24 dicembre 2013

AUGURI DA TRE RIGHE

AUGURI A TUTTI I NOSTRI AFFEZIONATI LETTORI DA PARTE DELLA REDAZIONE DI TRE RIGHE  PER UN SERENO NATALE E PER UN NUOVO ANNO MIGLIORE NEL SENSO DELLA PACE ,DELLA GIUSTIZIA ,DELLA SOLIDARIETA' E DELL'AMORE!!!!

22 dicembre 2013

VICENDA VILLA BLANC AD UN BIVIO:TRA "TENGO FAMIGLIA" E LE RAGIONI DI 40 ANNI DI LOTTA DEL QUARTIERE

Pubblichiamo il commento di Domenico Fischetto al resoconto (che segue il commento)del recente incontro tra l'assessore Caudo e una delegazione dell'Associazione Comitato Villa Blanc, svoltosi il 20 dicembre 2013.
Nubi nere si addensano sul futuro dell'annosa vicenda di Villa Blanc,dopo la sentenza del TAR che ha dato torto ai 7 ricorrenti ( e non all'Associazione Comitato Villa Blanc) e Italia Nostra,che comunque si è fatta sottoscrivere dai ricorrenti una malleva per essere sollevata dalle spese legali.La Luiss si è giustamente "ringalluzzita" e i timidi approcci tentati dalle amministrazioni pubbliche,sia municipali che capitoline,per risolvere "amichevolmente" la querelle sono stati prontamente interrottti.Se a questo aggiungiamo che l'assessore alla cultura Barca su questi temi  strizza l'occhiolino alla LUISS, il quadro è completo.
Alcuni  ricorrenti  nel corso di una recente  riunione presso lo studio legale che li patrocina,si sono detti d'accordo ad impugnare la sentenza del TAR presso il Consiglio di Stato solo se anche altri sottoscriveranno  una specie di  patto d'onore, proposto da uno di loro, e si faranno carico delle spese legali,sia del ricorso al TAR che al Consiglio di Stato,stimabili complessivamente tra 10 e i 12000 €.Singolare l'atteggiamento adottato in particolare da alcuni capi "storici" del Comitato ma ancora di più da due membri del direttivo dell'Associazione che all'epoca si rifiutarono di sottoscrivere il ricorso al TAR,adducendo come pretesto l'italico motto "tengo famiglia".
Staremo a vedere se gli stessi si rifiuteranno di sottoscrivere questo patto d'onore.Sull'argomento è prevista una riunione dell'Associazione il 30 dicembre.
Carlo Ricchini
 
Premesso che non mi sento rappresentato sia come socio dell'Associazione sia come ricorrente da due membri del direttivo che si sono rifiutati di presentare il ricorso al TAR,leggendo questo verbale mi sembra di capire che nulla si sia concluso nè tantomeno sia all'orizzonte.La Luiss non solo è stata rinforrzata nella sua tesi dalla recente sentenza del TAR,ma secondo me,ed ancora più importante, si sente spalleggiata dall'amministrazione capitolina ed in particolare dall'assessore Barca ,vedi il recente intervento fatto dall'assessore in casa Luiss sul tema dei beni comuni e della partecipazione.Sarebbe stato interessante che la delegazione dell'Associazione avesse chiesto conto di questo alla presidente della commissione cultura che,come spesso le succede,partecipa alle riunioni part time ,tanto per farsi notare e poi va via.
Comunque aspettiamo la riunione del 30 dicembre per tirare le fila.
Domenico Fischetto
 
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PD E SEL:AL CAMPIDOGLIO VANNO IN SCENA I REGALI DI NATALE

                                                                                                                                                                                              
Diffondiamo volentieri la comunicazione pervenutaci da CARTE IN REGOLA,in cui si denuncia l'ennesima combine del PD romano ,con la complicità di SEL,con la destra per favorire i costruttori,forse in questo incoraggiati da quell'aborto di alleanza che ci governa.
"Passata la festa,gabbato lo santo"dice un antico e saggio detto.In effetti,spenti i riflettori della campagna elettorale,incassata la fiducia degli elettori e saldamente insediatasi in Campidoglio,il PD,con la complicità di SEL,sembra essersi dimenticato delle promesse elettorali e procede nella direzione opposta ostacolando per di più l'operato del loro (???)assessore Caudo.Per questo plaudiamo alla vigilanza di CARTE IN REGOLA e ne sosteniamo la lotta.
Certe forze politiche dovrebbero rendere conto periodicamente del loro operato con una verifica almeno ogni due anni e mandati a casa se inadempienti.Il PD,con la complicità di SEL,avrebbe battuto ogni record perchè ha tradito le promesse dopo appena sette mesi.
Tutta le nostra solidarietà all'assessore Caudo.
Domenico Fischetto
 Succede nel PD di Roma Capitale,con la complicità di SEL (dedicato a chi crede ancora a
Babbo Natale)
 
