30 marzo 2014

FUOCO AMICO:LETTERA APERTA DELL'ASSOCIAZIONE IDEEINCORSA AL SINDACO MARINO

 
 
 
Se persino un fedelissimo del PD come Pippo La Cognata,ricordiamo da sempre vicino al Presidente della Regione Nicola Zingaretti,prende carta e penna e scrive questa lettera ,che  abbiamo ricevuto e pubblichiamo per darne doverosa divulgazione e informativa ai nostri lettori,la misura deve essere veramente colma.Non solo il Sindaco,ma anche i partiti di maggioranza sembrano ignorare le richieste dell'associazione di Pippo.E questo,per uno abituato ad ottenere tutto dal PD,non va bene.Se poi si mette per iscritto il proprio disagio equivale ad una vera e propria dichiarazione di guerra.Quasi quasi sembra di leggere dalla lettera non c'è più rispetto ed attenzione verso chi "spala merda sul territorio".Viene letteralmente ignorato e lasciato solo.E questo si sa che corrisponde ad un indebolimento dell'associazione,ai suoi finanziamenti  e alla sua visibilità pubblica,non potendo più vantare le attenzioni e gli appoggi di un tempo.
Mala tempora currunt anche per i soloni del PD che hanno vissuto stagioni migliori e che ora si sentono se non derisi,almeno abbandonati .Essendo  questo giornale tra gli osservatori delle dinamiche mariniane al Campidoglio.questo disattenzione del Sindaco alle problematiche del territorio,ma soprattutto a quelle segnalate   dai proconsoli di un tempo,non ci meravigliano più di tanto.Anzi abbiamo il sospetto che esse vengano ignorate a bella apposta,proprio per lanciare il messaggio che ormai la musica è cambiata,che ora si fa come dice il Sindaco e che le istanze devono essere inoltrate secondo procedure e sistemi nuovi che non coincidono più ai vecchi metodi e alle vecchie liturgie.Cambiato il Sindaco ,cambiata la musica.
Sarebbe interessante conoscere  a proposito il pensiero di Zingaretti  .
Domenico Fischetto
 
 
da Pippo La Cognata
Oggetto: Brevi considerazioni sul governo di Roma

A 10 mesi dall'insediamento della Giunta Marino siamo costretti a prendere atto della sua inadeguatezza ad affrontare i problemi di una città che giorno dopo giorno si trova a fare i conti con una crisi economica senza precedenti e con un crescente stato di degrado. Dai servizi alla manutenzione, dalla mobilità alla sicurezza, dall'ambiente all'urbanistica, la risposta è sempre la stessa: nessuna strategia, scarsa programmazione, rincorsa affannosa delle emergenze e debolezza amministrativa. Inoltre, rispetto a questa situazione i partiti della maggioranza capitolina non sembrano incidere efficacemente sulle capacità di governo della Giunta comunale.
Tutto ciò viene vissuto dai cittadini romani con forte preoccupazione e insofferenza perché l'attuale scenario crea sfiducia sulle possibilità di rilancio della città.
In questo quadro anche l'evoluzione della legislazione regionale, che sta portando avanti la Giunta Zingaretti per favorire lo sviluppo ed avviare una nuova gestione dell'ambiente e del sistema urbano, rischia di non avere effetti tangibili e positivi su Roma in quanto ad essa dovrà necessariamente corrispondere un'azione attuativa da parte del Comune.
Questa situazione non è più sopportabile. Occorre subito una svolta nell'azione di governo della città!
La nostra critica severa sull'andamento delle cose e la richiesta di una svolta hanno lo scopo di sollecitare un nuovo impegno del Sindaco Marino e della coalizione di centrosinistra.
Un impegno che, a nostro avviso, deve dispiegarsi non solo per definire e gestire il piano di rientro dal deficit ma anche per promuovere un piano di interventi finalizzati a rilanciare l'economia e a migliorare la qualità della città. A tale scopo riteniamo importante lavorare in due direzioni.
1) Utilizzare fondi regionali, statali ed europei per avviare interventi e progetti sui seguenti settori strategici: mobilità pubblica sostenibile, difesa idro-geologica del territorio, valorizzazione del Tevere, rigenerazione urbana, edilizia sociale ed agricoltura. Su questo punto è decisivo che il Comune, superando gravi e inspiegabili ritardi del passato, inizi ad operare concretamente.
2) Approvare tutti quei provvedimenti già in istruttoria presso gli uffici comunali che possono attivare interventi e progetti finanziati con risorse private. Si tratta di iniziative a costo zero per l'amministrazione comunale che producono investimenti, occupazione, housing sociale, sviluppo delle aree agricole, rinnovo edilizio ed opere pubbliche per il territorio. Queste iniziative oggi non partono per la mancanza di un impegno adeguato da parte della Giunta capitolina nella direzione degli uffici comunali.
Per portare avanti questa impostazione abbiamo scritto una lettera aperta al Sindaco, incontrato gli assessori della Giunta e chiesto ai capigruppo della maggioranza capitolina di approvare su tali argomenti una mozione di consiglio comunale.
Dopo questo percorso durato alcuni mesi, oggi ci troviamo di fronte ad un peggioramento della situazione che ha portato importanti realtà cittadine come i sindacati, i professionisti, gli imprenditori, le cooperative sociali ed altri a criticare l’operato del Sindaco Marino e a chiedere con forza un cambio di passo nella gestione della città.
Di fronte a questa situazione insostenibile ci aspettiamo dal Sindaco e dai partiti della maggioranza capitolina un atto di forte responsabilità teso ad imprimere un cambiamento nel governo di Roma.
Un cambiamento che deve tradursi in un’importante riorganizzazione della Giunta comunale che la renda più adeguata e capace a realizzare le cose da fare.
Associazione Ideeincorsa – Associazione Territorio Roma


