14 aprile 2018

Dai giornali di oggi 14 aprile


Ultimatum del Colle a Lega e Movimento Cinque Stelle: “C’è l’urgenza di un governo” (Corriere), intesa o deciderò io (Messaggero e tutti). Mattarella parla di stallo, da risolvere con urgenza vista la crisi in Siria e le scadenze Ue e dà ancora quattro giorni di tempo ai big per trovare intese trascorsi i quali procederà lui. Per il Corriere due sono le strade davanti al Capo dello Stato: dare un mandato esplorativo alla Casellati o a Fico oppure assegnare un “preincarico” a Salvini o Di Maio, fermo restando che per il presidente l’intesa centrodestra-cinque stelle resta l’opzione potenzialmente più solida. Scartata l’opzione del ritorno alle urne. Altra ipotesi – che affacciano anche altri quotidiani – è un governo del presidente o di traghettamento: sarebbe Mattarella a prendere l’iniziativa mandando in Parlamento una figura autorevole col mandato di traghettare il Paese oltre la palude attuale. Ma per Repubblica potrebbe rientrare in partita anche il Pd: i dem, con la regia di Renzi, aspettano il fallimento dell’asse Lega-M5S per poi andare a vedere le carte. Ci vorrà ancora tempo, ma la svolta sarebbe ormai maturata e sarebbe Renzi a imporla rompendo il silenzio di questi giorni. L’approdo finale resta ignoto, perché il Pd appare dilaniato dalle divisioni. Intanto si va verso il rinvio dell’Assemblea nazionale del 21 aprile che avrebbe dovuto decidere se votare un nuovo segretario (Maurizio Martina) oppure convocare un congresso. Ieri il colloquio Renzi-Martina, con l’ex premier che si muove ancora come fosse il segretario, scrive il Corriere. Zanda al Corriere: “Renzi ha una sua forza nei gruppi e nel partito ma con le dimissioni si doveva dare un taglio netto. Martina sta facendo molto bene il reggente, credo che vada confermato segretario. Poi si prepari bene il congresso negli organismi periferici e centrali”. Zanda dice la sua anche sul governo: “Alla fine credo e tempo che Lega e M5S faranno il governo: è l’ipotesi più destabilizzante per l’Italia”. Quanto al Pd “non può fare governi con queste forze ma può sfidarli: stanno con l’Occidente europeo o con l’Oriente di Putin? Ritengono necessaria una maggiore unione dell’Europa politica, economica, della difesa e del fisco?”.
Intanto, in campagna elettorale in Molise, Berlusconi risale sul predellino e avvisa Salvini e Di Maio: “Di Maio non farà mai il commissario di Forza Italia e io non mi sposto di lato” (Repubblica). I berlusconiani sospettano un’opa leghista su Forza Italia e un accordo sottobanco già scritto con i Cinque Stelle. Di Battista attacca ancora, e dopo Berlusconi – “il male assoluto” – mette nel mirino Salvini: “Al Quirinale sembrava Dudù. Spero che abbia il coraggio di staccarsi ma forse non può farlo. Forse ci sono cose che non sappiamo. Si parla di fideiussioni, di quattrini dati alla Lega”. Parole che imbarazzano e mettono di malumore i vertici dei 5Stelle (Corriere, Fatto). Salvini al bivio: il M5S dice no ad un incontro con Di Maio al Vinitaly (Corriere). L’accordo con i grillini sembra in salita. “Ma se Berlusconi si illude che noi accetteremo un governo sostenuto anche dal Pd si sbaglia di grosso” (Corriere).
Sul Fatto e tutti il grosso guaio della Lega: la Cassazione dà ragione ai pm di Genova e autorizza la confisca dei conti del Carroccio, fino al raggiungimento della somma dovuta allo Stato, circa 46 milioni di euro. Ma i conti praticamente non esistono più, avendo nel frattempo Salvini creato un nuovo partito – Lega per Salvini – traghettando s questo i fondi, le elargizioni dei candidati e i futuri contributi del 2 per mille.
Sul Corriere e altri i guai di Berlusconi: le sue televisioni hanno “nutrito i populisti” e dopo Belpietro e Del Debbio taglia anche Giordano. Il dg di Mediaset Crippa smentisce “scenari complottisti”: “Parlare di una rivoluzioni anti populista è un falso”. Ma per Verderami è Berlusconi a parlare di tv populiste, e prima di lui, un anno fa sul Foglio, fu Confalonieri a lamentarsi di certe esagerazioni. Confalonieri che ha rassicurato Arcore da ogni preoccupazione sul futuro di Mediaset: “abbiamo attraversato tante stagioni politiche ma siamo qui, siamo una società quotata in Borsa e non dobbiamo temere alcuna ritorsione”. Per Confalonieri “Salvini non romperà, fa il suo gioco ma si troverà un’intesa e si farà un governo”.

ESTERI
Usa, Gran Bretagna e Francia attaccano la Siria. Colpiti tre centri di ricerca (Repubblica.it). Trump: “Ho ordinato la rappresaglia contro la Siria” (Corriere.it). L’ambasciatore russo: “Conseguenze per Washington, Londra e Parigi”. L’attacco annunciato da Trump alle 22, le 3 di notte in Italia. Nessun quotidiano riporta la notizia. Il Giornale: con i raid in Siria rischiamo ondate di migranti. Altra conseguenza sull’Italia, l’accelerazione della politica: “Qui finisce che il governo lo fa Assad” (Notizia Giornale). Sul Corriere i dubbi dei militari italiani sullo scenario siriano: “Dire che siamo preoccupati è poco, siamo sconcertati da quello che sta succedendo in Siria” dice una fonte anonima dei vertici delle Forze Armate. E il riferimento non è a Trump quanto piuttosto a Macron. “L’atteggiamento aggressivo di Parigi ci ha molto sorpresi. La Francia non ha imparato nulla dalla lezione della Libia, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. E la Libia era isolata. In Siria le cose sono molto più complicate”. Per l’ufficiale “mancano informazioni di intelligence precise e sicure”. Quanto all’uso di armi chimiche “non si sono mai viste armi chimiche che colpiscono solo donne e bambini e vengono lavate via con l’acqua. In ogni caso la Siria è una polveriera. Toccare lì potrebbe scatenare una reazione a catena”. L’ufficiale dice di sperare “che quello americano fosse solo un bluff” e che prima di un eventuale attacco si chiariscano le regole di ingaggio. E soprattutto il ruolo della Turchia, che fa parte della Nato ma ospiterà nelle proprie basi militari tecnici russi.
Libia in primo piano su Corriere e Messaggero, per il giallo sulla sorte del generale Haftar: l’uomo forte della Cirenaica, legato a Egitto, Russia e Siria, sarebbe morto a Parigi dov’era ricoverato per un tumore. La notizia, poi smentita, apre comunque la partita per la successione, rendendo ancora più instabile il quadro libico.

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