Comunicato di Carte in regola
La maggioranza PD vota l'emendamento del centrodestra che
proroga per un anno una delibera che permette di realizzare nuove
edificazioni prima di aver completato le opere di urbanizzazione,
contro la richiesta dell'assessore alla Trasformazione Urbana Caudo
di
una proroga di soli sei mesi. Carteinregola scrive al nuovo segretario
Renzi, ai deputati e ai senatori, al Segretario della Federazione
romana Cosentino, ai Presidenti e ai consiglieri dei Municipi, alle
sezioni romane del PD.
Sicuramente il Parlamento ha molte
questioni importanti di cui occuparsi, e il Partito Democratico ancora
di più, ma ogni tanto dare un’occhiata a quanto succede nell’Aula
Giulio Cesare aiuterebbe molti eletti dal popolo della sinistra (con
l’eccezione di quanti arrivano dall’assemblea capitolina, si intende) a
capire il profondo scoramento che provano molti cittadini romani che
ancora sperano in un qualche cambiamento. Non verso “un mondo migliore”,
a cui ormai non crede più nessuno, ma almeno verso il rientro in un
minimo sistema di regole, che facciano di Roma una città degna di non
sfigurare davanti alle altre capitali europee.Cambiamento che,
nonostante una certa dose di buona volontà del Sindaco Marino e dei
suoi assessori, non appare condiviso da buona parte della maggioranza
capitolina, che sembra intenzionata a continuare le peggiori tradizioni
"bipartisan" delle passate consiliature, senza preoccuparsi
neanche di
salvare le apparenze.E noi di Carteinregola, che abbiamo
presidiato per quattro mesi l’aula contro le delibere urbanistiche di
Alemanno, saremo costretti a ricominciare daccapo, quantomeno come
impotenti testimoni (e, per quanto ci è consentito, volenterosi
megafoni) di un degrado politico che sembra non toccare mai il
fondo.Ultimo
episodio (*), molto indicativo della strada imboccata dal Partito
Democratico Capitolino, il 19 dicembre, quando con il voto congiunto
maggioranza/opposizioni (esclusi Movimento Cinquestelle**) un pessimo
schema di Convenzione della precedente amministrazione, che
l’assessore alla Trasformazione Urbana Caudo aveva chiesto di prorogare
per soli 6 mesi – il tempo di finire la messa a punto del nuovo schema
-
è stato prorogato per un anno. Così non solo si allungano i tempi
della vigenza dello Schema, che favorisce molto gli interessi dei
costruttori e molto poco l'interesse della città e dei cittadini,
ma
si prevede anche la possibilità che il nuovo Schema, a cui da mesi sta
lavorando l'assessorato, non venga approvato, nel qual caso
tornerebbe
automaticamente in vigore lo Schema ancora precedente, sempre varato da
Corsini, con la Delibera 84/2009. E il nuovo Schema dell'Assessore
Caudo dovrà essere votato
da quegli stessi consiglieri capitolini che con 27 voti favorevoli (17
del PD, 7 del centrodestra, 3 misti) hanno approvato il prolungamento e
il potenziale rinnovo del vecchio Schema.Ed entrando nel merito
dello Schema prorogato, che era stato approvato con un “regime
transitorio” nel 2011 - anche allora con un voto trasversale - basti
dire che ridimensiona notevolmente, in nome della crisi edilizia, le
garanzie riguardanti non soltanto la realizzazione delle opere di
urbanizzazione secondarie, cioè quelle opere pubbliche (scuole, servizi,
verde, parcheggi) che consentono la vivibilità di un nuovo insediamento
edilizio, ma anche le stesse opere di urbanizzazione primarie (reti
idriche, fognature, illuminazione pubblica, strade, aree a verde) che i
privati dovrebbero realizzare prima dell’ultimazione delle costruzioni
residenziali o di altre destinazioni di loro esclusivo interesse (e
Roma è già piena di quartieri dormitorio dove i servizi pubblici “da
eseguire a cura dei privati” non sono mai stati realizzati..).Ma
soprattutto è devastante il “sottotesto" della votazione:
l’Assessore
chiede alla sua maggioranza di non prorogare oltre sei mesi lo Schema,
assicurando che il nuovo Schema, che torna a tutelare l’interesse
pubblico, è praticamente pronto, e il PD vota compatto (tutti i
consiglieri presenti!) un emendamento dell’opposizione che va nella
direzione opposta, a favore degli interessi privati.A
Roma, ormai, a un Partito Democratico che si faccia interprete degli
interessi della collettività e non di quelli di sempre, ci
crede solo più chi crede ancora a Babbo Natale…[ma
questa lettera è in realtà un accorato appello a quel pezzo di PD che,
come noi, vuole ancora testardamente credere che un cambiamento sia
possibile]> leggi l’articolo di Carteinregola e leggi i documenti
con i dati degli esiti delle votazioni






(*)
Fin dalle prime settimane dopo l'insediamento della nuova Giunta,
alcuni esponenti del partito di maggioranza hanno lanciato dalle
testate dei più seguiti quotidiani cittadini critiche assai pesanti
verso il Sindaco, verso la Giunta e soprattutto verso l'Assessore
alla
Trasformazione Urbana, spesso nell'occhio del ciclone in quanto
deve
gestire la pesante eredità urbanistica della precedente (e delle
precedenti) amministrazione, fatta di varianti e deroghe al Piano
Regolatore Generale, Accordi di programma su misura dei privati,
compensazioni edificatorie "in aria" che non si sa dove e in
che misura
finiranno di atterrare, a cui si deve aggiungere la crisi economica di
una città che ha sempre e solo puntato sul mattone. E le critiche
piovono dopo che tutti i partiti attualmente al governo della città -
ma non solo - durante la campagna elettorale hanno sbandierato ai
quattro venti lo "stop al consumo di suolo", "la città
sostenibile", "la
rigenerazione urbana" etc etc etc ... (> vedi anche la
posizione
dell'attuale Commissione urbanistica nella vicenda di Casal Giudeo
nel
nostro post Vola il cemento )(**)
Gli esponenti presenti di SEL non hanno partecipato al voto, ma non
hanno votato contro l'emendamento del centrodestra. Carteinregola
scriverà una lettera anche a loro.
Anna Maria Bianchi Portavoce Carteinregola335/6930035






#NoiStiamoConCaudo

Noi stiamo con Giovanni Caudo.
Noi stiamo con tutti quegli amministratori che lavorano ogni giorno per
opporsi a chi vorrebbe una città governata dai soliti poteri e a
scapito del benessere dei cittadini.





Ci siamo presentanti in campagna elettorale con l’idea che un’altra
città fosse possibile, abbiamo affermato, in discontinuità con
l’amministrazione precedente, che l’interesse pubblico sarebbe stato
al centro di ogni scelta politica.





Il centro sinistra ha vinto perché è riuscito a far vincere quell’idea
ed è su questo che si basa il consenso degli elettori.
Caudo vuole far vincere l’idea che un’urbanizzazione selvaggia non
possa più continuare, che la Capitale di domani deve essere fondata su
una riconversione degli spazi e non su un consumo infinito del suolo
agricolo. Chiedere che i servizi essenziali a carico dei costruttori
siano realizzati prima del rilascio della concessione a costruire, non
rappresenta un atto straordinario, ma solo un elemento di civiltà.