28 marzo 2014

VIA RASELLA: A SETTANT'ANNI DALL 'ATTENTATO , CONTRO IL REVISIONISMO STORICO

A settant'anni dalla strage di Via Rasella a cui i tedeschi occupanti reagirono con l'eccidio dei martiri delle Fosse Ardeatine,proponiamo un articolo di Furio Colombo pubblicato recentemente su Micromega.

 

Contro le menzogne del revisionismo storico ricordiamo gli eroi di via Rasella e gli orrori dell’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine



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“Se i partigiani responsabili dell’attentato di via Rasella si fossero consegnati ai tedeschi avrebbero evitato la strage delle Fosse Ardeatine”. E’ la tesi con cui i post fascisti tentano di scansare l'orrore di cui i loro ispiratori sono stati causa diretta. Una menzogna. Ecco perché.

di Furio Colombo
Anniversario della strage delle Fosse Ardeatine. Quel giorno, il 24 marzo del 1944, 355 italiani, già prigionieri, molti di loro ebrei, sono stati massacrati, per ordine di Hitler, da ufficiali e soldati tedeschi che occupavano Roma. Era la loro "rappresaglia" per l'attentato avvenuto poche ore prima in via Rasella, nel centro di Roma. Dove tre partigiani (tra i pochissimi italiani che a Roma hanno combattuto la feroce occupazione e le torture sistematiche di tedeschi e fascisti in via Tasso), erano riusciti ad attaccare con esplosivo un reparto tedesco uccidendo 30 militari occupanti.

I tre combattenti italiani, Rosario Bentivegna, Pasquale Balsamo e Carla Capponi, pur insigniti della medaglia d'oro al valor militare, sono stati perseguitati tutta la vita da ciò che è restato e resta del conformismo e della "zona grigia " italiana (coloro che non si immischiano mai e si fingono sempre equidistanti), con la seguente ragione, sostenuta con vigore dai post fascisti che tentano di scansare l'orrore di cui i loro predecessori e ispiratori sono stati causa diretta: i tre partigiani dovevano consegnarsi e avrebbero evitato la strage. Infatti, il giorno stesso della pubblicazione di un mio testo su "Il fatto quotidiano” ho ricevuto la lettera che riporto testualmente.

"Caro Furio Colombo, i tre studenti dell'attentato di via Rasella non erano soldati con le stellette ma erano tre sprovveduti. Se erano intelligenti se lo dovevano immaginare che ci poteva essere una rappresaglia. Se credevano di essere eroi come tu li hai descritti si dovevano consegnare. Un altro Salvo D'Acquisto deve ancora nascere. Giuseppe."

La lettera, nella sua illogicità, si spiegherebbe da sola. Ma questa volta, e ogni anno e in ogni occasione in cui si parla di via Rasella o delle Fosse Arredatore, arrivano decine di lettere uguali a questa.

Supponiamo la buona fede, perché la disinformazione è una industria attivissima e coloro che speculano su "orrende storie" della Resistenza, che hanno cominciato a ricordare decenni dopo, (una volta scoperto che con quelle storie si guadagna moltissimo,) si moltiplicano in libreria. E rispondiamo con paziente precisione.

Primo: tutta la guerra della Resistenza italiana (che voleva dire guerra contro il fascismo, contro il razzismo, contro l'occupazione tedesca) non ha mai avuto stellette o uniformi. Era clandestina come quella francese, come tutta la Resistenza europea. Resistenza significava eliminare, sia pure in piccola parte, i militari stranieri occupanti e i loro complici fascisti, e rendere sempre più difficile la loro attività. Tale attività consisteva nella cattura e tortura degli avversari e dei resistenti politici, nel terrorizzare la popolazione civile con stragi perché non prestasse aiuto "ai banditi" , nella cattura ed eliminazione di tutti gli ebrei rintracciabili, compresi i neonati e i malati.

Secondo. Carla Cappon, Rosario Bentivegna e Pasquale Balsamo non si sentivano affatto eroi.
Si sentivano in dovere di fare, qualunque fosse il rischio, tutto il danno possibile al nemico. I tedeschi occupanti, aiutati dai fascisti che avevano abbandonato l'Italia legale, erano il nemico.
I tre di Via Rasella, in una Roma quasi senza Resistenza hanno colpito giusto. Bisognava che tedeschi e fascisti sentissero il pericolo di una vera guerra di popolo contro di loro anche se a rischiare e a combattere, a Roma, erano in pochi.

Terzo. "Dovevano consegnarsi." Perché? Non è mai accaduto e non deve accadere perché renderebbe inutile quella momentanea, ma importante, battaglia vinta. Non deve accadere perché i comandanti tedeschi sono gli stessi che hanno appena catturato e deportato tutti gli ebrei di Roma che hanno potuto trovare, dopo averli derubati ("come garanzia di salvezza", avevano detto) di tutto l'oro che avevano. Non deve accadere perché la principale attività tedesca e fascista nella Roma dove il Papa tace, è la pratica ininterrotta della tortura in via Tasso.

