31 marzo 2012

VERDE IN CITTA'


Verde in città, sì del Senato
al ddl che incrementa la "dote" di alberi

(da Il Sole 24 Ore del 29 marzo 2012)

 
Mentre ancora qualcuno si ostina a voler usare il suolo pubblico come parcheggio,ad uso e consumo delle autovetture,vedi il caso di Piazza Marucchi nel III Municipio, ecco cosa vota la Commissione Ambiente del Senato del Governo Tecnico Monti
                                                                                            
Più natura in città, passando per il rilancio dell'obbligo, per i municipi, di piantare "un albero per ogni nuovo nato". O garantendo maggiori tutele agli alberi monumentali che contraddistinguono lo skyline di molti centri storici, come la Quercia del Tasso sul Gianicolo, a Roma, o l'orto botanico di Palermo. Di questo si occupa il Ddl per l'incremento degli spazi verdi urbani appena approvato dal Senato in seconda lettura.

"Giornata degli alberi" il 21 novembre
Il provvedimento introduce una nuova "Giornata nazionale degli alberi", fissata al 21 novembre di ogni anno per promuovere tra i cittadini, soprattutto i più giovani, la conoscenza del nostro patrimonio arboreo e boschivo, ma aggiorna anche la legge 113/1992 con una apertura alla sponsorizzazione dei privati. Un modo per garantire l'effettivo rispetto dell'obbligo, per i Comuni, di porre a dimora un albero per ogni nuovo nato iscritto all'Anagrafe. Incoraggiato anche l'incremento degli spazi verdi urbani e di «cinture verdi» intorno alle città da parte delle Autonomie, chiamate a promuovere capitolati speciali per una migliore utilizzazione e manutenzione delle zone verdi.

Capitolati speciali per le "cinture verdi"
Tra le novità, anche l'avvio, per la prima volta in Italia, di un censimento degli alberi monumentali delle città. «Con questo disegno di legge - spiega Antonio D'Alì, relatore e presidente della Commissione Ambiente del Senato - vogliamo far crescere nelle città le aree destinate al verde pubblico, incentivando fortemente i Comuni a destinare sempre più ampi spazi agli alberi restituendo efficacia alla legge che obbliga i Comuni a piantare un albero per ogni bambino nato, anche mediante il contributo dei privati che possono intervenire come sponsor per destinare ampi spazi al verde pubblico». Importante, conclude, «anche la nuova previsione che attiva nelle aree urbane e nei punti di sosta le condizioni e i meccanismi per lo sviluppo e la diffusione della mobilità sostenibile. Il provvedimento, essendo stato modificato, torna ora in quarta lettura alla Camera»

28 marzo 2012

Come anche un piccolo libro può contribuire a dissequestrare una storica Villa romana dalle nebblie del limbo di Gian Carlo Marchesini

