27 febbraio 2014

A PROPOSITO DELLE MINACCE IRRESPONSABILI DI MARINO:DICHIARAZIONE DI BIANCHI



COMUNICATO  STAMPA di PROGETTOROMA
A proposito delle recenti dichiarazioni del Sindaco di Roma Ignazio Marino, Alessandro Bianchi, Presidente dell’Associazione Politico-Culturale ProgettoRoma,ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“ La scomposta reazione di oggi del Sindaco Marino per la decadenza del
decreto “Salva Roma”, fa il paio con l’inerzia degli altri giorni della settimana.
Oggi minaccia di chiudere Roma – come se fosse casa sua – e negli altri
giorni lascia che Roma sia invasa dai rifiuti, venga devastata dal traffico e
aggredita dai sempiterni speculatori immobiliari.
Diventa sempre più forte il dubbio,conclude Bianchi, che fare il Sindaco non sia un
mestiere adatto a Marino.”

UN REQUIEM PER VILLA BLANC,PIAZZA WINCKELMANN E I PUNTI VERDI PER L'INFANZIA?

 
NEL 2000 ,PRIMA DELLA CURA

NEL 2014,DOPO LA CURA
 
 
 L'articolo di Gian Carlo Marchesini che riportiamo qui di seguito,è scritto con quella carica emotiva e passione a cui Gian Carlo ci ha da tempo abituati.Però come tutti quelli che affrontano un problema con passione,molte volte difettano in documentazione e analisi.Non per Villa Blanc,di cui Gian Carlo è stato,dopo un'attenta e approfondita analisi e studio della documentazione disponibile,confronto con i protagonisti,autore di un ottimo libro(Io sono la Villa),difetta a mio avviso nel caso dei punti verdi per l'infanzia di un'adeguata analisi ,in particolare per quanto riguarda la decisione politica che all'epoca portò all'approvazione di questa modalità di gestione degli spazi verdi pubblici.
Su Piazza Winckelmann e gli altri punti verdi io l'avrei scritto diversamente.Ora con il senno del poi diciamo che i punti verdi per l'infanzia sono al servizio dello sfruttamento commerciale,allora ,e io mi ricordo le discussioni non solo in aula consiliare dell'ex III Municipio,ma anche con le associazioni e i cittadini,veniva visto come il toccasana per dare ordine e decoro a degli spazi abbandonati all'anarchia.Dopo dieci e passa anni possiamo dire senza ombra di smentita che tale esperimento è fallito.Oltre agli strascichi giudiziari ,è sotto gli occhi di tutti la mal sana e privatistica gestione che ne hanno fatto i concessionari .Senza andare tanto lontano basta guardare per l'appunto i punti verdi per l'infanzia di  Piazza Winckelmann,Villa Massimo e Parco XIX luglio a San Lorenzo.
L'articolo di Gian Carlo pone sotto i riflettori  le nefandezze attuali per dimostrare una tesi che mi sento di condividere.Ci poteva arrivare lo stesso,ma sarebbe stata apprezzata di più se fosse stata sorretta da una più approfondita  analisi .
Domenico Fischetto
Lettera aperta ai genitori e agli insegnanti di una scuola pubblica romana.
Un requiem perVilla Blanc,  Piazza Winckelmann e i Punti Verdi per l’Infanzia?
Cari insegnanti e cari genitori dei 1450 bambini e ragazzini della scuola elementare e media: ma come avete potuto accettare, come avete potuto tollerare che un tale scempio avvenisse? Avevate una piazza davanti alla scuola, intitolata allo storico dell’arte Giovanni Winckelmann, che su duemila e passa mq di superficie in terra battuta, ombreggiata dalla chioma di una svettante pinetina, consentiva ai vostri figli e allievi di godersi uno spazio dove correre e giocare in libertà. Sulle panchine ai lati della Piazza assistevano mamme e nonni, qualche papà si inseriva nella partita in corso per sgranchirsi  le gambe a volte inciampando in chiassosa allegria sulle radici affioranti dei pini e capitombolando.
Questo accadeva fino a dieci anni fa. La Piazza era tutta un verdeggiare odoroso di resine e  fanciullesche grida. Quello spazio di libertà, quella pubblica Piazza, era quanto residuava di una originaria pertinenza di Villa Blanc, che nei suoi ben più  importanti quattro ettari era invece da cinquant’anni finita nelle mani della Società Immobiliare di proprietà Vaticana, la stessa che, dopo avere devastato la cima di Monte Mario per piazzarci la struttura gigantesca dell’Hilton, negli anni Settanta aveva cercato di fare il bis vendendo alla Repubblica Federale Tedesca il parco e gli edifici di Villa Blanc perché ne ricavasse la sua Ambasciata.
Piazza Winckelmann, verde, aperta e libera, poteva costituire del corpo generoso di Villa Blanc - oggi di proprietà della Luiss, Università privata -  la mano tesa verso i bambini e  i ragazzi della scuola, che nei suoi quattrocento mq di edifici dal severo profilo fascista si affaccia sulla piazza. Quale migliore destinazione per una marea di infanzia e adolescenza il potere sciamare  dal chiuso di edifici e aule afflittivi per giocare in una piazza alberata, e poi - o anche durante e prima - godersi la Villa in percorsi avvolti in mille essenze arboree odorose, con soste di apprendimento stimolante all’orto botanico, alla fattoria didattica, ai laboratori artigianali e artistici di danza, musica, fotografia, pittura e scultura?
Ma non è quanto esattamente prevede il Piano Regolatore Generale di Roma nella parte dedicata alla Villa, là dove destina il parco a verde pubblico, e i suoi servizi  alle esigenze degli abitanti del quartiere e alla scuola della fascia dell’obbligo, cioè materna, elementare e media?