Non può accadere perché la rappresaglia è stata decisa subito e subito è stato stabilito che dovevano morire dieci italiani per ogni soldato tedesco, dunque più di trecento (già prigionieri a Regina Coeli) come vendetta per i trenta soldati morti nell'attentato. A Hitler importava poco, per l'azione esemplarmente crudele che aveva subito deciso, di avere o non avere tre prigionieri in più. Inoltre non avrebbero rinunciato perché stavano mandando a morte un numero molto alto di ebrei, e il punto che stava a cuore a Hitler e ai suoi ufficiali era che fossero ebrei, il reato più grave, in quel momento di follia della storia.

Chi insiste nel presunto dovere di consegnarsi dei tre mente due volte. La prima è perché non era possibile. Quando si è saputo di via Rasella il comunicato era seguito dalle parole: "La sentenza è già stata eseguita."
La seconda è che, se lo avessero fatto, niente e nessuno avrebbe risparmiato i morti delle Ardeatine (dieci per ogni soldato tedesco, decisione immediata di Hitler). Ma i tre sarebbero morti di torture a via Tasso nel tentativo di sapere altri nomi della Resistenza a Roma.

Il nome di Salvo D'Acquisto è una provocazione con cui si usa un grande italiano, che si è offerto (in una rappresaglia che non è affatto stata evitata) di prendere il posto, in una fucilazione collettiva, di un padre di famiglia con figli. I tedeschi hanno accettato la sostituzione di uno. Ma hanno sterminato tutti gli altri. Dunque su vicende del genere sarebbe bene non negare e non mentire e non far finta di non sapere.

(24 marzo 2014)

 


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27 marzo 2014

LA VISITA DI OBAMA IN EUROPA

Pubblichiamo a beneficio dei nostri lettori che se lo fossero perso ,l'analisi di Stefano Silvestri, direttore di Affarinternazionali e consigliere scientifico dell'Istituto Affari Internazionali,sul recente viaggio del Presidente degli Stati Uniti d'America,Barak Obama,in Europa   .
Approfittiamo poi della presenza oggi del Presidente Obama in Italia per augurargli una buona permanenza nel nostro Paese,con l'auspicio  che gli incontri che ha in programma,in particolare e soprattutto con  Papa Francesco,gli ispirino  una politica di pace e di amore.
D.F.



Barack a spasso per il mondo
Stefano Silvestri
27/03/2014
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Gli europei vorrebbero essere rassicurati. Di fronte ad una Russia minacciosa, con un Mediterraneo in pieno subbuglio, dalla Libia alla Siria, gli europei stanno sviluppando una forte domanda di America, quella tradizionale della Guerra Fredda, che garantiva stabilità e certezza dei rapporti internazionali anche di fronte alle crisi più difficili.

E naturalmente, almeno per quel che riguarda Vladimir Putin, Barack Obama ha fatto svariate dichiarazioni e appoggiato un ridispiegamento di alcune forze della Nato verso Est, soprattutto a maggior garanzia delle tre repubbliche baltiche. Ma la reazione è rimasta in qualche modo sotto tono, senza ad esempio prevedere l’arrivo in Europa di altre forze americane.

Conflitto Arabia Saudita-Qatar
Lo stesso si può dire delle crisi arabe, Obama ha concentrato la sua attenzione sul Golfo, da dove arriva la maggior parte dei finanziamenti alle varie fazioni e partiti arabi contrapposti, e i cui equilibri sono in qualche modo resi fragili dai negoziati in corso con l’Iran.

Ma il suo tentativo di affrontare i problemi collettivamente, con una riunione del Consiglio di Cooperazione del Golfo, si è scontrato con il conflitto politico in atto tra Arabia Saudita e Qatar, che inserisce un nuovo elemento di divisione molto difficile da risolvere (se i sauditi sono l’alleato di riferimento degli Usa nell’area, il Qatar ospita le maggiori basi americane ed è legato ad alcune delle più importanti think tanks di Washington). Né aiuta il sostanziale fallimento del tentativo di riprendere i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi.

A Est come a Sud Obama si muove quindi con grande circospezione e lancia segnali agli europei perché, in una situazione di così grande incertezza, siano piuttosto loro a suggerire la direzione da prendere e ad assumersi maggiori responsabilità.

Un messaggio che se da un lato rassicura chi temeva una rapida escalation della crisi, dall’altro lato non risolve il problema del deficit militare e soprattutto decisionale degli alleati europei, costretti a trovare in proprio le risorse e la strategia che un tempo sarebbe stata servita “chiavi in mano” dall’alleato transatlantico.

Crisi in Ucraina
Né gli europei sono gli unici a preoccuparsi. Anche in Asia, la crisi ucraina e l’annessione russa della Crimea sono guardati con preoccupazione. La questione non è tanto il potere degli Stati Uniti, che resta incontrastato, ma la loro volontà di impegnarsi, la loro dedizione, che in alcuni casi può essere inferiore a quella dell’avversario.

Questo è stato certamente il caso della Crimea, mentre è ancora aperto il giudizio per quel che riguarda il resto dell’Ucraina. Ma potrebbe presentarsi un caso analogo con la Cina, per il controllo di qualcuna delle tante micro-isolette contestate tra Pechino e gli alleati asiatici degli Usa nel Pacifico? C’è una linea rossa effettiva, e dove passa?

