31 dicembre 2016

Recensione film: PATERSON regia di Jim Jarmush




Con Adam Driver e Golshifteh Farahani, del 2016. Poesie di Ron Padgette.

 



 

Il film Paterson potrebbe essere considerato un tributo alla poesia e al suo potere taumaturgico. Nella piccola cittadina del New Jersey, chiamata appunto Paterson e nota per aver dato i natali al poeta William Carlos  Williams, vive una giovane coppia, dove lui (un bravissimo Adam Driver) fa l’autista di autobus comunale e lei ama dipingere di bianco e nero tessuti, dolci  (cupcakes), vestiti, chitarra, tende e quant’altro le capiti sottomano. Laura (la bella Golshifteh Farahani), sua moglie, è un condensato di banalità misto a un pizzico di creatività che però non l’aiuta a superare la mediocrità di una bricoleuse.

Anche lui, come la cittadina, si chiama Paterson, ama leggere la letteratura e scrive poesie nei pochi momenti di pausa del lavoro, che passa ad annotare sul suo taccuino. Sembra che la poesia sia l’unico modo per riscattarsi da una vita monotona, anche un po’ squallida, priva di ambizioni, di amicizie e di socialità. Durante le giornate di lavoro Paterson ascolta brandelli di conversazioni sull’autobus, talvolta stimolanti, come ad esempio i due ragazzi anarchici di origine italiana che parlano di Gaetano Bresci, l’autore dell’omicidio di Umberto I di Savoia, osserva vari strani passeggeri gemelli, oppure, quando si prende una breve sosta, si fissa a guardare le cascate del fiume Passaic, una delle poche bellezze di quella zona.

Il film ci propone un’intera settimana di giornate replicate e noiose dove, pensavo vedendo il film, sarebbe potuto succedere qualcosa di assolutamente inaspettato del tipo “lui scappa e molla tutto”, oppure “va in una scuola e compie una strage”, ma nulla di tutto ciò accade. Paterson è un ragazzo mite e gentile che non si arrabbia mai neanche quando Marvin, il gelosissimo bulldog di Laura, gli distrugge il suo prezioso taccuino.

Il regista propone l’iterazione come esperienza di vita, la suburbia ovattata come alternativa di vita urbana e i suoi personaggi sono tutti un po’ stralunati, vittime dell’immobilismo: Paterson non possiede cellulare, né smartphone, non usa computer né tablet. Sia Laura che Paterson sono entrambi un po’ demodées, infatti, una sera per festeggiare le vendite dei pancakes cucinati da lei, vanno al cinema d’essai a vedere un film rigorosamente in bianco e nero.

Secondo Francesco Boille, critico di Internazionale, il film articolato in scene ripetitive, con solo alcune impercettibili variazioni, e pudiche che rappresentano il quotidiano, ricorda il mondo dei fumetti fatto di piccole cose che “sembrano niente e forse sono tutto”.

Jarmusch è un esponente del cinema indipendente americano. Infatti, questo film, come del resto altri che ha diretto, ha un registro minimale sicuramente anti-commerciale.

Per concludere voglio riportare le parole della poesia sui fiammiferi Ohio Blue Tip scritta, come tutte le altre, appositamente da Ron Padgette per Paterson:

“Abbiamo molti fiammiferi in casa nostra

Li teniamo a portata di mano, sempre

Attualmente la nostra marca preferita è Ohio Blue Tip

Anche se una volta preferivamo la marca Diamond

Questo era prima che scoprissimo

I fiammiferi Ohio Blue Tip

Sono confezionati benissimo

Piccole scatole resistenti

Con lettere blu scuro e blu chiaro bordate di bianco

Con le parole scritte

A forma di megafono

Come per dire ancora più forte al mondo

“Ecco il più bel fiammifero del mondo”

Il suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno di pino

Sormontato a una testa granulosa viola scuro

Così sobrio e furioso e caparbiamente pronto

A esplodere in fiamme

Per accendere, magari, la sigaretta della donna che ami

Per la prima volta

E dopo non sarà mai più davvero lo stesso

Tutto questo noi vi daremo

Questo è ciò che tu hai dato a me

Io divento sigaretta e tu il fiammifero

O io il fiammifero e tu la sigaretta

Risplendente di baci che si stemperano

nel cielo.”