Quel che sembrava normale e fisiologico in una società equilibrata e sana, in dieci anni si è trasformato in uno scenario da film horror. Il fermo immagine di quello che è oggi la piazza mostra uno spazio recintato da cancellate come un fortilizio privato, e i duemila mq interni sono per la gran parte sepolti da un cumulo di tende, palafitte, capanni, cupole e scivoli in plastica, trenini e cianfrusaglie sferraglianti tra trilli, squittii e altre musichette sceme. Ciò che prima era aperto, libero e gratuito ora è accuratamente predisposto per un divertimento a comando e a pagamento - fatta salva una porzione minore con due altalene e uno scivolo di accesso gratuito ricavata lungo  Via Lanciani.
Insomma, sotto il nome gentile e accattivante di Punto Verde per l’Infanzia, progetto forse avviato  all’inizio con le migliori intenzioni,da una totale libertà per tutti siamo oggi approdati a un variopinto caravanserraglio che porta in tasca quattrini a un solo individuo, mentre inquinamento aereo, visivo e sonoro sono per tutti.  Come non essere indotti al pensiero che qui c’è la mano di Erode, che oggi si chiama profitto privato, e che considera l’infanzia solo un pretesto per spillare quattrini a genitori e nonni indotti a una dipendenza dal consumismo cui asservire le nuove generazioni fin dal loro inizio? 
Ma come può il nuovo Erode, per arrivare a impadronirsi di un così prezioso bene pubblico, non avere avuto la complicità, o l’omissione e la latitanza, di tutti coloro che in vari ruoli politici, tecnici e amministrativi sono stati eletti dai cittadini o nominati per tutelare l’interesse generale e i diritti collettivi?
In più, sotto  una parte laterale della piazza, per non lasciare nulla di intentato al fine di incrementare il lucro privato, è stato consentito di scavare e cementificare per ricavare decine di posti macchina. Quando si dice  Città a misura di bambino.
I 1450 ragazzini  sono costretti per sei ore al giorno dentro il quadrilatero angusto degli edifici. Basti aggiungere che fanno  l’ora di ginnastica in un cortiletto interno   freddo come il ghiaccio d’inverno e rovente d’estate. E se vogliono entrare nella antistante piazza, il pomeriggio, devono entrarci con le tasche possibilmente colme di monete. Oppure accontentarsi a turno di uno scivolo e una altalena.
Della ventina di pini di dieci anni fa oggi ne sono rimasti sei, e guarda caso quelli tagliati perché ritenuti pericolanti sorgevano tutti nell’area occupata via via dalle giostre: forse, o evidentemente, per lasciare a queste ultime più spazio. Si direbbe quasi che all’espansione famelica del privato la mano pubblica abbia corrisposto  d’impeto. Insomma, uno scambio tra lucro di uno, o pochi a lui associati e servizievoli, e massacro del verde e degli spazi del demanio pubblico.
Però, sostiene qualche cittadino benpensante timorato - cioè  prono alla cultura e all’ideologia del primato del profitto privato sulla libera fruizione del bene pubblico - a questo modo abbiamo ottenuto che nessun vagabondo dorma più la notte sulle panchine della villa, e non si inciampi più su qualche cane e la sua maleodorante traccia. Come se per  tenere in ordine e pulita una piazza bisognasse per forza svenderla a un privato e alla sua asfissiante logica di sfruttamento.
Così oggi sta succedendo anche a Villa Blanc, matrice originaria di Piazza Winckelmann. Ora ahimé si sono ricongiunte al ribasso e in negativo in un destino  condiviso: l’arricchimento dei lupi  della finanza -a tutti i livelli, locale e spicciola, manageriale e alta. Il TAR ha respinto il ricorso del Comitato dicendo che si tratta sempre e comunque di cultura. Ci deve essere in giro qualche malinteso sul suo significato. A noi sta a cuore quella che tutela i bambini, i cittadini, il verde e l’integrità del territorio.
Una osservazione particolare e specifica merita  l’uso che si fa di una figura retorica che chiamerei torsione semantica. Torsione semantica è quella per la quale, all’insegna dell’affermazione che tutto è cultura, è indifferente che Villa Blanc sia attrezzata e snaturata da otto parcheggi, foresterie, ristorante al servizio di mille manager ospitati per apprendere le alchimie dell’alta finanza, piuttosto che mille ragazzini e normali cittadini che possono così muoversi in libertà e spazi larghi a contatto della natura per conoscere e apprezzare il meglio dell’arte, della storia, della bellezza. Oppure torsione semantica è quella per la quale si può tranquillamente e impunemente sostenere che non si occupa  la quasi totalità di Piazza Winckelmann, perché buona parte delle strutture occupanti - quelle in plastica gonfiabile per gli scivoli e gli zompi - non sono fisse bensì mobili, potendo essere rapidamente sgonfiate e tolte. E così, con il gioco di prestigio e il passaggio celere tra il gonfio e lo sgonfio, tra il servizio per la migliore crescita dell’infanzia o quella della finanza, tanto sempre cultura è, è garantito a pochi di impossessarsi di un bene pubblico cospicuo per il conseguimento a proprio vantaggio del massimo lucro speculativo a danno del godimento collettivo.
Cari insegnanti e cari genitori dei 1450 bambini e ragazzini della scuola elementare e media - e cari cittadini tutti: ma come avete potuto accettare, come avete potuto tollerare che un tale scempio avvenisse?

