30 dicembre 2014

LA QUESTIONE DEI DUE MARO' NON MI TOGLIE IL SONNO


                                       I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
La questione dei due marò assomiglia a quelle di Padre Pio e di MadreTeresa di Calcutta. O credi alla loro santità, o almeno – se non sei credente – al loro inestimabile valore umano (e non sostieni invece, che il primo fosse un ombroso paranoico e la seconda una bigotta, crudele e fanatica), o sei considerato un eccentrico che straparla per farsi notare .
Cosa sia successo nelle acque del Pacifico, non lo so, ma so che i marò sono spesso innamorati delle famose balle e slogan di onore, patria, e cose così e, in genere, ottusamente pieni di “rambitudine”. Se i due in questione non sono così, sono eccezioni.
Dall’ altra parte ci sono i presunti pescatori. A nessuno, di loro, frega niente, ma c’è l’opinione pubblica (che in genere viene resuscitata ogni volta che serva)
La disputa tra India e Italia con i due soldati “speciali” italiani e con i pescatori morti, credo c’entri poco. Per i governi indiani è un pretesto per affermare il diritto dell’India a essere considerata tra le potenze di primo piano (come ha fatto con la questione dei medicinali per malattie rare, fregandosene dei brevetti USA e noi eravamo tutti contro le multinazionali del farmaco e abbiamo gioito per la ferita al diritto internazionale) di fronte al mondo e per solleticare l’orgoglio del proprio elettorato, che avrebbe ben altre grane cui pensare, molto da recriminare e troppo di cui vergognarsi.
Di fronte all’India c’è un paese che (non per serio rifiuto della mistica nazionalistica) ha da tempo abdicato alla propria dignità, preferendo sempre macchiavellici, furbi (!) compromessi o tattiche dilatorie per far dimenticare la propria acquiescenza al potente di turno (vedi Cermis) .
Tornando alla questione del “diritto internazionale”, credo siamo tutti consapevoli che intorno a questo concetto, come a quello di opinione pubblica, di autodeterminazione dei popoli, o, al contrario, di sovranità nazionale e inviolabili confini della patria, e a molti altri ancora più ambigui e utilizzabili per ogni giustificazione, è stata creata una mistica popolare.
Sappiamo tutti che il diritto internazionale è il diritto del più forte o di chi si considera tale. Sappiamo tutti che l’autodeterminazione e la sovranità sono concetti antitetici utilizzabili dai contendenti a seconda delle convenienze. Sappiamo tutti che la pubblica opinone non ha altri valori che quelli inculcati dalle elites di potere, sempre manipolabile e manipolata, ma appena succede una cosa come quella dei marò, finiamo prigionieri del clima montante.
La faccenda si risolverà senza altri morti, oltre ai pescatori.
Confesso che la questione non mi appassiona.
La ragione di stato e le convenienze dei politici oscillano tra il “portiamoli a casa” e il “non si cede al ricatto”, in cui, non la prigione, ma la vita delle persone viene di volta in volta presentata come bene da preservare a ogni costo oppure come prezzo necessario da pagare per difendere valori non negoziabili.
In genere questa schizofrenia etica viene definita, da chi manipola l’opinione pubblica, “pragmatismo”
Raffaele Fischetto

Recensione film L'AMORE BUGIARDO-GONE GIRL di David Fincher

Eccezionalmente per questo periodo festivo pubblichiamo una seconda recensione.Buona visione!



L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL
 
di David Fincher
Suburbia e middle-class
 
“L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL” è sicuramente un thriller interessante e un po’ inusuale. Il film di David Fincher è tratto da un romanzo di Gillian Flynn – che è autrice anche la sceneggiatura - ha un bel ritmo incalzante e non annoia mai. Il suo intreccio ricorda in parte “La donna che visse due volte” di Hitchcock, peccato che gli attori di una volta non ci siano più.
Ben Afflect, eroe del nostro tempo, riesce ad avere più o meno la stessa espressione in tutto il film, ma credo che la sua faccia un po’ da ragazzone non intelligentissimo del Midwest sia voluta. Che dire, invece, di Rosamund Pike che ha un’aria da vero apple-pie e non riesce a essere credibile né come intellettuale newyorkese né come perfida psicopatica? Problemi di doppiaggio?
Amy e Nick da New York si sono trasferiti a Carthage, piccola provincia del Missouri più vicina a Kansas City che a St. Louis. L’ambientazione è perfetta così come il camouflage nella middle class suburbana quale facciata integra sulle rovine di un centro commerciale post-industriale. Sembra che la squallida vita della provincia in crisi economica accompagni la crisi della coppia fino a che, nel quinto anniversario del matrimonio Amy sparisce e viene incolpato Nick della sua sparizione prima, e della sua uccisione, poi. Il film segue giorno dopo giorno gli eventi, le reazioni di amici e familiari e tutti i commenti dei mass media. Da ambo le parti, fino a che il presunto assassino diventa vittima e la vittima, il carnefice.
Dopo vari colpi di scena si arriverà a un finale inquietante che lascia delusi i giustizialisti.
Sicuramente un film ben costruito e ben diretto ma rimane la nostalgia della simpatia di James Stewart e, soprattutto, della bellezza statuaria di Kim Novack.
Strano ma interessante regista, David Fincher sperimenta i generi. Predilige scene metropolitane in generale buie e claustrofobiche (“Panic Room”, “Millennium – uomini che odiano le donne”). Affascinato da personaggi con personalità complesse (“Zodiac”, “Seven”, “Fight Club”) Fincher si avvale della collaborazione del designer Donald Graham Burt che cura con molta attenzione l’ambientazione de “L’Amore bugiardo”, piena di dettagli maniacali dalla pacchiana villa al lago in stile neo-wrightiano di Desi Collings alla “casa perfetta” suburbana di Nick e Amy.  In America ne è nata una sorta di Gone-girl-mania documentata anche dal sito http://onscreenstyle.com/2014/10/gone-girl-movie-nick-amy-house-interior-design/ con tutti i particolari degli arredi.


