31 marzo 2017

BIODIVERSITA'

 

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BIODIVERSITA' : SIAMO DIVERSI MA TUTTI CONNESSI COL PIANETA E L'UNIVERSO .  MIGLIAIA DI SPECIE VIVENTI ,DI ANIMALI E VEGETALI SI ESTINGUONO E NON CE NE ACCORGIAMO . L'UOMO SAPIENS  ALL'APICE DELLA CATENA BIOLOGICA NON E’ IMMUNE DA ESTINZIONE.  CURARE IL PIANETA E' IL PRIMO DOVERE PER TUTELARE TUTTI GLI ESSERI VIVENTI , AVERE UNA VISIONE DEL FUTURO CHE LASCEREMO A CHI VIENE DOPO DI NOI,COMPORTARCI CON UMANITA' E RISPETTO DELLA VITA,DIFENDERE LA PACE E I DIRITTI DI TUTTI, ALTRIMENTI SAREMO LUPI CONTRO I LUPI,ARIDI  E VIOLENTI ,SENZA SPERANZA E SENZA FUTURO ,CINICI E INCAPACI DI AMARE , DI VIVERE  E DI GOVERNARE IL MONDO. (athos de luca)
 

GIU' LE MANI DALLA SANITA' PUBBLICA

 
 
Questa mattina il "Manifesto" ha pubblicato un editoriale su Renzi e la sua proposta di cambiamento del sistema della sanità pubblica. Il quotidiano mostra che mentre negli Usa l' Amministrazione Trump è uscita sconfitta dal suo tentativo di abrogazione della riforma Obama della sanità, che veniva estesa ad un numero maggiore di cittadini , in Italia Renzi progetta di operare una riforma neo liberista che assegni ai privati una quota consistente del servizio sanitario nazionale . Il principio che starebbe alla base dell' intento riformatore di Renzi, sarebbe, se ho ben compreso, l' applicazione di una sorta " di imposta negativa alla sanità". Che significa ? Lo Stato si farebbe carico completamente della assistenza di quei cittadini con reddito sotto una certa soglia, gli altri invece dovrebbero pagarsi di tasca loro il servizio sanitario , magari concludendo con  un ' assicurazione privata un contratto di cura ed assistenza sanitaria. È una  idea che aveva preso piede negli anni ottanta per l' appunto ai tempi della Reganomic's quando ci si poneva il problema tra gli economisti monetaristi e neo liberisti di contenere la spesa pubblica corrente della pubblica amministrazione e quando si pensava che "privato fosse bello ". Invero questo atteggiamento persiste ancora oggi quando a più riprese qualcheduno invita ad esempio a privatizzare beni pubblici addirittura come l'acqua , o i trasporti pubblici cittadini come la settimana scorsa nella Capitale anche ad opera dei Cinque Stelle e dei Radicali. La suggestione del privatizzare è parte dell' ideologia neo liberista che ribadiamo e ricordiamo è per l 'appunto un' ideologia conservatrice a tratti reazionaria . In buona sostanza con la scusa di razionalizzare la spesa pubblica , suggerisce di attribuire ai privati una parte dei beni pubblici ,che appartengono a tutti ad esempio l' acqua , perché essi sostengono saprebbero  far fruttare di più e maggiormente queste risorse . Si tratta invero di una tesi non dimostrata e neppure vera. Si tratta a mio avviso soltanto della ingiusta sottrazione di beni patrimoniali che sono di tutti e che vengono dati in sfruttamento solo a pochi per arricchirsi a danno dei più . Una truffa quindi . Non mi stupisco affatto che Renzi abbia fatto questa proposta . È nel suo dna . Ho detto già in altre sedi ed in altri momenti che sono convinto che Renzi sia rimasto per l' appunto nei suoi pensieri e nella sua formazione ( ammesso che egli abbia avuto una formazione) ai valori ed alle idee degli anni ottanta e novanta alla parte più becera ed oltranzista del neo liberismo. Questa sua formazione caratteriale e culturale del resto era emersa chiaramente al tempo della riforma costituzionale reazionaria , che voleva far digerire al Paese. Non mi stupisce Renzi che sia il maggiordomo servizievole di un capitalismo avido e rapace. Mi stupiscono e mi addolorano tanti compagni e compagne che oggi da Milano ad Agrigento acriticamente lo sostengono con cieca obbedienza , obnubilati completamente dal suo decisionismo e dalle sue pose da piccolo cesare di provincia . Che dire ? Ci opporremo con forza e determinazione a questo ennesimo tentativo di "golpe" renziano che intende affievolire il principio di uguaglianza, il principio che i beni pubblici sono di tutti , che l' ideologia neo liberista di cui lui è il maggiordomo non è a vantaggio dei più  , ma solo dei pochi, che nei suoi intenti e nei suoi desiderata diventano non solo pochi ma soprattutto ingiustamente privilegiati. A Renzi mando a dire : " Matteo giù le mani dalla sanità pubblica italiana ,uno delle migliori al mondo ! Se proprio cerchi qualcosa di cui interessarti, occupati dei, problemi giudiziari di papà tuo e dei tuoi amici, potrebbero aver bisogno della sua intelligenza ! " .
Luca Giordano per Tre Righe.

APPELLO :GIURISTI PER L'AZIONE POPOLARE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Invitiamo i nostri lettori di professione avvocato a considerare l'appello.


