31 maggio 2016

PASSEGGIATA INTORNO AL PARCO NEGATO VILLA BLANC

Possono due candidati mettere in mora il proprio candidato Sindaco su un argomento dibattuto da decenni, a cui l'amministrazione capitolina non ha prestato "sufficiente attenzione" (per essere buoni)?
E' quello che hanno fatto il 30 maggio  pomeriggio Valeria Fischetto e Rino Fabiano, rispettivamente candidata consigliere al Comune  di Roma,Valeria, e al Municipio II ,Rino, entrambi nella Lista Civica Giachetti Roma torna Roma, dando appuntamento ai loro supporter e ai cittadini del quadrante Lanciani per una passeggiata intorno al perimetro rigorosamente off limit di Villa Blanc :il parco negato.
Una vera e propria lezione di storia del quartiere è stata impartita dai due candidati che hanno spiegato ai presenti le vicissitudini a cui la Villa è stata sottoposta fino a diventare proprietà della Luiss, grazie ad un'offerta risultata vincente davanti al silenzio (complice???) dell'amministrazione comunale (Rutelli Sindaco).
 

 
 
Fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la LUISS continuando a ricevere i favori dell'amministrazione comunale (Sindaco Alemanno) non solo si fa un baffo delle norme contenute nel PGTU (Sindaco Veltroni) che riguardavano la Villa (apertura pubblica del parco e destinazione a scuola primaria gli edifici) ma riceve le autorizzazioni necessarie per iniziare un'opera di restauro di quanto danneggiato a causa della loro stessa incuria durata oltre 15 anni .Questo a fronte di una piccola concessione alla cittadinanza romana di 4400 metri quadri di giardino (il più umido , ombroso e scosceso della Villa) rispetto ai 44.000 totali del parco .Una vera beffa con l'imprimatur del Comune di Roma. Sfortunatamente tra i piani della Luiss e la condiscendenza comunale si sono interposti 7 cittadini che fanno parte del Comitato Villa Blanc e Italia Nostra che non solo chiamano in giudizio davanti al TAR la Luiss, il Comune di Roma e la Regione Lazio ma non mollano assolutamente la presa e con competenza e abnegazione  seguono tutti gli aspetti , denunciandone gli abusi e le prevaricazioni. Il primo round si chiude al TAR con un punto a favore della LUISS. Il 26 gennaio 2017 è attesa l'udienza finale presso il Consiglio di Stato.
Davanti a una tale mole di dati ed informazioni i cittadini che hanno partecipato  alla passeggiata hanno chiesto quale fosse la posizione di Giachetti sulla Villa. I due candidati hanno risposto che oggi erano lì proprio per questo : sensibilizzare Giachetti sull'argomento e fare in modo che responsabilmente riapra , una volta Sindaco, il tavolo di trattativa con la Luiss promosso ma mai avviato da Marino Sindaco , la cui unica conclusione naturale è l'apertura pubblica del parco di Villa Blanc con le stesse modalità delle Ville pubbliche  romane.
 
Raffaele Fischetto
 
 
 

 

29 maggio 2016

VILLA BLANC IL PARCO NEGATO :TRE DOMANDE AI CANDIDATI SINDACO DI ROMA





RISPONDERANNO I CANDIDATI ALLA POLTRONA DI SINDACO ALLE CIRCONSTANZIATE DOMANDE DEL COMITATO VILLA BLANC?
AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA. OGGI, 30 MAGGIO COMUNQUE DUE CANDIDATI DELLA LISTA CIVICA GIACHETTI SINDACO, VALERIA FISCHETTO AL COMUNE E RINO FABIANO AL MUNICIPIO II, PROMUOVONO UNA PASSEGGIATA INTORNO ALLE PALIZZATE DI VILLA BLANC PER RISVEGLIARE L'OPINIONE PUBBLICA SUL PARCO DI VILLA BLANC NEGATO ALLA CITTADINANZA MA SOPRATTUTTO IL LORO CANDIDATO SINDACO, ROBERTO GIACHETTI, A CUI, COME DICE UN'EMINENTE RAPPRESENTANTE DI ITALIA NOSTRA," I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI NON LO COMMUOVONO". LO FARANNO "COMMUOVERE" PER VILLA BLANC" QUESTI DUE CANDIDATI? CE LO AUGURIAMO PROPRIO  PER LORO MA SOPRATTUTO PER NOI TUTTI.
D.F.


ESTATE SICURA IN SALENTO

Tanto per sottolineare l'importanza di change.org per promuovere battaglie civili che oramai sfuggono alla politica e ai politici, come sappiamo in tutt'altre faccende affaccendati, ci giunge oggi la notizia che la petizione che Carla Gentile aveva lanciato sulla piattaforma, e che Tre Righe aveva sottoscritto, "Un defibrillatore può salvare una vita! @bealorenzin" ha raggiunto un primo importante risultato.

siglato il protocollo "estate sicura" dedicato a Lorenzo

da http://www.trnews.it/2016/05/28/il-salento-e-la-nuova-capitale-del-turismo-in-italia-il-ministro-alfano-firma-laccordo-per-lestate-sicura/123147078/ 

“Il Salento è la nuova Capitale del turismo in Italia”, il ministro Alfano firma l’accordo per l’Estate sicura

