Caro Pierluigi e cari Amici tutti,
ho letto con attenzione il testo della proposta di legge Realacci et altri e devo dire che, al di là dei giudizi trancianti di Settis, rimane un problema di fondo che non consente un giudizio positivo.
Il punto è che la proposta argomenta a lungo e correttamente per mettere in evidenza i guasti prodotti dall’uso indiscriminato del suolo, ma tace completamente sulle cause che hanno prodotto quell’aberrante fenomeno, ossia la perversa congiunzione di interessi tra rendita fondiaria, speculazione edilizia e finanza che ha sempre condizionato le scelte urbanistiche nel nostro Paese, a Roma in modo particolare.
In sostanza la proposta dà per scontato che questo è il modo in cui si fa urbanistica e che i vari strumenti inventati in questi anni per renderlo sempre più incisivo – perequazioni, compensazioni, diritti edificatori – sono inevitabili.
La conseguenza di questa resa incondizionata è che possiamo solo tentare di limitare i danni, cosa che la proposta AC/70 tenta di fare rendendo tutto monetizzabile.
Siccome non possiamo evitare di subire la “perdita di valore ecologico, ambientale e paesaggistico” del territorio, vogliamo che questa perdita sia pagata: 3 volte gli oneri di urbanizzazione e costruzione, se si tratta di aree naturalistiche; 2 volte se si tratta di aree agricole; nulla se si tratta di aree edificate (dando per scontato che non hanno alcun valore). Per di più il contributo può essere sostituito con “cessioni compensative” di aree ubicate altrove, che i Comuni dovrebbero poi “naturalizzare” a loro spese.
Potrei continuare nel commentare i vari articoli della proposta – alcuni francamente illeggibili – ma devo dire che non sono molto interessato a farlo perché vedo che, ancora una volta, viene completamente eluso il tema di fondo: restituire all’urbanistica la sua dimensione etica e la sua appartenenza pubblica e, partendo da qui, riformare la legislazione in merito.
Questa è l’unica strada percorribile per affrontare la questione dei danni ecologici, ambientali e paesaggistici prodotti dal consumo di suolo. Tutte le altre sono tentativi, nel migliore dei casi generosi ma ingenui, di correggere ciò che è incorreggibile.
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