26 novembre 2012

PRIMARIE:IL SEGGIO DI P.ZA WINCKELMANN VISTO DA MARCHESINI

Notizie dalla terra delle primarie
di Gian Carlo Marchesini
Ho trascorso gran parte della domenica a fare da piccolo scrivano vicentino al seggio delle primarie del centrosinistra a piazza Winckelmann. Oltre al gran freddo umido che mi sono beccato, già pesantemente raffreddato, specialmente la mattina dalla selva scura della Villa, credo valga la pena di riportare alcuni episodi in parte divertenti, in parte interessanti e significativi.
Intanto, alle 7.45 del mattino ci siamo ritrovati, noi squadra destinata alla gestione del seggio, privi di materiali e attrezzature, per cui abbiamo dovuto darci da fare e provvedere in proprio – Mimmo Fischetto innanzitutto – per procurarci almeno tavoli e sedie.
Cosa analoga è successa la sera verso le 17.00 con l’arrivo delle tenebre. Essendo collocati in un angolo della piazza sotto un lampione come delle peripatetiche, e non potendo neppure procedere con le normali operazioni   di voto, è stato giocoforza tentare di risolvere il problema in proprio prima con un generatore alimentato da benzina, che però non ha voluto accettare di funzionare, poi con l’allaccio volante con il sottostante box del solito provvidenziale Mimmo.
Se è per questo anche le schede elettorali a un certo punto sono terminate, per cui l’ottimo Josi, con il suo Suv da lui garantito come conveniente e risparmioso, si è dovuto precipitare nella sede della Federazione in via delle Sette Chiese.
Che la piena dei partecipanti alle primarie sia stata travolgente e non in questa misura prevista, lo hanno confermato le lunghe code pressoché costanti, accompagnate da molta pazienza ma anche da borbottii e mugugni che a un certo punto si sono anche tradotti nel grido di uno dei votanti in attesa che, osservando dalla fila qualche nostra difficoltà organizzativa di troppo, se n’è sbottato: e voi sareste quelli che noi candidiamo a governare il Paese..!  Ma, così sfogato, se n’è ben guardato di lasciare il suo posto.
Mi è pure capitato di rivolgermi a un dirigente locale del PD, capitato al seggio in qualità di elettore, per chiedergli ad alta voce se poteva procurarmi almeno acqua e un caffè (dopo qualche ora a forza di trascrivere sui registri nomi e indirizzi e di dare spiegazioni, le dita erano intirizzite e doloranti, le fauci secche). Ebbene, colui, davanti a tutti, ad alta voce mi ha risposto gridando che mi avrebbe dovuto querelare per non so bene quale accusa gli avrei rivolto qualche mese fa in qualcuna delle mie consuete cronache delle riunioni e dibattiti che si svolgono all’interno del Circolo.
Ovviamente, malgrado freddo, fatica, inadeguatezze organizzative e rispostacce, non sono affatto pentito del lavoro svolto, Non è stata d’altra parte la prima volta né sarà l’ultima. A parte che durante la giornata ho avuto la soddisfazione di vedere avvicinarsi a votare praticamente tutti gli amici e conoscenti del quartiere, le primarie sono e rimangono una occasione di democrazia attiva ghiotta. Si sta in mezzo e dentro una situazione sociale progressista viva, ci si scrolla di malumori e sensi di impotenza e frustrazione televisiva, ci si conta, ci si guarda negli occhi, ci si scambia opinione e parola.
No sarà la cacciata a calci in culo di chi se lo merita, non sarà la presa della Bastiglia, ma è una occasione importante di sentirsi vivi e attivi, di incontrarsi e contare, di partecipare. E mi dispiace che Grillo, dopo l’ interessante campagna elettorale di full immersion tra la gente fatta in Sicilia, nel suo commento sul Web l’abbia fatta fuori dal vaso lanciando una  sprezzante invettiva verso quella che rimane una bella e importante partecipazione democratica di massa.
Ora bisogna darsi da fare, domenica, per fare in modo che Bersani vinca.
 



 

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