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano firma il protocollo per l'estate sicura di Gallipoli e conferma l'arrivo dei rinforzi di uomini e mezzi nel Salento, nuova capitale del turismo. E dedica la firma a Lorenzo Toma.
alfano
LECCE-“Il Salento è la nuova Capitale del Turismo in Italia e potrà contare su un incremento di uomini e mezzi, per una maggiore sicurezza in vista dell’estate”. Ad affermarlo il Ministro dell’ interno Angelino Alfano, arrivato a Lecce in Prefettura per apporre la sua firma sull’Accordo per la sicurezza integrata e per lo sviluppo del territorio di Gallipoli, che ha voluto dedicare a Lorenzo Toma, il 19enne deceduto la scorsa esatte all’esterno di una discoteca salentina.
È stato dunque sottoscritto un patto tra Prefettura, Regione Puglia, Comune di Gallipoli, Provincia, altri enti pubblici e oltre sedici categorie produttive operanti sul territorio della città bella, nell’ambito delle ultime linee strategiche per il controllo coordinato del territorio diramate dal ministro dell’Interno per corrispondere alla crescente domanda di sicurezza.
  Sono stati così individuati nuovi modelli operativi per prevenire forme di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività turistiche e produttive, misure di ottimizzazione degli strumenti di videosorveglianza e l’avvio di un progetto pilota per dotare tutti i locali di intrattenimento e gli stabilimenti balneari di defibrillatori, misura questa pienamente condivisa anche dalle associazioni di categoria.
Parlando di politica, il Ministro Alfano , alla domanda se stia lavorando per essere la costola destra di Renzi o per diventare il riferimento di un nuovo centro moderato pronto a dialogare con chiunque, risponde: “Noi non abbiamo bisogno di alleanze, ci stiamo muovendo per aggregare quella grandissima parte che non vuole aderire nè al PD nè alla scia di Salvini. Noi aderiamo al popolarismo europeo, facciamo parte di quell’area liberale che non rinuncia all’idea di cambiare l’Europa, ma non accetta neanche l’idea di un’Europa madre di tutti i problemi”.
Mentre sul problema dell’immigrazione e dei morti in mare, il Ministro ribadisce l’urgenza di un accordo con la Libia e i Paesi africani da parte dell’Europa. Il ministro Alfano conclude affermando di essere una persona ragionevole, ma che non è possibile, in materia di giustizia, protrarre le prescrizioni all’infinito



A QUANDO IL CARTELLINO ROSSO AL GOVERNO ITALIANO?

I tg nazionali di tutte le reti ignorano la vera e propria rivolta in atto in Francia contro il provvedimento sul lavoro proposto dal Governo, che ricalca lo job act italiano. Ogni giorno ci sciorinano il solito zibaldone fatto di immigrati , del caso dei marò e poi la triplice apparizione quotidiana di Mattarella, Papa Francesco e Renzi, che ormai appare come ossessionato dal verdetto del referendum costituzionale tanto da infilare l'argomento in ogni suo intervento anche se non c'entra niente. Insomma non si sfugge :la comunicazione è diventata di regime e nulla viene trasmesso che possa dare fastidio al "caro leader".
 
L'immagine che pubblichiamo la dice lunga di cosa in Francia pensino dell'Italia.
"NOI NON FAREMO LA FINE DELL'ITALIA" si legge nello striscione della CGT(il principale sindacato francese). Questo messaggio ha un doppio significato:
Il primo (esplicito) è una sfida lanciata al governo francese e il secondo (implicito) è un appello fatto alla Camusso e alla Cgil tutta a uscire dalla logica della concertazione e scendere in Piazza. Ma è anche un monito all'opinione pubblica italiana che ormai da tempo sembra come narcotizzata, mentre da sotto i piedi gli vengono sfilate tutte le conquiste sociali raggiunte in anni di lotta.
Domenico Fischetto








 

28 maggio 2016

Recensione teatro:LASCIO ALLE MIE DONNE di Diego Fabbri regia di Geppi Di Stasio


 
LASCIO ALLE MIE DONNE
Scritto da Diego Fabbri
Regia di Geppi Di Stasio

 
 
 
Al Teatro delle Muse in questi giorni è in scena una commedia di Diego Fabbri dal titolo “Lascio alle mie donne” la cui vicenda sembrerebbe tratta da un libretto scritto da Lorenzo Da Ponte per un’opera di Mozart.

La trama narra di un Notaio (Cristiano Vaccaro) che si trova a essere l’esecutore del bizzarro testamento dell’amico e socio Renato, noto avvocato donnaiolo, morto in un incidente di auto. Assistito dal suo collaboratore Gaetano (Filippo Bubbico) convoca le due donne nello studio per dar lettura al testamento: la vedova Virginia (Manuela Atturo) e la di lui amante Olga (Patrizia Bellucci), sono costrette a passare un’ora al giorno insieme per un intero anno se vogliono ereditare ognuna la metà dei beni del defunto. In alternativa, o in caso di rifiuto anche solo di una delle due donne, tutti i beni andrebbero al Circolo della Caccia frequentato dal defunto avvocato e da sua moglie. L’accettazione della stravagante clausola metterà in luce i caratteri diversi delle due donne e mostrerà tutti gli attriti dovuti a una situazione imbarazzante, ma ormai passata. Nel frattempo spunta anche una certa Isabella (Angela Salustri), una giovane “fidanzata” del morto alla quale aveva raccontato una serie di bugie circa due sorelle “arpie” che non poteva abbandonare, coadiuvato dal fido servitore Rosauro (Stefano Santini). A lei, in eredità, un libro di poesie. Ma chi è Rosauro se non il Leporello del Don Giovanni, fido servitore, complice, ma anche un po’ invidioso del padrone?

E così tra una gelosia, un battibecco e una revanche, le due donne recalcitranti all’inizio, alla fine dopo 364 giorni passati insieme, avranno stretto amicizia e saranno pronte per la seconda parte del testamento: la lettura della lista dei beni immobili.

La beffa del fedifrago arriva fino in fondo, lasciando tutti i beni al suo amico Enrico, sempre in ombra rispetto all’ingombrante socio, da cui eredita soldi, mogli e amanti sulle quali deve vegliare e anche mantenere. Se Renato è sorprendente, Enrico è prevedibile, se l’uno è audace, ironico e geniale seduttore, l’altro è pavido, serioso, pedante e forse illibato.

Geppi Di Stasio, regista e voce del morto fuori campo, si è divertito a caricare i personaggi secondari con particolare attenzione rispetto al testo di Diego Fabbri del 1969 – autore notoriamente fervente cattolico -: il factotum Gaetano diventa voce del popolo che fa “cultura” mentre il fido Rosauro è tratteggiato con una forte ambiguità sessuale.