Buongiorno,

come è noto il Costituente per evitare che la Corte costituzionale fosse gravata da un numero troppo elevato di ricorsi ha istituito un filtro stabilendo che ad essa i cittadini e le cittadine possano accedere con ricorso in via incidentale inoltrato alla Corte costituzionale da un giudice comune, che abbia vagliato la non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale di una legge, nonché la sua incidenza sulla causa da decidere.

Pertanto, poiché siamo pieni di leggi incostituzionali che dovrebbero essere annullate dalla Corte costituzionale, l'unica via possibile da percorrere è quella di organizzarsi per impugnare di volta in volta gli atti o i comportamenti posti in essere dalla pubblica amministrazione, o da terzi, in attuazione di leggi costituzionalmente illegittime, sollevando nel corso del giudizio il cosiddetto "incidente di costituzionalità".

A tal fine è nostro intendimento costituire un gruppo di volontari esperti in materia giuridica e/o esercenti l'attività di avvocato che volontariamente possa svolgere tale attività.

Sarebbe pertanto molto importante che ogni organizzazione e ogni persona che fosse interessata a portare avanti questa iniziativa, ancorata saldamente al percorso per l'attuazione della Costituzione, segnalasse uno o più giuristi e giuriste sul territorio come disponibili a partecipare ad un primo incontro e confronto sul tema.

In allegato l'appello in versione testo e immagine.

Grazie della disponibilità e della cortesia, in attesa di un riscontro in tal senso

Cordiali saluti

PS: questo è il link per scaricare il file da facebook

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Attuare la Costituzione
persone e organizzazioni nell'esercizio della sovranità popolare
 

A CENA CON ARTICOLO 1


 
I supporter dell’area metropolitana di Roma di Articolo 1 , ultimo tra i movimenti politici nati in Italia dalla fusione dei fuoriusciti dal PD , da Sinistra Italiana e  ConSenso, si sono ritrovati ieri sera, 30 marzo, in un megaristorante dei Castelli Romani in una cena sottoscrizione .”Guest star” della serata Massimo D’Alema .Seduti con lui nel tavolo principale (tipo tavolo della sposa dei matrimoni di paese) il consigliere regionale Riccardo Agostini , il deputato D’Attorre, il fido Piero Latino e la padrona di casa Maura e altri notabili locali .
Presenti in sala almeno 200 invitati paganti in venerazione del baffetto nazionale che non si è fatto pregare  due volte per sermonare i convitati.
Nel suo non breve intervento D’Alema ha ricordato, come già fatto in occasioni analoghe, il merito di Articolo 1 di essersi schierato per il NO al referendum , di aver difeso pertanto la Costituzione, cosa che avrebbe dovuto fare il PD da Statuto. Il Movimento che è nato dopo la battaglia vinta del referendum ha l’ambizione di unire la Sinistra, di cui c’è tanto bisogno in Italia, di non voler essere un movimento marginale ma che invece conta di crescere al punto tale da poter diventare anche forza di governo. Si è poi prodotto in alcune battute su Renzi e sul suo modo poco democratico di fare politica ricordando agli astanti divertiti alcuni episodi. Infine ha ricordato le parole di commento di Reichlin, scomparso di recente e di cui lui è stato allievo e amico, che auspicava  che il nuovo Movimento fosse inclusivo , che diventasse la casa comune della Sinistra.
Ha infine invitato tutti i presenti a partecipare alla prima iniziativa del Movimento che si terrà a Napoli sabato prossimo.

D’Alema stasera giocava in casa. Si vedeva che era calmo e disteso, a suo agio circondato dai suoi fidi , e come al solito arguto e pungente. Le parole d’ordine del Movimento che lui ha ricordato come unione delle forze di sinistra, radicamento sul territorio  sono suonate piuttosto come slogan, come obiettivi per il gruppo dirigente ancora da individuare e speriamo da eleggere. La strada infatti ancora è lunga e in salita . Lui stesso lo ha ammesso: Articolo 1 non lo conosce nessuno e bisogna lavorare molto sul territorio facendo proprio il disagio , il malcontento, la frustrazione specialmente di chi, come i giovani, non trovano lavoro, e facendosi portatore e portavoce di soluzioni che possano trovare il consenso e la condivisione  popolare. Tutte belle parole condivisibilissime. Peccato che il Movimento stia partendo abbastanza lentamente, che i neo gruppi parlamentari votino i provvedimenti alla Camera e al Senato in ordine sparso, che non ci sia un portavoce unico e che Bersani, che spesso e volentieri parla a nome del Movimento,  certamente non rappresenta tutti. Come anche all’interno del Movimento pur essendo ancora in fasce, già si è aperta  la corsa al reclutamento dei simpatizzanti mentre  chi ha ricoperto cariche pubbliche, non si è capito perché e chi lo abbia deciso, abbia, come dire, uno ius primae noctis nell'occupare i posti dirigenziali del Movimento stesso. Sembra pertanto di rivedere almeno nella fase organizzativa della base del Movimento il ripetersi di riti che appartengono alla casa madre (il PD) a cui tutto sommato i dirigenti del neo Movimento si ispirano, un po’ per abitudine e per educazione politica un po’ anche , azzardiamo, per mancanza di cultura politica a tutto tondo riferendosi sempre e soltanto ai vecchi modelli conosciuti e quindi più rassicuranti.
Speriamo che questa  sia solo una nostra impressione e che il Movimento possa invece agevolmente iniziare il suo cammino con agilità e successo  tra gli Italiani.