Ghisi Grütter
 

 

 

29 dicembre 2014

GIAPPONE:SVELATO IL MISTERO DELL'ACCAPARRAMENTO DELLA CARTA IGIENICA


 
 
Scusateci se oggi Tre Righe tratta un argomento apparentemente leggero,ma che la dice lunga sulle abitudini di un popolo..
Qualche tempo fa su una famosa rivista avevamo letto una notizia curiosa che riguardava il Giappone.In quest'articolo veniva riferito che nel Paese del Sol Levante, in previsione di cataclismi naturali e non ,i giapponesi correvano nei negozi a fare scorta di carta igienica,che presto si esauriva.
Non ne spiegava il motivo .Per questo abbiamo girato la domanda alla nostra lettrice e cara amica di Tre Righe,Tomoko Shimizu.Ecco cosa ci scrive da Tokjo:
D.F.
 
Per quanto riguarda la  domanda  sulla la mania dei giapponesi di accaparrarsi la carta igienica , che posso dire?
E’ una storia lunga ed e’ cominciata cosi`: negli anni ’70, ci fu la cosiddetta “crisi energetica”; durante questo periodo per motivi  politico internazionali il prezzo del petrolio sali’ e la quantita` di petrolio grezzo importato calo` drasticamente;
Il governo prese provvedimenti per risparmiare l’energia; in quel momento, una voce (infondata) circolo` tra il popolo che sarebbe mancata la carta igienica e la gente corse ai supermercati per accaparrarsela.
Da allora in poi , forse questo ricordo inquieto rimane nell’immaginario  collettivo dei giapponesi!.
Adesso la carta igienica si trova facilmente nei supermercati e non ho sentito di episodi di accaparramento in questi giorni
Ma e’anche  vero che il Governo e il Comune ,in previsione di particolari calamità naturali,consigliano ai cittadini di accumulare delle scorte di cose necessarie per vivere (acqua, cibo,torcia elettrica,pila a secco, radio, medicine, ecc.) tra cui toilet portabile e carta igenica !!
Quando c’e’ un cataclisma come il terremoto di 3 anni fa, bisogna essere prepararti a  sopravvivere almeno 3-4 giorni prima che arrivi l’aiuto dello Stato,`.
Ma non saprei se questa precauzione funzioni o no….
Godiamo di questo momento e spero di venire nell'amata Italia prima dell’arrivo del prossimo terremoto in cui le mie scorte di carta igienica saranno utili.
Un caro saluto ai lettori di Tre Righe dal Giappone

Tomoko Shimizu

27 dicembre 2014

Recensione film UN GATTO A PARIGI di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol







Un gatto a Parigi

di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol

 


Il protagonista di questo delizioso fumetto animato è un gatto dalla doppia vita: di giorno vive con una bambina la cui mamma è un commissario di polizia, mentre di notte aiuta Nico, un ladro gentiluomo - in linea con tutta una tradizione di ladri dal cuore d’oro da Arsenio Lupin al Gatto/Cary Grant, ladro di gioielli nell’hitchcokiano film “Caccia al Ladro”.

Zoe, la bambina, non parla più dopo lo shock della morte improvvisa del padre, ucciso dal perfido gangster Costa. Da allora sua madre indaga per catturarlo e per perseguire meglio il suo obiettivo affida la bambina alla persona sbagliata ma, per fortuna, la loro strada - grazie allo zampino del gatto Dino - si incrocia con Nico che nonostante rubi gioielli è persona di grande generosità. Non mancano gli ingredienti di umanità dei personaggi, dal lutto di Zoe ai sensi di colpa di sua madre per trascurare la figlia, e poi il tradimento, la pazzia, le visioni fantastiche, e infine i ritrovati amore e serenità.  Molti sono i critici che concordano nel definire questo film una dichiarazione d'amore al noir.

Felicioli e Gagnol sono due autori di un cinema di animazione di qualità e fanno parte del prestigioso studio Folimage. “Un gatto a Parigi” è il loro primo lungometraggio che, in verità, è stato prodotto nel 2010 e candidato agli Oscar nel 2011, ma in uscita nelle sale solo questo dicembre. Una grafica accattivante, un lavoro di ottima qualità che emoziona e commuove, anche con le musiche: il film si apre con I wished on the moon di Billie Holiday e continua con le musiche di Serge Besset, un compositore autore spesso di colonne sonore di film d’animazione. Il film è visivamente originale, accattivante e pieno di riferimenti: i personaggi sono disegnati tutti simili a quelli di Modigliani con le labbra sottili e i nasi stretti. Altri riferimenti espliciti: quello già citato a Hitchcock, sia nella suspense sia nelle ambientazioni notturne, e quello a “Le Iene” di Tarantino per i soprannomi comici dati alla gang del cattivissimo Victor Costa.

I personaggi si muovono con estrema fluidità fra i tetti di una splendida Parigi notturna e sulle sommità della cattedrale di Notre Dame. La falsa prospettiva, l’utilizzo non realistico dei colori, gli scenari spesso bidimensionali conferiscono una singolarità al film facendolo avvicinare più alla pittura che allo stile dell’odierna animazione, e proprio per questo “Un gatto a Parigi” è da considerarsi un film originale.
 
Ghisi Grütter
 
 

24 dicembre 2014

IL SENSO DEL NATALE


 
 
Una personalissima riflessione di Marchesini sul senso del Natale,che ci sentiamo di condividere.
Auguri di pace ,serenità  e di sempre maggiore solidarietà dalla redazione di Tre Righe.
 