Bravi tutti gli attori con una speciale predilezione per Cristiano Vaccaro che bene interpreta il represso Notaio.

 

Ghisi Grütter

 

 

 

 

 

IL PARCO NEGATO



                            

                         IL PARCO NEGATO
                            

                                                           

                                     
 
 
 
 
 
                 

                                     30 maggio ore 17

 APPUNTAMENTO ALLE 17  A PIAZZA WINCKELMANN ANGOLO VIA VENUTI PER UNA PASSEGGIATA  LUNGO LA RECINZIONE CHE DELIMITA IL PERIMETRO DEL PARCO DI VILLA BLANC

L’INIZIATIVA DI VALERIA FISCHETTO, CANDIDATA CONSIGLIERE AL COMUNE DI ROMA E DI RINO FABIANO CANDIDATO CONSIGLIERE AL II MUNICIPIO, ENTRAMBI PER LA LISTA CIVICA GIACHETTI SINDACO, INTENDE  RICHIAMARE L’ATTENZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SU UN PARCO NEGATO ALLA CITTADINANZA E SOLLECITARE  I RISPETTIVI CANDIDATI, A SINDACO GIACHETTI E A  PRESIDENTE AL II MUNICIPIO  DEL BELLO, AD UNA PRESA DI POSIZIONE PUBBLICA CHE LI IMPEGNI, UNA VOLTA INSEDIATISI, AD APRIRE UN TAVOLO DI CONFRONTO CON LA LUISS, PROPRIETARIA DEL COMPLESSO , IL CUI OBIETTIVO DOVRA’ ESSERE L’APERTURA PUBBLICA DELL ‘INTERO PARCO DELLA VILLA.

“NON E’ PIU’ SOSTENIBILE CHE SI RIMANGA ZITTI DAVANTI AD UNA PALESE INGIUSTIZIA CHE VEDE  UN COMPLESSO SCOLASTICO A PIAZZA WINCKELMANN/LANCIANI CON 1300 ALUNNI   SENZA UN METRO QUADRO  DI VERDE E CON LA PALESTRA FUORI SERVIZIO ORMAI DA MESI, E UN PARCO DI 44.000 MQ, CHE IL PGTU AVEVA DESTINATO A VERDE PUBBLICO, CHE RIMANGA ESCLUSIVO DI  UNA SCUOLA DI MANAGEMENT PER 900 STUDENTI.

                    "UN’INGIUSTIZIA CHE DEVE ESSERE SUBITO SANATA”

 


               VALERIA FISCHETTO                                                         
vfischetto@hotmail,com ,tel.3351021523     
                                                

                                                                RINO FABIANO
 tel.339869682,rino.fabiano@yahoo.it
 

Recensione film: AL DI LA' DELLE MONTAGNE regia di Jia Zhang-ke


AL DI LÀ DELLE MONTAGNE

Regia di Jia Zhang-ke

Fotografia Nelson Yu Lik-wai

Musiche Yoshihiro Hanno

Con Zhao Tao, Yi Zhang, Jing Dong Liang, Zijian Dong, Sylvia Chang

 



 

“Al di là delle montagne” è un film impegnativo e ambizioso che vuole fare riflettere sui cambiamenti sociali in Cina (ma non solo) nel presente millennio e sulla sua progressiva occidentalizzazione. Il film abbraccia un quarto di secolo in tre scenari, sottolineati anche da un diverso formato - dal quasi quadrato al cinemascope – che vanno dal 1999, passando per il 2014 e arrivano al 2025. Siamo nel meno noto nord della Cina e Fenyang è una piccola città di provincia nello Shanxi – che letteralmente vuole dire “a ovest delle montagne”.

La prima parte narra la storia di tre amici: Tao, giovane, carina e vitale, Liangzi un operaio gentile e sensibile e Zhang di origini borghesi molto attaccato ai soldi.  Tra le gelosie dei maschi il ricco Zhang avrà la meglio e sposerà Tao, mentre Liangzi se ne andrà lasciando la città-cantiere di Fenyang (città natale anche del regista).

Il processo di emancipazione (ma anche di americanizzazione) continua e la seconda parte mostra  Tao che vive da sola, gestisce una stazione di servizio ed è divorziata. Il figlio Dollar è stato affidato al padre e tornerà da lei solo per assistere ai funerali del nonno. Tao nota che il bambino è molto preso dai simboli consumisti (a cinque anni già maneggia sapientemente l’Ipad) e dal modo sfarzoso di vivere che il padre gli offre in Australia.

Nel terzo sipario del film, Dollar cresciuto si mostra insoddisfatto; è un giovane sensibile che intreccia una strana storia (in cerca della madre?) con una sua maestra di cinese – anch’essa una cinese trapiantata a Toronto e finita in Australia - e, avendo nostalgia della madre, programma di tornare da lei. Tao vive ancora da sola ma, in una sorta di premonizione e di attesa, sembra sentire il ritorno del figlio per cui si mette a cucinare tanti ravioli e a riprendere, dopo tanti anni tristi, la danza che faceva da ragazza,.

Le immagini sono bellissime e variegate: possiamo apprezzare da un lato, lo sconfinato panorama australiano con la sua natura abbagliante, dall’altro, le situazioni povere, precarie e malsane delle abitazioni dei lavoratori nelle fabbriche di Fenyang.