Gian Carlo Marchesini



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25 febbraio 2014

LA NUOVA STAZIONE TIBURTINA OVVERO COME ANNULLARE UN GRANDE PROGETTO E DEGRADARE UNA CITTA'




Il caso della Nuova Stazione Tiburtina è emblematico di come la politica sia slegata dai reali problemi della gente ed è legata piuttosto a piccoli grandi interessi che vanno dalla promozione della propria immagine  o del proprio clan a quelli miserabilmente di bottega.Dopo anni di lavoro e una sfarzosa inaugurazione nel 2011 dove passarono in rassegna tutti i papaveri della politica italiana dell'epoca (l'unico ancora superstite ,per via delle note vicende, è il Presidente della Repubblica),la Nuova Stazione Tiburtina si erge maestosa :ennesima cattedrale nel deserto,monumento allo spreco italiano,in mezzo ad un  totale degrado e uno squallore indicibile  .
Come biglietto da visita di Roma per i viaggiatori che scendono  nel terminal dell'alta velocità di Trenitalia o piuttosto nell'hub di Italo non c'è male.
Nulla è cambiato rispetto all'inizio dei lavori e alla situazione preesistente.Davanti ad un'altissima concentrazione di mezzi di trasporto,metro,autobus,autolinee per l'Italia e l'estero, treno,e quindi di utenti/viaggiaori, persiste un'incuria generale,una trascuratezza ,una mancanza di dignità pubblica e di amor proprio  ,persiste l'assenza della mano e dell'intelligenza  pubblica.Senza fissa dimora,nullafacenti,piccola malavita la fanno da padroni, contrastati debolmente da una ronda delle forze dell'ordine che difficilmente possono  fermare il trend di questo fenomeno.
La tangenziale,dopo i tanti annunci  (l'ultimo è di questi giorni)è sempre lì,fortunatamente con meno traffico ma con la sua illogica presenza comprime   e delimita  il quartiere e la Nuova Stazione Tiburtina ponendosi proprio davanti come un lungo capello stile quello delle matricole universitarie.Il Centro Ittiogenico,che stà proprio di fronte alla N.S.T.,abbandonato,violentato dalla mancanza di manutenzione a cui si somma  un popolo notturno che vi trova saltuario rifugio,depredato di tutto quello che era depredabile.A vederlo ora non immagineremmo mai le eccellenze di cui si è potuto fregiare quando era direttore l'ottimo  professor Gelosi.Una vergogna per noi tutti di cui dobbiamo ringraziare la Regione Lazio,proprietaria dell'area,il Comune di Roma e il Municipio II che nulla fanno per riscattare questo gioiello.
E infine l'area della Lega Lombarda,dove c'era un deposito ATAC venduto per fare cassa ai soliti palazzinari.In quell'area durante gli scavi sono stati scoperti importanti ritrovamenti:un mitreo,un colombario,una piscina di epoca romana,più innumerevoli reperti e testimonianze della storia del quartiere.Inoltre anche una zanna di mammuth .Tutto puntualmente denunciato dai cittadini e altrettanto puntualmente insabbiato dalla complice sovrintendenza e dalla proprietà che non poteva certo rinunciare al proprio business,magari in regime di compensazione,per quattro pietre,di cui ,come si sa,Roma è piena!!!Invece quei ritrovamenti potevano rappresentare un'opportunità  di crescita culturale per l'intero quartiere e per Roma.Un biglietto da visita per le centinaia di migliaia di viaggiatori che avrebbero potuto avere a loro disposizione un'area archeologica appena approdati a Roma.La miopia dei nostri politici e ,sottolineamo ,della sovrintendenza in questo caso è stata clamorosa.
Il saggio che riportiamo qui di seguito ,scritto dalla professoressa Ivaldi,  presentato al Congresso della Società Italiana di Ergonomia (Torino 18/20 novembre 2013),aggiunge riflessioni sulla mancanza di responsabilità,rispetto e competenza che caratterizza in modo crescente le nostre amministrazioni .
Un caso emblematico di  come annullare un grande progetto e degradare una città.
Raffaele Fischetto

 

Ivetta Ivaldi & Simona Galeri

                 Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale

    “Sapienza” Università di Roma - Via Salaria 113 - 3389222952

 

1. Una grande stazione in un  territorio ostile

Con questo studio si propone un esempio di progettazione non ergonomica con ricadute disastrose per la salute e il benessere dei cittadini e il decoro di una grande città. Si tratta infatti di Roma e  del caso della Stazione Tiburtina, nota a molti utenti del servizio ferroviario nazionale. L’interesse dal punto di vista ergonomico per questa realtà va dalla macroergonomia - come è stato sviluppato il progetto -  alla dimensione del benessere e della sicurezza degli utenti - gli spazi e le attrezzature per la fruizione del servizio.

La Nuova Stazione Tiburtina è ormai in fase di realizzazione molto avanzata e molti treni ad alta velocità partono o transitano da qui, grazie anche alla nuova società NTV, che nel frattempo si è formata e che appoggia molto del proprio traffico in questa stazione. Un contesto così ampio e complesso può suggerire osservazioni ergonomiche di molti tipi ma, trattandosi di un grande progetto, una delle prime cose che si notano è la mancanza di una adeguata gestione sistemica nella dimensione del territorio. Colpisce la situazione di degrado che circonda questo nuovo rilevante servizio nella città. Si tratta di un problema che non può essere risolto da RFI  ma che coinvolge in maniera molto forte il Comune che, oltre ad essere partner in questa rilevante innovazione, ha la responsabilità dello stato di decoro di Roma, per non parlare del benessere e della sicurezza delle persone. Alla nuova stazione è letteralmente appoggiata una sopraelevata con tutto quello che comporta dal punto di vista del degrado e dei disagi. I viaggiatori che scendono alla Stazione Tiburtina e  non vanno direttamente alla metropolitana  non trovano spazi  accoglienti o almeno puliti sui quali muoversi: la sopraelevata, oltre a rendere sgradevole da un punto di vista estetico l’incontro con Roma, ha sotto di sé barboni e balordi e raccoglie sporcizia e cattivi odori.

Il progetto di sostituire la piccola stazione Tiburtina con una stazione bella e monumentale sembra derivi da una idea che negli anni novanta avevano  condiviso amministratori ed urbanisti del Comune di Roma riguardo alla possibilità di  creare un collegamento tra il quartiere Italia/Nomentano, sviluppato su un lato della stazione, e la zona di via Tiburtina/Pietralata, sviluppata sull’altro[1]. L’idea di una grande stazione che consentisse di passare da una parte all’altra piacevolmente e con facilità sembrava offrire validi elementi di miglioramento sociale e di integrazione tra quartieri e condizioni di vita sviluppate in modo separato. Al di la dei punti di vista su questa ipotesi sociale e urbanistica è comunque interessante considerare la presenza di obiettivi di miglioramento della qualità della vita dei cittadini e dello sviluppo sociale ed economico per la città. Lascia interdetti il fatto che non venisse sentita l’urgenza di porre rimedio al degrado e all’inquinamento  causato dalla sopraelevata, mantenuto tuttora anche a costo di mettere a rischio il futuro di un nuovo ed importante servizio pensato per migliorare la qualità della vita e dello sviluppo urbano.

Di fatto l’idea della grande stazione e delle opportunità che avrebbe consentito si consolida e riscuote l’interesse del Ministero dei Trasporti che nel frattempo aveva creato la Società RFI come gestore dell’infrastruttura delle ferrovie italiane e Trenitalia come gestore  del servizio. Nei primi anni duemila la decisione è presa: si realizza un grande concorso per il progetto della stazione che viene vinto dall’architetto Desideri e dal suo gruppo composto da esperti di diverse discipline e nazionalità.  Viene realizzata in seguito una Conferenza dei servizi per condividere le molte esigenze collegate sia alla fase di  realizzazione dei lavori che a quella della conclusione e della messa in funzione della stazione nel territorio. Con il Comune di Roma si concordano i tempi di  attuazione del progetto, che comprendeva anche la realizzazione di due tunnel per eliminare il traffico dagli spazi circostanti e consentire l’abbattimento della sopraelevata. Si tratta di uno strano accordo in cui  sono previste penali per RFI nel caso di ritardi  o inadempienze ma non si calendarizzano gli impegni del Comune che doveva tra l’altro abbattere la sopraelevata, la cui presenza già aveva costretto a modificare il progetto iniziale, pensato con l’idea che non ci fosse.  Le attività del Comune nell’ambito del progetto non erano state inserite nelle fasi di lavoro quasi che il partner politico potesse agire indipendentemente dallo stato di avanzamento della stazione. Questo lasciar fuori il Comune dalla sequenza dei lavori si è rivelato pericoloso per il raggiungimento dell’obiettivo.