Natale è un giorno qualunque, si scherza e si gioca, si piange e si ride, si ama e si odia, si nasce, si vive e si muore. Natale ha senso vero dove si accoglie e ci si prende cura della vita indifesa e fragile. Natale intenso e speciale sono i ragazzini e le ragazzine - Ahmed e Mohammed, Jasmine e Robel - che non hanno una casa e una famiglia  dove andare. Natale è il piccolo Moshem che giocando a pallone in cortile si è preso una botta alla tibia, e ora piange con le lacrime a fiotti mentre gli passo il ghiaccio sulla parte offesa che si gonfia. E nel suo pianto di abbandono disperato c’è molto più e peggio del dolore fisico. E allora lo abbraccio stretto mentre gli asciugo le lacrime. Forse è quello il vero Natale, quello di ragazzini smarriti in  un mondo ferito accuditi in povertà e solitudine da educatori volonterosi, anziani volontari e suorine peruviane.
G.C.Marchesini

22 dicembre 2014

CHRISTMAS CHOCOLATADA A ROMA




  • off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists off the beaten track in peru - apus peru adventure travel specialists  

     

    Christmas Chocolatada a Roma

    Unica nel suo aspetto, questa tradizione peruviana della "chocolatada"  che si svolge nel periodo natalizio.E' un'occasione per portare solidarietà offrendo  una bevanda calda e mangiare (anche da loro ) una fetta di panettone ,per stare insieme e scambiarsi gli auguri La chocolatada"in Perù è organizzata dalle parrocchie,nei centri commerciali o nei negozi.
    Ieri sera è stata organizzata dalla rete di solidarietà dei peruviani a Roma e si è tenuta in un locale in via Scarlatti.Martin,uno degli organizzatori,ha tenuto a sottolineare nel suo saluto e augurio che la rete di solidarietà che ha preso corpo  a Roma si prefigge l'obiettivo di veder riconosciuti ai lavoratori peruviani e sudamericani i propri diritti,spesso negati.Ha denunciato l'indifferenza delle istituzioni davanti a queste ingiustizie,istituzioni che riguardano non solo quelle italiane ma anche quelle peruviane ,rappresentate dal locale consolato.Ha infine avvertito i presenti che il prossimo anno per i lavoratori e le lavoratrici peruviane sarà un anno di lotta a cui tutti devono contribuire con il proprio aiuto,sostegno e presenza.
    Infine hanno preso la parola il presidente dell'Associazione di Volontariato Welcome e il responsabile della comunicazione di ProgettoRoma,sottolineando ,ciascuno per la propria organizzazione,pieno  appoggio e collaborazione all'attività della rete di solidarietà.
    Raffaele Fischetto

    VILLA BLANC:AUGURI DAGLI IRRIDUCIBILI



                                                              Villa Blanc da Via Nomentana

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo la mail del Presidente dell'Associazione Comitato Villa Blanc in cui si fa il punto delle azioni intraprese dal Comitato e degli ultimi incontri svolti,con l'augurio finale di  serene festività per gli amici della Villa.

    Tre Righe coglie quest'occasione per augurare da parte di tutta la sua redazione  pace e serenità ai propri lettori
    D.F.

     

    Il 19.12.2014 20:55 Adolfo Rinaldi ha scritto:
    Cari amici
    Il nostro esposto di Ottobre per il taglio degli alberi a Villa Blanc ha avuto un seguito importante non solo perché ha portato all'esame della polizia locale dei punti da noi sollevati per riferire in dettaglio al PM ( convocazioni finora di Daniela e Adolfo, Giorgio e Francesca ) ma anche perché credo che sia stato la causa della presentazione finalmente da parte LUISS alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici - solo 15 giorni fa - del piano di assetto finale del parco , di cui avevamo evidenziato la mancanza tra le ragioni di illeggittimità nel nostro esposto.

    Stamattina ho fatto una visita lampo alla Soprintendenza BAP ed ho parlato con l'arch Maria Luisa Mutschlechner che ha l'incarico dell'ufficio per la tutela paesaggistica e che è responsabile della valutazione del piano LUISS, da lei ricevuto. Pensa di completare l'esame per metà gennaio. Lei parla di fissare le regole per l'apertura del parco al pubblico e ci invita a presentare una memoria con la nostra posizione, il che mi ha piacevolmente sorpreso. Discuterò con Gianluca e Luciano ( che aveva avuto lo scorso anno un incontro con il BAP-arch Anzivino ora in pensione) la preparazione di questa bozza durante le vacanze per inoltrarla al più presto. Ne parlerò anche al Prof. Portoghesi e cercherò di promuovere il suo intervento.
    Anche l'esposto al Dott. Serra- coordinatore dei punti verdi infanzia- per piazza Winckelmann, nonostante lo scandalo della raccomandata respinta per boicottaggio dall'ufficio protocllo dell'Assessorato all'Ambiente, ha portato finalmente alla ispezione da parte dei vigili che sembrano aver riscontrato molte irregolarità ( finalmente!). Chiederò a Gerace copia del verbale dell'ispezione mentre mi recherò di nuovo personalmente alla segreteria di Serra per consegnare a mano la raccomandata e farmi dare riceviuta da cui risulti l'indebito respingimento.
    Per quanto riguarada la sollecitazione di autorevoli interventi in giudizio al Consiglio di Stato, l'avv. Rossi ha promesso di fornire una bozza entro il 30 dicemnre ma abbiamo deciso di sollecitare da subito tutte le personalità che vogliamo invitare. Io cercherò di stabilire un contatto con Prof. Maddalena, l'ex ministro Bray, Tomaso Montanari del Fatto Quotidiano e il Prof. Aiuti che ci legge in copia. Francesca mi ha assicurato che solleciterà l'attenzione del Ministro Franceschini.
    Come vedete se ci impegniamo riusciamo a ottenere risultati importanti per la comunità, impensabili senza di noi.
    CORAGGIO! SONO SICURO CHE IL CONSIGLIO DI STATO CI DARA' RAGIONE E CHE OTTERREMO SIA L'APERTURA DEL PARCO AL PUBBLICO CHE LA DRASTICA RIDUZIONE DEI PARCHEGGI. SVEGLIEREMO ANCHE I CONIGLI DELLLA GIUNTA MARINO CHE FINORA NON HANNO TROVATO IL CORAGGIO DI INTERVENIRE CONTRO I POTERI FORTI!
    BUON NATALE A TUTTI VOI, NELLA COMUNE COSCIENZA DI RENDERE UN SERVIZIO PREZIOSO E GRATUITO ALLA COMUNITA' PER UNA ROMA CHE COMINCIA DAVVERO A CAMBIARE. QUESTO CAMBIAMENTO NON CI VERRA' MAI DONATO DALL'ALTO MA POTRA' SOLO ESSRE OTTENUTO GRAZIE AI NOSTRI SFORZI E A QUELLI DEGLI ALTRI CITTADINI CHE NON DELEGANO LE PROPRIE RESPONSABILITA'
    Ma le comunicazioni continueranno anche in questi giorni festivi-
    AUGURI !!!!!
    Adolfo Rinaldi.