 

 

Ghisi Grütter
 

 

SE AVESSE VINTO IL SI

Certo che lo scrittore  Marchesini a volte si fà del male da solo.
 Non contento delle varie vicissitudini della vita in cui si è infilato da solo o ce lo hanno messo, tipo la querelle di Villa Blanc, quella della Pinetina di Villa Massimo, il tutoraggio a giovani migranti del Protettorato di S. Giuseppe, il  corso di scrittura creativa alla Falcone Borsellino etc etc, almeno per quanto riguarda la vittoria al recente referendum costituzionale avrebbe potuto mettersi il cuore in pace e godersi, una volta tanto nella vita, la meritata vittoria, essendosi schierato anima e corpo per il NO.
Invece eccolo che cosa ti và a pensare: a cosa sarebbe successo se avesse vinto il SI.
Veramente (dis)gustoso !!!!!
 D.F.
 
Quando provo a immaginare cosa sarebbe successo in questo Paese se il Sì avesse vinto al referendum, mi viene da rabbrividire come in presenza di un incubo. Qualcuno si sarebbe d'impeto auto incoronato imperatore, pretendendone gli onori, qualche altro avrebbe ripristinato la schiavitù nel lavoro. Avremmo avuto Olimpiadi tutto l'anno, e i baffi e lo scalpo di D'Alema appesi alla sommità di un palo. Avremmo così avuto non più e non solo il D'Alema rottamato, ma quello defini...tivamente impalato.
Si sarebbero aperti i cantieri per costruire ponti non solo sullo Stretto, ma dappertutto, specialmente dove non c'entravano un fico secco. Le montagne sarebbero state perforate di TAV come un colabrodo. La vittoria del NO è stata invece e innanzitutto una formidabile terapia per la superbia, l'arroganza e il delirio di onnipotenza di qualcuno. Occorre però stare in guardia e vigilare per evitare ogni possibile ricaduta. Perché quelli sono lì che rosicano, ma rimangono capaci di tutto.
Gian Carlo Marchesini

30 dicembre 2016

LA RISOLUZIONE ONU DI CONDANNA DI ISRAELE:LA MAIL DI UMBERTO ALL'AMBASCIATA ISRAELIANA IN ITALIA

Riceviamo e  MOLTO VOLENTIERI pubblichiamo la mail che Umberto Pradella ha inviato all'Ambasciata israeliana in Italia.
 
Questo è il commento dell'autore con cui ci ha inviato il testo :
Una mail non cambia certo la situazione; infatti è soltanto un rimedio al tenersi tutto dentro. Da troppo tempo sono – non certamente soltanto io, comunque la si pensi -  sottoposto al fitto bombardamento dell’arroganza e della spregiudicata violenza del potere.
Ogni tanto devo gridare il mio dissenso altrimenti soffoco.
Umberto
 
From: Umberto Pradella [mailto:umberto.pradella@gmail.com]
Sent: lunedì 26 dicembre 2016 20.17
To: 'amb-sec@
roma.mfa.gov.il'
Subject: risoluzione ONU
 