La progettazione ergonomica, indipendentemente dalla grandezza dei progetti, ha come criterio interdisciplinarietà, globalità e partecipazione e quindi tutte le competenze necessarie per affrontare il contesto, l’analisi dell’interazione tra le persone e le tecnologie, tra le persone e l’ambiente in cui si muovono e delle persone tra di loro. In questo caso sarebbe stato necessario che il progetto comprendesse in modo articolato le attività che dovevano essere compiute da entrambi i partners nel corso della realizzazione, per il raggiungimento dell’obiettivo. In effetti anche l’obiettivo sembra non essere stato a sufficienza definito e condiviso. Nei casi di grandi progetti realizzati per le città il partner politico è  meno affidabile per i vari tipi  di cambiamento che possono intervenire e la tentazione di tirarsi indietro senza dichiararlo e di spostare risorse su altri obiettativi. A maggior ragione quindi gli impegni, i tempi e le modalità di esecuzione con cui ciascuno dei partners deve realizzare i suoi compiti devono essere specificati e definiti anche dal punto di vista delle penali. Questo consente di dare al progetto una realtà specifica già deliberata in tutte le sue fasi e non soggetta a ripensamenti  né dal punto di vista tecnico né da quello politico.

 Le problematiche ergonomiche che la nuova stazione ci propone sono molte, si trovano anche all’interno e riguardano l’accessibilità, il benessere e la sicurezza dei viaggiatori. In effetti lo studio iniziale era partito dall’analisi dell’accessibilità e della sicurezza per i disabili.  La mancanza di ergonomia, come peraltro accade quando non ci si impegna per chi è in  difficoltà, riguarda però tutti gli utenti. Aspetti problematici vengono anche dal mancato coordinamento tra la realizzazione del nuovo e la gestione degli spazi poco confortevoli già esistenti e non toccati dall’innovazione, molto usati però dai viaggiatori che li vedono come parte dal nuovo  progetto. Lo studio dei disagi e dei rischi evidenzia una situazione carente su molti piani, come si può vedere dalle osservazioni che seguono.

2. Accessibilità,  comfort e sicurezza

La nuova stazione Tiburtina, per avendo ancora oggi lavori in corso, è stata inaugurata il 28 novembre 2011. Dopo dieci anni di attese e 36 mesi di cantiere, è costata circa 330 milioni di euro, gestisce circa150mila passeggeri al giorno, ha 20 binari, 52 scale mobili e 29 ascensori, dislocati su quasi 50mila mq di superficie.[2]

All’inaugurazione erano presenti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il Sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Il concorso di progettazione “Il nodo Stazione Tiburtina. Una nuova centralità urbana  vinto dallo studio romano di architetti associati ABDR ha progettato la stazione come luogo di scambio sociale e urbano. “La scelta di appendere i volumi – spiega lo studio ABDR – ottimizza le campate strutturali dei solai superiori, eliminando le criticità derivanti dalle vibrazioni trasmesse dal traffico ferroviario alla struttura e di valorizzare le condizioni bioclimatiche del progetto”[3]. I volumi sospesi sono rivestiti con alicrite color verde lime: tutto bellissimo, ma per ora tutto è deserto. Serrande abbassate, corridoi vuoti, illuminazione scadente, scale mobili immobili, transenne qua e là. Quando piove, l’acqua gocciola dai soffitti e crea poi muffa. Il pavimento dell’atrio principale è traballante e scivoloso. Porte chiuse, spazi inagibili, tubi a vista, lampadine penzolanti, wc rotti e i binari 9, 10 e 13 off-limits. Per non parlare dei binari 1 e 2 est, dove transitano i treni utilizzati dai pendolari, diretti a Lunghezza, Tivoli, Avezzano e Pescara. L’unica via d’accesso alla banchina è una scala di 28 gradini, stretta e buia, dove nell’ora di punta i pendolari procedono ammassati e a rilento, senza alcuna sicurezza. A fine aprile 2012, Corriere.it aveva documentato come i nuovi binari est – inaugurati a ottobre 2011 dopo l’incendio che aveva compromesso la circolazione dei treni 3 mesi prima – non fossero accessibili per i disabili. RFI aveva garantito di porre rimedio con un nuovo collegamento in piano tra l’1 e il 2 Est e i binari 24 e 25, dotati di un ascensore. “Come promesso abbiamo realizzato il passaggio a raso che è pienamente operativo dal 1° giugno – ha spiegato Silvio Gizzi, direttore RFI Produzione Roma. “Abbiamo dotato il sottopassaggio e le banchine anche di pulsanti di sos, presidiati 24 ore su 24, che consentiranno, a chi ne ha bisogno, di contattare il personale per poter accedere al percorso dedicato. Chi arriva dal tunnel o dal treno può uscire o entrare nella stazione attraverso questo nuovo percorso che abbatte, di fatto, le barriere architettoniche”.[4] Il cancello di accesso al passaggio appena ultimato, però, resterà sempre chiuso per motivi di sicurezza.[5] Giuseppe Trieste, presidente di Fiaba Onlus, sulla sua sedia a rotelle, ha provato il percorso in prima persona. L’assistenza, con in mano le chiavi di accesso al passaggio a raso, è arrivata 8 minuti dopo la prima chiamata; 13 minuti dopo, Trieste ha raggiunto i binari 1 e 2 est.[6]  RFI aveva garantito che entro il 2013 sarebbe stato aperto un nuovo tunnel per carrozzine, ma di questo tunnel non c’è alcuna traccia. Attualmente si pensa invece di eliminare questi binari, così problematici, dal servizio al pubblico e usarli per esigenze interne.[7]