Noi glielo auguriamo di cuore. A nostro avviso sono ancora in tempo a darsi una raddrizzata. Diversamente potrebbe anche accadere che un esperimento  politico, che ha suscitato tante attese, si trasformi in un fallimento.
 
Domenico Fischetto

30 marzo 2017

A PROPOSITO DI VERGOGNA

                                                       La Ministra Marianna Madia
Insomma questo governo Gentiloni , copia ed incolla del precedente governo Renzi, è proprio uno sfracello. Dopo le gaffe del Ministro Poletti, dopo le bugie  della Ministra dell'Istruzione, ora anche Marianna Madia, la faccia pulita del governo, la Madonna rinascimentale che ispira purezza e castità, è sotto i riflettori dell'opinione pubblica per una questione di scopiazzature sulla tesi di dottorato.
 Ma allora è proprio vero che in Italia si fà carriera con gli amici conosciuti al "calcetto" come afferma il "saggio" (sic!) Poletti.? E noi, poveri stupidi, che credevamo che mandando a scuola, a volte con enormi sacrifici, i nostri figli , una volta conseguita la laurea, senza copiare la tesi anche parzialmente,  ci illudevamo che avrebbero potuto trovare la loro strada e rendersi liberi da noi genitori apprensivi e farsi largo nella vita. E invece no. A loro, dopo i sacrifici, non resta altro che fare le valigie , magari non più di cartone, e prendere l'aereo per altri lidi molto più accoglienti, dove troveranno il tanto sospirato lavoro magari anche adeguato alla loro preparazione. Ai figli  della casta invece , dopo aver copiato (ripetiamo anche parzialmente ) la laurea , dopo aver millantato di possederne una , dopo avere inanellato figuracce una dopo l'altra, dopo aver ricevuto avvisi di garanzia e in odore di malaffare e via elencando, come premio spetta una bella poltrona ministeriale da dove potranno pontificare e magari puntare il dito contro i fannulloni , i disoccupati e i disonesti
Una vergogna nazionale da dove non se ne esce se non prendendo i forconi e cacciandoli a pedate dal Palazzo.
Domenico Fischetto

 
Un'inchiesta del "Fatto Quotidiano" ha documentato che la tesi di dottorato del ministro Marianna Madia contiene intere frasi plagiate da opere di altri autori. Comunque si vogliano conteggiare le percentuali di testo non originale è un fatto molto grave, ed è gravissimo che i grandi giornali italiani non se ne stiano occupando.
Perché qui non si tratta di quantità: si tratta di qualità, si tratta di etica.
Il plagio, anche di una sola pagina, non è consentito dalle regole della comunità scientifica internazionale. Il ministro tedesco dell'istruzione, Annette Schavan, aveva plagiato parti della sua tesi di dottorato: il titolo le è stato revocato dall'università di Düsseldorf dove lo aveva conseguito, e il ministro ha presentato subito le proprie dimissioni.
Anche il codice etico dello stesso IMT di Lucca, dove la Madia ha conseguito il dottorato, correttamente definisce come plagio "la presentazione delle parole o idee di altri come proprie", specificando che rientra in questo comportamento anche l'"appropriarsi deliberatamente del lavoro di altri o non citare correttamente le fonti all'interno del proprio lavoro accademico". Lo strumento della rete è stato usato dalla dottoranda in modo intellettualmente scorretto e inconciliabile con l'etica della ricerca.
Ora, questo comportamento – in sé grave e censurabile – diventa gravissimo quando riguarda chi ora è un ministro della Repubblica. Ed è politicamente insostenibile quando riguarda un ministro che ha proposto una riforma della Pubblica Amministrazione che brandisce il vessillo della "meritocrazia" e si propone la caccia ai "furbetti".
Ora la ministra Marianna Madia ha la possibilità di migliorare davvero la Pubblica Amministrazione: dimettendosi.
Il consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia
Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Roberta De Monticelli, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Valentina Pazè, Elisabetta Rubini, Salvatore Settis, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky

LE RIFLESSIONI DI UMBERTO: POLETTI , IL GAFFEUR




A proposito della recente gaffe del Ministro Poletti, ritengo che il Ministro sia stato bastonato due  volte:
 
la prima per il merito della dichiarazione; la seconda per l’opportunità della stessa.
Per quanto concerne l’opportunità, io non so se Poletti sia o no un cretino. So però che, secondo il “principio di Peter”, ha raggiunto il suo “livello di massima incompetenza”. Per questo, per la sua incompetenza nel ruolo di ministro, è “naturalmente un “gaffeur”. 
(il principio di Peter , per chi non lo conoscesse, è facilmente esemplificabile: un operaio magazziniere svolge benissimo il suo lavoro; viene promosso a capo reparto spedizioni; eccellente; ancora una promozione e diventa responsabile del magazzino.In questa progressione fornisce risultati sempre eccellenti. Così viene nominato responsabile della logistica aziendale e lì: il disastro. Ha raggiunto il suo livello di massima  incompetenza.)
Ora, Poletti non ha nemmeno tutte le colpe. E stato presidente delle coop rosse e poi dell’alleanza delle coop italiane. Cioè, ha svolto le mansioni finanziarie proprie di ogni CEO di una grande conglomerata (se bene o male, non so) .
Di questioni di lavoro capisce, probabilmente, quanto un bancario, se è un cretino, o un banchiere, se è in gamba.
Ma il presidente del consiglio aveva bisogno di una copertura “di sinistra” per un  ministero così cruciale in un paese come l’Italia. L’essere stato presidente delle coop rosse per gli italiani significa genericamente “esponente di sinistra”.
Il PCdM aveva probabilmente  bisogno più che di un esperto di questioni di lavoro (ne avrebbe trovati di molto migliori sia di “destra” che di “sinistra”), di un uomo con la “copertina” di sinistra e disposto a prendersi la responsabilità di una riforma del mercato del lavoro che, nelle sue linee di forza, era già  stata decisa dal capo del governo (gli esperti veri avrebbero avuto idee proprie: se di sinistra, inaccettabili per il capo; se coincidenti troppo scopertamente liberiste e caratterizzanti).
 
