Progetto Roma ,nella campagna elettorale per le amministrative, aveva proposto per il vincitore una verifica di metà mandato,in cui i cittadini avrebbero dovuto valutare la coerenza tra le promesse elettorali e il programma effettivamente realizzato dal neo Sindaco.Alla luce di questi 8 mesi di giunta Marino,dobbiamo dire che Marino ha fatto bene a non accettare quello che per il candidato Sindaco Bianchi era un giusto rispetto e considerazione verso i cittadini e una più che banale promessa elettorale.A questo punto ,considerando tutti gli incidenti di percorso avuti finora dal
Sindaco di Roma &assessori,un' eventuale verifica avrebbe visto bocciato dai Romani il loro operato e mandati a casa.Così non sarà purtroppo,e ce li dovremo tenere ,salvo eventualità sempre possibili,fino al 2017.Ma quello che in maniera circonstanziata denuncia su comunenfo.net Monica Pasquino è più che un banale incidente di percorso come lo sono state le nomine ,presto ritirate, dell' AD di AMA come del capo dei vigili.
Qui viene denunciato un vero e proprio raggiro ai danni dei cittadini.
E questa è una vergogna!!!
Domenico Fischetto
'’L'importante sarebbe partecipare "
In campagna elettorale la coalizione per Ignazio Marino sindaco era stata piuttosto esplicita: bisogna riconvertire le aree abbandonate e valorizzare il patrimonio pubblico. Eppure, al primo intervento urbanistico rilevante, la creazione della Città della Scienza nell’area dell’ex caserma di Via Guido Reni, al di là dell’esuberanza retorica si profila uno scenario che ha ben altri riflessi.
di Monica Pasquino
La location dell’area è esclusiva: nel cuore del prestigioso quartiere Flaminio, con l’affaccio davanti al Maxxi disegnato da Zaha Hadid e a poche centinaia di metri dall’Auditorium di Renzo Piano. Qui la nuova amministrazione capitolina ha deciso di realizzare il suo primo intervento urbanistico di grande respiro.Il sindaco Marino e l’assessore all’urbanistica Caudo si dicono molto soddisfatti: “In campagna elettorale avevamo detto che il nostro obiettivo era riqualificare aree abbandonate e che non volevamo altro cemento”, ora “stiamo iniziando a farlo”. Come? Mettendo in moto “processi di partecipazione”.
L’ex caserma Guido Reni, ceduta dall’Agenzia del Demanio, diventerà la sede della Città della Scienza, “un centro di rilevanza internazionale”, si legge sul sito del Campidoglio. Accanto sorgeranno “spazi pubblici e alloggi sociali” (vedi qui).
In questi giorni, tuttavia, i giornali che si sono occupati del “pezzo di città che cambia volto e guarda all’Europa, alle cattedrali metropolitane della scienza e dell’arte” non hanno aiutato i cittadini a conoscere alcuni dettagli non trascurabili dell’operazione. Dettagli piuttosto scomodi, a quanto sembra. La retorica della città all’avanguardia e della “creative city” sembra aver avuto ancora una volta la meglio.
L’operazione sulla ex caserma Guido Reni vale 350 milioni di euro. Sarà realizzata senza costi aggiuntivi per l’amministrazione comunale grazie alla messa in valore dell’area, gestita dalla Società di Investimenti della Cassa Depositi e Prestiti.
La caserma non passerà dunque dall’Agenzia del Demanio al Comune di Roma, come molti potrebbero aver creduto, ma alla Cassa Depositi e Prestiti. La Cdp, società controllata per l’80 per cento dal Ministero dell’economia e principale azionista di colossi come Eni, Terna, Snam, Sace, avrebbe probabilmente voluto mettere l’area sul mercato immobiliare per ricavarne il massimo profitto. Alla fine, però, si è ritenuto opportuno scegliere un ingegnoso compromesso nell’accordo con Roma Capitale. L’accordo prevede nuove cubature residenziali.
La Cassa Depositi e Prestiti, nata nell’Ottocento sotto l’egida dello Stato, è da diversi anni una società per azioni, il Ministero dell’economia decide come investirne il patrimonio, considerato un po’ “la cassaforte italiana”: custodisce circa 300 miliardi di euro, il risparmio postale di 24 milioni di cittadini. Nella ristrutturazione elaborata dal Piano Monti (vedi qui), tra i suoi compiti c’era proprio la gestione della privatizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato, utile ad alleviare il debito e a promuovere la valorizzazione economica degli edifici ex pubblici. Come spesso accade nelle strutture che gestiscono grandi operazioni finanziare, ci sono molti dubbi sul funzionamento, sul controllo e la trasparenza dell’operato della Cdp. Lo hanno evidenziato bene, tra l’altro una puntata di Report e un dossier di Altraeconomia.
II partner di Roma Capitale è più precisamente Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr, la società che gestisce due fondi immobiliari: uno dedicato al social housing, l’altro alla valorizzazione degli immobili pubblici.