Dai binari non si può raggiungere la metropolitana. Le porte sono di vetro, strette e pesanti. I percorsi tattili per non vedenti sono sistemati a caso. L’art. 15 del DPR 24 luglio 1996, n. 503, Eliminazione delle barriere architettoniche in spazi pubblici, afferma, al punto 4.1: “Le porte di accesso di ogni unità ambientale devono essere facilmente manovrabili, di tipo e luce netta tali da consentire un agevole transito anche da parte di persona su sedia a ruote; il vano della porta e gli spazi antistanti e retrostanti devono essere complanari. Sono consigliabili porte scorrevoli o con anta a libro, mentre devono essere evitate le porte girevoli, a ritorno automatico non ritardato e quelle vetrate se non fornite di accorgimenti per la sicurezza. Le porte vetrate devono essere facilmente individuabili mediante l'apposizione di opportuni segnali. Sono da preferire maniglie del tipo a leva opportunamente curvate ed arrotondate”. Il punto 8.1 specifica: “La luce netta della porta di accesso di ogni edificio e di ogni unità immobiliare deve essere di almeno 80 cm. La luce netta delle altre porte deve essere di almeno 75 cm. L'anta mobile deve poter essere usata esercitando una pressione non superiore a 8 Kg”. Nessuna di queste norme è stata rispettata, in un complesso inaugurato meno di due anni fa. Il futuristico hub dell’alta velocità per ora non ha nulla di ergonomico e lascia tutti con l’amaro in bocca.

La stazione Tiburtina di Roma è dunque un hub fantasma. Forse perchè il progetto non è del tutto completo oppure perché vi sono difficoltà oggettive nel portare a regime quanto sino ad ora realizzato. La situazione di degrado esterno è tale da rendere difficile probabilmente anche promuoverla come centro commerciale. A fianco della vetrata della stazione a ponte, infatti corre la tangenziale di Roma, sopraelevata che avrebbe dovuto essere demolita ma che oggi funge da riparo per decine e decine di sbandati e senzatetto. Ed è proprio da lì che partono i taxi. Così i viaggiatori, per prenderne uno, devono fare lo slalom tra la puzza di alcol e quella di urina.

Eppure, il progetto iniziale era un altro: nell'atrio di Pietralata un parcheggio interrato su due livelli, con 110 posti totali; altri 400 posti a raso, in un parcheggio realizzato sulla copertura della nuova circonvallazione interna, sostitutiva dell'attuale tangenziale fino allo svincolo della A24. Tutto per smantellare la famosa sopraelevata.

A maggio 2013 si è assistito a uno scambio di accuse tra Comune e Ferrovie. Il ministro dei trasporti Maurizio Lupi aveva definito una vergogna che all’interno della stazione Tiburtina non ci fossero ancora servizi, bar o negozi.[8] L’AD di RFI, Mauro Moretti, attribuiva i ritardi al Comune, che “non ha fatto niente sul piano delle infrastrutture, come parcheggi e svincoli”[9]. Il Campidoglio ha accusato di lentezze e ritardi RFI. Fabrizio Ghera, assessore capitolino ai Lavori pubblici, precisa che “gli interventi, ancora in fase di completamento, sono a carico e di competenza di RFI”[10]. Anche abbattere la sopraelevata?

Eppure la nuova stazione avrebbe dovuto essere un esempio europeo, ospitare i treni AV di Trenitalia e NTV (Italo), superare in prestigio e traffico ferroviario la Stazione Termini. Bisognerebbe attivarsi e parlarne in tutta Europa perché è una realtà romana, ma, se la si guarda bene, ha contenuti universali. I concetti di Design for all e di Universal design dovrebbero essere intrinseci in ogni opera architettonica, nelle istituzioni pubbliche e private, nell’opinione pubblica.

E’ storia ormai lontana il tempo in cui i committenti e i progettisti si preoccupavano di dare alle loro opere anche il giusto risalto sul territorio. Una grande stazione merita una piazza armoniosa e funzionale se non bella. Oggi siamo forse meno preoccupati della bellezza ma siamo sensibili alla sostenibilità che in qualche modo la comprende.  La gestione dei grandi progetti che hanno obiettivi di miglioramento spesso perde efficacia tra la partenza e le conclusioni, forse proprio per la scarsa attenzione al metodo con cui vengono sviluppati, eppure il metodo è determinante per il raggiungimento dell’obiettivo[11]. Di fatto questa grande, costosa stazione di fronte all’indifferenza dei responsabili rischia di perdere il suo ruolo e di scadere nel degrado, come  è già avvenuto in altri sfortunati casi.

[1] Mariotti C. La Nuova Stazione AV di Roma Tiburtina in “Argomenti”,  n. 2, luglio 2010
[2]             Http://www.rfi.it/romatiburtina.html
[3]              Http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-28/progetto-roma-tiburtina-stazioneponte-125635_PRN.shtml
[4]     http://mobile.corriere.it/m/informazionelocale/notizie/roma/notizie/cronaca/12_ giugno_1/tiburtina-passaggi-disabili-binari-201429250406/0
[6]             “Fermate i treni. Deve passare la carrozzella”, in Il Tempo, 22/05/2013, p.22
[7] Intervista Ing. Carlo Mariotti,  committente  responsabile progetto
Divisione Investimenti RFI,  10/9/2013      
[8]http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/05/22/tiburtina-senza-servizi-moretti-accusa-colpa-del.html
[9]Ibidem



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8Ibidem
 
[11] Uccelli S.E. e Amatori F. La fabbrica ristrutturata, F.Angeli, Milano, 1978

23 febbraio 2014

ASSEMBLEA PUBBLICA DI "L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS"


Si è tenuta oggi 23 febbraio al Teatro Valle Occupato la riunione autoconvocata dei gruppi sostenitori di Tsipras Presidente della Commissione Europea che,dopo un sondaggio in rete tra i sostenitori, in Italia si chiamerà L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS.
A teatro pieno in ogni ordine di posto compreso i palchi,il comitato cittadino che coordina le attività dal punto di vista organizzativo senza però essere punto di riferimento gerarchico,ha aperto i lavori dando la parola ad un collaboratore di Tsipras ed  ad alcuni delegati tra i  comitati dei cittadini che si stanno costituendo in tutta Roma,sia della FIOM che di alcune associazioni per i diritti civili.L'entusiasmo che sostiene la candidatura di Tsipras è al massimo,ciò non toglie che non vengano sottovalutate le difficoltà sia per la costituzione della lista che ,se questo risultato dovesse essere raggiunto,quello di centrare l'obiettivo del superamento della soglia di sbarramento fissata al 4%..Ad oggi i sostenitori della lista in tutta Italia sono 35.000 e a Roma 5.000 e aumentano di giorno in giorno.
Per presentare la lista occorrono 150.000 firme certificate .Per questo il comitato cittadino ha invitato tutti i presenti e quanti hanno aderito a costituire comitati di base,sia all'interno dei Municipi,in questo caso anche più di uno,che all'interno dei luoghi di lavoro.
Non ci si nasconde che la strada è in salita ma l'occasione è molto importante per lasciarsela sfuggire appoggiando una lista che è contro l'Europa dei banchieri,della finanza e dei privilegi,delle diseguaglianze.
Per approfondire ,si invita a consultare il sito:http://www.listatsipras.eu/
Domenico  Fischetto


21 febbraio 2014

DOSSIER CLIMA 2014:IN CALO LA CO2 IN ITALIA


Riceviamo e volentieri pubblichiamo il dossier clima 2014 prodotto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi presentato il 13 febbraio 2014.
Per la lettura del dossier nel dettaglio copia il link::http://www.fondazionesvilupposostenibile.org/f/Documenti/2014




L'Italia prosegue nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l' obiettivo di Kyoto (-7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% ed è sulla strada per centrare il target del 2020 del pacchetto clima-energia.