    20 dicembre 2014

    Recensione film PRIDE di Mattew Warchus





      



     
     
     

    PRIDE, film di Matthew Warchus -
    Anche se giudicato da alcuni critici un’astuta operazione commerciale il film Pride diverte e rallegra lo spettatore. Gli ingredienti politically correct anti-thatcheriani si sommano a cliché di successo – il tema del ballo ad esempio è stato usato da Ken Loach nel recentissimo Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e di libertà.
    Pride è un film pieno di valori condivisibili che difendono le minoranze discriminate siano esse gay e lesbiche, operai, o solo gallesi oppure quando la discriminazione riguarda semplicemente le donne.
    In un periodo difficile della storia inglese come quello degli anni Ottanta, il gruppo LBSM (Lesbians and Gays Support The Miners) guidati da Mark – un simpatico Ben Schnetzer – si proietta verso la battaglia in difesa dei minatori in sciopero contro i tagli della Thatcher raccogliendo anche notevoli fondi. Il difficile rapporto tra gay e lesbiche con la piccola comunità gallese di operai si trasformerà in solidarietà reciproca in un bel finale consolatorio. Un film ricco di persone e personaggi che ritrovano ideali e motivazioni di battaglie nello svolgersi degli eventi in un crescendo che, se anche prevedibile, coinvolge e appaga. Le crisi tra le coppie, le educazioni familiari soffocanti, le difficoltà di rapporti con le comunità di origine saranno tutti risolti per il meglio nell’entusiasmo generale. Mattew Warchus ci presenta un notevole cast variegato dal più istrione Dominic West al serioso Paddy Considine.
    La musica ha un ruolo conduttore nel film nella crescita, non facile, del rapporto delle due “comunità”. La musica pop degli anni Ottanta – come Bronski Beat, Frankie Goes to Hollywood, Soft Cell, Culture Club, Dead or Alive – ha rappresentato esempi di rovesciamento dei cliché eterosessuali e può considerarsi la colonna sonora di quell’epoca. Il regista recupera quel decennio come momento di solidarietà della protesta sociale e della rivendicazione dei diritti, in contrapposizione al fatto che è stato sempre associato alla de-ideologizzazione e al disimpegno.
    Il Gay Pride nella sua versione pop è la formula di successo di Mattew Warchus, un regista che viene dal teatro, che ha colto lo spunto di una storia vera per farlo diventare un grazioso e piacevole spettacolo.
     
    Ghisi Grütter

    19 dicembre 2014

    VILLA BLANC :GLI IRRIDUCIBILI NON MOLLANO ANZI RILANCIANO.

     
    Villa Blanc prima dei lavori Luiss

                                                                          Villa Blanc dopo i lavori Luiss
    I Paladini di Villa Blanc,meglio conosciuti come gli Indomabli, mentre si sono attrezzati per il ricorso al  Consiglio di Stato contro l’iniqua sentenza del TAR, a dir poco discutibile, che li ha visti soccombere solo TEMPORANEAMENTE  nei confronti della LUISS,si sono mossi anche per altre vie, visto che chi dovrebbe vigilare spesso è a dir poco disattento a meno che,poi,ci pensi qualcun altro e allora sono dolori come la recente vergognosa   vicenda di  Mafia Capitale insegna.
    Per questo hanno presentato il 24 ottobre 2014  un esposto alla Procura della Repubblica contro il progressivo  disboscamento del parco di Villa Blanc ad opera della solerte LUISS. D’altronde è comprensibile questo atteggiamento ,dal  punto di vista della Luiss:devono pur far spazio ai 5400 mq per i parcheggi previsti ,e bisogna pur allargare i viottoli per far transitare le auto .E quindi vai con le seghe:taglia,disbosca, abbatti. E chi se ne importa  degli uccelli ,tanti e di tante specie che vi nidificavano  in santa pace ,come anche per molte piante ormai abbattute. Tutto scomparso. Ormai un silenzio angosciante avvolge  il Parco,laddove prima era  tutto un cinguettare ,un muovere le fronde,un nidificare. Ora solo rumore di seghe,che per la verità negli ultimi tempi si sono anch’esse azzittite proprio perché il “grosso “ del lavoro è stato fatto,rumore di  motori di mezzi meccanici ,un via vai di operai che naturalmente ormai parcheggiano le loro auto un po’ dappertutto nella Villa,tanto lo spazio è stato creato a sufficienza.
    Insomma una violenza ai danni di un’oasi di pace senza che nessuna dicasi nessuna,fra le tante,  autorità a vario titolo competenti si facesse avanti per far rispettare i vincoli .
    Uno scarica barile indecoroso ai danni di un ambiente naturale che esigeva rispetto e non indifferenza.
    Ora la palla passa alla Procura della Repubblica.Vedremo  quali saranno le decisioni che prenderà in merito.
     