Meglio tardi che mai.
Evviva le Nazioni Unite.
Il vostro governo sta reagendo alla risoluzione che vi intima di smetterla con le colonie in Cisgiordania come un presuntuoso piccolo gruppo di guappi consci del ricatto costante, che sfrutta il complesso di colpa per la  orrenda carneficina perpetrata dai regimi fascisti e nazisti europei,  nella colpevole finta ignoranza di molti. .Gli ebrei non c’entrano. Smettetela di raccontare che essere anti israeliani voglia dire antisemitismo.  
Siete davvero governati da un manipolo di assassini, riconoscibili sempre, in Israele  come in Europa e nel resto del mondo.
Io non credo in nessun dio, ma quello  vostro può rinnegarvi o sostenervi; nel primo caso salverà la sua faccia e condannerà la vostra; nel secondo confermerà la fama biblica di divinità crudele e ignobile.
L’odioso dio di Israele, credo però  non c’entri niente.
La terra che, cacciando e uccidendo umili diseredati, voi pretendete vostra per diritto divino, non è che la copertura di una pretesa, tutta terrena e inaccettabile, di mano libera per la  indecente politica disumana di espansione del vostro dominio regionale.
La storia di Israele è costruita sulla violenza.
Avete torto e vi comportate come nazisti.
Gridate allo scandalo se qualcuno ve lo dice, perchè ne siete coscienti.
Pretendete che l’occidente vi consideri il suo avamposto nello scacchiere medio orientale e, come suoi sicari, volete totale adesione al vostro oppressivo modo di esercitare il vostro potere.    
Osceni politici come Trump, prossimo e deleterio presidente degli USA e impotenti  e troppo mediocri governanti europei, sempre forti solo con i deboli, scommetto che   vi chiederanno prestissimo scusa per l’affronto di avervi sconfessato.
Io non ho altra possibilità se non quella di continuare a fare quello che faccio: boicottare personalmente i prodotti israeliani, cercando di convincere altri, sempre di più, a farlo; ricordare a tutti quelli con cui discuto,  le nefandezze che hanno costellato la vostra storia; la trasformazione di coloro che rivendicano la terra promessa, da vittime a carnefici.
Alla fine, anche in Israele i fanatici che sono oggi al potere, dovranno cedere alla indignazione del mondo  - non certo quello dei cinici governanti che, occidentali o no,intrallazzano con voi, per la convenienza di gruppi elitari, ma stupidi.
Siamo in presenza di una mutazione storica, non di una crisi.
Scommettiamo che, prestissimo, il governo italiano si contorcerà per chiedervi scusa dell’affronto?
Cosa ci potrebbe far pensare che re travicelli come Gentiloni o vuoti rappresentanti del niente, come Alfano (o qualunque altro politico italiano in carriera, compresi i nostri presunti campioni) potrebbero tenere dritta la schiena e denunciare le vostre responsabilità? Temo soltanto una mutazione genetica.
Purtroppo lo stesso vale per tutta l’Europa. A questo punto, saranno tutti spaventati di avervi chiesto di comportarvi legalmente.
Tutti i politici occidentali oscillano tra il cinismo, l’idiozia e la pusillanimità,. spesso insieme.
Ma anche voi siete stupidi e gli stupidi, alla lunga, non prevalgono mai.
Con il mio più profondo disprezzo
Dr. Umberto Pradella 

GLI INSEDIAMENTI ILLEGALI IN PALESTINA

Netaniahu finge di non capire che l'arrogante atteggiamento
verso i diritti del popolo palestinese, al quale vuole negare
il sacrosanto diritto ad avere uno stato, provoca l'odio dei
popoli arabi, che viene convogliato contro tutto l'Occidente,
al quale si rimprovera la complicita' con l'oppressione
israeliana.
L'uso spregiudicato da parte degli Stati Uniti del fanatismo
religioso della parte estremista della vasta comunita' islamica,
in Afghanistan con Bin Laden, in Iraq e Siria con il Daesh, e'
un boomerang che si e' rivolto contro di loro l'11 settembre 2011
(la data sembra una punizione per il golpe contro il governo di
sinistra in Cile nel 1973) ed ora in Europa, insanguinata da
fanatici pronti a morire pur di punire i "crociati" .

E' tempo che l'Europa si affranchi dal servilismo verso gli
USA, appoggiando con decisione la formazione di uno stato
palestinese su tutto il territorio loro assegnato nel 1947,
ed imponga ad Israele l'abbandono dei territori occupati,
iniziando con efficaci sanzioni economiche .