Questo lo scenario disegnato dalla Fondazione per lo Svilupo Sostenibile nel "Dossier Clima 2014" . Nel 2013 in Italia le emissioni di gas serra si sono attestate, infatti, a 435 MtCO2eq. Si tratta di un calo di oltre il 6% (30 Mt) rispetto all'anno precedente, alla base del quale c'è una significativa riduzione dei consumi di combustibili fossili: -5% (3,4 milioni di tonnellate di petrolio), di gas -6% (4,8 miliardi di m3) e di carbone -14% (3,7 milioni di tonnellate).

Dietro questa dinamica c'è sicuramente l'effetto della contrazione economica. Le stime per il 2013 indicano una riduzione del Pil dell'1,8%. Tuttavia, secondo la Fondazione, la riduzione del Pil può spiegare circa un terzo della contrazione delle emissioni del 2013. Sulla parte rimanente incidono lo sviluppo delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e gli stili di vita più sostenibili. Questo nonostante il 2013 sia stato per le politiche ambientali in Italia un anno di luci e ombre, come testimonia il brusco rallentamento della nuova potenza installata di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili.

"L'Italia -- ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile- è duramente colpita dalla crisi climatica e ce lo ricordano i drammatici eventi degli ultimi mesi. Anche se il Paese negli ultimi anni ha fatto molti progressi riducendo le emissioni di gas serra del 25% in meno di un decennio, è necessario che si faccia di più per ridurre in modo molto più consistente le emissioni che concorrono a peggiorare il nostro clima. Non dobbiamo dimenticare che le temperature medie annuali negli ultimi decenni sono aumentate più della media mondiale, il Mar Mediterraneo si scalda al ritmo di 0,6°C per decade, dal 1850 a oggi i ghiacciai alpini sono diminuiti del 55% e molti ghiacciai minori sono destinati a scomparire già entro il 2050. Ma abbiamo gli strumenti, le tecnologie e il talento per affrontare la crisi climatica e, tramite essa, anche le altre molteplici crisi che segnano il nostro Paese".

Il Rapporto, dall'analisi delle serie storiche osserva un cambio di passo nel 2005, con le emissioni di gas serra che cominciano a calare tre anni prima della crisi economica. Dal 2005 al 2013 le emissioni sono calate di oltre 140 MtCO2eq (-25%). Ma soprattutto l'intensità carbonica, ossia la quantità di emissioni per unità di Pil prodotto, negli ultimi 9 anni si è ridotta a un tasso medio annuo del 2,4% contro lo 0,6% del periodo 1990-2004. Analizzando il periodo tra il 2009 e il 2013 il Pil è sceso complessivamente del 7,5% e le emissioni del 20%. A meno che non si ipotizzino tassi di crescita del Pil oltre il 2,5%, l'Italia è oramai in una fase di disaccoppiamento assoluto.

I dati ufficiali confermano le stime della Fondazione dello scorso anno. L'Italia ha centrato il target di Kyoto, riducendo le emissioni rispetto al 1990 del 7,8% a fronte di un impegno del -6,5%. Guardando oltre, anche i target al 2020 fissati dal Pacchetto clima-energia dell'Ue sono a portata di mano. Nel 2013 le rinnovabili dovrebbero superare agevolmente la soglia del 14% dei consumi finali lordi, molto vicine al target del 17%, mentre le emissioni di gas serra (quelle del settore non-Ets su cui sono chiamati a misurarsi i Paesi membri) sono già oggi 15-20 MtCO2eq al di sotto del target e anche i consumi primari di energia nel 2013 sono allineati a quelli previsti per il 2020.

Guardando al 2030, secondo le simulazioni della Fondazione, se l'Europa puntasse su un target di riduzione conservativo, come il -40% proposto dalla Commissione, per l'Italia vorrebbe dire dover arrestare il processo di decarbonizzazione in atto (target 2030 apri a 405 MtCO2eq, contro i 435 attuali).
Solo mantenere gli attuali tassi di decarbonizzazione, invece, anche in presenza di una forte ripresa economica a livelli pre-crisi, vorrebbe dire arrivare al 2030 a 370 Mt, molto vicini al target nazionale di 340 MtCO2eq se l'Europa scegliesse la strada del dimezzamento delle emissioni di gas serra come proposto dal Parlamento.

A livello Europeo, il tartet del protocollo di Kyoto è stato ampiamente superato, facendo segnare per la Ue15 una riduzione del 16% (inclusi meccanismi flessibili) come media 2008-2012, a fronte di un impegno del -8%. Per quanto riguarda gli obiettivi al 2020, la Ue27 ha visto scendere le emissioni dal 1990 al 2012 del 19%: è probabile, quindi, che il target 2020 sia stato raggiunto e superato già nel corso 2013.

A livello mondiale, pur non disponendo ancora di dati consolidati per il 2012, si può certamente affermare che il target del Protocollo di Kyoto è stato abbondatemente centrato: i paesi dell'Annesso I (tutti, anche quelli non ratificanti) hanno ridotto le emissioni del 14,5% (al 2011) a fronte di un target del 5,2%. Tuttavia, il Protocollo non è stato adeguato all'obiettivo della Convenzione quadro ONU di stabilizzare il clima: dal 1990 le emissioni mondiali di gas serra sono aumentate di oltre il 30% e la concentrazione di CO2 in atmosfera ha superato le 400 ppm.
Per la lettura del dossier nel dettaglio copia il link::http://www.fondazionesvilupposostenibile.org/f/Documenti/2014

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19 febbraio 2014

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.