Per quanto riguarda la sostanza della dichiarazione: il merito (curriculum) vale meno delle relazioni (calcetto),  non ha invece torto.
Intanto dipende dal momento storico.
Nel secondo dopo guerra, nel periodo del “miracolo italiano” (che miracolo non era, ma effetto delle differenze salariali, che allora si definivano “ divisione internazionale del lavoro”), la nascita di molte aziende manifatturiere, create da imprenditori non di eccelsa levatura (Borghi e compagnia), ma di forte personalità, inclini al rischio, pretendeva il reclutamento di “persone competenti” specifiche.
Il mercato ne offriva con il contagoccie e così tutti i laureati o diplomati sfornati dalle scuole e dalle università italiane, buoni o cattivi che fossero, per almeno due decenni e forse più, andarono a ricoprire posti di responsabilità e di prestigio.Tutti meritevoli? Proprio no. Nella maggioranza, no. Una %ale molto alta di mediocri, che non avrebbero mai vinto una competizione (noi esclusi, ovviamente).   
Poi la storia recente.
L’Italia non ha mai saputo offrire una piena occupazione “vera”. La distinzione in blocchi ha consentito a un partito di rimanere in carica per oltre quarant’anni (alla faccia della brevità dei governi. Fola conveniente. Non c’è mai stato paese con una stabilità politica così forte, come il nostro) e garantirsi il voto riempiendo, purtroppo con il consenso sindacale, comuni, province e poi regioni; ministeri e società di diritto pubblico e privato (IRI e altre due) di occupati “finti”, inutili, assenteisti e mal retribuiti (nelle basse mansioni operaie o impiegatizie d’ordine) cui si consentiva – contro la legge – di fare un altro lavoro (cui si dedicava molta più attenzione). Troppo retribuiti per funzioni di concetto e di vertice. In ogni caso non c’è mai stato il merito (se non fortuito) mentre  il criterio di scelta, è stata la fedeltà elettorale. Bastava conoscere qualche “ammanicato” e il posto era assicurato.
Merito? Da ridere.
Così abbiamo creato una classe di piccoli imprenditori e anche di grandi che hanno imparato che le “relazioni” sono più importanti del merito e persino del capitale di rischio (in Italia sempre risicato). Il giudizio di Cuccia – burattinaio per decenni del “capitalismo di relazione” – per cui tranne alcuni pochi ( il primo Giovanni Agnelli, Valletta, Marzotto, Pirelli, ...certamente qualche altro), tutti gli altri imprenditori erano dei supponenti incapaci (intervista rilasciata a Piero Ottone) è impietoso.
Tutto questo ce lo portiamo dietro anche adesso. Le “culture” sono difficilissime da modificare, specialmente se deteriori.
Così, l’apertura delle frontiere alla concorrenza internazionale è stata dolorosissima e le conseguenze  - nell’ambito di un sistema oligopolistico – finanziario  mondiale, sono che le chances di successo per l’industria, la burocrazia e la politica italiane, appaiono molto ridotte.
 
Se le cose stessero così: L’Italia è affetta da un sistema perdente, che ignora il merito, per cui coscientemente, bisogna che, chi ha la responsabilità di plasmare il paese, si impegni a modificare profondamente la “cultura” ancora imperante, allora il merito della dichiarazione del ministro sarebbe da censurare perchè falsa in principio e dannosa.
Ma come farebbe uno che ricopre quella carica per merito di un sistema di relazioni e fedeltà?
Il guaio è che – pur se limitato ai “piani alti” del potere di ogni genere  e non a quelli più bassi – anche all’estero, nei paesi che hanno inventato la sociologia capitalista e hanno implementato il sistema imperante, le “relazioni” valgono più del merito.
Non esiste statistica al mondo da cui si possa dedurre che l’ascensore sociale è in movimento.
E’ bloccato in ogni paese, anche in quelli che sembrano aperti alla effervescenza sociale.
Lo spoil system ne è la codificazione politica assoluta, ma ci sono altre evidenze clamorose.
In Inghilterra, una delle società più “aperte” del mondo, l’elite “vera” è rappresentata, da qualche centinaio di anni, dagli stessi 700 cognomi familiari. Tutti con laurea a Oxford, Cambridge, Eton.
In GB è facile questo tipo di ricerche, ma le relazioni si scoprono essenziali, in ogni paese cosiddetto democratico (in quelli dittatoriali la cosa è ovvia)
Insomma il ministro ha detto una verità dimostrabile ovunque.
La meritocrazia è normalmente una illusione; spesso socialmente, persino pericolosa, se la parola è usata a vanvera, senza definirne confini e significato reale.
Il povero Poletti è soltanto colpevole di essere al posto sbagliato. Essendo incompetente, dice “quasi verità” indicibili.
 