Non è sempre possibile né utile stabilire con chiarezza e in modo astratto simili “linee”. Questa anzi potrebbe diventare una ricetta pericolosa, o diminuendo la credibilità nell’appoggio americano (pensiamo a quanto è accaduto con la “linea rossa” evocata da Obama in Siria) o irrigidendo la situazione strategica e obbligando a pericolose escalation militari.

Ma è importante che gli alleati siano certi della disponibilità di fondo degli americani ad appoggiarli e soprattutto del fatto che non verranno prese decisioni alle loro spalle o a loro insaputa.

In altri termini, quello che gli europei (e gli alleati asiatici degli Usa) realmente vorrebbero da Obama è la garanzia di un maggiore coinvolgimento e il funzionamento di un sistema di consultazioni continuo ed efficace, che gli americani considerino in qualche modo vincolante e pienamente impegnativo, anche nelle situazioni di maggior rischio.

Alleanza atlantica
Questa dopotutto è sempre stata la maggior funzione della Nato. Ma l’impressione degli ultimi anni è stata quella di un progressivo allentarsi dell’impegno americano, senza rinnegare nulla, ma lasciando sorgere dubbi fastidiosi sulla effettiva dedizione di Washington alla sicurezza degli alleati.

Un sentimento che si è alimentato, per quel che riguarda l’Europa, dai tanti segnali di un cosiddetto riorientamento verso Ovest, verso il Pacifico, delle priorità strategiche americane. Né hanno aiutato le rivelazioni sul massiccio spionaggio elettronico ai danni degli alleati, oltre che degli stessi cittadini americani, rispetto al quale la reazione di Obama è stata, almeno sino ad ora, molto tiepida.

Questa visita in Europa e nel Golfo rimane un’occasione importante per riprendere il filo delle relazioni transatlantiche, in particolare se, anche grazie al nuovo clima di crisi nei rapporti con la Russia, Obama riuscirà a superare le molte opposizioni interne e ad accelerare la conclusione del nuovo grande accordo di libero scambio tra Europa ed America.

Sarebbe un segnale importante che potrebbe riuscire a mettere in sordina molti dei dubbi ancora aperti.

Stefano Silvestri è direttore di Affarinternazionali e consigliere scientifico dello IAI.

26 marzo 2014

LA STRANA ALLEANZA TRA IL PALAZZINARO MARCHINI E IL SINDACO PEREGRINO MARINO


Ecco cosa stava covando il buon Marchini dopo le sue pesanti critiche al Sindaco peregrino.
Per il bene della città stava raccogliendo le firme per sostenere una lista di condivisibilissimi obiettivi che guarda caso hanno avuto il plauso e il consenso del Sindaco e della sua maggioranza.Insomma dalle barricate alle strette di mano.Veramente un bel personaggio questo Marchini,che viene utilizzato a seconda la bisogna.Leggere questo pezzo del quotidiano Cinque è istruttivo per dare una chiave di lettura a questo comportamento .Ma non è il solo.Riteniamo infatti che la strana alleanza tra il palazzinaro e il Sindaco peregrino nasca sì dalla considerazione che da due debolezze possa nascere una piccola forza per arginare un pericolo,versione di Cinque,ma aggiungiamo noi che nulla si fa per niente.Infatti dati gli ottimi rapporti di famiglia con il PD che si perdono nel tempo ,potremmo azzardare l'ipotesi che a Marchini sia stato suggerito di stare "bono",di collaborare per rinforzare il Sindaco peregrino ,di rimanere in panchina e di aspettare il suo turno.In questa opera di persuasione ci vedremmo bene un kingmaker del PD a cui piace adoperarsi nell'ombra.Ricordiamo che  questo personaggio molto influente è dato per candidato alle europee.E siccome tutte le volte che si è presentato  non è stato mai eletto, vorrebbe centrare almeno questa volta l'obiettivo.Ma con i segnali d'allarme e con le nuvole che si addensano all'orizzonte non è proprio certo.Allora si corre ai ripari.Una sconfitta del PD alle europee,a parte il risultato del nostro kingmaker,avrebbe riflessi pesantissimi sul PD,sul governo e su Renzi piè veloce.Allora si corre ai ripari,si ricostituiscono i rapporti  in nome e per conto di vecchi trascorsi,e si tiene tranquillo il sorridente Marchini con la promessa magari di farlo entrare in campo quando il Sindaco peregrino commetterà l'ennesimo errore o magari ,proprio male che dovesse andare,anche a fine mandato.Tanto si sà che il tempo è galantuomo e che il popolo è bue.
Almeno secondo loro.
Raffaele Fischetto

Da Cinquequotidiano.it
Comune di Roma, la strana intesa fra Ignazio Marino e Alfio Marchini


Comune di Roma, la strana intesa fra Ignazio Marino e Alfio Marchini

Conferenza stampa dell'imprenditore e del consigliere Onorato per presentare 13 proposte per la capitale