L’Altra Europa con Tsipras - Assemblea cittadina


Si chiamerà “L’Altra Europa con Tsipras” la lista autonoma della società civile che sosterrà la candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione Europea.
Sono ormai più di 33.000 le cittadine e i cittadini che hanno sottoscritto “L’Europa al bivio”, l’appello di Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli e Guido Viale. Più di 4.000, solo a Roma.


Dal lancio fatto dallo stesso Alexis Tsipras, al Teatro Valle, sono passati solo 10 giorni e diverse iniziative hanno già preso vita in città.


Giovedì 13, si è tenuta una prima riunione delle persone che hanno sottoscritto l’appello per Tsipras.
Sabato 15, si è organizzato un incontro tra chi ha aderito all’appello e chi (organizzazioni collettive e singoli individui), pur non avendolo sottoscritto, intende impegnarsi per sostenere la candidatura di Tsipras.
E’ poi notizia di questi giorni che, in numerosi quartieri romani, si stanno auto-convocando e attivando gruppi territoriali.


E’ giunto il momento che si costituisca formalmente un comitato di sostegno cittadino, di cui facciano parte tutte le realtà e le singole persone che vogliono mettere a disposizione la propria partecipazione e il proprio impegno.
Che si sviluppi una rete che ponga in relazione e in sintonia tutto quello che si è messo in movimento, che amplifichi quanto di buono sta accadendo.


Un recente sondaggio indica che, tra le cittadine italiane e i cittadini italiani, gli “europeisti critici”, che credono nell’Europa unita ma chiedono un radicale cambio di rotta rispetto alle attuali politiche di austerità dell'Unione Europea, sono il 53%.


Noi siamo quegli europeisti insubordinati.


Il successo de “L’Altra Europa per Tsipras” è interamente affidato all’intraprendenza partecipata, attiva e capillare della grande coalizione sociale che in questi anni si è battuta nelle mille iniziative a difesa dei beni comuni, della giustizia sociale, delle libertà, dei diritti delle donne, della dignità dei migranti, dell'ambiente, del lavoro, della pace, di una democrazia vera e piena, contro i tentativi di stravolgere la Costituzione e contro le politiche di austerità.


É indispensabile che chiunque si riconosca in questa proposta, a cominciare dalle sottoscrittrici e dai sottoscrittori dell’appello, si attivi e metta disposizione le proprie energie e le proprie competenze affinché si formino gruppi di lavoro, operativi e tematici.
E’ necessario che ci si coordini, nei propri luoghi di residenza, per la costituzione di comitati di quartiere che dovranno essere, localmente, i protagonisti della campagna elettorale nei tre prossimi mesi.


Con questo spirito, invitiamo le cittadine e i cittadini di Roma ad incontrarsi:


Domenica 23 Febbraio, alle ore 10:30, presso il Teatro Valle


(Via del Teatro Valle, 21 -zona Corso Vittorio-)


Per organizzare il lavoro che ci aspetta, rilanciare le attività nel territorio e dare un contributo concreto, da Roma, ad un’Altra Europa.


Saranno nostri ospiti Barbara Spinelli e Argiris Panagopoulos (giornalista a componente di Syriza)


Vi aspettiamo!

Il comitato provvisorio romano per “L’Altra Europa con Tsipras”







ASSEMBLEA PROGETTO ROMA 17 FEBBRAIO 2014

 
 

 
 
 
 
Il 17 febbraio alle ore 17 presso la Sala Margana si è svolta l'assemblea di Progetto Roma.
Il Presidente Alessandro Bianchi ha aperto i lavori confermando i punti già affrontati nella sua relazione della passata riunione del 7 dicembre 2013 :presa di distanza dal PD ,partito ancora messo peggio dall'inarrestabile avanzata del suo neo segretario,critica nei confronti dell'amministrazione Marino,non più da far passare sotto silenzio data l'inconsistenza degli atti finora prodotti puntellati da vari pubblici incidenti di percorso.Inoltre Bianchi ha sottolineato che l'associazione dovrebbe allargare il suo campo d'azione comprendendo quello nazionale in quanto risulta imprenscindibile, occupandosi di Roma di non dover prendere posizione sui problemi nazionali che coinvolgono non solo  la nostra città  ma  tutto il Paese.
A seguire è stata la presentato  da Carlo Buscalferri un documento,sottoscritto da diversi soci dell'associazione,che riportiamo in seguito,che ha posto l'accento sull'azione di Progetto Roma che dall'esperienza delle recenti elezioni amministrative deve passare ad una più incisiva azione politica sia in campo cittadino che in campo nazionle.I gravi problemi che attanagliano la città di Roma e l'Italia devono chiamare in campo le forze sane del Paese che si devono mettere a disposizione con slancio e generosità.L'attuale panorama politico mostra ancora una volta un desolante panorama in cui il partito di maggioranza relativa mette in scena miserabili esibizioni di scalata al potere rappresentate dal suo neo-segretario che non si vergogna a deporre il presidente del consiglio della suo stesso partito per proporre se stesso come alternativa.Ci vuole un cambio di passo nella politica italiana ,ci vuole una sinistra che dia rappresentanza  e voce ai tanti ormai che non si sentono più rappresentati e che manifestano il proprio dissenso o non andando a votare o buttando via il proprio voto appoggiando movimenti velleitari e demagogici.Progetto Roma,secondo questo documento,deve contribuire o almeno ci deve provare,aggiungiamo noi,responsabilmente  a lavorare per raggiungere  questo obiettivo.La gravità della situazione lo richiede.La coscienza di ciascuno di noi lo reclama.
Tale documento è stato accolto dall'assemblea con condivisione da parte di alcuni e con opposizione da parte di altri che non hanno gradito in particolare le critiche dirette e non velate nei confronti del PD.
Messo ai voti è comunque stato approvato a larga maggioranza.
Per quanto riguarda la composizione del nuovo direttivo,Bianchi ha proposto di mantenere in carica quello attuale, formalmente fino al 2015, e di lavorare alla revisione dello statuto .In seguito alla proposta di nuovo statuto da sottoporre all'assemblea ,verrà presentata anche una proposta di nuovo Consiglio Direttivo.E' stato invece confermato il revisore unico,ed è stato approvata dall'assemblea,su proposta di Bianchi, la decisione di affidare a Mimmo Fischetto il coordinamento di tutte le attvità di comunicazione.Alle ore 20,00 l'assemblea ha concluso i suoi lavori.
 

