Dalla newsletter dello Spi-CGIL,qualche chiarimento sulla situazione pensioni,
D.F.
l nuovo anno porterà novità sul fronte delle pensioni. Parliamo dei nuovi limiti per la rivalutazione, la reintroduzione del contributo di solidarietà e l’innalzamento dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e quella anticipata.
Per ciò che concerne la rivalutazione, il Governo Letta ha stabilito il superamento del blocco delle pensioni superiori tre volte il minimo pensionistico (€ 495,3 nel 2013) deciso dal Governo Monti con legge n.214/2011.
Questo provvedimento è stato preso anche grazie all’azione politica portata avanti dai sindacati dei pensionati unitariamente. Il blocco agiva su pensioni d’importo lordo superiore a € 1.486,29, gravando su oltre cinque milioni di pensionati che, in questi ultimi due anni, hanno perso, in capacità d’acquisto, 8 miliardi di euro.
Va considerato che non si è agito unicamente su pensioni ricche – come falsamente qualche politico ha affermato, ma anche su una fascia intermedia che va da 3 a 6 volte il minimo – la stragrande maggioranza – e che, per effetto di questo blocco, tenuto conto che negli anni 2011-2012 l’inflazione, complessivamente è stata di circa il 6%, praticamente hanno perso una mensilità di pensione.
Lo sblocco, approvato dall’attuale Governo, è valido per due anni anche per le pensioni superiori tre volte il minimo e fino sei volte, ma attuando un criterio scaglionato che prevede il frazionamento della quota di recupero su classi di pensioni in cinque livelli.
Il frazionamento erode comunque le pensioni medie e medio alte ed, ancora una volta, si interviene prelevando a piacimento dalle pensioni, calpestando diritti acquisiti. Va precisato anche che la perdita del potere d’acquisto, derivante dalle logiche degli ultimi anni, non sarà mai più recuperata.
In più, a sostegno di questa strategia si continuano a dire falsità. Infatti, molti politici, improvvisati tecnici in materia, affermano che le pensioni sono troppo alte rispetto a quelle che verranno erogate con la riforma Fornero e quindi vanno abbassate a favore dei giovani che, guarda caso, ad oggi, degli 8 miliardi di euro + 2,5 nei prossimi due anni, non è andato nemmeno un euro.
E a quelli che affermano che gli attuali pensionati italiani sono ricchi, andrebbe ricordato che, su quelle pensioni, gravano una quantità di tasse nazionali, locali e indirette che nessun pensionato europeo paga; e che quelle stesse pensioni, oggi, fungono da ammortizzatori familiari a favore di figli e nipoti che, a causa della crisi, non trovano lavoro o lo hanno perso e che, in molti casi, hanno anche famiglia a carico.
Non cambiare questa strategia, entra pochi anni, farà scivolare milioni di pensionati nella fascia di povertà, con grave danno anche per l’erario, visto che oltre il 45% delle tasse, in questo Paese, vengono pagate, senza possibilità di evasione, dai pensionati.
Di seguito, le altre novità.
SALE L’INDICIZZAZIONE
La novità riguarda la reintroduzione dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori a 1.486 euro lordi al mese (3 volte il minimo), un ritorno comunque in forma limitata che non va oltre i 2.973 euro lordi (6 volte il minimo). Fermo restando l’adeguamento al 100% per le pensioni fino a 3 volte il minimo, si scende al 95% per i trattamenti fra 3 e 4 volte; al 75% per gli importi compresi fra 4 e 5 volte; e al 50% per quelli superiori a 6 volte.
A quelle d’importo superiore a questo limite, viene offerto un piccolo “contentino” di 14,70 euro.
LA TABELLA DEGLI ASSEGNI
Tenendo conto dell’inflazione all’1,2% questi saranno le rivalutazioni a partire dal 2014:
1) più 1,2% (100% dell’indice Istat) sulle pensioni d’importo mensile sino a 3 volte il minimo di dicembre 2013 (fino a 1.487 euro)
2) più 1,08% (95% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 3 e 4 volte il minimo (da 1.487 a 1.982 euro)
3) più 0,90% (75% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 4 e 5 volte il minimo (da 1.982 a 2.478 euro)
4) più 0,60% (50% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 5 e 6 volte (da 2.478 a 2.973 euro).
Poi, a partire da 6 volte il minimo (2.973 euro al mese) scatta un altro tipo di decurtazione: l’incremento è limitato al 40%, (ossia un aumento dello 0,48%, il 40% appunto di 1,2), ma si applica solo alla quota di pensione che non supera questa soglia. Di fatto, l’aumento viene cristallizzato a poco meno di 15 euro al mese. Non dobbiamo dimenticare che tutti gli importi sono al lordo dell’Irpef (pochi euro in tasca).
