Ho
partecipato
all’incontro chiesto insieme ad Aldo Luciani e
Enrica Quattrucci, dirigenti della sezione Anpi ospitata in Via Catanzaro, nonché
militanti del PD , insieme a Mimmo Fischetto, Mario Giancotti, Francesca del
Bello e Dario Marcucci (nostri rappresentanti in Municipio), e una delegazione folta
e combattiva del Comitato Villa Massimo.
Non mi avventuro nella ricostruzione del percorso
decennale di abusi e rispettive sanatorie che, a partire dal 1999, ha segnato
le vicende dei 7.500 mq di Villa Massimo, e che ha visto un concessionario gestore
privato passare dai 30 mq iniziali di un suo chiosco gelati agli attuali 500 di
un ristorante, parte al chiuso parte all’aperto, più l’attuale area giochi al
centro della Villa che è in procinto di trasformarsi in spazio multifunzionale,
ludoteca per bambini, fasciatoio per neonati, punto ristoro e quant’altro - per
altri 300 metri. (Viene al proposito spontaneo
chiedersi: ma questo privato che lavora tenacemente per accrescere il suo
profitto, che titoli, esperienza e competenza ha per allestire e predisporre
dentro parchi e spazi pubblici sale multifunzionali, ludoteche per bambini e quant’altro?)
Giova tra l’altro ricordare che Villa Massimo è
parco pubblico, cioè terreno demaniale vincolato, e però, in questo ultimo
decennio, ha visto estendersi e rafforzarsi l’interesse di un privato non certo
nella qualità di benefattore e mecenate, ma esclusivamente dedito
all’incremento del suo profitto. Il punto è che il Partito Democratico è stato
in questo arco di tempo saldamente al governo del Municipio: chi l’ha diretto
o ha ricoperto incarichi amministrativi
pubblici, in presenza di questa danza perversa di abusi e sanatorie, può essere ritenuto esente da qualsiasi
responsabilità? Si dice che i veri responsabili
di quel percorso di abusi e illegalità sono il Comune e il direttore del
Servizio Giardini: così marginale e ininfluente è dunque il ruolo degli
amministratori del III Municipio? E a un comitato che da anni combatte per la
tutela dell’integrità e del corretto uso di una porzione significativa di bene
pubblico, e che a sostegno raccoglie le firme di 3000 cittadini di quel
quartiere, noi rispondiamo che non c’eravamo, non potevamo, o per quel che
abbiamo potuto abbiamo sempre e comunque fatto del nostro meglio?
Ma appunto, io sono l’ultimo arrivato, e per un
difetto di conoscenza sufficientemente approfondita non posso certo scagliare
pietre. Ma le vicende raccontate lasciano quantomeno imbarazzati e interdetti. Si
può reclamare la correttezza della propria posizione rivendicando che si è ottenuta oggi la ripiantumazione di 25
piante ad alto fusto? Ma quando, nel corso degli ultimi anni, ne sono state
tagliate 43, dove erano gli amministratori del Municipio? Cosa hanno
concretamente fatto per impedirlo? E che l’”amico” gestore, oltre ad ampliarsi
anno dopo anno, tenga ristorante e pub aperto dentro una villa pubblica fino
alle due di notte, impedendo così chi abita accanto alla Villa di dormire, ci
lascia indifferenti?
Dice (ma sottovoce) che gli abusi sono avvenuti
quando presidente del Municipio non era l’attuale, ma il precedente. Ma non era
anche allora lo stesso Partito a esprimerlo e sostenerlo? E il problema
infatti, più e oltre qualche singola persona, non investe l’intero Partito,
municipale e cittadino? Io credo infatti che, al di là della ricerca del
colpevole, che rischia di trasformarsi in una logica dello scarica barile
infinita, il centro vero della riflessione riguarda la linea politica che è
stata attuata dai pubblici amministratori, e dal Partito praticata o non
efficacemente contrastata, in fatto di gestione del verde, dei giardini, dei
parchi e delle ville cittadine.