Umberto       Pradella

I commenti

Ciao Umberto. Per come tu rappresenti e descrivi il funzionamento oggi dell'economia e del lavoro nel mondo, condizionato e soggetto al traffico delle conoscenze e delle influenze di cui simbolo ed emblema, per intenderci, è una figura come Tiziano Renzi,  chi ti legge ricava la convinzione che, per la ratio della capacità, del talento e del merito, quel mondo funziona in modo capovolto. Così trovo che il tuo giudizio finale su Poletti  sia in contraddizione perché non coerente e corretto: Poletti risulta invece essere proprio l'uomo giusto al posto giusto. In più ha il merito di dire "quasi verità" indicibili. Ma se le cose così stanno, cioè in un modo disastroso e abietto, che rimane se non vergognarsene?
Gian Carlo Marchesini

La risposta di Umberto

Il guaio è che la vergogna è diventato un “sentire” sconosciuto; se conosciuto, un difetto.
Umberto
 
Un altro commento
 
Due considerazioni marginali al testo di Umberto.
Ho diretta esperienza che le relazioni " valgono di piu"  di un curriculum ben scritto. ( agli alti livelli il curriculum non seve.. fama volat!)
A parte il fatto che non so quanti siano in grado di discernere un curriculum ben scritto da uno vuoto. Ma recentemente "il mio  filippino" aveva bisogno di lavorare, e non lo trovava. Andai da una mia amica proprietaria di un vivaio e le chiesi se lo poteva provare; " L' Importante   , disse, e´ che sia, piu che capace o intelligente, che sia FIDATO" ( avevano subito vari furti)
Dopo due anni lo hanno assunto " fisso". Avrebbero potuto disdire il contratto prima dei tre anni, ma non lo hanno fatto. Sapere che e´ un  serio lavoratore e´importante , ma il valore aggiunto fu che era ( ed e´)  fidato.
Su un curriculum  non esiste una casella " sei onesto?"  " Sei dedicato al lavoro?"  " Rubi?"
E quindi  la relazione personale spesso abbassa il livello di resistenze  congeniali a chi ha bisogno di lavoratori e  non si fida  della loro storia. Allora un amico  semplicemente "abbassa il livello di diffidenza" . Io, Rita  e il filippino  non giochiamo a calcetto, ma abbiamo un rapporto cordiale  sociale da vari anni.

Per cui la analisi di Umberto e´centrata: Quando hai necessita tu assumi ( con rispetto per chi cerca lavoro) cani e porci poco maestri e poco professionali. Ma, come dice un proverbio pugliese * Quando cavallin non ce n'e' , trottano gli asini"

Ora che fame di lavoratori, o collaboratori , non è acuta,  le diffidenza aumentano, come i ricatti e le appartenenze.
Stamane su radio 3 ( credo) sentivo di questa nuova  categoria di supercaporali.
Si propongono come  cacciatori di teste, ossia SANNO che esistono quelle posizioni disponibili nell' industria, ma  precedentemente avevano richiesto ai postulanti dai 10 ai 15.000 Euro  garantendo un posto sicuro, che loro avevano già nel portafogli.  Non cacciavano nessuna testa, raccattavano denaro da chi aveva bisogno di lavoro. Che squallore...un po' sopra agli scafisti. ´.
Altro  punto che chiosa GCM e farà felice Umberto.....In origine il contadino lavorava per  dare cibo alla famiglia: lavoravano in cambio di merce di valore.
Poi la civiltà dello scambio finì e iniziò la civiltà del denaro ossia del potere. Ma questo è stranoto. Ora nel mondo in cui viviamo, i robot sono più efficenti e producono meglio ad a minore costo di un operaio ( di sei operai). E producono oggetti. Ma se i sei operai non hanno uno stipendio, chi compera i prodotti prodotti dai robot? Ricchi, bancari, amministratori burocrati ma non produttori di beni o di valore aggiunto.
Si sta presentando una totale inversione  di obiettivi e mezzi per  raggiungerli.
Spostiamo  la frontiera del lavoro all'estero? Ma proseguendo con questo modello non faremo che a spostare  il limite oltre fino a che non si scontrerà col limite che viene  crescendo in contrasto dai territori di conquista.
Certamete non e un problema che concerne me, ma i miei figli si..
Un gufo molto cupo!
Franco Papone
 
 
 

SULLA MOVIDA A PIAZZA BOLOGNA: PARLANO I GIOVANI


Abbiamo ricevuto in redazione una mail, che pubblichiamo a seguire, stimolata dall'articolo di Gian Carlo Marchesini sulla movida notturna a Piazza Bologna.
 Ci fa piacere , perché offre lo spunto per una riflessione ed un approfondimento che molte volte ci manca per l'appunto non essendo, come Marchesini, più giovani e tanto meno universitari .
Grazie Stefano

                                                           Le Poste di Piazza Bologna
 
Vi scrivo a proposito dell'articolo di Marchesini pubblicato sul vostro giornale di marzo.
Sono uno studente di fisica dell'Università La  Sapienza. Sono nato in un paese della Calabria ionica e mi sono trasferito a Roma per frequentare l'Università. Ho preso in affitto a caro prezzo - e in nero - una stanza con un compagno di studi. Mi piace Roma, ma ogni giorno sopporto i disservizi di questa città, dell'università stessa, ogni giorno condivido i problemi dei miei amici stretti tra i problemi del lavoro  che non c'è e il desiderio di indipendenza che è difficile soddisfare. Per non pesare troppo sulla mia famiglia qualche sera lavoro - in nero - in un ristorante.
 Ha pienamente ragione Marchesini quando parla di frustrazione ma dove dovrei andare per passare qualche serata con gli amici, in una città, come tante altre del resto d' Italia  in cui l'università quando cala il sole chiude i battenti e  si contano sulle dita di una mano i luoghi dove  i giovani si possono incontrare, se non in mezzo alla strada con una birra?
Stefano
 

"UBI IUS, IBI SOCIETAS" o " FAR WEST"?