Il film è un po’ un monito contro il capitalismo – Zhang sarà indagato per truffa e Dollar sarà infelice nel suo mondo di ricchi senza valori. Sembrerebbe che i luoghi, le tradizioni e le proprie identità culturali siano ancora molto importanti. La musica del film presenta "Go West" dei Pet Shop Boys, che era un brano di successo in Cina negli anni ’90, mentre la canzone cantonese “Take Care” un brano poco conosciuto di Sally Yeh, una star del cantopop, musica popolare cantonese.
Jia Zhang-ke in un’intervista così racconta "Fenyang è una piccola città della provincia centrale dello Shanxi. È dove sono nato e ho trascorso la mia infanzia. Vi ho girato i miei primi due film, Xiao Wu (The Pickpocket) e Zhantai (Platform) e una parte di “Il tocco del peccato” del 2013. Per me si tratta di un punto di ancoraggio affettivo, dal momento che vi abitano i miei amici e una parte della mia famiglia, ma anche di un punto di ancoraggio estetico e sociale: per me, Fenyang rappresenta quello che vivono i comuni mortali in Cina. È una regione che è anche molto legata al concetto che è alla base della storia del film e che nella lingua cinese viene espresso con i caratteri Qing Yi che designano un'idea molto forte di lealtà nei confronti dei propri cari, siano essi i familiari, le persone che amiamo o gli amici. Questo concetto, che può essere paragonato a quello che nel Medio Evo in Europa si chiamava «giuramento di fedeltà», è centrale nella letteratura cavalleresca. Nella mitologia cinese, si incarna in Guan Gong, la divinità della guerra. Il suo attributo tradizionale è una lunga alabarda con un pennacchio rosso, l'oggetto che vediamo apparire in ogni parte del film. È portato da un individuo che sembra errare senza uno scopo, come se non sapesse più che fare di questa virtù".
 

 

 

27 maggio 2016

IN EDICOLA IL NUMERO DI MAGGIO 2016 DI TRE RIGHE ( A COLORI)


L'ANPI ED I PARTIGIANI

Dal Presidente della Sezione ANPI Nomentano Italia, Aldo Luciani, riceviamo e volentieri pubblichiamo una  lettera in cui chiarisce il suo punto di vista   sulla vexata  quaestio del  referendum costituzionale,  l'ANPI e le recenti dichiarazioni a tal proposito della Ministra Boschi .
 Lo ringraziamo.

 




I Partigiani e il Referendum confermativo.



E' una discussione parecchio antipatica e strumentale quella che si è sviluppata attorno alle dichiarazioni della Ministra Boschi. Non c'è dubbio che in una qualche misura le sue parole abbiano potuto offrire il destro a queste polemiche di bassa lega. Provo a spiegare il mio punto di vista.

I Partigiani iscritti all'ANPI sono meno del 4% su un totale nazionale di circa centomila iscritti. Di questi, per ovvie ragioni anagrafiche e di salute, solo meno dell'1% ha potuto partecipare ai vari congressi territoriali e poi a quello nazionale. Sia chiaro, in ogni caso, che la decisione di schierare l'ANPI per il no non è stata votata nei congressi, ma in una riunione dei vertici nazionali, a gennaio 2016 con tre astensioni.

Ci sono poi dei partigiani e delle partigiane che hanno fatto sapere che voteranno per il SI, pur non essendo iscritti/e al PD e pur non avendo alcuna paticolare simpatia per Renzi e il suo governo. Alcuni di loro hanno anche detto e scritto che nessuno li ha mai consultati in alcun modo per sapere la loro opinione su questa Riforma.
Ne voglio ricordare qui solo alcuni: il partigiano Germano Nicolini, la partigiana Lina Fibbi (abita nel quartiere di Piazza Bologna), la partigiana Luciana Romoli e la partigiana Teresa Vergalli. Quest'ultima ha scritto una lettera a Repubblica, al Corriere della Sera e a l'Unità (a seguire).  Il Presidente dell'ANPI Nazionale, Smuraglia, nella newsletter n. 200 l'ha definita un'anziana partigiana che si sarebbe fatta utilizzare per fare propaganda al SI. La compagna Vergalli che, detto per inciso, conosco personalmente, è vispa, attiva, viaggia continuamente per recarsi nelle scuole dove viene invitata a dialogare con gli studenti, ha risposto a Smuraglia chiarendogli di non essere mai stata chiamata da lui, che pure la conosce, né da altri e che si sente perfettamente in grado di decidere da sola senza essere strumento di nessuno.

Dunque ci sono partigiani che voteranno si e altri che voteranno no. Io voglio loro bene e li rispetto tutti, qualunque cosa pensino di fare. 
Trovo quindi parecchio scorretto dichiarare che i partigiani voteranno no. L'ANPI vota no, ma il 96% dei suoi iscritti sono figli e nipoti di partigiani, non tutti per la verità ( Io per esempio non ho parenti partigiani),  ma non possono dirsi partigiani. L'ANPI è divenuta per sua scelta un'associazione a cui tutti possono iscriversi e con ciò è accaduto che la stragrande maggioranza dei suoi iscritti siano militanti di quel variegato mondo di sinistra, non necessariamente iscritti ad uno dei tanti partiti che ne fanno parte. Dunque l'ANPI, che ha deciso di schierarsi per il no, non è "i partigiani e basta", ma qualcosa di molto, ma molto diverso, all'interno del quale la voce e il peso dei partigiani è quasi ininfluente.

La FIVL (Federazione Italiana Volontari della Libertà), che rappresenta anch'essa i partigiani, ha deciso di rimanere neutrale sulla questione del referendum, lasciando ciascuno libero di votare secondo il proprio personale convincimento e coscienza.

Da ultimo, segnalo la lettera che Renata Ingrao, una delle sue quattro figlie, ha inviato  a l'Unità, per dichiarare che voterà SI al referendum. Nella stessa lettera, Renata prega tutti di non usare il nome di suo padre a sostegno di una scelta di voto, perché,dice sempre Renata, mio padre appartiene a tutta la sinistra, nella quale lei comprende anche l'attuale PD. Come si può vedere anche in questo caso, il mondo è vario e ha tante sfaccettature.

La Ministra Boschi che è molto brava e competente sulla materia giuridica, essendo avvocatessa, ed avendone ascoltati alcuni interventi pubblici, fra cui quello, ormai famoso sul web, di Catania, ha probabilmente dosato male le sue parole sull'ANPI  e i partigiani, ma, come ho cercato di dimostrare da iscritto e presidente di una sezione ANPI, non ha affatto detto cose non vere, ha detto cose giuste ed esatte, ma forse poteva dirle meglio.

A proposito, la sezione ANPI Nomentano Italia non seguirà le indicazioni del nazionale e non aderirà ad alcun comitato; viceversa organizzerà momenti di confronto fra esponenti di entrambi gli schieramenti, lasciando ai suoi iscritti piena libertà di voto.