Chi ha votato il rinnovo, da 6 mesi ad un anno, della delibera 70
voluta dalla giunta Alemanno non ha permesso di ristabilire un giusto
equilibrio tra le esigenze dei costruttori e quelle dei cittadini.
Facciamo appello a tutte le forze della maggioranza affinché si
promuovano il riuso e la rigenerazione di aree già edificate e non si
ridimensionino ulteriormente, in nome della crisi edilizia, le
garanzie riguardanti la realizzazione delle opere di urbanizzazione
primaria e secondaria, definite proprio per scongiurare le
speculazioni edilizie e la costruzione di nuove abitazioni ad ogni costo








--
CARTEINREGOLA
https://carteinregola.wordpress.com
laboratoriocarteinregola@gmail.com

Tel. 3661347079

@
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17 dicembre 2013

RELAZIONE DI SIRCHI,GDL MOBILITA',ASSEMBLEA PROGETTO ROMA DEL 7 DIC.2013

Con la relazione di Francesco Sirchi termina la pubblicazione da parte di TRE RIGHE delle relazioni presentate dai responsabili dei vari gdl di Progetto Roma..Nella prossima riunione dell'Associazione che dovrà eleggere il nuovo direttivo e il presidente, si deciderà inoltre di dare nuovo slancio e vitalità ai gruppi di lavoro sulla scia delle lineee tracciate nella relazione del presidente dimissionario dell'Associazione,Alessandro Bianchi.
D.F.
ProgettoRoma

Gruppo di Lavoro MOBILITA’

 

Mobilità dolce

 

Obiettivi: ridurre drasticamente i veicoli privati circolanti, favorire per i rimanenti la scorribilità  dei flussi, rendere vivibile la città, favorire il rapporto tra territorio cittadino e hinterland.

 

Scenario:  1) Siamo in un tempo di evidente recessione perché, lo si voglia o no, la crisi c’è e sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa. Il lavoro è in crisi: aziende che chiudono, aumento della povertà e vi è un serio pericolo di declassamento del nostro paese.

 Vi è quindi anche scarsità di risorse per investimenti per le infrastrutture, in primis quelle relative ai sistemi di trasporto e alle reti. Tale circostanza rischia di creare un processo involutivo che amplifica il processo recessivo in atto.

Ciò implica che ancor più che nel passato è necessaria una grande virtuosità nell’allocazione delle risorse disponibili.

Non è pertanto il tempo di raccontare favole dell’impossibile ma cose concrete e fattibili.

 

Se questa crisi sarà l’occasione per non costruire più cattedrali nel deserto, per non lasciare eterne incompiute nel panorama delle opere pubbliche italiane, per affidarci da adesso in poi nelle scelte a criteri connessi alle reali esigenze, se il politicamente corretto e gli strani equilibri tra fazioni, partiti, territori, istituzioni, gruppi d’interesse verranno riportati ai reali bisogni delle persone, delle aziende e di un sano sviluppo compatibile, vorrà dire che avremo colto l’attimo per trasformare il vizioso in virtuoso.

 

2) Innanzitutto i servizi di trasporto perché sono quelli che rispondono alle esigenze della gente; poi le infrastrutture delle quali sicuramente c’è bisogno per recuperare il ritardo di decenni rispetto alle analoghe realtà europee, ma per i motivi di cui al punto 1 vanno dosate rispetto alle reali possibilità finanziarie e individuate con priorità  strumentali ai servizi.

 

 

Tipologie di risposte: visione d’insieme, forte coordinamento con le altre Istituzioni, divieti, limitazioni, offerta alternativa, incentivo all’offerta alternativa, valorizzazione dell’esistente, attentissima valutazione delle priorità finanziarie sia relativamente alla spesa corrente che a quella per investimenti.

 

Confronto con la realtà: partendo da un’indagine sulla popolazione per avere una conoscenza reale dei bisogni dei cittadini (oggi non sufficiente) e quindi della domanda di trasporto e della ripartizione modale, è possibile avviare una seria programmazione sulle tipologie di risposta sopra indicate, che miri al contenimento delle emissioni inquinanti che minacciano la salute dei cittadini, alla valorizzazione dei trasporti collettivi, all'integrazione tra la pianificazione urbanistica e quella trasportistica. Imprescindibile è il rilancio del T.P.L. e la “cura del ferro” con un aumento delle corse su certe direttrici e un miglioramento della qualità dei treni su altre mettendo in cantiere le stazioni ferroviarie previste dal piano regolatore accompagnandole con un miglioramento delle infrastrutture di collegamento e dei parcheggi di scambio.

 

Le possibili risposte:

1)           Rinforzo dei parchi circolanti: tram, metropolitane, filobus, autobus, questi ultimi con aumento della trazione a metano in occasione dello svecchiamento del parco, e con l’aumento di quelli elettrici nel centro storico;

2)           Nuove tramvie su alcune direttrici quali il lungo Tevere, la via Cristoforo Colombo, usando i controviali, alcune strade del quartiere Prati, ecc.

3)           Nuove filovie su alcune direttrici dove non è giustificata una tranvia  o non è urbanisticamente inseribile. Direttrici come la penetrazione urbana di via Tiburtina, alcune direttrici del quartiere Monte verde, la penetrazione urbana dal quartiere della Magliana, la direttrice di via Gregorio VII, ecc.

4)           Completamento delle metropolitane in costruzione, la cui conseguente esposizione finanziaria è già un onere pesantissimo per il Comune di Roma; pertanto non si può al momento pensare ad avviare altre grandi opere. Sono invece da porre in essere due importanti iniziative: la prima è fare tutte le attività propedeutiche alla costruzione della quarta linea di metropolitane cioè progettazione, consenso sul territorio, procedure approvative, per essere pronti per l’avvio non appena concluse le opere in corso di esecuzione. La seconda è avviare un processo di ammodernamento e automazione delle linee a A e B, con priorità alla linea A. Questo intervento sicuramente oneroso, ha comunque  dei costi infinitamente inferiori a quelli di opere nuove, contribuisce in maniera eccellente al miglioramento della sicurezza e migliora la regolarità del servizio e quindi l’offerta di trasporto.          Inoltre in questo settore non ci si deve fare ingannare da giudizi sommari e non tecnici riguardo la possibilità di ricorrere alla finanza di progetto, che spesso è solo un prestito camuffato, quindi di fatto altra esposizione finanziaria per le prossime generazioni, e qualche volta è la copertura di speculazioni urbanistiche ed edilizie in deroga ad ogni normalità di programmazione del territorio e di procedure di affidamento.