          Franco Buccella

UN MONDO MIGLIORE E LA VICENDA ALMAVIVA

 
 "un mondo migliore " canta Vasco Rossi . Oramai " un mondo migliore lo si può solo immaginare , cantare, ma sembra impossibile da costruire .
La vicenda Almaviva ne costituisce un triste e chiaro esempio . A Roma 1666 licenziati quindi quasi 5.000 persone da oggi sono senza reddito e prospettive ! Si tratta di una situazione spaventosa , atteso che questi uomini e queste donne non potranno essere assorbiti altrove , trovandoci in una situazione di crisi economica strutturale con alta disoccupazione . Già ieri si era scatenata la ridda di accuse . È colpa dei sindacati aveva detto qualcuno , prendendo spunto dal fatto che le RSU le rappresentanze sindacali di base al' interno dell' azienda avevano in un primo tempo votato NO alla proposta irricevibile fatta dalla Governance .
Almaviva era un Call- Center , si tratta di un tipo di impresa- azienda a basso valore aggiunto, un progetto imprenditoriale cd obsoleto , se vogliamo ma dava sostentamento a 5.000 persone soltanto a Roma . Almaviva probabilmente continuerà ad esistere sposterà il suo stabilimento produttivo all'estero nell'Europa dell' Est dove il lavoro costa meno e proporrà i suoi servizi magari alla Repubblica italiana vendendo i suoi servizi ad un Ministero , ad una Regione ad un Ente pubblico economico . Questa pagina brutta e drammatica costituisce una conseguenza della Globalizzazione e dell' ideologia Neo-Liberista , il lavoro solo come " merce". Non è possibile arginare azienda su azienda questo stato di cose e questa tendenza . Credo ci siano due sole possibilità, malgrado molti economisti dicano che società economicamente complesse come già la nostra debbano rivolgersi a produzioni tecnologicamente avanzate ad alto valore aggiunto . Dicevo due possibilità : tornare ad una economia " chiusa " protettiva , alla Colbert per intenderci , nella quale difenderemo il nostro tessuto economico produttivo . Oppure stimolare forse sarebbe meglio dire , pretendere che con Tutti i Paesi con i quali Noi Europa abbiamo rapporti commerciali , il lavoro sia pagato ad un prezzo / per ora lavorata , che al lavoratore tuta blu di un cd paese avanzato possa garantire " una vita libera e dignitosa " Vi ricordate l'abbiamo appena salvata , anche se molti non ne parlano più! È la nostra Costituzione ! La tesi Colbertiana quella dei dazi e delle barriere commerciali storicamente ha creato danni e poi guerre , forse sarebbe utile imparare dalla storia quindi non seguiamo adesso Trump e i suoi sodali . Estendere a tutti o quasi il vantaggio delle garanzie e delle tutele mi sembra più affascinante , un mondo migliore canterebbe Vasco che ne pensate ? Solo che da Noi in Italia non possiamo farlo con un Governo che si proclama " orgoglioso " dal lavoro fatto dal Governo Renzi , vedere ieri la " stratega " dell' abbattimento delle nostre libertà repubblicane assumere il " premio" di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sorridente e sfacciata come solo Lei sa fare come uno di quel 60 % di italiani che aveva bocciato la Sua " schiforma " mi ha fatto molto male ! Quindi non arrendiamoci  se non mandiamo a casa personaggi politici come questi i casi Almaviva aumenteranno e saranno la regola .  Caro Vasco un mondo migliore , è un bel pezzo ! Saluti cari a tutti .

Luca Giordano


ROMA STA MORENDO E NESSUNO FA NIENTE

Riproponiamo un articolo pubblicato  a maggio ma sempre valido.
 
                         