Il 26 marzo verso sera,, nella Sala cittadina dentro il complesso di servizi annessi alla scuola di calcio Artiglio di Via Boemondo (i ragazzi giocavano in basso sul campo da calcio, gli anziani a carte nella sala attigua, mamme e bambini sciamavano nell’apposito spazio giochi), è stato presentato il mio libro su Villa Blanc.
Ha introdotto Mimmo Fischetto, tenace e infaticabile promotore e organizzatore dell’iniziativa,   ha presentato il libro Gianluca De Laurentiis, figlio di Pietro, artista e scultore che per vent’anni ha lavorato nel suo atelier all’interno della Villa, e di Nina, di Pietro moglie e compagna, che dopo la morte del marito si è generosamente spesa, e ancora continua, perché la Villa non venga snaturata e tradita.
Gianluca ha proposto le sue riflessioni incardinandole su un concetto base: l’utilizzo di Villa Blanc ha da essere largo e inclusivo, nei suoi spazi, tra il verde rigoglioso e l’eleganza architettonica degli edifici, devono potersi incontrare in  semplicità e amicizia il premio Nobel chiamato a fornire il suo sapere ai partecipanti ai corsi della Luiss; la mamma con in carrozzella il suo bambino; il picchio rosso tra i rami degli alberi indaffarato e canterino.
Oreste Rutigliano, ambientalista e dirigente romano di Italia Nostra, che dai primi anni Settanta segue le tormentate vicissitudini di Villa Blanc, non ha lesinato critiche a quei politici che a suo parere non hanno saputo cogliere  occasioni e opportunità per annettere la Villa al patrimonio pubblico della città, destinandola quindi a uffici e servizi più consoni alle esigenze e ai bisogni del quartiere e dei cittadini.
Si sono poi succeduti dal pubblico numerosi gli interventi, da quello della signora Allulli che ha spezzato una lancia a favore delle numerose specie di volatili e animali che negli anni hanno trovato protezione e rifugio tra il verde incontaminato della Villa, sottolineando come le attività previste dalla Business School della Luiss, con i servizi di foresteria e ristorazione e gli otto parcheggi interni, con l’inevitabile abbattimento del 25% del verde, ne pregiudicheranno l’attuale habitat protettivo.
E’ poi intervenuto un esponente di Legambiente attivo con una sua associazione nel quartiere di San Lorenzo, che ha ritenuto non condivisibile il solo obiettivo dell’apertura del parco della Villa regolarmente al pubblico, dichiarandosi a favore della destinazione dell’intero complesso a servizi per il quartiere e la città.. E a esempio e modello ha ricordato quello che sta succedendo, la direzione di marcia radicalmente nuova indicata dal cinema Palazzo e dal teatro Valle occupati. E’ il bene comune e la sua pubblica e collettiva fruizione che vanno praticati e difesi, ha ribadito, non la ricerca del massimo profitto privato.
Adolfo Rinaldi, portavoce del Comitato Villa Blanc, che da oltre dieci anni si impegna ed è presente nel quartiere a sostegno e tutela di una finalizzazione pubblica della Villa, è intervenuto per raccontare ciò che il Comitato ha fatto e sta facendo, mentre Nino Gurgone, docente di architettura alla Sapienza e uno dei massimi conoscitori della storia e della natura artistica degli edifici e degli arredi della Villa, ha ritenuto di dover sottolineare come all’intervento di Gianluca De Laurentiis e alla stessa qualità del mio libro va riconosciuto il merito di avere riacceso l’attenzione per la storia e il destino prossimo venturo della Villa.
Massimo Armillei, consigliere PD del III Municipio, nel suo intervento ha segnalato un torto che qualche parlamentare avrebbe fatto al mio libro, prima dichiarandosi disposto a presentarlo, e poi rifiutandosi per avere riscontrato al suo interno un cenno dell’urbanista Paolo Berdini che suona fortemente critico nei confronti del suo operato.
Devo dire che sono stato positivamente impressionato dal fatto che nelle quasi due ore di interventi che hanno arricchito serata e confronto, la saletta con i suoi oltre cinquanta presenti è rimasta costantemente attenta e nell’ascolto concentrata, a testimonianza e conferma dell’interesse per la qualità dei temi affrontati.
E’ alla fine intervenuto il presidente del Municipio Dario Marcucci, che ha precisato e sottolineato la sua disponibilità per l’impegno a favore del miglior destino pubblico possibile di Villa Blanc: tenuto conto dei bisogni e dei diritti dei cittadini, ma anche del fatto che essa è proprietà della Luiss, che non è notoriamente un ente di beneficienza.
Alla fine mi è stato chiesto di dire la mia, e io al microfono ho subito dichiarato che dopo una tale abbondanza di interventi di qualità, e di riconoscimenti all’utilità del libro, meno parlavo e meglio sarebbe stato. Ma poi non ho resistito a concludere la bella serata raccontando la mia impressione di avere giocato con il mio libro un po’ il ruolo e la parte del ragazzino che è arrivato ultimo, ma forse proprio per questo ha lo sguardo più fresco e lucido, e quindi grida inaspettato: la Regina è prigioniera!, riferendosi non solo alla Villa da oltre cinquant’anni chiusa e recintata dal filo spinato, ma anche all’intera condizione della città. Perché Roma rischia fortemente un destino segnato da imprigionamento e sequestro, dalla prevalenza e dominio del lucro immobiliare speculativo e dal profitto privato.
Alla fine, ma proprio in extremis, - e forse voleva e poteva essere anche un re-inizio -  ha chiesto la parola la signora Nina De Laurentiis, che con il suo migliore sorriso e l’azzurro degli occhi per l’emozione lucido ha con voce squillante e limpida annunciato: a nome della Villa, per la bella serata io vi ringrazio!