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Una strana coppia davvero quella che ieri, alla presenza della stampa convocata ad hoc, ha presentato le 13 proposte della Lista Marchini suffragata da “ben” 10.000 firma raccolte fra i cittadini in 4 mesi. Parliamo del sindaco Ignazio Marino e dell’imprenditore Alfio Marchini che dopo la defezione di Cosimo Dinoi è presente in Consiglio con Alessandro Onorato. Le 13 proposte riguardano in gran parte il programma elettorale della lista, ma sono state accolte dal sindaco e dalla sua maggioranza con grande favore.
DIFFICILE DIRE DI NO – In effetti risulta difficile dire no alle assunzioni nelle aziende capitoline solo tramite concorso pubblico o all’abolizione totale delle auto blu; per non parlare della progressività dell’Irpef, del divieto di prelazione sulle case popolari agli occupanti abusivi, della lotta all’evasione nel trasporto pubblico, al miglioramento del bike e del car sharing o alla trasformazione della Roma-Lido e della Roma-Giardinetti, la prima in una metro e la seconda in un tram stile ”8”. Proposte che in gran parte corrispondono alle intenzioni più volte annunciate da Marino. Tuttavia non è passato inosservato (ai soliti maligni) il rilievo dato all’incontro dei due amici/avversari (la strana coppia appunto). Ancor più inatteso dopo i più recentissimi inviti alle dimissioni che l’imprenditore non ha risparmiato al sindaco sino ad invocare il commissariamento del Comune fra i mali minori.
MARINO E IL DIALOGO CON LE OPPOSIZIONI – Ma, si sa, il dialogo “per il bene della città” (ovviamente) è sempre la via giusta e Marino in questo esercizio eccelle. Si ricorderà il suo pacato confronto con lo sconfitto Alemanno subito dopo le elezioni. Oppure i ripetuti inviti ai grillini (con i quali ha sempre intrattenuto ottimi rapporti) perché non bloccassero in aula il “Salva Roma bis” poi decaduto. Oggi, infine, il riaccendersi del dialogo con Marchini che il sindaco consultò ripetutamente all’inizio del suo mandato consapevole delle relazioni che l’imprenditore intrattiene con i poteri forti, non ultimo Caltagirone. Tutte mosse di rapproachement con l’opposizione che hanno sempre fatto storcere il naso al Pd, intento a chiedere sino a poco tempo un improbabile rimpasto di giunta. Questa volta invece dal capogruppo Pd D’ausilio si levano gridolini di consenso e addirittura l’ex movimentista Peciola (Sel) si dichiara parzialmente soddisfatto.
MARCHINI E IL PD ROMANO – Verrebbe da pensare che i recenti contatti di Alfio con esponenti del Pd romano comincino a dare i loro frutti concedendo respiro a questo sindaco che non gode di enorme popolarità e sotto attacco dei media che finalmente stanno smorzando i toni. Già, perché l’esito delle amministrative francesi, checchè ne dica Renzi, fa paura e rinsalda le fila in vista delle europee di maggio. L’hanno capito anche ai vertici di Acea, il cui cda ha rinviato l’assemblea dei soci (guarda caso) ai primi di giugno giusto per dare la possibilità al sindaco e ai privati di trattare in un clima più disteso. Ma l’ha capito anche Alfio che con questi interessi intrattiene una entente cordiale e non da oggi. Dietrologia? Fantapolitica? Forse, ma al di là delle chiacchiere e delle pacche sulle spalle resta il fatto che la presunta impopolarità di Ignazio potrebbero risultare fatale per molti, anche alla opposizione. Questa è la sua forza.

25 marzo 2014

VILLA MASSIMO:COMPIE UN ANNO LA CHIUSURA DEL GIARDINO.....AUGURI!!



 
 
Il 27 maggio prossimo,giorno più giorno meno,il Consiglio di Stato si pronuncerà sul ricorso di alcuni cittadini contro la  Sentenza del TAR sulla vicenda del giardino di  Villa Massimo,che ha dato ragione al concessionario. Speriamo che la vicenda finisca qui perché nel frattempo la chiusura del giardino di Villa Massimo ha compiuto un anno.

Eravamo stati facili veggenti quando scrivevamo da questo pagine che la vicenda non si sarebbe chiusa tanto presto.Ma cos’è successo nel frattempo?

1.Come primo risultato abbastanza evidente c’è da registrare che un intero quadrante del Municipio Roma II insieme a tutta Roma è stato privato dall’utilizzare questo piccolo giardino a ridosso di Villa Torlonia per le contestazioni aspre di un gruppo di cittadini riuniti in un’associazione,che hanno contestato sia pubblicamente,con innumerevoli iniziative,che con la carta bollata l’espansione del concessionario nel parco e il progetto di risistemazione dell’area ,approvato sia dal Municipio che dal Servizio Giardini. Quindi con buona pace delle mamme,papà,nonne/i e tate che portavamo i bambini a prendere un po’ d’aria nel giardino,grazie all’azione incisiva di questa associazione il giardino veniva chiuso e nemmeno riaperto quando la sentenza del TAR dava ragione al concessionario.Infatti  immediatamente questa asscociazione coinvolgeva  nella faccenda il Consiglio di Stato che,per non sapere né leggere né scrivere,intanto ne reiterava l’ingiunzione a non proseguire i lavori riservandosi poi con calma ,ad emettere il suo giudizio in merito.Veramente una bella vittoria,non c’è che dire. Veramente incisiva questa associazione in grado di poter sollecitare il Consiglio di Stato in un’azione preventiva prima della sua sentenza,chiedendo e ottenendo il blocco dei lavori e la riapertura del parco. Intanto mestamente le mamme,i papà ,le nonne/i e le tate si devono accontentare di fare una passeggiata lungo il perimetro del giardino(facendo ben attenzione a non schiacciare i souvenir biologici lasciati dai cani dei residenti).