 Aldo Luciani

LETTERA DELLA VERGALLI ALL'ANPI
 
 
 
In questi giorni si apre a Rimini il congresso dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani Italiani.  Io non ci sarò e non so quanti veri partigiani combattenti potranno esserci. Da tempo lamento che non si dà spazio, visibilità e ascolto a chi ha veramente combattuto. Già al penultimo congresso, quello di Torino, non sono state riservate poltrone ne’ si è fatto un saluto speciale agli anziani, che ancora erano presenti e attivi.  In questi anni, e nemmeno nel settantesimo, risulta essere stato fatto un censimento, per esempio con una tessera diversa, per vedere quanti ex combattenti siano ancora iscritti. Personalmente ne conosco molti che non vi si riconoscono più.
Da partigiana combattente con undici mesi riconosciuti, non mi sembra che l’Anpi di oggi sia ancora argine e contrasto ai neofascismi e a difesa della democrazia.In una realtà dove in  Italia in Europa e nel mondo si moltiplicano e avanzano movimenti razzisti, neofascisti e neonazisti, in cui ancora fiorisce il revisionismo e non si fa abbastanza per diffondere la consapevolezza storica della guerra di liberazione, l’Anpi decide in una riunione di vertice del 21 gennaio 2016, di schierarsi nei comitati del no nel referendum costituzionale.
Mi sembra inquietante che una decisione tanto importante non sia stata messa in discussione nei congressi e nel congresso,  ma adottata in una riunione di vertice vantata come quasi all’unanimità – con tre sole astensioni – e diramata subito con abbondanti e pressanti indicazioni organizzative.
Tutto si può criticare, tutto può essere sognato e desiderato in forma perfetta, tutto si può concedere a molti anziani e nostalgici che si chiudono dietro a “nessuno tocchi la più bella Costituzione del mondo”. Ma nessuno può chiudere gli occhi di fronte ai cambiamenti della realtà e alla necessità di affrontarli. I cittadini italiani e soprattutto i giovani non potranno che approvare la riduzione del numero dei parlamentari, lo snellimento delle procedure decisionali, la correzione sui poteri delle regioni. Con una Camera sola non saremo meno liberi, ne’  mancheranno gli organi di controllo, dalle Commissioni, alla Presidenza della Repubblica, alla Corte Costituzionale.
Chiedo a tutti i delegati al congresso Anpi e a tutti gli iscritti di discutere e di riflettere su questo tema e sulla vera funzione dell’associazione. A me risulta che non sono pochi in Piemonte, Lombardia, Friuli, Emilia e qui attorno a me, quelli che dissentono su questo tema e  pensano che la Costituzione, come lei stessa prevede, possa essere aggiornata e migliorata. Mi auguro che nel congresso venga messa in discussione e poi ai voti, la mozione dell’Anpi di Cuneo che chiede  all’associazione di non aderire ai comitati del no.
Personalmente deciderò se considerare ancora l’Anpi la mia organizzazione o se la parola partigiani  vi sia diventata un comodo   e prestigioso mascheramento.
 
Teresa Vergalli
 
 


Partigiana, e per il sì alla riforma della Costituzione


Carissimo Smuraglia,
sono contenta che nella sua ultima News mi abbia citata  come “anziana partigiana”: Ne sono contenta perché vuol dire che anche lei si sente giovane, esattamente come mi sento giovane io. Se vorrà vedere anche quanto sia rimasta  giovane e attiva, potrà andare sul mio blog, dove ho messo alcune delle mie ultime attività come lavoratrice della memoria. Credo che invece mi conosca bene. A Montecitorio, sala della Regina, dopo aver ricordato Arrigo Boldrini, lei mi ha detto esattamente “ Sì, lo so chi è lei. L’ho vista in TV”. Sono un po’ meno contenta del fatto che mi giudichi manovrata con quel “si ricorre perfino ad una anziana partigiana per farle dire”, come se non fossi capace di scrivere e pensare in autonomia.
Nella News mi chiede dove ero dal 12 al 15 maggio e su quali fonti mi sono informata.
Dov’ero. Non al Congresso ANPI.  Avevo espresso il desiderio di esservi invitata a mie spese, ma dall’Anpi romana sono stata invitata a chiederlo al Nazionale, dal quale  ho avuto prima un diniego, causa troppe analoghe richieste, e poi la inclusione nell’elenco degli invitati e i dati dell’agenzia per organizzarmi  il soggiorno. Nessuna inclusione nella delegazione romana, fatta di persone per lo più sconosciute.
Mi sono chiesta se è così che si vogliono avere al congresso i partigiani “anziani”. Vado ancora in giro, tra la mia Emilia e il lontano Friuli.  Nel Lazio, Marche e Toscana e tempo fa in Basilicata. Con la facilitazione di essere accompagnata, a volte da familiari, a volte a mie spese. Per precauzione e per saggezza. E per desiderio dei miei cari.
E veniamo alla domanda su quali fonti io mi sia informata. La riunione di “vertice” del gennaio dove si è deciso quasi all’unanimità di scegliere il no al referendum costituzionale è stata descritta in alcune news e relazioni dell’epoca . Era facile intuire che quelle tre piccole astensioni e alcune assenze, erano un segnale e un sintomo che su un tema tanto delicato avrebbero dovuto trovare un po’ di attenzione. E, se permette, ho qualche esperienza di riunioni, di orari, di distanze,di treni da non perdere,  di modalità decisionali, di deferenze  e di allineamenti. Ripeto che il tema era troppo importante e si doveva mettere in discussione e ai voti nei congressi.
Tant’è vero che lei stesso ripete che l’argomento – a rigore  non compreso nel documento originario,- è stato dibattuto in quasi tutti i congressi e anche nel congresso nazionale.
Tant’è vero, quindi, che era un argomento caldo e sentito.
Non pretendo di convincerla, ma mi aspetto ascolto e possibilmente qualche riflessione.

