Gli imprenditori privati che intendessero aprire un laboratorio di diagnostica a Roma e nel Lazio si trovano davanti al diniego "automatico" della Regione Lazio che,contrariamente alla legge nazionale ed una precisa sentenza del Consiglio di Stato,si ostinano a non applicare la legge e a sbattere le porte in faccia ai privati che potrebbero offrire servizi pari se non migliori alle strutture di diagnostica esistenti ma soprattutto a tariffe più basse e in tempi di attesa drasticamente ridotti.Siccome questo caso contrasta con quanto lo stesso Zingaretti si è impegnato davanti ai cittadini del Lazio con le linee programmatiche all'atto del suo insediamento,contando sul suo valore e sulla sua coerenza,ha preso carta e penna e gli ho scritto la lettera che segue.
Caro Nicola,
Ti scrivo per
rappresentarti la difficoltà che alcuni miei amici stanno incontrando per
aprire una nuova attività nel settore sanitario a Roma .Infatti ritengo
ritenendo giusta la loro causa in quanto credo che la rimozione degli ostacoli
legislativi a nuove aperture nel settore sanitario risponda all'interesse generale di avere una sanità
privata di qualità a prezzi inferiori agli attuali e spesso pari a quello del
solo ticket.
Ti invito caldamente a rispettare il tuo stesso programma elettorale, così ben
spiegato nel discorso di insediamento alla regione (Linee
Programmatiche).
La regione
Lazio, unica in Italia, si arroga ancora il diritto di rilasciare le autorizzazioni
per nuove strutture sanitarie completamente private (senza oneri per il SSN)
all'esito della verifica da parte di una commissione della sussistenza di un
fabbisogno nel territorio.
Questa tesi è
stata rigettata dall' AGCOM e dal consiglio di Stato ravvisando una limitazione
ai diritti costituzionali di libertà di impresa e di libera concorrenza.
Di fatto
qualsiasi domanda alla Regione finisce con un provvedimento di rigetto motivato
con l'asserita assenza di fabbisogno ,essendo il territorio già completamente
coperto dalle strutture esistenti.
Sino
all'intervento del consiglio di Stato ,il Tar del Lazio aveva sempre avallato le tesi della Regione
contro i privati ricorrenti.
Dalla sentenza
del CDS in poi, il TAR ha conseguentemente ribaltato orientamento accogliendo,
per quanto ne sappia 12 ricorsi consecutivi degli interessati contro la
Regione.
Il presidente
della Regione Calabria, Scopelliti, regione che aveva una legislazione simile a
quella del Lazio, dopo la sentenza del CDS, onde evitare soccombenze ed aggravi
certi di costi di giustizia cadendo così nella scure di rilievi da parte della
corte dei conti ha emanato un decreto , ha emanato un provvedimento
che modifica la
legge regionale e di fatto liberalizza l'apertura di nuove strutture.
A questo punto
nasce spontanea una domanda: perché la regione Lazio non si adegua quando
basterebbe un semplice decreto del suo
Presidente ?
Le risposte che
mi vengono in mente sono solo tre.
La prima ,in
buona fede, sta nell'incapacità della nuova giunta a realizzare il suo stesso
programma.
La seconda,
come diceva un vecchio volpone ("a pensar male si fa peccato ma spesso ci
si azzecca"), è la tutela degli interessi dei grandi gruppi che
,monopolizzando il mercato, impongono al cittadino tariffe per le prestazioni
sanitarie di gran lunga superiori rispetto a quelle ottenibili in un regime di
libero mercato.
La terza,
lasciandogli una via di fuga, sta nel fatto che l'operosa giunta ,dopo essersi
tanto prodigata nella risoluzione di tante emergenze, si adoprerà
immediatamente alla rimozione del vulnus legislativo consentendo la libera
espressione del mercato a tutto vantaggio della cittadinanza.
Caro Nicola
anche adottando provvedimenti di questo tipo,ritengo che si misuri la lealtà e la coerenza di un’
amministrazione. Non ho dubbi che affronterai seriamente il problema che ti ho
esposto.
Rimango
comunque a tua disposizione per
approfondimenti,Grazie per l’attenzione.
Un abbraccio
Domenico
(Mimmo)Fischetto
Tel.3351021523
domenicofischetto@virgilio.it
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