CONTRIBUTO SOLIDARIETA’
Dal 2014 torna anche il contributo di solidarietà per gli assegni oltre 90 mila euro.
Questa volta sarà del 6-12% sugli importi superiori a 6.936 euro lordi al mese (90.168 euro all’anno).
Il contributo è fissato nel 6% per la parte di pensione compresa fra 14 e 20 volte il minimo (90.168-128.811 euro lordi annui), che sale al 12% sugli importi fra 20 e 30 volte il minimo (128.811-193.217 euro lordi annui) e al 18% sulle quote oltre 30 volte.
REQUISITI PER ANDARE IN PENSIONE
Dal 2014 salgono i limiti per accedere alla pensione di vecchiaia e anticipata. Ecco le nove fasce.
Dipendenti e autonomi: per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e tre mesi. Per la pensione anticipata servono 42 anni e 6 mesi.
Donne pubblico impiego: per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e tre mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
Donne dipendenti settore privato: per la pensione di vecchiaia servono 63 anni e nove mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
Donne autonome settore privato: per la pensione di vecchiaia servono 64 anni e nove mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
I CASI PARTICOLARI (PENSIONE ANZIANITA’)
Lavoratori addetti a mansioni faticose e pesanti
Dipendenti, lavoratori notturni da 64 a 71 notti lavorate all’anno: Quota 99 e tre mesi con almeno 63 anni e tre mesi
Dipendenti, lavoratori notturni da 72 a 77 notti lavorate all’anno: Quota 98 e tre mesi con almeno 62 anni e tre mesi
Dipendenti, impiegati in mansioni particolarmente usuranti e lavoratori notturni con almeno 78 notti lavorate all’anno: Quota 97 e tre mesi con almeno 61 anni e tre mesi
Autonomi, lavoratori notturni da 64 a 71 notti lavorate all’anno: Quota 100 e tre mesi con almeno 64 anni e tre mesi
Autonomi, lavoratori notturni da 72 a 77 notti lavorate all’anno: Quota 99 e tre mesi con almeno 63 anni e tre mesi
Autonomi addetti in mansioni particolarmente usuranti e lavoratori notturni con almeno 78 notti lavorate all’anno: Quota 98 e tre mesi con almeno 62 anni e tre mesi
DONNE CHE OPTANO PER IL CONTRIBUTIVO
Dipendenti: in pensione con 57 anni e tre mesi più 35 anni di contributi
Autonome: 58 anni e tre mesi più 35 anni di contributi.
D.F.
l nuovo anno porterà novità sul fronte delle pensioni. Parliamo dei nuovi limiti per la rivalutazione, la reintroduzione del contributo di solidarietà e l’innalzamento dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e quella anticipata.
Per ciò che concerne la rivalutazione, il Governo Letta ha stabilito il superamento del blocco delle pensioni superiori tre volte il minimo pensionistico (€ 495,3 nel 2013) deciso dal Governo Monti con legge n.214/2011.
Questo provvedimento è stato preso anche grazie all’azione politica portata avanti dai sindacati dei pensionati unitariamente. Il blocco agiva su pensioni d’importo lordo superiore a € 1.486,29, gravando su oltre cinque milioni di pensionati che, in questi ultimi due anni, hanno perso, in capacità d’acquisto, 8 miliardi di euro.
Va considerato che non si è agito unicamente su pensioni ricche – come falsamente qualche politico ha affermato, ma anche su una fascia intermedia che va da 3 a 6 volte il minimo – la stragrande maggioranza – e che, per effetto di questo blocco, tenuto conto che negli anni 2011-2012 l’inflazione, complessivamente è stata di circa il 6%, praticamente hanno perso una mensilità di pensione.
Lo sblocco, approvato dall’attuale Governo, è valido per due anni anche per le pensioni superiori tre volte il minimo e fino sei volte, ma attuando un criterio scaglionato che prevede il frazionamento della quota di recupero su classi di pensioni in cinque livelli.
Il frazionamento erode comunque le pensioni medie e medio alte ed, ancora una volta, si interviene prelevando a piacimento dalle pensioni, calpestando diritti acquisiti. Va precisato anche che la perdita del potere d’acquisto, derivante dalle logiche degli ultimi anni, non sarà mai più recuperata.
In più, a sostegno di questa strategia si continuano a dire falsità. Infatti, molti politici, improvvisati tecnici in materia, affermano che le pensioni sono troppo alte rispetto a quelle che verranno erogate con la riforma Fornero e quindi vanno abbassate a favore dei giovani che, guarda caso, ad oggi, degli 8 miliardi di euro + 2,5 nei prossimi due anni, non è andato nemmeno un euro.
