Teatro
Valle: un nome, una storia. Tanto mediatica, quanto bene comune?
Sabato 02 agosto 2014, via
del Teatro Valle, 21- ore 15,30
La cartellonistica invita alla partecipazione in
Assemblea Pubblica; le porte di un teatro storico sono aperte alla cittadinanza.
Più di qualche volta ho ‘inciampato’ già sulle vicende di
questa storia triennale e volendo saperne ancora, scandaglio con curiosa
osservazione personale.
Nonostante sia tempo di vacanze, eventi climatici
permettendo, è un pomeriggio afoso di piena estate e la sala contiene
all’incirca un centinaio di persone…
Dalle voci degli astanti s’ode una certa emergenza, una
chiamata alle armi bianche, con tutto il candore di attori di scena che, a loro
dire, stanno combattendo una lotta non solo privata.
La confusione d’idee mi appare chiara, tutto il resto, un
po’ troppo equivoco.
Alla chiama, non solo artisti e specialistici da
palcoscenico, ma architetti, giuristi, famiglie con prole al seguito,
interessate alla fase conclusiva forse, di una situazione a mio avviso, un po’
troppo ingarbugliata e ancora piena di domande rimaste inevase.
Considero di andare a ritroso e mi si schiude uno
scenario poco meno che tricentenario.
Il teatro Valle nasce nel 1726, per volere del marchese Camillo Capranica e
dell’impresario teatrale Domenico Valle. Classico teatro all’italiana, dalla
struttura interamente lignea, inaugura il 7 gennaio 1727.
Nel 1765 l’architetto Francesco Fiori riceve l’incarico di ripristino e di
ampliamento.
A mezzo di controlli e di perizie, il governo pontificio, denuncia a gran
voce la precarietà delle strutture, imponendone nel 1821, il rifacimento
integrale. Questa volta, è l’architetto Valadier ad impegnarsi negli studi, per
un progetto originale, di sviluppo dello spazio del teatro e di perfezionamento
degli aspetti tecnici e costruttivi.
Il 26
dicembre 1822, nella sua nuova veste, il Valle inaugura aprendo i battenti al
pubblico ed ottenendo dalla chiesa la libertà di poter rappresentare spettacoli
anche al di fuori dei periodi canonici consentiti.
Allestimenti scenici passati, ma ancora ben presenti, con le alternanze di
figuri, in un rapporto intriso di potere statale, cultura architettonica e
impresa privata.
Tra chiusure
ed aperture ancora nella prima metà del ‘900 il teatro è oggetto di
ammodernamenti a scopo di migliorie inerenti alla funzionalità e al decoro
architettonico.
I lavori di
pertinenza eseguiti per il prospetto principale, il palcoscenico, le
tappezzerie e l’ingresso, si concludono nel 1937 anno in cui il teatro riprende
la sua attività.
Nel 1954 la
Soprintendenza ai Beni Culturali, pone un vincolo relativo alle opere di
ristrutturazione e di ammodernamento della sala, autorizzando soltanto
interventi a carattere conservativo e di salvaguardia.
Dalle
storiche diffide di inagibilità strutturale, alle più attuali sfide di
gestione, pare che nel tempo si agitino mescolanze di maschere e mascherine…
che a volte, ritornano.
Nel 1955
l’Ente Teatrale Italiano affitta il teatro di proprietà Capranica e nel 1968 lo
acquista. La famiglia Capranica trattiene per sé la proprietà dell’ingresso in
via del teatro Valle, del foyer, del botteghino, del bar, del primo palco n.14,
di alcuni spazi del sottopalco, dell’appartamento sopra il teatro in cui ha
sempre abitato il custode portiere… e le restanti parti di chi sono, a chi
appartengono?