Primato del profitto della proprietà privata,o priorità ai bisogni del quartiere e della città?di Gian Carlo Marchesini


Su Villa Blanc la Luiss sceglie il mazzo di carte, detta le regole del gioco, decide il cosa, il come, il quando. Novecento manager di aziende di un mercato finanziario senza confini, che ha mostrato oramai a sufficienza i suoi limiti e disastri, verranno a studiare economia e finanza dentro il parco e gli edifici di Villa Blanc appositamente predisposti allo scopo dai tecnici della Luiss. Il Piano Regolatore Generale e i vincoli vigenti prevedono invece e impongono che Villa Blanc sia nel suo parco regolarmente accessibile ai cittadini, e che l’utilizzo degli edifici corrisponda ai servizi scolastici primari – cioè della scuola dell’obbligo – del quartiere.   
Il progetto di Business School della Luiss non è, in evidenza, finalizzato a questo scopo, e il verde del parco viene reso fruibile la domenica e i giorni festivi compatibilmente con le attività didattiche della Luiss.
Pierluigi Celli nel suo intervento di oggi su La Repubblica rimbrotta i voli lirici di Marco Lodoli, che lamentava domenica scorsa, sempre su La Repubblica, Villa Blanc perennemente chiusa, elencando le concessioni che la Luiss è disposta a fare al quartiere e ai cittadini. Ecco quindi i 4000 mq di parco della Villa trasformati in area giochi per bambini; l’ accesso pubblico al verde della Villa la domenica per i cittadini; gli sconti a chi del quartiere intendesse frequentare il master.
La verità è che la Luiss vuole trasformare i 4 ettari di verde della Villa e i suoi storici e artistici edifici in luogo attrezzato per accogliere 900 manager per un master che non ha nulla da spartire con la storia e la natura della Villa, né con i bisogni del quartiere: poiché la costruzione di otto parcheggi, foresterie e ristorante dove erano le artiche serre, al quartiere porteranno solo ulteriore inquinamento e congestione nel traffico, e  l’estromissione di fatto della città dal possibile godimento del parco e del suo magnifico verde.
Forse la verità è che dopo 15 anni di letargo causato da avvicendamenti interni e orientamenti diversi ai vertici di Confindustria, ora la Luiss ha fretta perché l’anno prossimo scadono alcuni vincoli, e poi ci sono le elezioni comunali che potrebbero bocciare l’attuale Giunta “amica”.
Celli nel suo modo di argomentare esprime bene il punto di vista e l’interesse della proprietà privata, così generosa da concedere perfino qualcosa alla parte pubblica. Forse dimentica che identità, storia, natura artistica peculiare di Villa Blanc, e quanto i vincoli in vigore dispongono e ciò che detta il Piano Regolatore, non sono dalla sua parte.

25 marzo 2012

Io sono la Villa. Storia di Villa Blanc.

Presentazione del libro

Io sono la Villa. Storia di Villa Blanc.

lunedì 26 marzo 2012, h. 17.30

Sala Cittadina, Parco Fabio Di Lorenzo
Via di villa Narducci/Boemondo, Roma.

Con la partecipazione di

Oreste Rutigliano e Gianluca De Laurentiis

La storia di Villa Blanc, vista attraverso gli occhi e gli scritti di alcuni protagonisti della vicenda: Antonio Cederna, Nina e Pietro De Laurentiis, Nino Gurgone, Francesco Sisinni, Bruno Zevi.



Io sono la Villa: per un’idea di Roma Capitale città d’arte e di cultura aperta e fruibile, umanamente salubre ed ecosostenibile.    

Salvatore Settis, in uno dei suoi ultimi mirabili interventi su La Repubblica, ha  efficacemente argomentato contro una concezione dell’economia e di un modello di sviluppo che pretendono illimitate e sfruttabili all’infinito  campagne e città, risorse della natura e del pianeta. Al contrario, l’aria, il suolo, l’acqua, il verde dei campi, dei giardini e dei parchi non sono beni sfruttabili al solo scopo di cavarne utile privato. Così facendo si compromette irreparabilmente il delicato equilibrio dell’ecosistema. E’ quindi necessario cambiare rotta e modello dell’agire economico umano. La salute e il benessere delle città e delle comunità sono beni superiori e irrinunciabili, non barattabili o subordinati al parametro del profitto.

Villa Blanc è una villa storica romana di oltre quattro ettari di verde e natura incontaminata raccolti intorno al Villino nobile e a sette strutture in pregevole stile liberty, ubicata in un quadrante di Roma tra Nomentana e via Lanciani tra i più colpiti dal traffico, e caratterizzato da una elevata presenza di insediamenti abitativi, di monumenti religiosi e civili, di scuole pubbliche, di agenzie formative private e di ambasciate. L’ultimo e recente Piano Regolatore Generale del Comune destina il verde della Villa a parco pubblico, e vincola le attività che possono essere organizzate al suo interno a servizi primari per gli abitanti del quartiere. La Luiss, Università privata della Confindustria, che della Villa è dal 1997 proprietaria,  ha recentemente siglato con il Comune di Roma una convenzione per la quale la Villa è destinata a diventare sede di un master di alta economia e finanza per oltre 900 manager. Dimensioni e attività di tale master ridurranno drasticamente (servizi, mense e parcheggi) il verde della Villa e l’accesso e la fruizione ai cittadini del parco alla sola domenica, incrementando ulteriormente con il suo impatto il traffico sulla Nomentana e in zona fino a una prevedibile congestionata saturazione. L’ultima Villa storica romana, che costituisce risorsa verde e polmone strategico contro un livello di inquinamento urbano pericoloso per benessere e salute collettivi, rischia così di essere drasticamente ridotta e snaturata.