2.Si è costituita un’associazione di cittadini,non la stessa di quelli che hanno fatto ricorso al TAR e ora ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza sfavorevole del TAR,volenterosi ,pacifici e pragmatici che vorrebbero l’apertura del parco ,ora e subito, che si accontenterebbero dello spazio verde messo a disposizione e delle strutture che in esso insistono,che a livello di ingombro e di disponibilità sono praticamente le stesse che hanno avuto a disposizione dal 2003,anno della firma della convenzione tra i concessionari,all’epoca erano due,e il comune di Roma.

E qui salta agli occhi evidente una contraddizione:come mai ci sono due associazioni ,diciamo una di tipo legalitario e uno di tipo libertario,che la pensano diametralmente in maniera opposta?Ci viene in mente una sola risposta: sono frutto degli imperscrutabili misteri e contraddizioni della democrazia e della partecipazione laddove è assente la politica ma anche il buon senso.

3.Poi vediamo ancora:il concessionario ,che ora è unico e che oltre a gestire la parte a ristorazione ora gestisce la parte a verde del parco,cosa ha fatto nel frattempo?Ha chiuso i battenti?E’ fallito?Manco per sogno:oltre a difendersi dalle accuse lanciategli dall’associazione  cd legalitaria nelle sedi competenti come è suo diritto,ha continuato beatamente ad esercitare la sua attività e,vista l’affluenza,abbiamo ragione di ritenere che gli affari non gli vadano poi tanto male anche con la spina nel fianco della querelle giudiziaria.

Insomma in tutta questa battaglia tra carte da bollo ,associazioni territoriali,concessionario , e l’inconcludenza del servizio giardini, del municipio II e comune di Roma(sono stati avvistati reiterati tentativi di cavalcare la vicenda da parte di alcuni consiglieri ma questa è un'altra piccola e miserabile  storia)gli unici a rimetterci le fatidiche penne sono stati gli alberi che dovevano essere messi a dimora,il giardino trascurato e i bambini che non ci scorazzano più da un anno e chissà per quanto tempo ancora.

Speriamo che a fine maggio si apra uno spiraglio per la riapertura.

Francamente ci crediamo poco ma vorremmo essere smentiti.

Raffaele Fischetto

24 marzo 2014

TSIPRAS,GALILEO E TOLOMEO





Articolo segnalato e che volentieri proponiamo all'attenzione dei nostri lettori.
 
 
 
Tsipras, Galileo e Tolomeo - di Guido Viale.

 

Alcuni anni fa - eravamo già in piena crisi - dopo una trasmissione in cui un noto economista di "sinistra", nonché columnist di un importante quotidiano, si era a lungo diffuso sulla necessità rimettere in moto la "crescita", gli avevo chiesto: ma davvero pensi che l'economia italiana possa tornare a crescere a breve?

Mi aveva risposto in modo perentorio: in Italia non ci sarà più crescita per almeno dieci anni. Da allora quell'economista-columnist ha pubblicato articoli su articoli su come il paese può riprendere a crescere; ora, subito, ovviamente; non fra dieci anni. A un altro economista-columnist che aveva pubblicato, insieme a un terzo collega - successivamente risucchiato nel buco nero della lista "Fermiamo il declino" di Oscar Giannino - un articolo molto citato dove sosteneva che, per "fermare lo spread", bisognava vendere subito tutte le imprese di Stato, avevo chiesto, qualche mese dopo, se non avesse cambiato idea. Perché quello che si può ricavare da una vendita simile è irrisorio rispetto alla montagna del debito pubblico italiano. Mi aveva risposto di sì; considerava quell'articolo un errore. Da allora ha continuato a scrivere articoli su articoli per propugnare la vendita di tutti gli asset di Stato. E per occuparsi meglio della cosa è diventato anche un consigliere di Renzi.

Questi episodi, insieme ad altre riflessioni, mi hanno convinto che gli economisti mainstream, o la grande maggioranza di essi, non credono assolutamente in quello che scrivono. Sanno benissimo, o sospettano fortemente, che con le loro ricette, o soprattutto a causa di esse, le cose non possono che andare sempre peggio. Ma allora, perché lo fanno? Perché non raccontano quello che veramente pensano?

Il fatto è che non riescono a uscire dalla gabbia concettuale in cui li imprigiona la loro disciplina, ormai assurta al rango di "pensiero unico", senza più distinzioni tra "destra" e "sinistra". Non sanno ragionare senza il puntello di categorie che rimandano a un mondo che non esiste e non è mai esistito, dove tutto ruota intorno a un "mercato" immaginario, eretto a supremo regolatore del creato, e a cui istituzioni, politica, cultura, ambiente, e la vita stessa di miliardi di esseri umani, non possono fare altro che adattarsi (o cercare di farlo) adottando come unica regola di condotta una lotta di tutti contro tutti. Che loro chiamano concorrenza o competitività. Però, al termine mercato (al singolare) con il quale designano per lo più un meccanismo anonimo, impersonale, trasparente, agìto in modo preterintenzionale da milioni o miliardi di individui, hanno da tempo sostituito il termine "mercati" (al plurale), che allude invece a un potere opaco - anonimo solo perché i suoi detentori agiscono nell'ombra - concentrato in mano a pochissime entità che dominano il mondo con la finanza. Ecco spiegata in modo semplice la loro afasia su ciò che sta succedendo: una gigantesca espropriazione di miliardi di esseri umani per concentrare la ricchezza in un pugno sempre più ristretto di privilegiati. Molti di loro, in realtà, lo sanno benissimo e dietro a tanta teoria non c'è che la difesa dell'ordine esistente, per quante critiche, peraltro assolutamente marginali, gli rivolgano.