    Domenico Fischetto
    Invitiamo i lettori che volessero prendere visione  dell’esposto di rivolgersi alla redazione di Tre Righe

    18 dicembre 2014

    IL POPULISMO VIVE DI TIFO:LE OLIMPIADI A ROMA

        


    Qualcuno ci spieghi  per cortesia perchè la candidatura di Roma come città organizzatrice di una prossima Olimpiade, bocciata due anni fa dal ferale  Presidente del Consiglio Mario Monti per ragioni di contenimento della spesa e auspicabile miglioramento dei conti pubblici,sia ora sia invece proponibile.Cosa è cambiato nel frattempo tanto da poter orgogliosamente annunciare urbi et orbi che Roma sarà candidata alle Olimpiadi del 2024?
    A nostro modestissimo parere non è cambiato nulla , anzi ad essere pignoli la situazione è peggiorata se si osservano  soltanto due parametri: il debito pubblico e la disoccupazione,in particolare quella giovanile.Quello che è cambiato è il premier:dal grigio euroburocrate Monti ora siamo passati nell'era del frizzante e parolaio tosco Matteo Renzi che,con il vento in poppa grazie al risultato del 40% alle europee, travolge ogni cosa e apre partite ritenute, a torto evidentemente,, chiuse.Sordo agli scricchiolii del pavimento su cui poggia il suo consenso, Renzi da Pontassieve annuncia che la candidatura di Roma  punterà dritta alla sua assegnazione.
    Partecipare non gli interessa.
    Insomma:quando ci sveglieremo da questa ipnosi collettiva che ci ha preso un pò a tutti,sarà troppo tardi e saranno lacrime amare.
    Renzi certamente  sul successo di questa sua iniziativa potrà contare sul "disinteressato"'appoggio  di quanti fino adesso hanno lucrato sulle mega opere pubbliche lungo tutto lo stivale.O qualcuno pensa che le organizzazioni malavitose scompariranno per incanto perchè lo dice Renzi? Queste organizzazioni al massimo cambieranno pelle,come i serpenti, , adattandosi  al nuovo clima,se mai ce ne sarà uno.Si sapranno riconvertire e si riproporranno più forti e  "gajardi" che pria.
    Anche Raffaele Cantone,il magistrato anti-corruzione,dal canto suo (scusate il bisticcio di parole) , è uno dei sostenitori di questa iniziativa .D'altronde per lui è lavoro assicurato fino al 2024.
    Hai detto niente di questi tempi!!!
    Domenico Fischetto


    17 dicembre 2014

    PINETINA DI VILLA MASSIMO :ULTIMO ATTO?



                                                     Pinetina di Villa Massimo (foto Fischetto)

    Dal comitato villamassimo riceviamo e volentieri pubblichiamo l' ultimo aggiornamento sulla tormentata vicenda della Pinetina di Villa Massimo,i cui sviluppi  rivestono un carattere di estrema importanza per gli abitanti del quartiere Italia  ma sono anche significativi per tutta la città di Roma .Infatti è fuor di dubbio che la disinvoltura con cui molte volte sono state gestite le convenzioni per i punti verdi dall'apposito ufficio del X Dipartimento abbia attirato l' attenzione della Magistratura, che ha smascherato il comportamento criminale  di alcuni  personaggi assurti agli onori  della cronaca ,ultimo tra questi quelli collegati  alla cd "Mafia Capitale".
    Il 26 novembre 2014 il direttore dell’ufficio di scopo punti verdi del comune di Roma ha revocato la concessione-convenzione in vigore dal 2001 nella pinetina di Villa Massimo e chiesto al Municipio Roma 2 l’adozione dei provvedimenti consequenziali.
    Poche sintetiche parole per dire che la convenzione stipulata dal Comune di Roma nel 2001 con la DAFI s.r.l.,per la parte della pinetina destinata a  ristoro, e con Diego Denaro,per quella invece destinata a spettacolo viaggiante, è stata revocata.
    Indubbiamente  questo provvedimento segna un' importantissima vittoria per i cittadini e le associazioni/comitati che ci hanno sempre creduto e che hanno combattuto  senza risparmiare le proprie energie e senza mai scoraggiarsi.
    Riteniamo comunque  che la vicenda non si chiuderà qui. Da informazioni assunte  negli ambienti vicini all'unico concessionario (a questo punto ex) ,avendo rilevato la quota dell'altro che nel frattempo vi aveva rinunciato, abbiamo appreso che sicuramente darà battaglia contro questa decisione per tutelare i propri diritti e il proprio investimento.
     
    Quello che ci auguriamo che la Pinetina venga aperta al più presto  al pubblico,dopo tutto questo tempo di abbandono,non senza aver prima garantito  un servizio  di manutenzione,pulizia e sicurezza adeguato.Se no,siamo punto e a capo.
    Poi le vicende giudiziarie abbiano corso nelle  sedi proprie ,cioè nelle aule giudiziarie.
    R.F.


     Ricordiamo sinteticamente gli ultimi fatti (dal comunicato del Comitato Villa Massimo)



    1- il 9 settembre il Consiglio di Stato ha condannato Comune di Roma e il  Concessionario

     2- il 5 agosto 2014 sul vincolo paesaggistico insistente sull’area la
     Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ha scritto che
     tutte le trasformazioni realizzate nel tempo nella pineta sono illegittime
     e chiesto un piano di recupero e restauro.

    3- il 22 settembre 2014 l’Ufficio di scopo Punti Verdi, a seguito della
     sentenza del Consiglio di Stato ha chiesto al municipio di verificare le
     alterazioni dello stato dei luoghi a seguito della convenzione del 2001 e
     dei lavori eseguiti in seguito e l’esercizio del potere sanzionatorio per
     gli eventuali abusi edilizi .

    4- Il 24 settembre L’Ufficio di scopo Punti Verdi, in base alla sentenza
     del Consiglio di stato e alla nota della Soprintendenza Paesaggistica sui
     vincoli sull’area, ha notificato, al concessionario Dafi srl,l’apertura di
     un procedimento di autotutela per la revoca della convenzione/concessione
     in vigore dal 2001.
     
    5 – il 24 ottobre 2014 l’U.O Tecnica e la Polizia Municipale di via Goito
    35 hanno eseguito un sopralluogo non su tutte le modificazioni come
     richiesto dalla nota al punto 3 ma *solo *sulle opere realizzate nello
     spazio verde e nell’area giochi, che vengono dichiarate riconducibili alle
     previsioni dell’art.21 della Legge Regionale n.15/2008 (opere abusive
     eseguite su suoli di proprietà dello stato e di altri enti pubblici) e
     successivamente l’area è stata sequestrata dalla magistratura
    penale.

