30 aprile 2018

Recensione film : MOLLY'S GAME regia di Aaron Sorkin


Con Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera, Chris O’Dowd, Jeremy Strong, USA 2017.




Lo sceneggiatore Aaron Sorkin per il suo primo film da regista ha scelto una storia vera che ha avuto una vasta eco in America. La storia di Molly Bloom, che da atleta olimpica è diventata organizzatrice di partite di poker milionarie, è stata raccolta nell’autobiografia Molly’s Game: The True Story of the 26-Year-Old Woman Behind the Most Exclusive, High-Stakes Underground Poker Game in the World, del 2014. Sembrerebbe una vicenda tutta al femminile, dove le donne diventano virago e sono fredde e calcolatrici, quasi dei geni matematici, mentre gli uomini invece sono rappresentati deboli e viziosi, impulsivi e invidiosi.
Una tremenda caduta costringe la sciatrice olimpica freestyle Molly Bloom (Jessica Chastain) a interrompere la sua attività (qui Sorkin trasforma leggermente i dati biografici) e, in attesa di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, inizia a fare dei piccoli lavoretti per mantenersi. Da cameriera presso un bar passa a diventare assistente di un organizzatore di sale da gioco e lì, con la sua intelligenza e abilità informatica, si rende indispensabile arricchendosi con le mance dei giocatori di poker. Ma la sua bravura crea invidia e viene quindi mandata via dal capo (Jeremy Strong), che farà in tal modo la sua fortuna. Molly si mette in proprio con l’aiuto di X (Michael Cera), un abilissimo giocatore e attore di successo – molti nomi lei non li farà mai – diventando una famosa e ambita organizzatrice di poker in esclusive suites d’albergo a Los Angeles. Lei controlla tutti i dati dei giocatori, la loro solvibilità e le loro proprietà, ma senza prendere percentuali sulle vincite, unico dato che negli Stati Uniti trasformerebbe un’attività da legale in illegale. Inutile dire che la sua bravura darà fastidio anche all’abile giocatore X che avrebbe voluto addirittura, mettere un tetto alle mance. È quindi fatta fuori dal giro, ma lei non si perde d’animo e si trasferisce sulla East Coast dove ricomincia tutto da capo. A New York diventerà una vera potenza, ingaggerà croupiers, autisti-guardie del corpo e buttafuori e, alla fine si troverà costretta a trattenere una percentuale per garantire eventuali perdite da capogiro. Nel film si narra la vicenda di un giocatore, usualmente razionale e controllato, che “sbrocca” e arriverà a perdere 100 milioni di dollari in una notte!
Ci si chiede come abbia fatto una donna da sola a riuscire a gestire cifre così alte e dipendenze da gioco, per così tanti anni, indisturbatamente. Infatti, dopo otto anni, si trova invischiata e minacciata dalla mafia russa. Dopo un periodo di droghe e pillole per star sveglia il più possibile o per dormire un poco a comando, Molly sarà arrestata dalla FBI accusata di collusione con la mafia. Nel frattempo, era uscita dal giro del gioco da due anni, aveva pubblicato il libro-scoop autobiografico dichiarando solo i nomi dei giocatori già noti alla polizia perché denunciati da altri, mantenendo come “segreto professionale” il silenzio su tutte quelle vite rovinate e le disperazioni che aveva visto in quei lunghi anni.
La storia è avvincente, ma è strano come un bravo sceneggiatore possa sbagliare un film proprio nella ricostruzione della vicenda. Come tipico dei suoi lavori (“The Social Network”, “L’arte di vincere”, “Steve Job”), il film è troppo verboso e con un ritmo accelerato che si fa fatica a seguire. Memorizzare nomi, situazioni, mani di Teresina – o meglio il Texas holdem con le varie Flop, Turn e River - e problemi finanziari, per lo spettatore medio è un’impresa, per cui finisce per accontentarsi ad avere una vaga idea di ciò che invece sta avvenendo e dell’abilità di Molly. Il molto parlato va a discapito anche delle immagini, dove non c’è nessun compiacimento di spazi, arredi, suites d’albergo trasformati in bische, né dei vestiti della protagonista e della sua croupier preferita. Le riprese sottolineano il racconto con la voce fuori campo e, forse per dare l’idea dell’inchiesta e di immagini rubate, sono tutte registrazioni da telecamera dove sembra di distinguere perfino i vari pixels.
L’incontro tra Molly e il suo avvocato Charlie Jaffey (Idris Elba) – e qui la storia è romanzata dal regista - con i relativi dialoghi pungenti è una classica visione di sfida buonista americana con happy end. Per non parlare della bambina intelligentissima figlia dell’avvocato, naturalmente neri.
E cosa dire del papà Shrink e Professore universitario (l’improbabile ex bellone Kevin Costner) che tutto insieme appare alla figlia il giorno prima del suo processo e le svela in dieci minuti tutti i segreti della sua psiche? E ha aspettato ben trentasette anni!



 Ghisi Grütter


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