5)           Il servizio ferroviario per Fiumicino aeroporto è infelice rispetto agli standard europei, perché la localizzazione del capolinea a Fiumicino è clamorosamente sbagliata, in posizione baricentrica tra voli nazionali e internazionali, mentre in tutto il mondo la stazione ferroviaria o è sotterranea sotto l’aerostazione o è limitrofa ai voli nazionali, ovvero ai servizi che interessano i pendolari del trasporto aereo.  Un intervento strutturale modesto di nuova attestazione sarebbe auspicabile.

6)           Riguardo la cura del ferro, alle cose già dette in premessa occorre aggiungere che tra non molto tempo la stazione Tiburtina diverrà la stazione A.V. di Roma; questa circostanza muta e in parte libera alcuni spazi e alcune tracce per i servizi locali e regionali. Il Comune di Roma e la Regione Lazio devono proporre al più presto la creazione di un tavolo con le Province del Lazio e Trenitalia grazie al quale con margine temporale ragionevole si progetti la nuova configurazione dei servizi, in modo tale che la funzione di programmazione non venga poi di fatto svilita da un intervento all’ultimo momento rispetto ad una configurazione fatta da altri, probabilmente con più attenzione a problemi organizzativi interni che non alla risposta da dare alle esigenze degli utenti.

 

7)           Aumento dei punti di interscambio: creazione grosso modo all’altezza del G.R.A. di aree nuove di interscambio sulle direttrici di entrata a Roma ad iniziare da Tiburtina, Cassia e Pontina. Sulla direttrice Tiburtina con il triplicamento della corsia della penetrazione urbana della Roma L’Aquila e il potenziamento della via Tiburtina c’è lo spazio fisico per un corridoio dedicato al trasporto pubblico.  Sulla direttrice Cassia occorre potenziare l’accessibilità alle infrastrutture ferroviarie:  della Viterbo Roma R.F.I. sia nel tratto che costeggia la via Cassia che in quello che costeggia la via Trionfale e della Viterbo Roma di A.T.A.C. nel tratto che costeggia la via Flaminia. Drammatica la situazione sulla 148, via Pontina, ed anche di più complessa soluzione; infatti per i pendolari provenienti dalla provincia di Latina i servizi ferroviari sono di buon livello e con un cadenzamento sufficiente, con margini di miglioramento, è disastroso il collegamento ferroviario dal litorale sud con una infrastruttura vetusta da Nettuno a Roma e treni insufficienti. Aumentare l’interscambio sulla Nettuno Campoleone è addirittura deleterio senza un potenziamento ferroviario, invece da Campoleone a Roma è tecnicamente possibile, ma servono grandi aree di interscambio e adduzioni a spina di pesce, sempre di servizio pubblico da realizzarsi a Campoleone e a Pomezia.

 

8)           Aumento delle corsie preferenziali per i mezzi pubblici

 

9)           Rigenerazione di alcune intersezioni viarie con sottopassi o con riprogettazione dei flussi e delle semaforizzazioni. Esempi discesa della tangenziale est a viale Castrense, incrocio via Aurelia circonvallazione Cornelia. (Se ne potrebbe individuare una decina distribuiti sul territorio).

10)      Ampliamento di alcuni snodi come quello tra via Tiburtina e il GRA.

11)      Unicità di comportamento dei municipi sulle soluzioni stradali. No ai restringimenti agli incroci. No ai rondò in intersezioni non geometricamente adatte.

12)      Spostare alcune fermate di autobus per evitare che facciano da tappo alle intersezioni e facendole coincidere con punti di sosta dovuti ad altri motivi(semafori).

13)      Basta parcheggi di destinazione, solamente di interscambio. Incentivo agli investimenti privati per la realizzazione dei box e posti auto pertinenziali.

14)      Manutenzione strade.

15)      Mobilità delle merci: occorre una organizzazione  ex novo della distribuzione delle merci con selettività degli orari.

16)      Mobilitò  delle informazioni.  Incentivi all’uso dell’informatica per diminuire la domanda di trasporto garantendo il trasferimento di documenti, referti di analisi, consegna domande, ecc.

17)      Mobilità ciclistica di adduzione al T.P.L..

 

Le proposte di cui ai punti da 1 a 7 unitamente al punto 16 sono finalizzate a rinforzare l’offerta del trasporto pubblico al fine di ridurre il numero dei veicoli privati circolanti; le altre sono per rendere più scorrevoli i flussi del rimanente.

 

Alcune necessità:

1)           C’è bisogno innanzitutto che la Regione Lazio, ovviamente facendo massa critica con le altre Regioni, apra una vertenza e quindi un tavolo con il Governo sui trasferimenti di risorse per garantire i servizi. Nel 2008 si era chiuso un accordo che affidava alle Regioni la responsabilità del settore ma garantiva loro, con la compartecipazione all’accisa sui carburanti non professionali e l’adeguamento inflativo automatico, l’equilibrio del settore. I provvedimenti finanziari 2010, 2011 e 2012 hanno ridotto drasticamente le risorse di fatto disponibili e si vedono già alcuni segnali di stallo del settore. Attenzione questo incide già sui servizi, ma con il tempo potrà incidere anche sulla sicurezza, sull’ambiente e da ultimo sull’ordine pubblico.

2)           C’è bisogno, per alcuni aspetti d’intesa con la Regione, di procedere ad un riordino delle aziende di trasporto. Infatti, se da un lato occorre reperire risorse, occorre altresì  ridurre i costi; fondamentale in questo senso avviare una rivoluzione virtuosa nelle aziende di trasporto: sui costi, sugli sprechi, sulle economie di scala, con l’esternalizzazione delle attività saltuarie. Non è possibile che quando a Roma vi è stata la  fusione delle due aziende in ATAC non sia avvenuta pressocchè alcuna economia di scala. Non è neanche possibile mantenere dei servizi paralleli tutti con contributi pubblici (Treno e  autolinea che effettuano corse pressocchè identiche) e non è possibile che le programmazioni aziendali su scala urbana e su scala regionale (sia ferro che gomma) non abbiano un momento di coordinamento.