 
 
 

26 maggio 2016

VILLA BLANC:FISSATA IL 26 GENNAIO 2017 L'UDIENZA PRESSO IL CONSIGLIO DI STATO








Fissata al 26  gennaio 2017 l'udienza per Villa Blanc presso il Consiglio di Stato. Un dibattimento  che vede.  in una moderna riedizione di Davide contro Golia (speriamo con lo stesso risultato), sette semplici cittadini e Italia Nostra contro la  Luiss.
Il Comitato Villa Blanc, di cui i sette sono soci, ha inviato  recentemente  lo stato dell'arte della querelle , illustrandone i vari passaggi a cui la sorte della Villa è stata sottoposta. Sicuramente tanti e dove brilla in maniera indiscussa la supremazia dell'interesse privato rispetto all'interesse pubblico. E poco sarebbe il male se fosse solo la Luiss a difendere i propri interessi. Ci mancherebbe altro!. Quello che colpisce in questo breve riassunto , è la sottile complicità, mai dichiarata ma pur sempre presente, di cui la Luiss ha goduto da parte delle isituzioni pubbliche. Non per dolo ma certamente per colpa grave , da parte del Comune e del Municipio II in prima battuta, ma anche da parte della Soprintendenza e della Regione Lazio.Sempre pronti ad eccepire ,  ad essere in tutt'altre faccende affaccendate quando si trattava di prendere posizione ufficiale, girati dall'altra parte, hanno comunque utilizzato il loro potere in funzione sempre e comunque pro Luiss. Ultima la Soprintendenza ma anche la Regione Lazio.
La data fissata per l'udienza ci conforta però. Infatti per quella data il futuro Sindaco di Roma si sarà saldamente insediato al Campidoglio. E visti  i proclami fatti in campagna elettorale da parte di quasi tutti i candidati, il prescelto non si potrà sottrarre a prendere posizione pubblica su Villa Blanc in maniera chiara e decisa in favore dell'interesse pubblico. Veramente così era stato anche nella consiliatura precedente. Poi i fatti hanno ridimensionato le posizioni e si è assistito a quel triste spettacolo meglio conosciuto come " muro di gomma".
Vedremo se anche questa volta si assisterà a questo squallido spettacolo.
Noi comunque non staremo a guardare e ci faremo sentire. Siatene pur certi.

Raffaele Fischetto
Comitato Villa Blanc
c/o Studio Ortolani – Via G. Gatteschi, 32 – 00162 Roma

 

 

 

 

 

                                               L'ODISSEA  DI VILLA BLANC

 

 

 

1)Dal 1973 al 2010

 

Villa Blanc è una delle ultime  ville patrizie superstiti  a Roma. La villa fu costruita nel 1898 dal barone Alberto Blanc, ministro degli esteri del governo Crispi su progetto degli architetti Giacomo Boni ( il famoso archeologo del Foro Romano, sepolto sul Palatino) e Umberto Mora, in stile eclettico con elementi anticipatori dello stile liberty e parti che rievocano modelli medievali e rinascimentali,  con influenze orientaleggianti  e pregevoli manufatti artistici. Include un parco di circa 4 ettari, un palazzo nobiliare di 56 stanze, 19 saloni, terrazze ecc. e altri sette edifici minori per un totale di 26 mila metri cubi. Già dal 1922 il Ministero della Pubblica Istruzione aveva posto il vincolo di interesse storico e artistico.

 

La villa nel 1950 fu acquistata dalla Società Generale Immobiliare per 180 milioni di lire e venduta nel 1972 alla Germania Federale – che voleva istallarvi la sua ambasciata - per 3 miliardi di lire. L'Immobiliare aveva fatto rimuovere nel 1954 il vincolo di interesse storico sugli edifici del 1922 e si impegnava nel contratto a rimuovere la destinazione urbanistica di “parco privato vincolato” che impediva nuove costruzioni. La prospettiva che uno dei pochi spazi verdi venisse definitivamente alienato e distrutto – a seguito di una proposta di delibera della giunta comunale che permetteva alla Germania di demolire e ricostruire - provocò una  autentica insurrezione cittadina ( comitato di quartiere, circoscrizione e associazioni ambientaliste con Italia Nostra in testa, ma anche molte accademie di paesi esteri a Roma nonché illustri esponenti della cultura tedesca a Roma). Si ottenne allora il risultato auspicato : nel maggio 1974 il Comune adottava una variante di piano regolatore da parco privato a parco pubblico  - e quindi destinato all'esproprio - e nel maggio 1976 il ministro dei beni culturali apponeva il vincolo monumentale in base alla legge 1089 del 1939. A seguito della variante, la repubblica Federale di Germania recedette dal contratto

 

Passano gli anni e il Comune dimentica la villa, che subisce un progressivo degrado. Nel 1992 il Ministro dei beni culturali Alberto Ronchey  esercita il diritto di prelazione per acquistare la villa – per 27 miliardi di lire – al fine di destinare la palazzina nobile come sede del circolo ufficiali, che doveva lasciare Palazzo Barberini. Era prevista comunque l'apertura del parco ai cittadini nelle ore diurne. La congruità della cifra fu però contestata dai verdi Rutelli e Scalia  e il pm Giordano emise avvisi di garanzia per il ministro Ronchey e il ministro delle finanze Goria  nonché ordini di custodia cautelare per il Direttore Generale del Ministero dei Beni Culturali Sisinni , che finì in carcere nell'agosto 1993 insieme ad altri. Nonostante gli ordini di arresto fossero revocati dopo solo alcuni giorni, il ministro Ronchey decise di abbandonare il progetto.