    *Il 26 novembre 2014 con la Determinazione Dirigenziale n.83 il
    Direttore
    dell’Ufficio di Scopo Punti Verdi ha annullato la
    Convenzione–Concessione e
     le determinazioni relative.*

     *Sono passati 20 giorni e dal municipio giungono rumori di voci ma
    ancora
     nessun atto che possa portare alla restituzione della pineta alla
    città e
     ai cittadini e la sua riapertura al più presto. *

    Comitato per la difesa della pineta di villa massimo
    >
    > comitatovillamassimo@gmail.com

    Scrivete in redazione (trerighe3@virgilio.it) per ricevere la Determinazione Dirigenziale di revoca della convenzione del 26 novembre 2014
     ___________________________________________________________________
    ____________
    >                                       

    15 dicembre 2014

    QUARTIERE STAZIONE TIBURTINA:CHIUDE L'ULTIMA E UNICA LIBRERIA


     

    Dopo 20 anni dalla sua apertura,la libreria NIMA ha abbassato definitivamente la sua serranda,arrendendosi al “cafonal” delle pizzerie/kebab che la stringevano d’assedio.

    Dal gennaio 1994, quando l'architetto iraniano Fereydoun Rangrazi aprì Nima, questa libreria era  divenuta un punto di riferimento per chi desiderava trovare libri in lingua araba, persiana, turca, tibetana, cinese e giapponese, albanese, afghana dari, urdu. Opere di letteratura, ma anche a carattere scientifico e testi di spiritualità. Si poteva acquistare la maggior parte di ciò che era  stato tradotto in italiano della letteratura del Vicino o Estremo Oriente insieme alla letteratura per l’infanzia e ai libri di racconti di questi mondi. Si potevano  trovare, inoltre, i libri di testo della facoltà di Studi Orientali dell'Università La Sapienza. Al piano superiore si trovava una sala dove si facevano anche presentazioni di libri e si allestivano mostre di pittori e fotografi italiani e stranieri.
    L’ultimo e unico baluardo  culturale  della zona se n'è andato,ha chiuso i battenti.....per sempre .

    Come era “logico” che fosse, la spazio della libreria è stata trasformato in una sala a servizio della pizzeria adiacente.

    Dopo questo ennesimo episodio che segna definitivamente la morte culturale del quartiere,ci chiediamo se il degrado della zona intorno alla Nuova Stazione Tiburtina,Cavour,avrà mai fine.
    Un passeggero sbarcato l’altro giorno da qualche treno e che si aggirava sperduto tra il degrado,la sporcizia,gli olezzi nauseabondi,i piccoli delinquentelli e via elencando,davanti a tutto questo ha esclamato:”E’ allucinante”.

    Dobbiamo dargli ragione. Infatti è allucinante se il Comune di Roma,il Municipio che conta poco ma è pur sempre un’ istituzione, RFI,le forze dell’ordine e tutti coloro che sono responsabili dell’ordine e del decoro  a Roma ,nel Lazio e in Italia,dopo venti anni e passa che i cittadini reclamano contro questo degrado,la situazione non sia per nulla migliorata …..anzi.

    In questa  discesa agli inferi senza fine potremmo fare nomi e cognomi,potremmo elencare le prese di posizione e i proclami mai onorati  e che si sono fermati alle belle parole, le promesse elettorali poi  a vagonate , fatte da pccoli come anche da grandi uomini politici . Ma ce ne asteniamo un pò per carità di patria ,un pò anche perchè siamo stanchi di dover denunciare situazioni e fatti a cui nessuno si prende la responsabilità di porvi rimedio .
    Invitiamo comunque i nostri lettori che non si dovessero fidare delle nostre parole, a  farsi un giretto sul posto per rendersi conto di quello che stiamo dicendo.
    E ci fermiamo qui e non accenniamo nemmeno allo stato pietoso in cui è ridotto il glorioso Centro Ittiogenico.

    Una sola parola vale  per tutto questo :VERGOGNA!!!!

    Raffaele Fischetto

    14 dicembre 2014

    EVVIVA!!! IL SINDACO SI E' ACCORTO CHE A ROMA SCORRE UN FIUME:IL TEVERE

     
     
                                        Mappa accampamenti rom lungo le sponde del Tevere
     
     
     
    Come si dice "non tutto il male vien per nuocere".
    Il Sindaco "peregrino"Marino,dopo tutte le recenti disavventure della sua amministazione,rivolta delle periferie e Mafia Capitale, giusto per citare le più clamorose in ordine cronologico,ora finalmente sembra essersi accorto che a Roma scorre un fiume ,abbandonato da anni e lasciato a se stesso ,il Tevere , che potrebbe invece essere rivalutato e diventare volano di sviluppo di tutto e di più per Roma.
    Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti.
     Questo che segue è il comunicato stampa del Consorzio Tiberina rilasciato in conclusione di un incontro con il Sindaco.
    D.F.


    In un incontro con i “Circoli Storici” di Roma nella serata di ieri 11.12.2014, fra i vari temi trattati dal Sindaco Ignazio Marino sul governo della città (in un’esposizione di circa un’ora densissima di contenuti), egli ha affrontato anche la “questione Tevere”, che – proprio in un momento di immagine della Capitale da rilanciare, per fatti trascorsi oggi tristemente in evidenza – può diventare caso esemplare di azione virtuosa, per ridurre gli sperperi, pianificare con attenzione, rendere alla comunità un bene trascurato, valorizzandolo e rendendolo pienamente fruibile, sulla scia di analoghe azioni urbane: intervento ambizioso di estrema complessità, da affrontare con concretezza ma anche decisamente simbolico, comprendendo allo stesso tempo valenze interdisciplinari e intersettoriali riconducibili a storia, natura, culture, turismo, viver sano e altro ancora. Esemplare anche perché “questione” trattata inefficacemente ormai da decenni, e che – nella sua soluzione – resterebbe veramente nella storia recente del governo di Roma. Il partenariato pubblico-privato è stato il punto principale promosso dal Sindaco, oltre a una più ampia “adozione di sponde”, alla collaborazione istituzionale con la Regione Lazio per definire e incentivare il regime concessorio, alla progettualità di base per mobilitare risorse private e pubbliche (comprese quelle dell’U.E.), all’innovazione: ci troviamo per certo in totale sintonia, anche in relazione ai contenuti in elaborazione del Contratto di Fiume del Tevere nell’area urbana di Roma e del Contratto di Foce, che abbiamo promosso e che stiamo coordinando (cfr per esempio "Urbano Roma - da sito contrattidifiume.it").