Ci sono molti precedenti storici di un approccio concettuale del genere, che Marx chiamava ideologia; ma uno è più chiaro di tutti. E' il conflitto che aveva spinto la Chiesa cattolica e l'inquisizione a mandare al rogo Giordano Bruno e a imporre una ritrattazione a Galileo Galilei per difendere una concezione dell'universo consolidata in una dottrina da cui discendeva l'immutabilità dell'ordine gerarchico della società del tempo. Anche allora gli inquisitori di Galileo non credevano a quello che sostenevano: per questo si rifiutavano di guardare nel telescopio che mostrava due satelliti di Giove che "bucavano" la sfera celeste, mettendo in forse la sua perfezione cristallina e, con essa, quella dell'ordine sociale che vigeva sulla Terra.

Ma oggi a "bucare" i cieli del pensiero unico non ci sono solo due piccoli satelliti, ma diversi giganteschi buchi neri. Per restare in Europa, il primo è la Grecia, il paese-cavia degli esperimenti "correttivi" della Troika, che anche il nostro attuale ministro dell'economia, solo tre anni fa, spacciava come un'amara medicina che avrebbe risanato il paese. Il paese non è stato affatto risanato; anzi, è stato condannato al rogo come Giordano Bruno. E il suo popolo è ancora in vita solo perché sta lottando con tutte le proprie forze contro quei famigerati memorandum; cioè contro le conseguenze di politiche che, come ci ricordava Luciano Gallino su Repubblica del 15.3, vanno considerate un vero e proprio "crimine contro l'umanità". Eppure quella medicina i sostenitori del pensiero unico insistono a propinarla; la loro "scienza" non può sbagliare; d'altronde a morirne è solo il paziente. Ma in quel cannocchiale puntato sulla Grecia, qualcuno dei nostri economisti-columnist ha provato a guardare?

Un secondo buco nero, che non richiede nemmeno un binocolo per essere visto, è una meteora che sta per precipitare sul nostro già devastato paese, e su molti altri, per ridurli in poco tempo in cenere come la Grecia. Si chiama fiscal compact e prevede per le finanze dell'Italia, a partire dall'anno prossimo, l'esborso di circa 50 miliardi all'anno, per venti anni di seguito, per restituire una parte cospicua del debito pubblico del nostro paese. Cinquanta miliardi che si andranno ad aggiungere ai quasi 100 che già sborsiamo ogni anno, sotto forma di interessi, ai creditori (privati) dello Stato italiano; soprattutto da quando è stato realizzato il famigerato "divorzio" tra Governo e Banca d'Italia; la quale, da allora non ha più potuto finanziare il deficit della spesa pubblica.

Cumulando gli interessi che lo Stato italiano ha pagato da allora, infatti, e per nessun altro motivo, si è andato costituendo quel mostruoso debito pubblico che oggi viene invece imputato a una popolazione saccheggiata e impoverita, che secondo gli economisti mainstream sarebbe vissuta per anni "al di sopra delle sue possibilità". Quel "divorzio", peraltro, ha poi fornito alla BCE il modello dello statuto che la esclude dal ruolo di "prestatore di ultima istanza"; e che è all'origine della maggior parte dei colpi inferti alla solidarietà e alla solidità dell'Unione Europea. Per questo, sia detto di sfuggita, "uscire dall'euro", posto che sia fattibile, non ci restituirebbe certo un prestatore di ultima istanza: un'istituzione che può invece venir reintrodotta solo con una lotta condotta a livello europeo. Bene, in quel binocolo nessun economista-columnist sembra disposto a guardare: cioè a spiegare da dove lo Stato italiano potrà mai tirar fuori tutto quel denaro; ovvero quale tasso di crescita sarebbe necessario raggiungere - e subito! - per far fronte a un impegno simile. Preferiscono discettare, incensando il nuovo premier come avevano fatto con tutti quelli venuti prima di lui, sui due o quattro decimali di punto percentuale su cui potrebbe giocare Renzi per far quadrare i conti senza far arrabbiare troppo la Commissione europea. Ma può quel che resta del tessuto produttivo italiano, non dico "crescere", ma reggere ancora a lungo, se lo Stato destina ogni anno alla rendita un decimo del PIL? Nessuna risposta in proposito sembra venire dai politici e dagli economisti che stanno mandando anche noi al rogo.

Il fatto è che per scrutare sia le viscere di quei poteri dove si accentra ormai quasi metà della ricchezza della Terra, sia l'universo di una popolazione mondiale - e "nel suo piccolo", italiana - proletarizzata, impoverita, sfruttata, indebitata e sospinta ai margini di una vita decente, ci vogliono ben altre discipline che non l'economia mainstream, di destra o di sinistra. Ci vuole una "scienza nuova" che cancelli dalla faccia della terra tutti i quei pregiudizi; una scienza come quella con cui Galileo aveva fatto piazza pulita dell'universo tolemaico. O, forse, non una scienza vera e propria, con tutti i paludamenti che accompagnano questo termine, ma un insieme di saperi costruiti guardando in faccia il mondo com'è (e come è stato ridotto dai cultori e dai seguaci dell'economia mainstream). Dei saperi costruiti sulle evidenze della vita quotidiana di milioni di uomini, di donne, di vecchi e di bambini; sui loro bisogni; sui loro desideri; e soprattutto sui loro mille talenti: quelli che l'organizzazione sociale prodotta dal pensiero unico non fa che calpestare giorno dopo giorno.