Oltre a ricostruire e raccontare la storia ultracentenaria di Villa Blanc, Io sono la Villa si propone perciò come strumento e contributo per stimolare discussione e confronto mai così necessari su cosa vogliamo fare delle nostre città, di Roma Capitale nella fattispecie, delle sue bellezze artistiche e storiche, dei suoi parchi e del suo verde. E, insieme, su quali devono essere misura e limite del carico  di attività, di come intendiamo viverci e fruirne senza mettere in pericolo salute e incolumità psico-fisica di persone e ambiente.

14 marzo 2012

Il giardino condiviso

IL GIARDINO CONDIVISO
E'sotto gli occhi di tutti che la gestione del verde pubblico a Roma soffre di grave lacune e che molti spazi verdi sono privi di una qualsiasi manutenzione preventiva e continuativa.Sono spazi verdi destinati spesso alle fasce più deboli della cittadinanza,i bambini e gli anziani, che dovrebbero trovare in questi luoghi un momento di socialità e di ristoro (per la mente).Spesso non è così.
Le gravi lacune di cui soffre il servizio giardini,un numero di addetti sottodimensionato rispetto agli ettari di verde pubblico da manuntenere, la mancanza cronica  di mezzi tecnici per il giusto suppporto agli interventi programmati, un budget ridotto sempre più all'osso che non consente investimenti e nuove risorse, un decentramento amministrativo che non permette ai municipi di gestire in prima persona i propri spazi verdi con un minimo di flessibilità per il reperimento delle risorse economiche, sono alcune delle cause per cui  bisogna mettersi il cuore in pace e inventarsi nuove formule.Dimenticavo:il modello punti verdi per l'infanzia di veltroniana memoria hanno trasformato gli spazi verdi affidati con questa formula a concessionari privati in veri propri business center dei parchi giochi e delle casine bar, dove spesso il lato manutentivo e l'attenzione pubblica del bene viene dimenticato oppure marginalmente osservato per dare spazio e vigore al fattore economico:LI SORDI.
Non possiamo come cittadini responsabili abdicare in nome e per conto del dio denaro o in nome e per conto  della conclamata inefficienza di chi dovrebbe curare il verde pubblico ed alzare bandiera bianca ed arrenderci all'evidenza dei fatti.
La coscienza ambientalista che alberga nei cittadini responsabili,la consapevolezza che il bene pubblico è una risorsa da curare e da tramandare e non da sfruttare e gettar via,ci convincono che ormai è tempo che nuove formule vengano sperimentate per la  gestione degli spazi verdi. pubblici .Nuove formule ,nemmeno tanto originali perchè ormai praticate in diversi paesi d'Europa,in cui  cittadini,organizzati in associazioni di volontari ambientalisti,le scuole e le amministrazioni locali condividano la gestione di questi spazi mettendo a disposizione della comunità le proprie esperienze e la propria disponibilità. il proprio tempo organizzando e sperimentando nuovi e vecchi percorsi di educazione ambientale come anche la cura di spazi verdi dedicati alla coltivazione di erbari,orti ,fiori /piante  etc.
Il "grosso" della manutenzione dello spazio verde resterebbe sempre di appannaggio pubblico,che potrebbe intervenire in maniera più efficace dell'attuale perchè scarica dai problemi di gestione e di piccola manutenzione che ora non è in grado di garantire con continuuità ma soprattutto con qualità.
Nel Municipio III di Roma esiste già uno spazio verde che viene gestito attraverso questa formula.Si tratta di uno spazio verde strappato con le unghie e con i denti dai cittadini e dall'amministazione municipale alla speculazione privata.Questo spazio ha un nome "esagerato" rispetto alle sue normali dimensioni:è il parco dei Galli,in via dei Galli a S.Lorenzo.Uno spazio verde autogestito e amorevolmente curato dalle mamme e da un'associazione locale lindo e pinto,dove ci si ritrova anche a sperimentare nuove formule di aggregazione e nuovi giochi.
Questo modello mi auguro che non rimanga un episodio isolato di coscienza ambientale responsabile,ma venga adottato e perchè no migliorato in tutti quegli spazi verdi pubblici,vecchi e nuovi, nel III Municipio come in tutta Roma.