28 gennaio 2013

LA DEPORTAZIONE DEGLI OMOSESSUALI NEI CAMPI DI STERMINIO

Giornata della Memoria.   La deportazione degli omosessuali nei campi di sterminio .Appunti per un incontro in sede Anpi
di GCMarchesini
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1.    I numeri.   Nei campi hanno trovato la morte oltre 3 milioni di ebrei (che tra fucilati e morti nei ghetti diventano circa 6 milioni), 3.300.000 prigionieri di guerra sovietici, 1 milione di oppositori politici, 500.000 zingari Rom, 9.000 omosessuali, 2.250 testimoni di Geova oltre a 270.000 tra disabili e malati di mente.
 
2.    La politica.   Mario Monti ha recentemente detto la sua sul “matrimonio gay”. “Il mio pensiero è che la famiglia debba essere costituita da un uomo e una donna, e ritengo necessario che i figli debbano crescere con un padre e una madre”. Questa dichiarazione preoccupa perché Monti non è un cittadino qualsiasi che dà sfogo alle sue personalissime opinioni, ma il premier in carica e candidato ad esserlo anche nel prossimo futuro. Anticipa che, se eletto, Monti sarà uno strenuo oppositore del matrimonio omosessuale e della possibilità di costruire una famiglia a partire da esso. Un politico, se coerente, può passare sopra le sue private preferenze, non su ciò che considera come necessità. Ora non c’è nessuna evidenza, di carattere psicologico o di altro tipo, che una coppia omosessuale non possa, per definizione, svolgere una funzione genitoriale. Infatti la Cassazione ha definito “mero pregiudizio” la tesi principe degli oppositori dei genitori gay che “sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”. La posizione di Monti è fondata non su fatti veri ma su un sistema di valori, ideologici e culturali, a cui lui aderisce. Il punto è proprio       questo: le preferenze sul modo di vivere e di gestire la propria vita (scegliere il proprio partner, creare famiglia, allevare figli tra le altre cose), nella misura in cui non ledono i diritti altrui non devono essere contrastate politicamente attraverso la ricerca di un consenso maggioritario per proibirle. E’ questione fondamentale di civiltà, invece, garantire loro il diritto di esistenza abrogando gli ostacoli legali che lo negano.
         (Sarantis Thanopulos, psicoanalista,  il manifesto del 26 gennaio)
 
3.    La letteratura.   “Lei non si può neanche immaginare come si sente una madre quando scopre che il suo figlio è omosessuale. E’ come pensare che è stato tutto inutile, la vita s’interrompe, è una trappola: ma poi, in seguito, una ricomincia a pensare che no, non è che una cosa passeggera, e che tutto tornerà ad essere normale, e il figlio  che ha sempre sognato, sposato e con figli a sua volta, sarà uguale agli altri uomini, ed è allora che inizia a guardare tutti gli uomini, desiderando di poter fare il cambio con suo figlio, quel figlio che continua a illudersi che sia ancora in tempo per diventare quello che lei desiderava che fosse. Ma l’illusione è durata molto poco, Alexis non sarebbe mai cambiato, e più di una volta ha perfino desiderato che morisse, piuttosto che vederlo trasformato in omosessuale, segnato a dito, umiliato, sminuito. In seguito, mi sono abituata all’inevitabile e sono tornata alla considerazione che, prima di qualsiasi altra cosa, lui era mio figlio.”  (Leonardo Padura Fuentes,  Maschere)
 
4.    La legge.    Con una maggioranza pressoché assoluta il Parlamento russo ha approvato ieri l'estensione a tutto il territorio nazionale di una legge già in vigore a livello regionale a San Pietroburgo, Kaliningrad ed altre grandi città russe: il divieto di propaganda omosessuale.
 Da ora in poi sarà dunque reato parlare in pubblico dei diritti, degli amori e delle speranze dei cittadini gay. La definizione, strategicamente un po' vaga, di "propaganda" darà al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un'opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Ma soprattutto mettere al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di "propaganda gay".    Non siamo al famigerato articolo 121, imposto da Stalin nel '34 e abolito solamente nel '93, che prevedeva cinque anni di carcere per il reato di omosessualità, ma l'evocazione del passato è evidente e pesante. E tanti anni di omofobia di Stato hanno comunque lasciato un segno.   (Tratto da Il Corriere della Sera del 26 gennaio)
 
5.    Gli adolescenti.    Tempo fa, davanti alla Scuola Media di Piazza Winckelmann, ho assistito a questa interessante scenetta. Un gruppo di ragazzi sui dodici/tredici anni giocava ai gavettoni per festeggiare la fine dell’anno scolastico. A un certo punto, esaurite le scorte d’acqua, all’improvviso uno di loro, indicando la fontana a un centinaio di metri di distanza, grida: chi arriva ultimo è frocio! E i ragazzetti sono partiti a razzo per evitare di meritare il terribile insulto.  Frocio dunque, nella testa degli adolescenti maschi, è il perdente che arriva ultimo.
 
 
6.    La femminista radicale.     L’anno scorso sotto il Colosseo ho assistito al passaggio della sfilata di centinaia di migliaia di persone che partecipavano al corteo del gay pride. Allegria, musica, energia in grande libertà. A un certo punto squilla il cellulare, rispondo, è una vecchia amica compagna della sinistra più radicale e femminista. Le spiego dove mi trovo, e le manifesto la mia  soddisfazione. Lei ascolta in silenzio, e poi chiude la telefonata  sbottando: ho cose più importanti da fare, tu stai pure lì a sculettare..!    Gay, anche nella testa di persone insospettabili e politicamente impegnate, ha a che fare con colui che perde il suo tempo in  vocianti parate a sculettare.
 
 
 
 
 

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