L’ex caserma romana confluirà nel secondo fondo (Fiv – Plus, Fondi Investimenti per la valorizzazione) e avrà l’obiettivo di valorizzare l’area attraverso la realizzazione di un complesso con destinazione prevalentemente residenziale. Lo si rileva facilmente nella scheda tecnica disponibile sul sito della Cassa Depositi e Prestiti. Il Fondo ha lo scopo di “promuovere e ottimizzare processi di dismissione di patrimoni immobiliari mediante l’acquisto di immobili da enti pubblici” e di ottenere “il più efficace raggiungimento degli obiettivi economici attesi”. Il direttore della Società di investimenti, Marco Sangiorgio, ha dichiarato che la Società ha le risorse per occuparsi dell’operazione di Via Guido Reni da sola, ma non esclude il contributo di ulteriori soggetti per realizzare il progetto. (vedi qui)
Gli immobili sui quali il Fondo investe si caratterizzano per “un potenziale di valore inespresso conseguibile”, ossia attraverso modifiche che riguardano il cambio di destinazione dʹuso, la ristrutturazione, la vendita frazionata, la demolizione e ricostruzione. Andiamo adesso a vedere nel dettaglio cosa si intende costruire: 10.000 mq di superficie fondiaria saranno occupati dalla Città della Scienza; ci saranno 200 residenze private di pregio per 27.000 mq; 70 alloggi di edilizia residenziale convenzionata (social housing ex Dl 112/2008 che permette a fasce di reddito basse di avere a disposizione una casa a prezzi calmierati) occuperanno in tutto 6.000 mq, poi spazi commerciali (5.000 mq) e strutture ricettive (5.000 mq). Infine, di 14.000 mq sarà la superficie effettiva destinata ad attrezzature pubbliche.
A breve è prevista la prima assemblea promossa dal Municipio sul territorio. Peccato che l’argomento in discussione non dovrebbe essere l’intero progetto ma solo la destinazione d’uso dello spazio riservato al pubblico (14.000 mq). Peccato perché, se abbiamo capito bene, in questo “sogno coltivato per oltre un terzo di secolo”, per dirla con le parole del sindaco, qualcosa sembra proprio non tornare. Proviamo a riassumere: una società per azioni che ha il proprio capitale nei risparmi di 24 milioni di cittadini acquista dall’Agenzia del Demanio – un ente pubblico afferente al Ministero dell’economia e delle finanze – un bene demaniale, cioé un patrimonio pubblico, per demolirlo e costruire edilizia residenziale da vendere per far cassa. La cittadinanza, cioè la sola legittima proprietaria dell’ex caserma, la sola che dovrebbe poter decidere la nuova funzione d’uso dell’intera area, viene consultata solo per esprimersi su una singola parte del progetto.
Sarei lieta di essere smentita, ma non risulta che alcun processo di partecipazione sia stato messo in atto fino all’incontro del 28 gennaio al Cinema Tiziano, in cui l’assessore Caudo ha presentato l’intero pacchetto confezionato. Eppure erano state numerose le richieste della convocazione di un tavolo di confronto con la cittadinanza sul futuro delle 15 caserme in dismissione a Roma. Erano state avanzate anche da quel Comitato cittadino per l’uso pubblico delle caserme che da anni si batte sul territorio per la valorizzazione sociale delle ex aree militari e contro la svendita di patrimonio pubblico. Il progetto della Città della Scienza vuole essere uno specchietto delle allodole, che offre al migliore offerente il patrimonio comune invece di valorizzarlo?
Sappiamo bene che nel valzer dei numeri la realtà può acquisire le sembianze più fantasiose ma, per quel che indica uno studio effettuato dall’urbanista Paolo Berdini e per quel che riusciamo a calcolare noi, nella ristrutturazione si demoliranno gli edifici militari e si costruirà tutto ex novo: si passerà così da un’area in cui sorgono strutture per 29.000 mq a 72.000 mq di nuovi edifici. Il rischio che il progetto della Città della Scienza possa assolvere anche alla funzione di specchietto delle allodole per coprire l’ennesima operazione a vantaggio delle solite lobby diventa piuttosto difficile da escludere.
Il primo passo verso la realizzazione è arrivato con l’approvazione della variante urbanistica nella giunta, ora si attende il voto in assemblea capitolina. A questo intervento urbanistico dovrebbe seguire lo Stadio della Roma, in partnership con la Disney per la realizzazione di una vasta area di entertainment a Tor di Valle, dove sorgeva il vecchio ippodromo. L’impianto di proprietà del club giallorosso sarà realizzato dal costruttore Parnasi. Si parla di 30.000 metri cubi da destinare soprattutto ad attività commerciali e uffici: uno store dello sponsor Nike, cinema, negozi e spazi per la ristorazione.
Le infrastrutture saranno a carico dei privati, pronti ad investire 250 milioni. Prima però bisogna cambiare destinazione d’uso a terreni non edificabili perché l’area di Tor di Valle comprende aree verdi vincolate, non suscettibili di trasformazione urbanistica se non con la modifica dell’attuale piano regolatore. Anche in questo caso saremmo di fronte a patrimonio comune che verrebbe sottratto al pubblico senza che alcuna discussione con la città sia stata avviata. Qualcuno può dirci qualcosa sul processo di partecipazione già avviato?
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