 

Nel 1997 la villa venne posta in vendita all'asta fallimentare     ed acquistata per 6 miliardi di lire dalla LUISS, in quanto l'allora ministro dei beni culturali Valter Weltroni non esrcitò   il ditritto di prelazione. Nel 2001 – anno in cui iniziò l'attività del Comitato Villa Blanc - la LUISS  cercò di ottenere  il cambio di destinazione del complesso  ( da verde pubblico a servizi universitari pubblici)  e presentò un suo piano di programma per Villa Blanc che ottenne l'approvazione del Commissario Straordinario al Comune, non ratificata però dalla nuova giunta subentrata al Campidoglio. Nel corso del 2003 il Comitato Villa Blanc presentò  al Comune tramite il Municipio le proposte per il mantenimento della destinazione a verde pubblico e la tutela della integrità del complesso; queste istanze  furono poi recepite   nel piano regolatore del  Comune di Roma del 2008 con la qualifica di “Villa storica” e la destinazione di tutto il complesso ( parco e edifici ) a verde pubblico e servizi pubblici locali ( che nel campo dell'istruzione arrivano fino alla scuola dell'obbligo). 

 

Vennero avviate trattative con il Comune per la cessione, ma entrarono ben presto in una fase di stallo.

  Nel 2007 entrò nella trattativa la LAMARO appalti con una ipotesi di triangolazione che prevedeva la cessione di villa Blanc al Comune in cambio di aree comunali per la costruzione del un campus alla Bufalotta insieme ad ampliamenti della sede LUISS di via Panama. Questo progetto venne bocciato per l'opposizione del IV Municipio ma anche per la posizione prevalente nel consiglio di amministrazione della LUISS, orientata a espandere l'Università in una zona centrale di Roma, per favorire l'afflusso degli studenti  provenienti da fuori Roma  ed evitare lo spostamento dei professori, già operanti in centro.  Amara conclusione: la LUISS ottenne comunque una nuova sede per la sua Facoltà di Economia, la LAMARO l'edificabilità delle aree della Bufalotta/Porta di Roma e il Comune di Roma non ottenne Villa Blanc.

 

2)Dal 2011 a oggi

 

Nel gennaio 2011 la LUISS ripresentò il progetto del 2001 per la costruzione del campus post-universitario a villa Blanc, che oltre a alterare la destinazione degli immobili, sfigura in particolare il parco della villa e lo sottrae definitivamente alla fruizione del pubblico.

 

Sono previsti in particolare :  la realizzazione di ben 8 parcheggi interni per oltre  5000 mq e una presenza di 920 persone, la trasformazione delle serre in ristorante e degli edifici minori in foresterie, la trasformazione dei viali interni in strade transitabili alle auto ( per circa altri 5000 mq complessivi)  .

 

Le conferenze dei servizi interna ed esterna , convocate per l'esame del progetto, furono chiuse entro agosto 2011, con il parere favorevole sia della Sovrintendenza alla realizzazione dei parcheggi in una villa storica che delle altre autorità convocate, tra cui l'assessorato alla mobilità, che non considerò necessario la realizzazione di una analisi di impatto sul traffico locale .Anche il III Municipio, che pure, nella conferenza  dei servizi interna, aveva sollevato inizialmente il problema della incompatibilità con la destinazione a verde pubblico e a servizi locali, non aveva fatto poi pervenire  la propria opposizione definitiva entro i termini, per cui venne assunto, secondo il principio del silenzio/assenso,  parere favorevole.

 

Il 18 ottobre 2011 veniva emessa una  semplice “memoria di giunta” (e non quindi una delibera )firmata soltanto dall'Assessore all'Urbanistica,  in cui si riconosceva che la “Business school “ proposta dalla L UISS  rivestiva il carattere di attrezzatura culturale, compresa tra quelle ammissibili dall'articolo 85 comma 1 b delle norme tecniche di attuazione   (NTA) del piano regolatore - che però indica espressamente il limite delle scuole dell'obbligo  per le aree a verde pubblico e servizi locali. mentre l'istruzione universitaria  rientra nelle prescrizioni dell'articolo 83 delle NTA per i progetti di livello urbano. La memoria concludeva dando mandato all'assessore all'Urbanistica a concludere un accordo con la LUISS per la fruizione pubblica del complesso.

 

Sulla base di questa memoria il 29 novembre 2011 veniva firmata una convenzione fra l'assessore all'Urbanistica del Comune di Roma Corsini e il Direttore Generale della LUISS Celli, in cui la LUISS   concedeva l'accesso del pubblico al parco nei giorni festivi o comunque di chiusura della attività universitaria, permetteva l'accesso del pubblico a uno dei parcheggi interni ( quello su via Marliano) e si  impegnava a rendere fruibile  un'area riservata nella zona più scoscesa del parco di soli circa 4500 mq per i giochi dei bambini ( interrompendo tra l'altro con una recinzione la unità del parco); il tutto però subordinato alle esigenze, anche di orario , della LUISS.

 

Sulla base di quest'ultima convenzione, il Dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica del Comune rilasciava alla LUISS in data 21 dicembre 2011 il permesso di costruzione  N° 766.

 

Contro questo permesso alcuni rappresentanti (7) del Comitato Villa Blanc, l'Associazione Italia Nostra e altri cittadini hanno presentato ricorso al TAR del Lazio in data 22 maggio 2012 contestando la procedura seguita per la approvazione di un progetto non compatibile con la destinazione del Piano Regolatore di Roma a verde pubblico e servizi pubblici di livello locale nonché con i vincoli imposti sul complesso (*) e riaffermando la continuità della battaglia ideale portata avanti dai cittadini per oltre 40 anni per l'acquisizione pubblica dell'intero parco ( la prima destinazione a verde pubblico fu ottenuta nel 1974). 

 

In  data 21 dicembre 2012 sono iniziati i lavori all'interno della villa. Il 1 febbraio 2013 il Comitato Villa Blanc – che ha operato sotto diverse forme fin dal 1973 per la conservazione e la fruizione pubblica della Villa - si è costituito formalmente in associazione.

 

A seguito delle numerose iniziative della cittadinanza, il 27 marzo 2013 è stata approvata all'unanimità in consiglio Comunale una mozione che impegnava il Sindaco e la Giunta a modificare il protocollo d'intesa con la LUISS per assicurare, tra l'altro,  l'apertura della intera area verde al pubblico tutti i giorni dall'alba al tramonto e la revisione dei parcheggi interni al parco non compatibili con i vincoli esistenti.