Per spiegarmi meglio ricorro ad un esempio. Ho una
figlia, sposata con quattro bambini piccoli, che vive a Montpellier. Quando
vado a trovarli raggiungo spesso con i bimbi la bellissima piazza principale di
Montpellier, Place de la Comédie. Lì in un angolo c’è una grande giostra a
pagamento con i cavalli di legno che salgono e scendono per la gioia dei
bambini che li montano. In un secondo lato, dentro un piccolo parco con
laghetto pieno di anatre, c’è un maneggio dove i bambini, sempre a pagamento,
possono farsi un giretto in groppa a un pony. In una terza parte della grande
piazza, tenuta benissimo, e sulla quale si affacciano bar e ristoranti, teatri
e cinema, c’è un terzo parco giochi per bambini. E’ recintato con una
staccionata in legno ad altezza di bambino, l’ingresso è gratuito così come
l’utilizzo di tutti i giochi, che sono coerenti con il principio pedagogico del
movimento e del sano dinamismo: altalene, saliscendi, scivoli, scalate e
discese con ostacoli stimolanti. Il tutto è costruito prevalentemente in legno,
pochissimo e non invasivo metallo, niente plastica e niente è a pagamento.
Gestione, manutenzione e pulizia sono a carico della mano pubblica, i genitori
sono seduti su comode panchine tutto intorno, i bambini di tutte le età ed
etnie si incontrano, giocano, fanno amicizia, si divertono in piena e totale
sicurezza. Un piccolo, semplice e sicuro paradiso.
L’esatto contrario, se volete un altro esempio a noi
vicino, è quello che è diventato il parco giochi per bambini in cui è stata
trasformata Piazza Winckelmann. Lì,
recintato è chiuso da alte inferriate e cancelli, tutto è lamiera e
plastica, tutto è rumoroso, inquinante e a tariffario esoso. Lì la logica del
massimo lucro privato è stata scientificamente perseguita e realizzata al suo
meglio. Il complesso dei giochi per bambini realizzato dentro Piazza
Winckelmann, nella pulizia e nella sicurezza apparente, è quanto di più
privatizzato e monetizzato poteva essere realizzato. E perché dico che la
sicurezza è solo apparente? Perché, ad esempio, i motori sempre in funzione per
mantenere gonfi i teloni in plastica che consentono ai bambini di rotolare e zompare,
sparano i loro scarichi certo non sani e puliti proprio sotto le finestre della
scuola media, e non lontano dal lato di Villa Blanc dove la Luiss ha in
progetto di costruire un parcheggio per 200 auto.
Allora, io chiedo: Villa Massimo o Piazza
Winckelmann, si tratta di casi episodici
e singoli, o di un indirizzo e un modello che privilegiano il profitto privato
a danno di un servizio vero allo sviluppo armonico e sano dei nostri
bambini? E perché i nostri
amministratori, quelli del Partito Democratico, questa linea di privatizzazione
del bene pubblico a fini di lucro non l’hanno contrastata, se non a volte proprio
e del tutto assecondata? Non è stato
qualcuno dei nostri massimi dirigenti a inventare la formula dei Punti Verdi per l’infanzia,
finita come è sotto gli occhi di tutti, con indagini della magistratura
accompagnati da imputazioni pesanti e arresti?
Ma scusate, il Partito democratico è per l’Italia Bene
Comune, o a sostegno del pieno dispiegamento del Lucro Privato? E le nuove generazioni, i nostri figli, sono
da noi destinati a oggetto e pretesto per l’altrui arricchimento? Ma noi da che parte stiamo, del benessere e dei diritti dei cittadini, o
dell’avidità illimitata e dell’arricchimento frutto di abusi del singolo? Non c’è da rivedere e revisionare
drasticamente il tutto?
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