18 aprile 2018

RIPENSANDO SULLA VICENDA DI LIBERI E UGUALI

                                                                 Jeremy Corbyn
che il 4 marzo puntava al 10% - almeno io lo speravo - e ha invece preso il 3%, penso non si sia allora percepito l'entità del crollo della fiducia nella politica della vecchia sinistra rappresentata dai Bersani e D'Alema, e dello scarso credito all'apice dei ruoli istituzionali dei Grasso e Boldrini lontani dalla condizione e dai problemi della gente comune, poco in sintonia con la spinta a un cambiamento radicale purchessia incarnato dai Di Maio e Salvini. E infatti, il 7% che prima votava PD e lo ha il 4 marzo piantato in asso è passato armi e bagagli ai 5 Stelle e non a D'Alema e Grasso, testimoniando questi ultimi magari un onorevole passato, ma superato e imbalsamato. A parte Anna Falcone traslocata in fretta e furia dal Brancaccio, LeU ha saputo offrire ben poco di convincente e nuovo. Ma confesso che se si dovesse tornare al voto rivoterei sentimentalmente LeU, probabilmente perché anch'io, stante l'attuale quadro politico, non ho grandi speranze nel futuro. Dovrei entusiasmarmi per Orlando e Martina, o per Fico e Di Maio? Mi piacerebbe qualcuno come Corbyn o Sanders, gli Indignados spagnoli o la France Insoumise di Melanchon. Ma non ci sono, e temo che da noi, per la sinistra, il treno politico elettorale sia oramai passato. Di sicuro e saldo rimane l'impegno nel sociale dalla parte di chi è sfruttato o trattato come un rifiuto.
Gian Carlo Marchesini

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