 

Sempre su pressione del Comitato  è stata votata dal Consiglio del  Municipio II (ex II e III) in data 3/10/2013 una mozione che impegna il Presidente e la Giunta Municipale, tra l'altro, a promuovere e accompagnare l'azione del Sindaco e della Giunta Comunale per verificare il permesso di costruire rilasciato alla LUISS e per ottenere l'apertura della Villa al pubblico dall'alba al tramonto tutti i giorni, in conformità al  dettato del PRG che definisce la sua destinazione a verde pubblico e servizi pubblici locali (art  85 delle NTA ).

 

Infine il 29/10/2013 è stata votata all'unanimità dal Consiglio Comunale  una mozione che impegna il Sindaco a rivedere la procedura con cui è stato autorizzato il progetto LUISS, a procedere alla revisione con il Comune e a mettere in atto i provvedimenti necessari ad assicurare: l'apertura dell'intero parco della Villa al pubblico dall'alba al tramonto; la fruizione pubblica del complesso come previsto dall'art. 85 delle Norme tecniche di Attuazione del Piano Regolatore (verde pubblico e servizi pubblici locali); eliminazione dei parcheggi all'interno del parco salvo una dotazione minima di servizio e riduzione al minimo della viabilità carrabile interna; sostituzione dei previsti muri di cinta con cancellate perimetrali.

 

La sentenza del TAR emessa il 27 novembre 2013 ha respinto il ricorso con una sentenza sommaria che non è entrata a pronunciarsi su molte delle questioni esposte e che ha travisato in particolare la interpretazione delle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore, per giustificare la creazione di un centro universitario  ( a cui sono riservate aree di intersse urbano previste dall'articolo 84 ) in una area che invece era destinata espressamente a verde pubblico e servizi di interesse locale ( come previsto dall'art. 85).

 

Contro la sentenza del TAR Italia Nostra e i sette ricorrenti hanno presentato appello al Consiglio di Stato il 26 maggio 2014.

Nell'Ottobre 2014 il Comitato ha presentato un esposto alla Procura contro l'irregolarità delle procedure rilasciate dal Dipartimento tutela ambientale e del verde del Comune di Roma, in base alle quali sono stati abbattuti oltre 71 alberi nel corso degli ultimi anni nel parco di Villa Blanc, nonostante sia protetto dal vincolo di zona boscata. In particolare si evidenziava che nelle autorizzazioni non era richiesto l'immediato reimpianto delle essenze abbattute, come di prassi in tutti gli altri permessi e la mancanza del piano di assetto definitivo del parco, che avrebbe dovuto essere approvato dalla Soprintendenza.  Anche se nel febbraio 2015 l'esposto è stato archiviato, nel Dicembre 2014 la LUISS ha finalmente presentato alla Soprintendenza il progetto di sistemazione del Parco, che, a tutt'oggi, è all'esame della Soprintendenza BAC.

 

Nel gennaio 2015 il Sindaco Marino, a seguito delle pressioni del Comitato, ha scritto una lettera al Direttore Generale della LUISS per chiedere un incontro anche con i cittadini alfine di arrivare ad una soluzione equa del problema di Villa Blanc, senza però ottenere risposta.

 

L'udienza del Consiglio di Stato, fissata al 7 luglio 2015, nella quale il relatore prescelto dal Presidente del Consiglio di Stato per l'esposizione del caso aveva effettuato attività  di docenza in seminari e corsi organizzati dalla LUISS, venne rinviata anche per appurare la possibilità di un efficace intervento della Giunta Comunale a  risolvere il caso, intervento che però non si è mai verificato per le note vicende (dimissioni del Sindaco e della Giunta). In quell'occasione il Comitato Villa Blanc e i ricorrenti hanno lanciato un appello agli esponenti delle Istituzioni e della cultura, in particolare in ambito politico, giuridico e urbanistico, e alle associazioni dei cittadini impegnati attivamente nella difesa dei beni comuni, per  sostenere le motivazioni del ricorso al Consiglio di Stato.

 

Nell'ottobre 2015 il Comitato Villa Blanc ha avuto notizia  notizia che la Soprintendente per il Comune di Roma, arch. Renata Codello, aveva trasmesso un parere alla Regione sul piano di assetto del parco proposto dalla LUISS e ne ha chiesto l'accesso agli atti.

 

Solo nel marzo 2016, dopo aver vinto forti e ripetute resistenze burocratiche, il Comitato è venuto in possesso di tale parere della Soprintendenza, che conferma la suddivisione del parco in due, nonostante sia tutelato come un unicum dai vincoli  di legge imposti sul complesso e annulla di fatto l'applicazione del vincolo di rispetto della situazione preesistente nella zona del parco su cui non insiste direttamente l'Università. In attesa della nuova udienza al Consiglio di Stato, il Comitato ha avviato contatti con la Regione Lazio, per opporsi al rilascio di autorizzazioni per l'abbattimento di numerosi alberi nel parco di Villa Blanc, secondo quanto contenuto nel piano LUISS autorizzato dalla Soprintendenza, in contraddizione con l'esistenza del vincolo di area boscata.

 

 

 

 

 

15 maggio 2016

Comitato Villa Blanc



Presidente- Adolfo Rinaldi

tel 3487840528

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)Il parco della Villa venne dichiarato di notevole interesse sin dal 1920 (L.364/1909 e  L 688/1912). Il 17.06.1953 il Ministero della P:I. decretò il notevole interesse del parco per la sua pregiata vegetazione nell'ambito urbano (L1497/39). Lo stesso Ministero il 19/05/1976  dichiarò gli immobili della Villa di particolare importanza (L.1089/39). Il 17/671983 il complesso venne dichiarato di notevole interesse pubblico (L.1497/39). Infine il 2.10/1992 tutto il complesso venne dichiarato patrimonio omogeneo da tutelare dal Ministero per i beni culturali e ambientali ( (L1089/39). Nel PTPR della Regione Lazio il Parco  è vincolato come “area boscata”.