             L'imperatore Giustiniano, a cui si deve la compilazione omogenea  del Corpus iuris civilis

 Questi ultimi giorni sono stati caratterizzati da avvenimenti di cronaca nera, che ci hanno impressionato .
Non solo la storia triste di quel padre che ha ucciso i figlioletti a martellate a Trento, a quanto sembra travolto dai debiti, non solo la storia tristissima che giunge da Alatri in provincia di Frosinone, dove due fratelli , balordi e violenti , hanno ucciso Emanuele un giovane di venti anni , che aveva soltanto tentato di difendere la sua ragazza dalle loro provocazioni. Da Fiumicino alla porte di Roma giunge la notizia di quella maestra, che esasperata picchiava i minori, a lei affidati dai genitori, che andavano a lavorare, da Partinico alle porte di Palermo , giunge la notizia di una giovane disabile, ridotta in schiavitù dal compagno , che l'aveva fatta prostituire tra indicibili violenze e brutalità tenendola in schiavitù per oltre cinque anni . Cosa sta accadendo a questo Paese, se ogni giorno da Trento a Palermo ci giungono storie di incredibili violenze ,quali quelle testé raccontate ? Stamani potrete leggere sul Corsera l'articolo di Pierluigi Battista, che si lamenta che in Italia si ricorra troppo frequentemente ai Tribunali , al diritto che egli indica quale attività grigia e troppo tecnica. Che dire ? O siamo noi che non capiamo, oppure sono persone, intelligenti e capaci come il sig. P. Battista, che vivono nel loro mondo dorato , nel loro Paese delle Meraviglie , situato in un iperuranio , che si trova al di là del cielo? Alcuni cittadini colpiti da questi episodi di violenza drammatica,vorrebbero farsi giustizia da se'. Ci sono purtroppo tra le forze politiche di destra , dei politici cinici ed irresponsabili, che soffiano sul fuoco , chiedendo di legittimare l'autotutela, l' uso delle armi da fuoco per difendersi, per farsi giustizia da se. Non c'è chi non veda che se seguissimo questi due estremi : tra chi vorrebbe meno giustizia, meno tribunali o chi  vorrebbe difendersi da se , tipo Western , la nostra società ne sarebbe irrimediabilmente offesa. Torneremmo all' epoca delle invasioni barbariche, caratterizzata dalla " faida " dalla vendetta che che genera altra vendetta ed altra violenza , in una spirale di caos e dolore senza senso e senza fine . Che fare allora ?  Dobbiamo puntare a ripristinare un sistema di funzionamento dei Tribunali e della giustizia, che sia efficiente ed adeguato , che sia innanzitutto giusto e garantista, che però assicuri la possibilità di individuare i violenti, giudicarli tempestivamente , condannarli e fargli scontare la pena senza trattamenti inumani o stupidamente afflittivi , non sarebbe permesso dalla nostra Carta Costituzionale , ma con assoluta serietà e fermezza , senza gli sconti di uno stupido e decadente "buonismo " , in pratica io suggerisco questa volta di agire all' inverso , cioè di riportare il Paese reale , come purtroppo è diventato ,al Paese ideale , del  come dovrebbe essere . Un Paese giusto e libero , dove ci sono le libertà , dove ci sono le garanzie individuali e la solidarietà, dove non ci sia posto per i violenti ed i prepotenti , dove la iattanza e la violenza sia duramente e giustamente sanzionata . Io penso, contrariamente dal sig. Pierluigi Battista, ad una società caratterizzata e contraddistinta dal diritto e dalla giurisprudenza, che altro non è che il diritto applicato alla vita reale e concreta , come diceva la massima :" ubi jus,ibi societas ".
 A Pieluigi bisogna tornare a studiare anziché scrivere cose stupide ed ignoranti !
Luca Giordano per Tre Righe .

REFERENDUM POPOLARE PER LA PRIVATIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI TRASPORTO PUBBLICO

 

Certamente i radicali sono una macchina da guerra. Se non ci fossero  bisognerebbe inventarli. Ora puntano il dito contro  la decotta azienda del trasporto pubblico ATAC di proprietà del Comune di Roma.

Sono i  promotori   nientepopodimeno che di un  referendum popolare tra i romani per chiedere loro se nel dicembre 2019 , quando nell'azienda sarà possibile l'ingresso dei privati nella gestione,   favorendone in tal modo la concorrenza e migliorandone il servizio, con alcune salvaguardie per le fasce più deboli. Come dargli torto davanti all'innegabile disservizio fornito dall'ATAC, che più che un'azienda trasporti sembra piuttosto uno spot continuo di qualche azienda  di telecomunicazioni, vista la passione sfrenata dei propri autisti ad essere sempre collegati in rete sia guardando lo schermo del proprio smartphone o parlando dei cavoli propri durante le corse. Con un servizio riparazioni aperto dalle 8,00 alle 13,30 e con molti mezzi costretti a restare al palo per guasti o mancanza di pezzi di ricambio, a causa anche ei continui furti di alcuni mano lesta. Ed infine con un'evasione da parte dell'utenza che ha assunto proporzioni gigantesche e che sembra un fiume in piena inarrestabile malgrado i timidi tentativi di responsabilizzare l'utenza attraverso "commoventi "spot pubblicitari. Criteri manageriali  con obiettivi precisi  sulla qualità del servizio, legando ad essi le sorti del management ora fin troppo blindato e super pagato come anche del personale (viaggiante, operai ed impiegati) , potrebbero garantire quell'efficienza finora data per dispersa per le strade di Roma e restituire quell'efficacia del servizio da tempo richiesta ma mai realizzata.