3)           Notoriamente la competenza istituzionale della programmazione dei trasporti sul territorio di area vasta è delle Regioni.  Ne consegue che normalmente  a valle di un Piano Regionale dei Trasporti, gli Enti Locali attuano la direttiva di fondo per i propri rispettivi territori. Non c’è dubbio che la situazione nel Lazio è oggettivamente particolare con il capoluogo che rappresenta circa il 66% dell’intera Regione, con un pendolarismo quotidiano in entrata  di circa 500.000 persone. Questi ed altri elementi peculiari, peraltro riconosciuti on la legge di Roma Capitale, implicano che  nel rispetto più totale della forma, nella sostanza il Comune di Roma deve svolgere un ruolo primario nella programmazione dell’intera Regione, e noi ci dobbiamo candidare a questo ruolo. Per memoria il piano regionale trasporti della Regione Lazio risale

 

Una proposta innovativa: Nonostante tanti studi degli ultimi 15/20 anni, sulla Regione Lazio la conoscenza reale dei bisogni dei cittadini e quindi della domanda di trasporto e della ripartizione modale sono ancora artigianali. Sappiamo bene infatti i grandi limiti di errore che hanno le proiezioni sull’intera popolazione di indagini fatte su piccoli campioni. Dovremmo lanciare una sorta di censimento delle necessità tentando di raggiungere con un questionario articolato la maggior parte, se non la totalità, dei residenti nel Comune. Anche considerando una forte percentuale di non risposte e una quantità di risposte non attendibili si potrebbe avere dati reali di almeno un 40% dei residenti, ovvero 100 volte in più dei soggetti avvicinati in caso di indagini. Gli strumenti informatici attuali possono permettere questa iniziativa con una fattibilità e costi ragionevoli. Non c’è dubbio che tale ipotesi di lavoro avrebbe una ricchezza di ben altra consistenza se si facesse intesa con le altre istituzioni, su scala Regionale.

 

 

Incentivi e controlli:

 

1)    Sconti per cinema e negozi per chi va al centro il sabato e la domenica con i mezzi pubblici.

2)    Educazione nelle scuole non quella stradale nel senso stretto  ma all’uso del mezzo pubblico.

3)    Controlli maggiori sui comportamenti stradali dei cittadini, automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni.   

 

 

15 dicembre 2013

SAREBBE INTERESSANTE SAPERE COSA NE PENSA ZINGARETTI:Dal valle a villa blanc :i beni comuni visti dall'alto

L'intervento dell'assessore Barca  ad un convegno sui beni comuni organizzato dalla LUISS,è il tipico esempio dell'occhietto strizzato dalle istituzioni ai poteri forti.Un  esempio  di manipolazione di concetti come partecipazione e riappropriazione dei beni comuni,vengano utilizzati ,conditi di grandi parole e di grandi pensieri,  con la partecipazione di qualche bel nome supportato (e finanziato) da un padrone  di casa peloso ed interessato(la LUISS) ad uso del privato,meglio se forte.Questo episodio è una prova in più che noi poveri detentori della democrazia,gli elettori,veniamo puntualmente derisi e svillaneggiati dai rappresentanti democraticamente eletti, che si lasciano blandire dal fascino discreto dell'alta finanza (in vario modo travestita:nel caso della LUISS in istituzione culturale),passando sopra se non calpestando non solo le promesse e i programmi elettorali,e fin qui niente di scandaloso,ma purtroppo anche le lotte ,il sudore e il sangue dei cittadini che chiedono soltanto più equità sociale , di poter usufruire di spazi  abbandonati ,di verde dovendoli contendere alla finanza e alla  potente lobby dei costruttori.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Zingaretti ,eletto Presidente della regione Lazio a furor di popolo (anche di sinistra)alle passate elezioni regionali.Possibile mai che non si porti rispetto alla storia delle lotte dei cittadini,che non si abbia la sensibilità minima per capire che laddove intervengono gli occupanti,laddove intervengono dei cittadini che ricorrono al TAR,segna sempre e comunque una sconfitta per la politica che non ha sapito inercettare i problemi della gente,che non li ha saputi interpretare prima che si procedesse all'occupazione,al ricorso al TAR?
Veramente una vergogna.Dire mandiamo a casa l'assessore Barca è il minimo.Ma temiamo che l'eventuale sostituzione non sarebbe diversa.
Domenico Fischetto


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Dal Valle a Villa Blanc, i beni comuni visti dall'alto




