6 aprile 2018

Le riflessioni di Pradella: PREFERENZE

E’ probabile che venga sommerso da critiche di ogni genere, ma lo scrivo lo stesso.
 
Non amo la democrazia diretta. Preferisco quella rappresentativa.
La democrazia assembleare, è democrazia di piazza, sia essa fisica o virtuale.
La Piazza , qualunque escamotage si cerchi e trovi, è istintiva. In genere è preda di buoni arringatori.
 
Sono contrario al vincolo di mandato.
Preferisco il rischio di migrazione a quello di decadenza per dissenso. Altrimenti basterebbero dei numeri e il Parlamento sarebbe superfluo.  
 
Sono contrario alla riduzione degli emolumenti e dei benefit Ritengo pericoloso pretendere che i parlamentari possano essere ancora più facilmente preda di lobbies e corruzione.
Il pericolo è ineliminabile, ma ridurre emolumenti e garanzie economiche aumenta molto il rischio.
Preferisco parlamentari ben remunerati e sicuri del proprio futuro, che sappiano di aver molto da perdere per comportamenti scorretti.
Come contropartita, il setaccio per la candidatura (e ricandidature) al Parlamento o al governo deve avere maglie strettissime, sulla base di requisiti rigidi escludenti qualunque forma di privacy
Per tutto il tempo in cui svolgano la loro funzione nel Parlamento o nel governo, gli eletti non potranno opporre a nessuno un quasiasi diritto a una vita privata.
 
Non mi sembra corretto parificare la responsabilità di un parlamentare a quella di un “normale” lavoratore.
Mi sembra che la rincorsa a chiedere che i costi della politica, a cominciare dagli emolumenti dei parlamentari, siano drasticamente ridotti sia un cedimento insensato alla piazza.
Deve  essere combattuta senza cedimenti ogni forma di corruzione e di spreco, cosa ben diversa..
 
Sono convinto che la politica – e soprattutto la democrazia– siano giustamente e naturalmente costose.
 
Umberto Pradella

I commenti in rete
Ma quale è nel nostro Paese lo stato attuale della democrazia rappresentativa? Gli eletti in Parlamento sono espressione reale della volontà del popolo o nominati d'imperio dall'alto? E la vituperata piazza non è stata sostituita dai caminetti, dai patti del Nazareno e dai circoli della Leopolda? E se inoltre, e in peggio, i nominati in Parlamento si comportano come un branco in transumanza a disposizione del miglior offerente, quale sarebbe il rimedio? La democrazia diretta e il vincolo di mandato possono anche non essere la soluzione perfetta, ma con l'avvento del tandem Berlusconi-Renzi la democrazia e il comportamento dei parlamentari sono rispettati secondo quanto detta l'onore e la disciplina, o si sono tradotti in mercimonio e individuale convenienza?
 
G.C
 
 
 
Ma quale è nel nostro Paese lo stato attuale della democrazia rappresentativa? Gli eletti in Parlamento sono espressione reale della volontà del popolo o nominati d'imperio dall'alto? E la vituperata piazza non è stata sostituita dai caminetti, dai patti del Nazareno e dai circoli della Leopolda? E se inoltre, e in peggio, i nominati in Parlamento si comportano come un branco in transumanza a disposizione del miglior offerente, quale sarebbe il rimedio? La democrazia diretta e il vincolo di mandato possono anche non essere la soluzione perfetta, ma con l'avvento del tandem Berlusconi-Renzi la democrazia e il comportamento dei parlamentari sono rispettati secondo quanto detta l'onore e la disciplina, o si sono tradotti in mercimonio e individuale convenienza?
V.P. 
 
In Svizzera esiste di fatto una democrazia diretta se si considera il vasto coinvolgimento dell'opinione pubblica nelle decisioni politiche a livello cantonale e federale. Esempi: proporre una modifica o estensione della Costituzione, sottoporre a votazione popolare una legge approvata dall'Assemblea federale e sottoporre obbligatoriamente a referendum qualsiasi modifica costituzionale, anche in materia di adesione a organismi internazionale. Recentemente la proposta di abolizione del canone radiotelevisivo nazionale (circa 400 euro annui) e di privatizzazione della rete pubblica è stata respinta a stragrande maggioranza. A livello cantonale poi si decide per referendum anche su questioni minime riguardanti la collettività. Per questa estesa e determinante partecipazione dei cittadini, non si può davvero affermare che " la Svizzera fa politica attraverso le assemblee elette, come negli altri paesi a democrazia rappresentativa". 

Quanto al resto, l'impressione che mi suscita la replica di Umberto è quella di immobilismo. I suoi sono al massimo auspici, come un inasprimento dei criteri di    ineleggibilità che sono laschi e che tali rimarranno. I costi della politica italiana, ben più elevati che in altri paesi, vanno bene così, come se in altri paesi i  parlamentari, che guadagnano molto meno che da noi, non avessero "la elevatissima responsabilità di fare le leggi".
Ho usato il termine aulico di "missione" per dire che i politici, chiamiamoli genericamente così, alla stessa stregua dei medici, incidono sulle nostre vite in maniera diretta, immediata, mentre nelle altre professioni gli effetti sono generalmente più mediati e circoscritti.  Questa responsabilità la dovrebbero sentire entrambe le categorie, ma nel caso dei politici prevale spesso e purtroppo la rincorsa al potere e arricchimento personali fin dagli esordi. Ci si butta in politica con questa prospettiva.

Mi fermo qui. 
 
C.G.
 
Io sono molto d'accordo con Pradella. Colgo l'occasione per segnalare a tutti la bella (per me) lettera di Serracchiani oggi su Repubblica: forse si può ricominciare da lì.
 PM


 




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