    13 dicembre 2014

    LA TERRA DI MEZZO E IL GOVERNO DELLA CITTA' DI ROMA


     



    Questo documento ,scritto da Alessandro Bianchi, era stato preparato per essere letto all’Assemblea di ProgettoRoma, che si è tenuta il 9 dicembre u.s.

    Così non è stato,più che altro perché si è preferito ottimizzare i tempi,molto ristretti, a vantaggio  della discussione ed approvazione del nuovo Statuto dell’Associazione.

    Rimediamo ora ,pubblicandolo  su TRE RIGHE.

    D.F.

     


     

    Cari Soci e Amici,

    in vista dell’assemblea di oggi ho ricevuto diverse sollecitazioni a presentare un documento che delineasse quali prospettive Progetto Roma intende assumere per il prosieguo della sua attività, anche alla luce delle modifiche statutarie proposte.

     

    Avevo iniziato a lavorare a questo documento, ma il terremoto politico-giudiziario che ha investito da una settimana a questa parte le istituzioni preposte al governo di Roma, ha inevitabilmente spostato l’attenzione verso vicende sulle quali un’associazione come la nostra, nata con l’obiettivo di fare di Roma una città “bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile”, non può evitare di riflettere attentamente.

    Per questo motivo ho preferito stendere una breve nota di commento a quanto è accaduto e sta accadendo, che lascio alle vostre riflessioni e ad una discussione di merito che credo sia opportuno fare a tempi brevi.

     

    Punto primo: di che si tratta?

    Si tratta della messa allo scoperto da parte della magistratura romana al suo massimo livello, di un fenomeno che chiunque avesse un minimo di capacità di discernimento di quanto accade giornalmente in questa città, aveva capito o intuito da tempo.

    A Roma quasi nulla funziona più come dovrebbe, in particolare non funzionano i servizi essenziali per chi la abita e per chi opera al suo interno: la mobilità delle persone e delle merci; la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; la manutenzione e la pulizia delle vie e degli spazi pubblici; l’assistenza medica e quella sociale, la repressione della illegalità; la sicurezza delle persone.

    Al contempo vengono lasciati senza soluzione problemi enormi che impediscono a Roma di essere quello che dovrebbe essere una Città Capitale: l’accumularsi di un debito insostenibile; una politica urbanistica dissennata, che lascia la città in mano ai sempiterni speculatori immobiliari; l’incapacità di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale; il degrado delle periferie e la mancata integrazione nella città storica; la mancanza di sicurezza dei luoghi e delle persone, e via dicendo.

     

    Di tutto questo vi è da tempo una larga percezione, unita alla consapevolezza che la causa prima di una tale situazione è dovuta al fatto che la politica è stata trasformata da “arte di governo” in “pratica di potere”, che ha significato smettere di prendersi cura dei problemi della città e dei cittadini e occuparsi dei propri interessi: personali, familiari, di gruppo, di partito, di lobby, di loggia.

    E poiché questo tipo di occupazione comporta la raccolta ampia e continua di denaro, ci si deve concentrare sulle attività che rendono disponibile il denaro, ovvero appalti, commesse, consulenze, concessioni e cose simili.

    Attorno a questo grande catalizzatore che è il denaro si è formata l’accozzaglia malavitosa che è stata definita la “terra di mezzo”.

    E’ la terra che a Roma vediamo abitata da criminali incalliti, da delinquenti comuni e da cascami di organizzazioni parafasciste.

    Ma abitata anche da imprenditori senza scrupoli, da tecnici prezzolati, da arrampicatori sociali e da galoppini.

    E abitata – e questo è l’aspetto peggiore – da intere filiere di amministratori: dai vertici del consiglio comunale, agli assessori, ai dirigenti apicali, ai funzionari, agli impiegati di concetto, fino agli uscieri.

    Ed è patetico sentir ripetere che la maggior parte dei dipendenti del Comune sono brave persone dedite al loro lavoro, perché il funzionamento della macchina comunale non passa per i molti per bene, passa per le filiere degli inquinati, quelli a libro paga, quelli che incassano le tangenti, quelli che nascondono in casa le bustarelle.

    La magistratura romana ha squarciato un primo velo – probabilmente ancora molto piccolo – e ci dobbiamo augurare che faccia il suo corso nel modo più rapido e rigoroso, tenendo lontani i soliti pennivendoli che hanno subito cominciato a sollevare critiche al suo operato.

     

     

    Punto secondo: che cosa è successo nel Partito Democratico?

    La domanda si pone in quanto il versante della vicenda sul quale possiamo e dobbiamo esprimerci non è quello giudiziario ma quello politico e, in modo particolare, quello che riguarda il partito che per molti di noi ha costituito e per alcuni costituisce ancora il principale riferimento: il Partito Democratico.

    Dico questo dando per scontato che la responsabilità di aver introdotto dentro le strutture dell’amministrazione comunale le persone e le pratiche della “terra di mezzo”, ricade completamente sulle spalle dell’allora Sindaco Alemanno. E’ lui che le ha in qualche modo istituzionalizzate e ne ha consentito il radicamento.

     

    Ma se queste persone hanno potuto agire indisturbate e se queste pratiche hanno dilagato, non può che esserci stata una connivenza e una complicità da parte degli esponenti del PD, prima dai banchi dell’opposizione e poi con l’amministrazione Marino dalle posizioni di governo della città.

