è la comunicazione, lo accennavo poc’anzi.
LeU ha una radio (www.radiofondamenta.org) a disposizione e vari siti Internet, a cominciare da quella di Articolo 1 (https://articolo1mdp.it), e varie testate on line. Perché non costituire un centro di coordinamento unico, che faccia conoscere a tutti questo network?
Berlusconi è nato e si è affermato con le TV; Grillo con Internet; Salvini con milioni di euro investiti sulla sua presenza su FB e Twitter.
Noi vogliamo dire ancora che la comunicazione non conta niente?  
Paolo Toschi

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