Quale governance immaginano per la città di tutti l'assessore Flavia Barca e la Luiss?
Una "inchiesta" sulla città e i beni comuni al tempo della partecipazione (tra pubblico e privato)
Lo scorso 2 Dicembre l’assessore alla cultura Flavia Barca ha tenuto alla Luiss Guido Carli il seminario Comunicare una politica pubblica per la cultura, organizzato nell'ambito del corso “Comunicazione istituzionale”. La Luiss è, ricordiamolo, una università privata vicina a Confindustria, fondata da industriali e banche per “educare i giovani ad una cultura sostanzialmente liberale di approccio all'impresa” -con una "Associazione Amici della Luiss" presieduta da Francesco Gaetano Caltagirone.
La notizia riportata dai giornali è che l'ass. Barca ha attaccato le esperienze di occupazione e autogestione di spazi quali il Teatro Valle e il Cinema America Occupato a Roma, decretando che queste sono destinate a soccombere perché “l’occupazione può portare all’assenza di linee guida e di orientamento, causando, inevitabilmente, la fine di queste esperienze. Serve, piuttosto, una direzione, il supporto delle istituzioni...”
Una dichiarazione che sembrerebbe riprendere la proposta programmatica di creazione di una cabina di regia per la cura dei beni comuni, elaborata da Christian Iaione -professore di diritto pubblico, organizzatore del seminario, e direttore di Labsus, laboratorio per la sussidiarietà, una rete di soggetti appartenenti alla vasta galassia della cittadinanza attiva.
Iaione individua principalmente in due fattori la causa dell'attuale crisi della città: da una parte “i vincoli sempre più stringenti ai bilanci degli enti locali, imposti dalla disciplina comunitaria in materia di patto di stabilità e derivanti dalla dimensione del debito pubblico italiano..”, dall'altra “la graduale disaffezione e disattenzione dei cittadini verso questi spazi e servizi di interesse comune...” E' interessante notare che secondo Iaione “questo atteggiamento di spoliazione di titolarità e responsabilità da parte dei cittadini consente l'aggressione predatoria di questi beni e servizi della comunità..”
Per far fronte a questa crisi, Iaione elabora una proposta di gestione condivisa dei beni comuni, anche a partire da una interessante analisi della trasformazione in atto dei poteri pubblici. “Dopo lo Stato Sovrano, dopo lo Stato Produttore e dispensatore (a caro prezzo) di servizi di benessere.. il welfare state, dopo il fallimento planetario dello Stato Regolatore... si affaccia la quarta rivoluzione istituzionale: lo Stato relazionale. Si tratta di uno Stato che produce governante, cioè governa reti di collaborazione tra diversi soggetti tutti interessati alla realizzazione di uno scopo comune.”
In questo contesto, “con il passaggio da logiche di government centrate sul paradigma bipolare a logiche di governante centrate sul paradigma sussidiario”, si collocherebbe la creazione a livello nazionale di un’istituzione pubblico-privata per la realizzazione di esperienze di governance dei beni comuni, rivolta principalmente alle pubbliche amministrazioni, con il sostegno finanziario dei privati (quali le fondazioni bancarie) in una relazione partenariale.
La creazione di questa cabina di regia si articolerebbe in tre fasi : la prima di formazione teorica degli operatori pubblici istituzionali a cura di docenti-tutor, la seconda di sperimentazione, la terza prevede “l’elaborazione dei Manuali di istruzioni e l’assistenza e affiancamento permanenti e continui da parte della Cabina di regia nell’uso dei Manuali.”
Sembrerebbe rientrare in questo programma la creazione nel 2011 di un Laboratorio per la governance dei beni comuni presso il dipartimento di Scienze politiche della Luiss, con l'obiettivo di "formare una figura professionale inedita nel panorama italiano, quella dei "professionisti della cura condivisa dei beni comuni". Il laboratorio ha sottoscritto un accordo di partenariato con Roma Capitale per "aiutare l'amministrazione comunale a ripensare se stessa e ridisegnarsi secondo la logica di amministrazione condivisa e, conseguentemente anche di facilitazione dell'economia dei beni comuni", dando vita ad iniziative quali Reinventada, "un esperimento di amministrazione condivisa" svoltosi il 27 ottobre scorso a Villa Ada, con il sostegno di tutto l'ambaradan di Sovrintendenze e Assessorati (ass. Barca compresa) per “sensibilizzare i cittadini alla cura dei beni comuni”, di fatto (in questo caso) invitando i cittadini a sostituirsi all'AMA per procedere alla "rimozione di scritte e graffiti sul tempio di Flora e nella pulizia dello spazio antistante".
Il 17 ottobre scorso inoltre è stato presentato a Bologna il progetto “Le città come beni comuni”, un progetto pilota di nuova modalità di cura dei beni comuni fondata sul modello dell’amministrazione condivisa, frutto della collaborazione tra il Comune di Bologna, Labsus, Centro Antartide e Fondazione del Monte.
Nel contesto dell'alleanza tra pubblico e privato nella gestione della città assistiamo all'inquietante (ma forse anche prevedibile) tendenza all'accaparramento del discorso dei beni comuni e al suo dirottamento verso logiche aziendalistiche e manageriali, e al tentativo istituzionale di inglobare il concetto di bene comune, da una parte esautorando le esperienze reali di gestione dal basso, dall'altra chiamando alla partecipazione dall’alto.
L'ipotesi di una governante dei beni comuni tramite una alleanza di pubblico e privato contraddice il concetto stesso di bene comune, di una categoria relazionale che nasce e si colloca al di fuori di entrambe queste sfere, al di fuori della dicotomia Stato-Mercato, laddove queste hanno fallito nel suo governo. Non è sufficiente un'operazione lessicale per immaginare strumenti imprenditoriali di governante dei beni comuni, pubblica o privata che sia. Non è solo nelle forme di gestione, rispetto alle quali un master in businessadministration può essere risolutore e viatico, che il bene comune si realizza: è nel potere decisionale sulla funzione e la fruizione degli stessi che i cittadini partecipano realmente al progetto città con portata trasformativa, creativa, innovativa. I beni comuni si configurano nelle lotte, non preesistono ad esse, e se vengono individuati dall’alto non c'è forma di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza che possa davvero costituire una pratica di governo (non di governante) davvero alternativa all'esistente. Sono le istituzioni a dover partecipare ai progetti dei cittadini, non viceversa perché, come direbbero certi, “chi comanda comanda ubbidendo”.