    Così è stato, con l’avallo dei responsabili locali e nazionali del PD. Ed è desolante vedere che il giorno dopo l’azione della magistratura, i vertici decidano di commissariare il PD romano. Fino al giorno prima nessuno sapeva nulla? Nessuno ha visto come erano state gestite a suo tempo le primarie per il candidato sindaco? Nessuno sapeva che ormai il PD romano è organizzato per gruppi, correnti, bande dedite a controllare pacchetti di voti a favore dei propri candidati?

    E perché mai il neo commissario Orfini sente il bisogno di ringraziare Coratti, Ozzimo e Patanè per il loro lavoro? Di quale lavoro parla, di quello che ha portato questi signori  ad essere indagati o arrestati? Di quello che ha gettato discredito sull’intero partito?

    E che dire del fatto che solamente una settimana fa il PD romano, d’accordo con il vertice nazionale, considerava Marino una scheggia impazzita e spingeva per circondarlo di emissari del partito e oggi lo considera l’usbergo contro gli attacchi esterni?

    La verità è che anche nel PD si è perso completamente il senso dell’etica pubblica e si è lasciato campo libero ad arrampicatori e affaristi.

     

    Quello che servirebbe è una ricomposizione del rapporto con i cittadini, con i loro problemi, le loro aspettative, i loro bisogni, le loro paure, cose di cui nessuno più discute, meno che meno in quei luoghi privi di anima che sono diventati i “circoli”.

    Ma questa ricomposizione sarà mai possibile se il novello segretario/presidente dice che non ha importanza se alle elezioni regionali in Emilia non ha votato il 60% dei cittadini? E che dire del fatto che discute di riforme istituzionali, di legge elettorale, di riforma della giustizia, e di elezione del nuovo Presidente della Repubblica, con un condannato per reati gravi contro la pubblica amministrazione, mentre sta scontando la relativa pena?

    Ci può essere dimostrazione più evidente del baratro che questo modo di governare ha creato tra istituzioni e cittadini?

    Questo non è governare, è comandare ed è la logica che creerà un terreno sempre più fertile per far crescere la malapianta della “terra di mezzo”.

     

     

    Terzo punto: che si può fare in questa situazione per Roma Capitale?

    Sappiamo bene che qualsiasi cosa dovessimo suggerire non ha la minima possibilità di essere raccolta da alcuno, il PD per primo, ma malgrado ciò credo che non possiamo esimerci dall’esprimere come sempre il nostro pensiero, se non altro per farne oggetto di discussione tra noi.

    Allora ricordo, anzitutto, che abbiamo aderito all’appello lanciato subito dopo l’esplosione della vicenda con il quale Libertà&Giustizia chiede al Sindaco di Roma, Ignazio Marino, di sospendere da incarichi decisionali tutti gli inquisiti e quanti comunque siano risultati coinvolti nella "mafia Capitale", fin quando le singole posizioni non saranno chiarite (…) “La presunzione di non colpevolezza individuale non può ledere il principio di pubblica precauzione, soprattutto a fronte di intercettazioni sconcertanti ed altri chiari indizi concorrenti”.

     

    Tuttavia dopo quella dichiarazione i contorni della vicenda si sono ulteriormente allargati e dobbiamo tenerne conto per rispondere al quesito di fondo: il Consiglio di Roma Capitale va sciolto?

    La mia risposta riguarda l’opportunità politica di un simile passaggio, che va valutata in ragione dell’obiettivo prioritario che occorre perseguire oggi a Roma, ovvero l’avvio di un percorso di rigenerazione della macchina amministrativa.

    Dunque lo scioglimento si può evitare se si procede al completo azzeramento della Giunta e alla sua sostituzione con una compagine diversa, composta da persone che devono possedere due requisiti irrinunciabili: competenza e onestà.

    E’ una cosa sulla quale abbiamo argomentato ripetutamente durante la campagna elettorale dello scorso anno e che, ovviamente, non ha trovato alcun ascolto.

    E’ possibile che ripeterlo oggi possa trovare orecchie più attente.

     

    Dunque ripeto, anzitutto, che per assumere il ruolo di Assessore con una delega specifica ci vuole una persona con un’ampia, documentata e riconosciuta competenza in quel settore.

    Il fatto che avvenga quasi sempre il contrario è dovuto a quell’insopportabile modo di pensare che si richiama alla “superiorità della politica”.

    Ma per quale misteriosa ragione un signore qualsiasi che ha alle spalle un percorso formativo o professionale che non ha nulla a che vedere con la cultura, la sanità, i trasporti, il bilancio, l’urbanistica, le politiche sociali e via dicendo dovrebbe guidare un assessorato preposto a quei compiti a Roma?

    La verità è che la persona da scegliere per quel posto deve avere la caratteristica di unire alla competenza in quel campo una spiccata propensione per la gestione amministrativa.

     

    Quanto  alla garanzia di onestà, la strada da percorrere è quella che abbiamo indicato da tempo dell’istituzione dell’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, di cui bisogna sapere tutto - nomi, redditi, posizione fiscale, patrimonio immobiliare, partecipazioni societarie e simili – e quel tutto va monitorato per l’intero periodo in cui ricopre quel posto da parte un nucleo di valutazione esterno e indipendente

    Con queste figure va costruita la nuova Giunta di Roma Capitale, se si vuole lanciare veramente un segnale di inversione di rotta.

     

    Se questo non dovesse avvenire e, come purtroppo sembra di vedere, dovesse permanere quella zona grigia  in cui si svolgono le trattative politiche, se si dovessero ripetere i soliti rituali di contrattazione sui posti e continueremo a vedere persone mediocri e disoneste alla guida di Roma, allora il discredito, già molto alto, aumenterà e dilagheranno le pulsioni populiste che sono già riaffiorate.

    In questo caso l’unica strada praticabile sarebbe quella dell’immediato ricorso a nuove elezioni.
     
    Alessandro Bianchi