L’ E.T.I. ha
completa disponibilità di buon governo del teatro dal 1970, ma dal maggio 2010,
quando esce dalla scena, vi subentrano
Comune e Ministero dei Beni Culturali, ciascuno con la propria competenza…
quale la conseguenza? Questo è mio e l’altro è tuo e si rimbalzano la posta!!
Consecutio
temporum
Dal 14
giugno 2011 il teatro Valle è occupato.
I
proprietari dell’immobile storico, come hanno reagito?
Per la parte
di pertinenza Capranica, ove l’affitto dei locali non è più percepito, pare che
un giudice abbia già sentenziato. E se il Ministero nicchia, v’è forse nelle
segrete stanze, la concessione dello stabile, in assoluta autonomia
decisionale?
Il
Campidoglio, può darsi, non abbia perfezionato il passaggio di proprietà per la
rimanente porzione del teatro che a tutt’oggi, agli effetti, dovrebbe risultare
patrimonio ministeriale.
Verosimilmente
il via vai di consegne deve avvenire in subordine allo sgombero dello stabile,
privo di oggetti e di persone, se così fosse, perché ministro e sindaco
fluttuano sulle onde di un procedimento ancora da ultimare?
Il rispetto
della legalità forse c’è, ma non si vede!!!
Gli
occupanti, dopo tutto, cosa chiedono? Un teatro partecipato… e che vuol dire? Un
nuovo tipo di gestione artistica che ne tracci il modello… e la sezione
economico-amministrativa, a chi è da affidare? Allora se non ci capiamo,
andiamo a dare una sbirciatina allo Statuto della Fondazione Teatro Valle Bene
Comune, depositato e firmato presso lo studio di un notaio, alla data del 16
settembre 2013… ma ancora non si schiariscono le idee, dato che dopo cinque
mesi, circa, la Prefettura di Roma si è pronunciata negandone il
riconoscimento. Forse troppo ardita? No, carenze di presupposti giuridici…probabilmente.
A questo
punto, colui il quale o colei che sia nella legalità, lanci il sassolino… non
si intravede il più vicino o il più lontano, tanto meno chi ci sta dentro!
E se gli
interrogativi appaiono troppi, perché non dubitare dei lati più oscuri d’una
vicenda, che si complica a dismisura negli anni?
AAA Cercasi
piano di valorizzazione del teatro…
AAA Cercasi
cifra considerevole stimata, per mancati incassi conseguenti allo stato di
occupazione abusiva …
AAA Cercasi
dichiarata inagibilità dello stabile…
AAA Cercasi
bando di concorso internazionale per la più equilibrata gestione: “è l’unica strada percorribile”
AAA Cercasi
(da parte del Campidoglio, nella ricerca della legalità) accoglienza di
proposta: “opportunità di una produzione
culturale a guida Teatro di Roma”
Per farla
breve, con riferimento agli articoli 42 e 43 della Costituzione italiana, si
rimarrebbe in tema di giustizia sociale !! Senza nulla togliere, anzi, a buon
rendere!!
Proprietà
privata e non, in seno a rapporti economici…sebbene per diritto, la proprietà è
inviolabile, in alcuni casi, tale invulnerabilità può essere ceduta dinanzi
alle esigenze della collettività. La proprietà privata dunque, per il teatro
Valle ancora in via di definizione, può essere soggetta ad espropriazione
(salvo equo indennizzo) da parte dello Stato, nel momento in cui subentrino
partecipazioni e interessi collettivi, più forti rispetto a quelli soggettivi
del privato.
Dunque,
martedì 05 agosto, al tavolo delle trattative, negli uffici pubblici di Piazza Campitelli, si
porterà in dote la potenza vitale di quei 5.600
intelletti, non solo numeri elettivi, che avranno un peso solido per il bene
comune.
Il
valore/volere delle proposte, si misurerà sul piatto della bilancia, dinanzi a rappresentanti di cittadini eletti dal popolo … con i migliori
auspici, non aspettiamo inermi che venga domani.
Alessandra Mastronardi.
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