Negli ultimi due anni sono proliferate in Italia azioni spontanee di riappropriazione, difesa e autogestione di spazi abbandonati, a rischio speculazione o chiusura, da parte di cittadini, chiamiamoli attivi (soprattutto giovani).
Oggi queste stesse esperienze sono attaccate e giudicate insufficienti da un'amministrazione che fa della “cittadinanza attiva” e della “partecipazione” un cavallo di battaglia. Che le istituzioni invitino i cittadini alla partecipazione è un segnale di apertura importante. Manca tuttavia una analisi convincente e veritiera delle cause della crisi della città, e una definizione sostanziale della partecipazione invocata: non è chiaro a quale livello di gestione della città siano invitati a partecipare i cittadini, se a un livello decisionale o meramente di manutenzione della città.
Di sicuro oggi non sono i cittadini a dover essere sensibilizzati sui temi della salvaguardia del territorio e della città, semmai il contrario. Le lotte per la difesa dei beni comuni che vanno dalle occupazioni dei teatri e dei cinema abbandonati, al movimento No-Tav, No Muos, alla galassia di esperienze locali meno note, di comitati e singoli cittadini che lottano quotidianamente contro progetti di speculazione edilizia, contro l'apertura di discariche, per il diritto al verde, alla casa, ai luoghi di socialità, per spazi di realizzazione di diritticostantemente negati dalle logiche del profitto e dagli interessi dei privati, hanno posto con forza questo problema. Queste battaglie si sono scontrate spesso con vari livelli di repressione, dall'indifferenza delle amministrazioni che spesso nasconde la connivenza con interessi opposti a quelli della collettività, fino alla loro criminalizzazione e persecuzione penale vera e propria. Oggi a Roma l'amministrazione cittadina è cambiata, si avviano percorsi di partecipazione, e le esperienze di cui sopra sono giudicate “insufficienti”.
Quale modello di cooperazione dovrebbe sostituirle? A quale progetto di città siamo chiamati a partecipare? Quale ruolo possono avere le esperienze di lotta in difesa dei beni comuni?
Un progetto di città la cui amministrazione svende il patrimonio pubblico e sottostà al ricatto del debito, del patto di stabilità europeo e della dittature della finanza?
E come si fa ancora a parlare della dicotomia pubblico-privato/ politico-finanziaria, nella città globale che “agisce sempre più da nodo delle reti economiche globali.. una nuova funzione che fa della realtà urbana il centro del nuovo potere politico mosso dalle transazioni finanziarie ed esercitato dagli attori protagonisti della globalizzazione economica“?
Sarà forse per questo che stiamo vivendo la “quarta rivoluzione istituzionale”, con il fallimento del welfare state, e il passaggio ad uno “stato relazionale”? Contestualizzando adeguatamente questa trasformazione, l'attuale invito alla partecipazione dall'altro suona troppo come uno strumento di rimozione collettiva delle cause della trasformazione della città, di pacificazione del conflitto sociale e di annacquamento di qualsiasi tentativo di cambiamento reale. Dopo il mito della decrescita felice, della sobrietà e del pauperismo, il mito della partecipazione, senza una critica radicale delle cause della crisi, e quindi delle istituzioni cooperanti, sembrerebbe essere, nell'accogliere e fagocitare l'istanza della cooperazione, l'ultimo tassello di una mistificazione politico-culturale delle dinamiche violente di sfruttamento ancora in atto.
La proposta culturale dell'ass. Barca, e quella di Iaione, insistono in più punti sulla cooperazione dei privati. Per esempio delle citate fondazioni bancarie, ovvero gli stessi soggetti in parte responsabili del debito pubblico di Roma, costituito in gran parte da mutui erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti, di cui una parte del capitale azionario è passato dal 2003 nelle mani di fondazioni bancarie che applicano un tasso di interesse per i prestiti agli enti locali allineati a quello di mercato, traendo vantaggio dal finanziamento alle pubbliche amministrazioni.
Ma non occorre andare tanto lontano per scorgere la grande contraddizione della proposta di cui sopra. Torniamo all'inizio, da dove siamo partiti, dall'università privata che ho ospitato il seminario dell'ass. Barca: la Luiss.
Pochi giorni prima del seminario del 2 dicembre, il TAR ha bocciato il ricorso presentato dall'associazione ambientalista Italia Nostra contro la costruzione di un campus universitario della Luiss nel cuore di Villa Blanc, 47mila metri di verde che i cittadini chiedono vengano aperti al pubblico. Un progetto che prevede otto parcheggi e viabilità carrabile all'interno del parco, foresterie e ristorante; un progetto che si farà, nonostante la destinazione a verde pubblico prevista dal piano regolatore. Un progetto osteggiato e combattuto con forza dai cittadini riuniti nel Comitato in difesa di Villa Blanc, in una battaglia che dura da oltre quarant'anni.
Nel 1997 la Luiss comprò all’asta Villa Blanc per soli 6,5 miliardi di lire - poco più di 3 milioni di euro. L’allora Ministro dei Beni culturali, Walter Veltroni, avrebbe potuto ricomprare per poco più la Villa, ma non lo fece. Nel 2011 la Giunta Alemanno ha autorizzato la Luiss a effettuare i lavori - attualmente in corso - per la realizzazione di un campus universitario, sulla base di una semplice memoria di giunta.
Forse gli esperti di partecipazione e gestione dei beni comuni dovrebbero lasciar perdere Villa Ada e ricominciare a lavorare da Villa Blanc.
Forse esperti ed istituzioni dovrebbero avere più rispetto delle esperienze di lotta per la tutela dei beni comuni, e anziché voler “sensibilizzare” i cittadini, dovrebbero cominciare a relazionarsi con la capacità autonoma di usufruire, decidere e gestire gli spazi della città, spazi di tutti, spazi irriducibili alle logiche di mercato, al di fuori dell'alleanza tra pubblico e privato, spazi veri di democrazia, e di partecipazione.
Parliamone, parliamo di partecipazione, attuiamola, decliniamola, troviamo gli strumenti di una gestione condivisa dei beni comuni, nell'ottica di una collaborazione nuova, ma non a partire da una analisi teorica parziale, bensì a partire dalle istanze poste da chi spende le proprie passioni e il proprio corpo nella loro difesa, tutti i giorni.