            
E insomma, come volete che diventi Roma? L’altro giorno c’è stato l’ennesimo atto poliziesco: con motivazioni risibili, hanno messo i sigilli al circolo DalVerme, nel quartiere Pigneto, uno dei pochi posti di questa città a fare musica decente, a portare artisti internazionali a suonare a un prezzo abbordabile, ad aver creato un luogo a cui potersi affezionare.
Non so che idea di cultura avete per questa città, se chiudete il Circolo degli artisti, il Rialto, il Valle, Scup, se minacciate di sgombero l’Esc, la palestra popolare di San Lorenzo, l’Angelo Mai, se minacciate di sgombero o sgomberate qualunque teatro occupato, qualunque cinema occupato, qualunque cosa, se non avete i soldi per finanziare nessun progetto, se l’amministrazione comunale e regionale hanno a disposizione pochi spicci che elargiscono dopo anni, se pensate di fare un cartellone di un’estate romana con il volontarismo e la frustrazione degli artisti che non hanno un posto dove esibirsi.
Vi beate di celebrare la romanità, Pasolini, Fellini, Scola, Verdone, la Magnani, e dove pensate che si siano formati gli artisti, dove pensate che abbiano cominciato a lavorare? Vi riempite la bocca della Roma alternativa, citate a memoria le battute di Amore tossico e Lo chiamavano Jeeg Robot ma non avete mai messo piede nel teatro occupato di Ostia o in quello di Tor Bella Monaca.
Avete riempito questa città di agenzie immobiliari e di agenzie interinali, avete fatto diventare tutti quanti gestori di un airbnb
Celebrate la grande stagione dell’effimero di Renato Nicolini e delle cantine, delle gallerie artistiche dove nascevano i pittori che oggi riempiono i musei del mondo, Pino Pascali, Mario Schifano, i collettivi come il pastificio, e avete ridotto il centro storico a una serie di trattorie fintotipiche con un’amatriciana a 14 euro, la camorra che ricicla i soldi con le pizzerie e i bar alla moda, i negozietti di souvenir con le statuine del gladiatore con la tunica della Lazio.
Avete riempito questa città di agenzie immobiliari e di agenzie interinali, avete fatto diventare tutti quanti gestori di un airbnb, avete detto ai ragazzi di vent’anni di non preoccuparsi se non hanno una laurea, dell’estro, una competenza, ma di assicurarsi che la nonna riservi a loro la proprietà di un appartamentino a Portuense.
Avete sostituito l’arte, la cultura, la vita con la sicurezza e la legalità. E la legalità in questa città sono le crostacerie, le hamburgherie, le lasagnerie, le tiramisuerie, i negozi di patatine olandesi, l’invasione di posti per sbocconcellare a trenta euro a persona che si chiamano “officine della nduja”, “smart trattoria”, “liquidi e solidi”, i diecimila locali in cui si fa un’apericena con gli alcolici del discount mescolati, un po’ di riso scotto e verdurine bruciacchiate e minisupplì appena decongelati.
La legalità sono i concerti in programma quest’estate, a 70, a 80, a 120 euro, sono le piazze, le strade, i cortili, piazza del Popolo, i Fori imperiali, tutto occupato ogni sabato, ogni domenica dai gazebo di qualche company che deve pubblicizzare le tariffe nuove del telefonino, stand con qualche uomo sandwich travestito da cellulare gigante che ondeggia sotto la musica a palla, circondato dagli animatori che si sgolano per far ballare ai bambini un po’ di pessima techno.
La legalità è un calendario di iniziative di solidarietà che ha sostituito il calendario degli eventi, sono le librerie che chiudono, come la libreria Croce, Bibli, Invito alla lettura, le Arion, o che si devono reinventare come librerie-bar dove i libri sono relegati a qualche scaffaletto e c’è un poster con una fotocopia ingrandita di un romanzo di David Foster Wallace. Sono i teatri come l’Eliseo che mettono un ristorante di lusso all’interno.
Un infinito parcheggio in doppia fila
La legalità sono i teatri che riescono a campare solo affittando alle compagnie amatoriali. Sono le sale dei McDonald’s per fare le feste dei bambini. È una programmazione cinematografica di una città di provincia di vent’anni fa, senza sale in lingua originale, senza sale d’essai, senza sale per gli studenti. È il teatro dell’università che non fa progetti. È un teatro India con un distributore automatico per poter prendere un caffè. Sono i musei vuoti, le mostre di second’ordine raccattate all’Ara Pacis o al Palazzo delle esposizioni pur di riempire la programmazione, le sedi dell’università continuamente affittate per i convegni o vendute per fare cassa, sono le biblioteche stracolme di studenti che si arrampicano su uno strapuntino pur di riuscire a leggere, le biblioteche che non possono fare prestito, che chiudono alle sette, la prossima settimana alle cinque per problemi di personale, quella dopo ancora alle tre, quella dopo ancora faranno servizio a giorni alterni.
È una stazione Termini blindata, una stazione Tiburtina che vorrebbe essere avanguardia ed è già un deserto di negozi semichiusi, è una città in cui di notte sono aperti solo i negozietti dei bengalesi, i supermercati Carrefour e i bancomat: e una massa di ragazzi ciondolanti in preda alla fame chimica. In cui i mezzi pubblici dalle otto di sera in poi sono inesistenti e le zone a traffico limitato e i vigili sono lì apposta come avvoltoi per fare cassa sul disagio di accedere a qualunque cosa. Sono la diminuzione dei fondi anche ai luoghi riconosciuti e istituzionali, la Casa del cinema, il Teatro di Roma, il Romaeuropafestival.
Ogni giorno prendete Roma e la trasformate in un posto che somiglia a un maxischermo con qualche spot in loop, a un infinito parcheggio in doppia fila. Volete questo? Volete questa città? Immaginate che sia questa la città che fa venire voglia di starci, di vivere, di farci crescere i figli?
 

