Notizie
dalla terra delle primarie
di Gian Carlo Marchesini
Ho trascorso gran parte della domenica a fare da
piccolo scrivano vicentino al seggio delle primarie del centrosinistra a piazza
Winckelmann. Oltre al gran freddo umido che mi sono beccato, già pesantemente
raffreddato, specialmente la mattina dalla selva scura della Villa, credo valga
la pena di riportare alcuni episodi in parte divertenti, in parte interessanti
e significativi.
Intanto, alle 7.45 del mattino ci siamo ritrovati,
noi squadra destinata alla gestione del seggio, privi di materiali e
attrezzature, per cui abbiamo dovuto darci da fare e provvedere in proprio –
Mimmo Fischetto innanzitutto – per procurarci almeno tavoli e sedie.
Cosa analoga è successa la sera verso le 17.00 con
l’arrivo delle tenebre. Essendo collocati in un angolo della piazza sotto un
lampione come delle peripatetiche, e non potendo neppure procedere con le
normali operazioni di voto, è stato
giocoforza tentare di risolvere il problema in proprio prima con un generatore
alimentato da benzina, che però non ha voluto accettare di funzionare, poi con
l’allaccio volante con il sottostante box del solito provvidenziale Mimmo.
Se è per questo anche le schede elettorali a un
certo punto sono terminate, per cui l’ottimo Josi, con il suo Suv da lui garantito
come conveniente e risparmioso, si è dovuto precipitare nella sede della
Federazione in via delle Sette Chiese.
Che la piena dei partecipanti alle primarie sia
stata travolgente e non in questa misura prevista, lo hanno confermato le
lunghe code pressoché costanti, accompagnate da molta pazienza ma anche da
borbottii e mugugni che a un certo punto si sono anche tradotti nel grido di
uno dei votanti in attesa che, osservando dalla fila qualche nostra difficoltà
organizzativa di troppo, se n’è sbottato: e voi sareste quelli che noi
candidiamo a governare il Paese..! Ma,
così sfogato, se n’è ben guardato di lasciare il suo posto.
Mi è pure capitato di rivolgermi a un dirigente
locale del PD, capitato al seggio in qualità di elettore, per chiedergli ad alta
voce se poteva procurarmi almeno acqua e un caffè (dopo qualche ora a forza di
trascrivere sui registri nomi e indirizzi e di dare spiegazioni, le dita erano
intirizzite e doloranti, le fauci secche). Ebbene, colui, davanti a tutti, ad
alta voce mi ha risposto gridando che mi avrebbe dovuto querelare per non so
bene quale accusa gli avrei rivolto qualche mese fa in qualcuna delle mie
consuete cronache delle riunioni e dibattiti che si svolgono all’interno del
Circolo.
Ovviamente, malgrado freddo, fatica, inadeguatezze
organizzative e rispostacce, non sono affatto pentito del lavoro svolto, Non è
stata d’altra parte la prima volta né sarà l’ultima. A parte che durante la
giornata ho avuto la soddisfazione di vedere avvicinarsi a votare praticamente
tutti gli amici e conoscenti del quartiere, le primarie sono e rimangono una
occasione di democrazia attiva ghiotta. Si sta in mezzo e dentro una situazione
sociale progressista viva, ci si scrolla di malumori e sensi di impotenza e frustrazione
televisiva, ci si conta, ci si guarda negli occhi, ci si scambia opinione e
parola.
No sarà la cacciata a calci in culo di chi se lo
merita, non sarà la presa della Bastiglia, ma è una occasione importante di
sentirsi vivi e attivi, di incontrarsi e contare, di partecipare. E mi dispiace
che Grillo, dopo l’ interessante campagna elettorale di full immersion tra la
gente fatta in Sicilia, nel suo commento sul Web l’abbia fatta fuori dal vaso
lanciando una sprezzante invettiva verso
quella che rimane una bella e importante partecipazione democratica di massa.
Ora bisogna darsi da fare, domenica, per fare in
modo che Bersani vinca.