27 giugno 2013

PROGETTO ROMA: CHIEDIAMO TRE SEGNALI FORTI PER I PRIMI CENTO GIORNI DI MARINO

Cura del ferro, fermare il boom edilizio, valorizzare il patrimonio culturale. I consigli di Alessandro Bianchi per la nuova giunta di Roma
Molte volte durante la campagna elettorale per Roma mi sono sentito chiedere: se sarà sindaco che farà nei primi cento giorni? Ho sempre risposto «nulla», sapendo che in un periodo così breve non si può realizzare alcunché. Tuttavia si tratta di un periodo straordinariamente importante, perché in quei cento giorni si possono – e si debbono – lanciare segnali forti che dicano chiaramente quale sarà l’indirizzo della nuova amministrazione. È quanto ora spetta al sindaco Marino, al quale mi permetto di suggerire tre segnali che ritengo siano in grado di far percepire che si prepara un salto di qualità nel governo della città.
Il primo riguarda il traffico, problema che assilla giornalmente i cittadini romani con conseguenze pesanti in termini di tempo perso in interminabili file, di costi, di stress psico-fisico, per non dire del consumo energetico e dell’inquinamento dell’aria. Allora va detto subito che l’obiettivo della nuova amministrazione è quello di dare vita ad una mobilità “dolce”, avviando la“cura del ferro” e, più in particolare, dando vita a una rete di tram che colleghi le linee esistenti e ne costruisca numerose altre. Solo in questo modo si potrà ridurre drasticamente il numero di veicoli circolanti, garantendo a Roma una qualità della mobilità simile a quella delle altre grandi capitali europee.
Il secondo segnale riguarda la politica urbanistica, che va considerata un tutt’uno con quella della mobilità perché è il modo in cui la città è stata costruita la causa principale del traffico che la soffoca. Ma su questo terreno c’è molto di più, c’è la necessità di difendere Roma dalle abnormi previsioni di espansione edilizia contenute nel Prg vigente, che l’amministrazione Alemanno ha contribuito pervicacemente ad aumentare.
Per questo è necessaria una moratoria per mettere un punto fermo, riducendo drasticamente l’espansione e indirizzando l’attività edilizia verso la rigenerazione della città esistente: riqualificazione degli spazi pubblici, ristrutturazione e adeguamento energetico degli edifici, messa in sicurezza delle scuole, housing sociale, manutenzione straordinaria delle strade e via dicendo. Muovendosi in questa direzione non solo si contribuirà a restituire bellezza e funzionalità alla città, ma si aprirà anche una enorme occasione di rilancio dell’industria edilizia oggi in profonda crisi.
Infine, un terzo segnale riguarda il patrimonio culturale, il cui deposito plurimillenario fa di Roma un unicum nel mondo. Purtroppo è sotto gli occhi di tutti lo stato di degrado in cui spesso questo inestimabile patrimonio è tenuto, per cui il problema si pone anzitutto in termini di salvaguardia. Ma partendo da qui occorre mettere in campo anche un altro modo di guardare al patrimonio culturale. È del tutto evidente che i milioni di visitatori che vengono a Roma – comunque sempre meno che nelle altre grandi città europee – lo fanno attratti dal fascino che essa esercita per il solo fatto di “essere” Roma. Ma possiamo dire che facciamo qualcosa per affiancare a questo fascino naturale un’efficienza dei servizi, un’accoglienza confortevole, un’integrazione di offerte diverse, un ambiente decoroso, costi ragionevoli? Decisamente no, per cui il punto è che questo patrimonio – oltre ad essere rigorosamente tutelato –deve essere messo a valore, facendolo diventare uno dei principali motori di sviluppo della città, come avviene a Parigi, a Londra, a Berlino, a Madrid, a Barcellona. Il segnale da inviare è che deve essere così anche a Roma.
Alessandro Bianchi

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