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DOCUMENTO PRESENTATO ALL’ASSEMBLEA DI PROGETTO ROMA

DEL 17 FEBBRAIO 2014

Noi crediamo che Progetto Roma abbia rappresentato un momento significativo nella politica romana: un gruppo di persone si sono ritrovate attorno alla candidatura di Alessandro Bianchi a Sindaco di Roma, lavorando sul territorio e portando avanti idee innovative con passione, competenza  ed onestà intellettuale.


Siamo ogni giorno più convinti che lo spirito, che ci ha animato in quello straordinario periodo che per tutti noi ha rappresentato la recente campagna elettorale amministrativa, sia un patrimonio comune che non vada assolutamente disperso.

Anzi, vogliamo che Progetto Roma riprenda il percorso intrapreso con ancora più convinzione, con ancora più passione e con una prospettiva sia geografica che temporale ancora più ambiziosa.

Riteniamo infatti, senza mezze parole, che chi attualmente amministra Roma Capitale non si sia rivelato all’altezza delle aspettative che aveva fatto nascere.

Ci siamo opposti in campagna elettorale all’aspirante Sindaco Ignazio Marino non condividendo né il metodo utilizzato per la selezione della sua candidatura né il merito del suo evanescente programma elettorale.

Nel rispetto che il voto popolare esige, Progetto Roma fino ad oggi  ha atteso fiduciosa che l’amministrazione dispiegasse la propria azione politico-amministrativa, non praticando fin da subito un’opposizione serrata e puntuale.

A ormai otto mesi di distanza dall’insediamento in Campidoglio di Marino, occorre rilevare che i molti e gravi problemi della nostra città o non vengono affrontati o vengono affrontati con inadeguate capacità sia di analisi che di proposta. Viviamo ancora in una città sporca, caotica, insicura, devastata dal cemento, una città non governata in cui si respira  un clima di arbitrio assoluto, nel quale nessuno sente il dovere di far rispettare le più elementari regole di convivenza civile.

Il fallimento dell’attuale azione amministrativa ci impone di riprendere con determinazione il cammino interrotto.

Dobbiamo quindi riorganizzarci, attualizzare la nostra piattaforma politica, sintonizzarci nuovamente con i nostri concittadini e riproporci, fin da adesso, quale alternativa al governo di Roma Capitale.

Nel contempo non possiamo rimanere inerti di fronte a una situazione nazionale che si presenta drammatica dal punto di vista socio-economico, politico, etico: è a rischio la tenuta economica e sociale del Paese, è a rischio la tenuta delle stesse istituzioni. 

Ancor più non possiamo assistere alla drammatica paralisi e deriva della politica senza reagire: un governo inefficace ed ostaggio di partiti le cui politiche in realtà risultano inconciliabili, una destra che si sta sempre più arroccando intorno a un leader pregiudicato e dalle pericolose tendenze destabilizzatrici per il sistema democratico; un Partito Democratico in balia di lotte intestine e guidato da un segretario passato ora , con una manovra di palazzo, a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio che non convince per la sua confusa proposta politica, per le sue idee sull’economia, intrise di neoliberismo, privatizzazioni ed ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro, per il suo modo insidiosamente personalistico di guidare un partito che ormai di sinistra non ha più nulla.

L’incredibile apertura che ha fatto nei confronti di un individuo condannato in via definitiva, espulso dal Senato e in attesa di essere recluso ai domiciliari o assegnato ai servizi sociali, dà la misura del suo livello morale e della sua statura politica.

Noi riteniamo, inoltre, che sia un gravissimo errore politico proporre una riforma elettorale che mantiene la scelta dei candidati nelle mani delle segreterie e che punta all’omologazione del pensiero politico inibendo di fatto l’ingresso in Parlamento ai partiti minori e premiando la coalizione vincente con un premio di maggioranza eccessivo.

Ci preoccupa, infine, l’idea di modificare la Carta Costituzionale, che ha una sua intima coerenza che rischia di essere compromessa se gli equilibri istituzionali che sono stati attentamente studiati dai padri costituenti venissero spostati con analisi affrettate e superficiali.

All’opposizione il Movimento 5 Stelle che ha saputo intercettare il diffuso malcontento post-ideologico, traducendolo in voti in occasione delle elezioni nazionali, ma che altresì non ha saputo tradurre in programma e in azione politica la protesta, tradendone le aspettative, e una sinistra divisa, rissosa, velleitaria, obsoleta, incapace di trovare una sintesi comune.

Un quadro assolutamente desolante.

Ma di fronte al quale è doveroso reagire: è tempo di elaborare una politica di respiro nazionale. E’ tempo di porre in atto quanto l’Assemblea di Progetto Roma del 7 dicembre scorso ha deliberato all’unanimità: dobbiamo porci quale “calamita” politica, elaborando e comunicando una proposta capace di attirare e di aggregare il maggior numero di soggetti possibili, preferibilmente singoli cittadini.

Se infatti riteniamo assolutamente auspicabile ed anzi proporremo un confronto dialettico con gli altri soggetti politici alla sinistra del PD in modo da scongiurare il rischio di una sterile autoreferenzialità, altresì siamo fermamente convinti che tale confronto dovrà essere affrontato pragmaticamente sui contenuti e quindi sui programmi,  preservando la nostra azione politica dall’arenarsi nelle secche delle vecchie diatribe ideologiche che troppo spesso hanno caratterizzato la sinistra contribuendo alla desertificazione dell’opposizione sociale nel nostro Paese.

La nostra forza dovrà quindi essere  principalmente nei contenuti che sapremo prima progettare e poi comunicare: quanto più essi saranno  comprensibili ed appetibili, tanto più vasto sarà il consenso alla nostra proposta politica.

Per fare questo è necessario che Progetto Roma si organizzi a livello nazionale, con una struttura che sappia radicarsi sul territorio, su tutto il territorio nazionale, e che sappia ascoltare e convincere le tante donne e i tanti uomini di sinistra che non si riconoscono più in alcuno dei partiti politici e che chiedono la dignità del vivere grazie al proprio lavoro, l’equità sociale, servizi adeguati, istruzione e cultura, effettive politiche per la famiglia, la salvaguardia e la tutela dell’ambiente, trasparenza, efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione.

Ci piace pensare che sapremo dare loro una speranza.

 

Firme dei sottoscrittori

Carlo BUSCALFERRI,Mauro POMPEI,Cristiana AMBROSI,
Domenico (Mimmo) FISCHETTO,Antonio LANZA,Francesco LAMBIASE,
Aldo ABENAVOLI