E a quelli che affermano che gli attuali pensionati italiani sono ricchi, andrebbe ricordato che, su quelle pensioni, gravano una quantità di tasse nazionali, locali e indirette che nessun pensionato europeo paga; e che quelle stesse pensioni, oggi, fungono da ammortizzatori familiari a favore di figli e nipoti che, a causa della crisi, non trovano lavoro o lo hanno perso e che, in molti casi, hanno anche famiglia a carico.
Non cambiare questa strategia, entra pochi anni, farà scivolare milioni di pensionati nella fascia di povertà, con grave danno anche per l’erario, visto che oltre il 45% delle tasse, in questo Paese, vengono pagate, senza possibilità di evasione, dai pensionati.
Di seguito, le altre novità.
SALE L’INDICIZZAZIONE
La novità riguarda la reintroduzione dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori a 1.486 euro lordi al mese (3 volte il minimo), un ritorno comunque in forma limitata che non va oltre i 2.973 euro lordi (6 volte il minimo). Fermo restando l’adeguamento al 100% per le pensioni fino a 3 volte il minimo, si scende al 95% per i trattamenti fra 3 e 4 volte; al 75% per gli importi compresi fra 4 e 5 volte; e al 50% per quelli superiori a 6 volte.
A quelle d’importo superiore a questo limite, viene offerto un piccolo “contentino” di 14,70 euro.
LA TABELLA DEGLI ASSEGNI
Tenendo conto dell’inflazione all’1,2% questi saranno le rivalutazioni a partire dal 2014:
1) più 1,2% (100% dell’indice Istat) sulle pensioni d’importo mensile sino a 3 volte il minimo di dicembre 2013 (fino a 1.487 euro)
2) più 1,08% (95% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 3 e 4 volte il minimo (da 1.487 a 1.982 euro)
3) più 0,90% (75% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 4 e 5 volte il minimo (da 1.982 a 2.478 euro)
4) più 0,60% (50% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 5 e 6 volte (da 2.478 a 2.973 euro).
Poi, a partire da 6 volte il minimo (2.973 euro al mese) scatta un altro tipo di decurtazione: l’incremento è limitato al 40%, (ossia un aumento dello 0,48%, il 40% appunto di 1,2), ma si applica solo alla quota di pensione che non supera questa soglia. Di fatto, l’aumento viene cristallizzato a poco meno di 15 euro al mese. Non dobbiamo dimenticare che tutti gli importi sono al lordo dell’Irpef (pochi euro in tasca).
CONTRIBUTO SOLIDARIETA’
Dal 2014 torna anche il contributo di solidarietà per gli assegni oltre 90 mila euro.
Questa volta sarà del 6-12% sugli importi superiori a 6.936 euro lordi al mese (90.168 euro all’anno).
Il contributo è fissato nel 6% per la parte di pensione compresa fra 14 e 20 volte il minimo (90.168-128.811 euro lordi annui), che sale al 12% sugli importi fra 20 e 30 volte il minimo (128.811-193.217 euro lordi annui) e al 18% sulle quote oltre 30 volte.
REQUISITI PER ANDARE IN PENSIONE
Dal 2014 salgono i limiti per accedere alla pensione di vecchiaia e anticipata. Ecco le nove fasce.
Dipendenti e autonomi: per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e tre mesi. Per la pensione anticipata servono 42 anni e 6 mesi.
Donne pubblico impiego: per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e tre mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
Donne dipendenti settore privato: per la pensione di vecchiaia servono 63 anni e nove mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
Donne autonome settore privato: per la pensione di vecchiaia servono 64 anni e nove mesi. Per la pensione anticipata servono 41 anni e 6 mesi.
I CASI PARTICOLARI (PENSIONE ANZIANITA’)
Lavoratori addetti a mansioni faticose e pesanti
Dipendenti, lavoratori notturni da 64 a 71 notti lavorate all’anno: Quota 99 e tre mesi con almeno 63 anni e tre mesi
Dipendenti, lavoratori notturni da 72 a 77 notti lavorate all’anno: Quota 98 e tre mesi con almeno 62 anni e tre mesi
Dipendenti, impiegati in mansioni particolarmente usuranti e lavoratori notturni con almeno 78 notti lavorate all’anno: Quota 97 e tre mesi con almeno 61 anni e tre mesi
Autonomi, lavoratori notturni da 64 a 71 notti lavorate all’anno: Quota 100 e tre mesi con almeno 64 anni e tre mesi
Autonomi, lavoratori notturni da 72 a 77 notti lavorate all’anno: Quota 99 e tre mesi con almeno 63 anni e tre mesi
Autonomi addetti in mansioni particolarmente usuranti e lavoratori notturni con almeno 78 notti lavorate all’anno: Quota 98 e tre mesi con almeno 62 anni e tre mesi
DONNE CHE OPTANO PER IL CONTRIBUTIVO
Dipendenti: in pensione con 57 anni e tre mesi più 35 anni di contributi
Autonome: 58 anni e tre mesi più 35 anni di contributi.
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