IL CORAGGIO DI UNA GENERAZIONE


Su Repubblica del 28 dicembre nella pagina Lettere Commenti&Idee è stata pubblicata la lettera che riportiamo di seguito e che merita una riflessione da parte di tutti noi alla luce delle giovani vite di italiani deceduti all’estero in questI  annI orribilI alla ricerca di un lavoro che in Italia spesso non c’è. Si sono spesi fiumi d’inchiostro e innumerevoli servizi televisivi, ma una riflessione pacata e obiettiva come questa del lettore Alberto Voltaggio non era stata fatta o almeno noi non l'avevamo letta e per questo la riproponiamo ai nostri lettori.
 Fuori da ogni  retorica e da ogni piagnisteo, che poi sono lo sport nazionale.
D.F.
 
Una ragazza italiana dell’attentato del 7 luglio 2005 alla metro di Londra, un’altra uccisa un anno fa al Bataclan di Parigi, una terza nel recente attentato a Berlino. Tutte erano in gamba e apprezzate, a Londra, a Parigi, a Berlino. Solo una coincidenza? Non penso. Si dice che i giovani cercano lavoro in altri Paesi perchè non lo trovano in Italia. Ma si è voluto dar vita alla Comunità Europea, è naturale che lo scambio tra Paesi non sia fatto solo di imprese, merci, regole e una comune moneta, ma anche di libertà di movimento e di lavoro. L'obiettivo ideale dell’Europa è formare cittadini europei .Questa trasformazione i giovani  la comprendono, gli altri fanno fatica. Questa generazione esprime una voglia di conoscenza, esperienze, cosmopolitismo che và al di là della necessità immediate e che denota vitalità e  coraggio.
Allora non parliamo di una coincidenza, piuttosto di una bellissima testimonianza , purtroppo finita tragicamente.
Alberto Voltaggio

I bambini di Aleppo hanno ancora bisogno di noi. Aiutiamoli ora.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


 
Versione Online
SIRIA
Dopo le bombe rischiano di morire di freddo.
I bambini di Aleppo hanno bisogno di tutto il nostro aiuto. Non possiamo lasciarli soli.
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Cari lettori ,
la situazione ad Aleppo è sempre più disperata: neve e gelo hanno colpito la Siria e migliaia di famiglie vivono in rifugi di fortuna, senza riscaldamento né abiti pesanti.
I bambini, sopravvissuti alle bombe, rischiano ora la vita a causa del freddo. Sono esausti e malati dopo mesi senza cibo e cure. Molti di loro hanno anche perso i genitori e sono completamente soli.
Stiamo continuando a distribuire cibo, coperte, vestiti e kit igienici, e a fornire assistenza medica e supporto psicologico.
Le pessime condizioni meteo rendono il nostro intervento ancora più difficoltoso, ma non possiamo fermarci.
I bambini siriani hanno bisogno di noi, ora più che mai. Aiutiamoli subito.
Grazie di cuore per quanto hai fatto e per quanto potrai fare.
 
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