Seguiremo l'iniziativa dei radicali e ne daremo informativa ai nostri lettori.

Intanto, chi vuole,  può firmare nei banchetti e nei luoghi indicati nel comunicato che pubblichiamo qui di seguito.  Per il II Municipio, ad esempio,  l'appuntamento è oggi alle 18,00 fino alle 20,00 a Piazza Bologna.

Domenico Fischetto

Comunicato Radicale

PERCHÉ IL REFERENDUM

Il vero bene comune non è l'ATAC, ma il servizio offerto ai cittadini!

A Roma il trasporto pubblico locale non funziona! Dal 2006 al 2015 l’offerta complessiva di trasporto pubblico locale è diminuita di 13 milioni di vetture-km, l’offerta di bus elettrici è stata ridotta dell’80% e l’offerta tranviaria è calata del 30%. La programmazione del trasporto di superficie non è stata mai rispettata, e quella del trasporto metropolitano quasi mai. C’è carenza di mezzi, l’età media del parco bus è ormai pari a 10 anni e quella dei tram è pari a 32 anni, mentre la mancata manutenzione delle metropolitane provoca continui ritardi e guasti. La percezione della qualità del servizio da parte dei romani va costantemente e vertiginosamente peggiorando.

L’ATAC è stata usata da tutte le amministrazioni di destra e di sinistra come bacino clientelare per ottenere voti. Il risultato è un’azienda fallita che non offre al cittadino un servizio efficiente, che perde centinaia di milioni di euro l’anno, che ha accumulato un deficit di 1,1 miliardi di euro, totalizzando più della metà delle perdite del settore a livello nazionale, e che quindi non riesce a investire in mezzi nuovi. Il vero problema non è l’evasione sui biglietti, che anche se eliminata consentirebbe un recupero di appena 80 milioni, ma il conflitto di interessi tra il controllore (Roma Capitale) ed il controllato (ATAC, di proprietà esclusiva di Roma Capitale).

Per invertire la rotta occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto. Roma Capitale è ferma, così come il Paese, e ha bisogno di attrarre nuove realtà imprenditoriali che possano investire: contro i monopoli (sia pubblici che privati), ma anche contro le privatizzazioni agli amici degli amici: se non liberalizziamo ora il servizio la svendita di ATAC sarà l’unica “soluzione” che, nei prossimi anni, proporranno alla città.


10 anni
età media dei bus


32 anni
età media dei tram


1100 milioni
perdite accumulate
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IL BENE COMUNE NON È L'ATAC, MA IL SERVIZIO OFFERTO AI CITTADINI



il-quesito-referendario

IL QUESITO REFERENDARIO



“VOLETE VOI CHE, A DECORRERE DAL 3 DICEMBRE 2019, ROMA CAPITALE AFFIDI TUTTI I SERVIZI RELATIVI AL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE DI SUPERFICIE E SOTTERRANEO OVVERO SU GOMMA E SU ROTAIA MEDIANTE GARE PUBBLICHE, ANCHE A UNA PLURALITÀ DI GESTORI E GARANTENDO FORME DI CONCORRENZA COMPARATIVA, PREVEDENDO CLAUSOLE SOCIALI PER LA SALVAGUARDIA E LA RICOLLOCAZIONE DEI LAVORATORI NELLA FASE DI RISTRUTTURAZIONE DEL SERVIZIO?”



COME FUNZIONA IL REFERENDUM COMUNALE
  1. Si raccolgono le prime mille firme sul testo del quesito, e le si depositano presso gli uffici del Comune.
  2. Un’apposita Commissione ha un mese di tempo per verificare l’ammissibilità del quesito proposto.
  3. Dopo il via libera della Commissione occorre raccogliere circa 30mila firme (1% della popolazione residente) in tre mesi.
  4. Tanto le prime mille firme, quanto le successive, debbono essere autenticate a norma di legge.
  5. Una volta raccolte e depositate tutte le firme, il Sindaco indice il referendum consultivo nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 30 giugno successivi al deposito.

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COSA PUOI FARE

Firma la richiesta di referendum, aiutaci tu stesso a raccogliere le firme o approfondisci l'argomento.


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GUARDA LE PERSONALITÀ CHE HANNO ADERITO



dove-puoi-firmare

DOVE PUOI FIRMARE



Mercoledì 29 Marzo

Metro Piramide
dalle 10:00 alle 13:00



Mercoledì 29 Marzo

Largo Preneste
dalle 17:00 alle 19:30



Mercoledì 29 Marzo

Piazzale Flaminio
dalle 10:00 alle 13:00



Giovedì 30 Marzo

Metro Piramide
dalle 10:00 alle 13:00



Giovedì 30 Marzo

Piazza Bologna
dalle 18:00 alle 20:00



Giovedì 30 Marzo

Stazione Torpignattara
dalle 17:00 alle 19:30




                  







LA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE DEI RADICALI PER ABOLIRE ( O QUASI) LA POVERTA'

Welfare sostenibile, per un reddito minimo, contro ogni povertà


 
 