Le forze che si stanno raccogliendo in Europa intorno alla candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione europea - e che rivendicano una revisione radicale dei trattati che regolano l'Unione, la remissione di una parte sostanziale dei debiti e un grande piano di lavori pubblici per ricondurre il paese alla sostenibilità ambientale - possono essere un punto di riferimento per presentare oggi, e far valere sempre più domani, una visione del mondo alternativa e una prospettiva radicalmente diversa da quella concezione tolemaica del mercato come "risolutore di ultima istanza" dei nostri problemi che ci sta condannando tutti al rogo.

 

22 marzo 2014

PRESTO ANCHE A ROMA LA GOVERNANTE CONDOMINIALE

Davanti alla desolazione dei casermoni/abitazioni dove ognuno vive nelle proprie piccole celle/aappartamenti,senza contatti con il vicino,chiudendo in fretta  la porta dell'ascensore  per non condividerlo con alcuno per paura magari di scambiare qualche banalità,davanti all'incomunicabilità ma sempre in presenza di piccoli bisogni da soddisfare,all'impossibilità magari di farlo personalmente, e perchè no anche di assistenza e aiuto in situazioni di disagio,arriva da Milano questa novità della governante condominiale.In sè non ha nulla di speciale,ma proprio per questo in qualche senso è rivoluzionaria.Si sa che in molti condomini ormai,causa crisi soprattutto,è scomparsa la figura del portiere che sopperiva,previa mancia , alle piccole esigenze dei condomini,in particolare anziani .Con la graduale scomparsa di questa figura, è venuta a mancare la possibilità di usufruire di piccoli servizi da parte di una persona fiducia.Quindi opportuna questa nuova figura che ci arriva da Milano.Non abbiamo dubbi sul suo successo anche a Roma.


Raffaele Fischetto

DA :http://www.cgillaziospi.it

Presto anche a Roma, la “governante condominiale”

Presto anche a Roma, la “governante condominiale”
E’ già nata a Milano, ma presto sarà anche a Roma, un nuovo servizio di condivisione: è la “governante condominiale”. Una persona che si occupa sia dei bambini, sia degli anziani, dividendosi tra gli appartamenti di uno stesso condominio.
A pensarci sono state due professioniste milanesi che hanno ragionato su come declinare lo scambio di oggetti e mezzi di trasporto anche nel servizio alla persona e soprattutto alla famiglia. Così hanno unito la necessità di avere una persona affidabile a disposizione quando se ne ha bisogno, con la comodità di saperla presente anche quando non si trova nella nostra casa, ma nel nostro condominio, appunto.
“SpazioCuore” è il nome della loro agenzia, che ha rielaborato anche la vecchia figura del custode, trasformandola in “assistente condominiale” e affidandole il ritiro delle ricette mediche, il pagamento delle utenze, e così via.







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20 marzo 2014

ILARIA ALPI: AVVIATA LA PROCEDURA DI DESECRETAZIONE DEI DOCUMENTI CHE RIGUARDANO LA SCOMPARSA DELLA ALPI E DI HROVATIN

 
 
E' con grande soddisfazione che pubblichiamo la mail ricevuta da  Stefano Corradino e Beppe Giulietti in cui comunicano che, grazie alla petizione pubblica lanciata da change.org e da loro promossa,che TRE RIGHE ha sottoscrtitto,i documenti che riguardano il caso di Ilaria Alpi  e di Miran Hrovatin verranno desecretati.Un ringraziamento a Corradino e a Giulietti che si sono resi protagonisti di questa campagna di civiltà e di giustizia.
Domenico Fischetto
 

change.org

 

 

 

 

 

                                                                                     

 

 

 

 

 

 

Ciao Fischetto,

 

 

 

 

Ce l’abbiamo fatta! Proprio oggi che ricorre il ventesimo anniversario della uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Sesa Amici ha annunciato che il Governo ha avviato le procedure per la desecretazione dei documenti che riguardano il caso.


 

Ringraziamo pertanto quanti, a cominciare dalla Presidente della Camera Laura Boldrini alla Ministro degli Esteri Federica Mogherini hanno mostrato in queste ore una straordinaria sensibilità umana e civile su questa vicenda.


 

Ma il ringraziamento più grande va a quanti hanno sottoscritto la petizione su Change.org per la verità sul caso Alpi-Hrovatin. Grazie a te e ai 68mila firmatari, a partire da oggi riusciremo a conoscere il contenuto di migliaia di dossier e documenti, i quali potrebbero dare informazioni utili e inedite per giungere alla verità su questa vicenda. Ci auguriamo che questa sia l’occasione per il Governo per cominciare ad aprire alcuni dei troppi "armadi della vergogna" che hanno inquinato ed inquinano la vita della Repubblica.


 

Ancora una volta abbiamo dimostrato che quando siamo in tanti a chiederlo le cose possono cambiare.


 

Stefano Corradino e Beppe Giulietti

 
 



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