L'INTERVENTO DI ALESSANDRO BIANCHI AGLI STATI GENERALI DI CANTIERE DEMOCRATICO(14/12/2013)


 

L’Associazione PROGETTOROMA è presente agli Stati Generali del Cantiere Democratico con una delegazione composta da:

Alessandro Bianchi, Domenico Fischetto, Rachele Nunziata, Francesco Sirchi.

 

 

 

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 Intervento di

Alessandro Bianchi

Presidente dell’Associazione ProgettoRoma

                                                          Roma, 14 dicembre 2013

Centro Congressi Frentani

 

Ringrazio Cantiere Democratico per l’invito, che abbiamo accolto venendo qui con una delegazione a rappresentare l’Associazione ProgettoRoma.

Dirò, quindi, brevemente chi siamo e perché partecipiamo a questi Stati Generali.

 

CHI SIAMO

Progetto Roma è un’Associazione nata circa un anno fa, che ha partecipato alle ultime elezioni amministrative a Roma.

Lo ha fatto presentando una lista con un candidato Sindaco e 47 Consiglieri comunali e con liste proprie in sette Municipi con altrettanti candidati Presidenti.

Non abbiamo raggiunto il quorum né al Comune né nei Municipi, ma rimaniamo convinti di aver presentato le idee, le proposte e le persone migliori per governare Roma e per farla diventare – secondo il nostro slogan elettorale – una città bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile.

 

E ne siamo convinti più che mai oggi alla luce della deludente prova che a sette mesi di distanza dal suo insediamento sta dando l’Amministrazione Marino, per cui continuiamo ad essere presenti nel dibattito politico-culturale su Roma, per ribadire i punti salienti del nostro programma: la mobilità dolce, il patrimonio culturale come motore di sviluppo, la sostenibilità ambientale, l’equità sociale, una buona urbanistica.

 

Il programma lo potete trovare nel nostro sito (www.progettoroma.org) e qui c’è il libretto – “Un progetto per Roma” -  da cui ha tratto ispirazione.

 

 

PERCHE’ SIAMO QUI

Detto questo, perché siamo venuti qui accogliendo l’invito rivolto dal Cantiere Democratico?

Siamo qui perché pur essendo nati ed essendoci radicati all’interno dei problemi di Roma, non ci sfugge che questi problemi fanno parte di una più complessiva questione che riguarda l’intero Paese e la sua guida politica, che è il nodo di fondo che oggi è indispensabile affrontare.

Dico, allora, qual è il nostro punto di vista, un punto di vista che abbiamo discusso e messo a punto una settimana fa nel corso di un Assemblea di ProgettoRoma.

 

1. Noi non ci riconosciamo nell’ibrida compagine che oggi governa il Paese, che vede esponenti del partito che per molti di noi è stato un riferimento – il Partito Democratico – insieme a partiti e persone che hanno un’estrazione politico-culturale di stampo berlusconiano, che ci è completamente estranea e che riteniamo abbia causato danni gravissimi alla società italiana.

Da questi partiti e da queste persone vogliamo rimanere nettamente distinti, meno che meno possiamo accettare di governare insieme.

 

Si continua a dire che questa ibrida alleanza è indispensabile per salvare il Paese, ma non mi sembra che si vedano segnali significativi in questa direzione: non per la moralizzazione della politica, per il contenimento degli sprechi degli Enti pubblici, , per il rilancio dell’occupazione, per l’abbattimento del debito, per il lavoro giovanile, per gli esodati, per il conflitto di interessi, per non dire della farsa della legge elettorale, di cui oggi i partiti tornano a parlare solo perchè la Corte Costituzionale ha finalmente detto una cosa che tutti sapevano, ossia che il mostruoso “porcellum” è incostituzionale.

 

2. Noi pensiamo anche che in questa vicenda il Partito Democratico stia proseguendo sulla strada della perdita di contatto con la società civile e della sua decomposizione interna, di cui l’episodio più eclatante è stato quello dei 101 felloni che, nascondendo la mano, hanno impedito l’elezione di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica.

All’interno del PD questo episodio è stato completamente rimosso, come se si trattasse di un qualsiasi incidente di percorso e non il segno evidente del livello di degrado indotto nelle strutture di partito da alcuni dei suoi cosiddetti “capi storici”.

Per quanto mi riguarda personalmente, ho rassegnato un mese e mezzo fa le dimissioni dalla Direzione Nazionale del PD, non riconoscendomi più in quel partito e non volendo più assistere alle guerre tra fazioni capeggiate dai signori delle tessere.

 

Non possiamo, però, nasconderci, che dopo l’elezione di Renzi alla segreteria siamo di fronte ad una situazione del tutto nuova con la quale ci dobbiamo confrontare, quindi anche su questo punto voglio dire qual è la nostra posizione.

 

3. ProgettoRoma non si è espressa per il sostegno a Renzi (io personalmente non ho votato alle primarie) altrimenti saremmo stati dentro il PD, né possiamo sapere se Renzi sarà in grado di costruire un partito più attento alle istanze della società civile e meno alle lotte tra fazioni interne. Ci vorrà del tempo per verificarlo.

Tuttavia riteniamo che il PD continuerà ad essere un punto fermo del versante progressista della politica italiana e, quindi, con il PD continueremo a confrontarci.

Ma deve essere chiaro che intendiamo farlo alla pari, senza deferenza o soggezione alcuna e riservandoci di esprimere in piena autonomia consenso o dissenso, perché l’obiettivo politico di Progetto Roma è un altro: è quello di praticare lo spazio politico che da tempo si sta aprendo a seguito del progressivo spostamento al centro del Partito Democratico.

E’ uno spazio politico ampio e agibile per la costruzione di un nuovo centrosinistra che sia capace di interpretare le esigenze e i bisogni di quella parte crescente della popolazione che non ha più rappresentanza e che, in misura sempre crescente, si rifugia nell’astensionismo elettorale o presta il fianco a vere e proprie derive populiste e antidemocratiche: dai grillini, ai forconi e via via sempre più in basso.

 

4. Siamo anche consapevoli che l’idea che un nuovo soggetto politico di centrosinistra possa vedere la luce, non è ancora supportato da un chiaro disegno di quali siano i tempi e i modi in cui ciò possa avvenire e i contenuti da conferire.

 

Pensiamo, quindi, che bisogna lavorare a costruire questo disegno, creando un punto di aggregazione, una sorta di calamita politica capace di attrarre tutti  quelli che credono in questo obiettivo ma si trovano all’interno di spezzoni di partiti, partitini, associazioni, movimenti che non hanno voce perché chiusi nei loro recinti autoreferenziali, mentre potrebbero avere ben altra voce se si mettessero insieme, perché indubbiamente sono ricchi di idee, di competenze e di passione politica.

 

Siamo convinti che se riusciremo a costruire questa calamita politica e ad attrarre questo arcipelago di soggetti indirizzandolo verso un obiettivo comune, allora ci saranno le condizioni per costruire un nuovo centrosinistra, che è quello che come Progetto Roma pensiamo sia necessario oggi per il nostro Paese.