 

I NUMERI

28,3%
della popolazione (17 milioni)
GLI ITALIANI A RISCHIO DI POVERTÀ E DI ESCLUSIONE SOCIALE
DI CUI
37,4%
I GIOVANI (18-24 anni)
20,2%
GLI ANZIANI (+65 anni)
4 milioni 598 mila
(7,6% della popolazione)
GLI ITALIANI IN POVERTÀ ASSOLUTA
29,8%
del PIL (478 miliardi di euro)
LA SPESA PER IL WELFARE
L’obiettivo della strategia Europa 2020 di ridurre le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale è stato completamente mancato in Italia, dove il problema coinvolge oltre 17 milioni di persone e in modo particolare i giovani, gli stranieri, le persone con bassa istruzione, gli abitanti del Mezzogiorno, i lavoratori con contratti non standard e quelli dei settori meno sindacalizzati. In base ai dati dell’Istat, nel 2015 le persone in povertà assoluta sono 4 milioni 598 mila (7,6% della popolazione), mentre quelle in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Il problema della povertà è sarà sempre più centrale nella vita dei cittadini: infatti, ai fenomeni “classici” di povertà, spesso associati a condizioni di esclusione sociale, occorre aggiungere altri e nuovi fenomeni, che hanno caratteristiche del tutto diverse e che risulteranno sempre più diffusi in un futuro prossimo, determinati da una parte dalla sempre maggiore diffusione di lavoratori autonomi che operano nell’economia “sharing” “on-demand”, “gig” “peer-to-peer, con modalità di lavoro intermittenti che spesso prevedono retribuzioni complessiva annue al di sotto della soglia di povertà, dall’altra dallo sviluppo delle nuove tecnologie digitali e dell’automazione attraverso i robot che mettono a rischio percentuali elevate di professioni non qualificate e manuali (9-10%, secondo l’OCSE), determinando un nuovo tipo di “disoccupazione tecnologica” di lunghissima durata − e quindi a rischio di povertà.
Questi nuovi fenomeni richiedono politiche di contrasto basate non solo su sostegni al reddito temporanei (il reddito minimo d’inserimento), ma soprattutto su politiche d’inclusione nel mondo del lavoro e sull’adeguamento delle competenze dei lavoratori spiazzati dalla globalizzazione alla nuova domanda di professioni tecniche e altamente qualificate.

Le proposte di Radicali italiani

La proposta di legge d’iniziativa popolare di Radicali italiani ha l’obiettivo di abolire completamente, o quasi, la povertà assoluta e di contenere quella relativa attraverso l’introduzione di una misura strutturale di reddito minimo d’inserimento e la riforma di altre misure di protezione sociale per migliorare la loro efficacia e per concentrarle sui più poveri, con costi più bassi.
Si propone, infatti, una riforma complessiva di numerose misure di welfare, che comporta un ripensamento delle prestazioni per una più equa ridistribuzione delle risorse secondo un principio di maggiore equità e corrispondenza ai bisogni reali, finalizzato al contrasto alla povertà, al sostegno alle situazioni di fragilità economica, in particolare le famiglie con minori, e a un uso migliore delle risorse esistenti per disabili, invalidi, attraverso una rimodulazione delle prestazioni che prevede l’abrogazione di alcune misure esistenti e la loro sostituzione con nuove prestazioni fondate su principi di maggiore equità sociale.
Il reddito minimo d’inserimento è una misura universale, rivolta a tutti coloro che si trovano in povertà assoluta, che colma la distanza tra le risorse economiche della famiglia e la soglia di povertà assoluta, che varia in base al numero e all’età dei componenti della famiglia, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.
Tutte le misure abbinano al trasferimento monetario e alla fornitura di servizi anche interventi d’inclusione attiva per responsabilizzare i beneficiari e favorire l’ingresso nel mercato del lavoro.
La riforma sostanzialmente si autofinanzia con le risorse esistenti, redistribuendole a favore delle fasce più povere e riducendo quelle rivolte alle fasce più abbienti: costa poco meno di 80 miliardi l’anno, con un costo aggiuntivo di poco meno di 5 miliardi rispetto alla spesa attuale (oltre 75 miliardi).
Gli effetti redistributivi attesi dalla riforma sono l’eliminazione quasi totale della povertà assoluta, la riduzione della povertà relativa, la concentrazione delle misure di protezione sociale a favore delle famiglie più povere e la diminuzione di quelle rivolte alle famiglie più ricche, senza penalizzarle perché si accrescono e soprattutto si migliorano gli interventi per le persone non autosufficienti, disabili e con figli.
Calcola il reddito minimo, che è la differenza tra la tua soglia di povertà e il tuo reddito*:
2015Soglia di povertà assoluta mensile (euro)
Nucleo familiare residente in un’area metropolitanaNordCentroMezzogiorno
Una sola persona adulta (18-59 anni)819787609
Un adulto (18-59 anni) e un minore (4-10 anni)1.0891.037833
Due adulti (18-59 anni) e un minore (4-10 anni)1.3731.2991.070
Due adulti (18-59 anni) e due minori (0-3 anni e 4-10 anni)1.5341.4531.185
Due adulti (18-59 anni), un minore (11-17 anni) e un anziano (75 anni e più)1.6381.5451.276
Fonte: Istat
*indicatore della situazione reddituale dell’Isee
Leggi in pdf il rapporto su povertà e welfare in Europa
Leggi la proposta di legge di Radicali italiani o la sintesi