2 agosto 2015

PER LA DEMOCRAZIA :APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA,SERGIO MATTARELLA

 

 
                                           Il Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella
 
A proposito della votazione del Senato  a non procedere nei confronti del senatore Azzolini,sul cui esito magari non si può essere d'accordo,come lo siamo, ma che comunque deve essere accettata  come l''espressione libera di eletti chiamati ad esprimersi sull'argomento,si rimane basiti sulla presa di posizione del Presidente del Consiglio ,non nuovo a dichiarazioni che sono veri e propri scivoloni antidemocratici.Ci si chiede se sia veramente giusto affidare il destino del nostro Paese ad un premier che si dimostra cosi'sprezzante nei confronti,come in questo caso ,della magistratura.Se fosse stato Berlusconi o altri si sarebbero rivoltati i morti nelle tombe e sarebbe successo un macello da parte della sinistra,della intellighentia democratica o di quello che ne rimane.Pennivendoli delle svariate testate si sarebbero dichiarati inorriditi e avrebbero condannato una presa di posizione del genere che in prospettiva,data la giovane età del premier,non può far altro che preoccupare.
Quindi noi ci appelliamo a lei signor Presidente della Repubblica,lei che qualche giorno fà ha dichiarato solennemente in un discorso pubblico che mai ci dovrà essere un uomo solo al comando per le derive antidemocratiche che tale scelta causerebbe.Ebbene, caro Presidente, si guardi vicino :ne ha uno a portata di mano che aspira a fare quello che Lei condanna.Dimostri la sua autonomia da colui che in qualche modo l'ha designata a ricoprire la più alta carica della nostra Repubblica,  prendendo esempio dai suoi predecessori illustri come Pertini, e non tenga legata la lingua a improbabili equilibri e separazioni di potere e parli.
Parli e condanni le velleità di chi aspira a diventare l'uomo solo al comando.
Il Paese gliene sarà grato
 
Domenico Fischetto
 
Riportiamo una breve nota di Gian Carlo Marchesini sull'argomento.
 

«Noi non siamo i passacarte della magistratura».
Noi - noi parlamentari della Repubblica, noi classe politica, noi che abbiamo il potere e la responsabilità del governo della cosa pubblica - non riconosciamo l'autorità, le prerogative, la funzione esercitata dalla magistratura. Non accettiamo le sue sentenze, non ci facciamo processare in piazza.
Ma in questa battuta sprezzante e liquidatoria non c'é una delegittimazione radicale, un rifiuto sovversivo per chi ha il compito cruciale e delicatissimo di esercitare la giustizia?
Ma così non si rovescia il tavolo, non si infrange il patto su cui si regge ogni civile consorzio? Non c'è dentro l'eterno spirito italiota del «io sono io e voi non siete un cazzo?»
Non è questa mentalità e linguaggio da boss mafioso?
Tolto di mezzo lo Statuto dei lavoratori e il sindacato, apicalizzato e sottomesso il Parlamento, drasticamente ridotta la dialettica democratica dentro la scuola, gasparrizzata/governizzata la Rai, ora «pisciamo in testa» - o era in bocca, come Azzolini a minacciato di fare con le monache? - al magistrato. Non è così che si procede imperterriti e decisi nello spingere il nostro Paese fuori dalla democrazia?
GCM

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