2 giugno 2011

Nucleare: vinciamo il referendum, per fare come la Germania

Viene da dire: le furbizie hanno le gambe corte. La Cassazione, accogliendo l’istanza presentata dal PD, ha smascherato l’inganno del governo. Ora gli italiani hanno nelle loro mani la possibilita' di decidere sul futuro dell'energia in Italia: da una parte la scelta sbagliata di tornare al nucleare, tecnologia pericolosa e costosissima di cui il nostro paese puo' e deve fare a meno; dall'altra una politica energetica tanto concreta quanto lungimirante che  ha come pilastri, anzitutto, l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili. Esattamente come ha deciso di fare un grande paese industriale come la Germania. Il governo di Angela Merkel, dopo l’incidente di Fukushima, ha deciso di uscire dal nucleare, chiudendo gradualmente entro il 2022 le sue 17 centrali. E’ una decisione di valore storico, che segna la fine di un’epoca. E’ la conferma che del nucleare si può fare a meno: se anche il paese più industrializzato d’Europa lo abbandona, anche per i più strenui sostenitori del nucleare diviene difficile sostenere che un’altra politica energetica non sia realisticamente  possibile.
Vale la pena, proprio per questo, di guardare con attenzione alla sfida intrapresa dalla Germania. I suoi 17 reattori hanno fornito fino ad oggi circa 150 TWh/anno, pari al 22% dei consumi di energia elettrica. Il governo della Merkel ha annunciato di voler coprire questa quota moltiplicando gli sforzi nella produzione di energie rinnovabili e  attraverso il contenimento dei consumi, con un piano straordinario per l’ efficienza energetica. Tutto ciò, si badi bene, in un paese che peraltro è già è all’avanguardia in questi settori, e più in generale nei processi di innovazione ecologica connessi green economy. L’industria verde tedesca ritiene possibile arrivare a coprire  il 47% del fabbisogno di energia elettrica, con le energie rinnovabili, entro il 2020. Contestualmente, la Germania indica anche l’obiettivo ambizioso di ridurre entro questo decennio del 40% le emissioni di gas ad effetto serra. Dietro i numeri, c’è una politica coraggiosa e lungimirante. C’è una visione del futuro che scommette sulla accelerazione della rivoluzione energetica, sulle tecnologie pulite, sullo sviluppo dell’economia verde in tutti i settori produttivi e manifatturieri. Viene da chiedersi: c’è davvero ancora qualcuno in Italia, a questo punto, così folle da voler salire su un treno dal quale gli altri stanno scendendo?
Quello della Merkel è un governo di centrodestra: ma quale abissale differenza con l’Italia, con  le ambiguità e le contraddizioni del governo Berlusconi. Un governo che ha cercato nei mesi scorsi di soffocare le politiche di incentivazione per le rinnovabili e per il risparmio energetico –dal conto energia per il fotovoltaico alle detrazioni fiscali del 55% per l’edilizia ecologica -  e si ritrova ora senza uno straccio di piano energetico. La vittoria del Si nel referendum diviene a questo punto ancora più importante per mettere la parola fine al velleitario tentativo di tornare al nucleare, in nome di una politica energetica che scommette sul futuro.
Fabrizio Vigni Presidente degli Ecologisti Democratici

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