Nella magnifica cornice della Sala Margana,si è svolta l'assemblea generale di Progetto Roma.Erano parecchi mesi che non veniva convocata l'assemblea dell'associazione che nelle recenti amministative del Comune di Roma aveva candidato a Sindaco il professor Bianchi.Tutto questo periodo trascorso dall'ultima assemblea svoltasi nello scorso luglio,è servito a metabolizzare lo scarso consenso elettorale ea comprenderne le ragioni,come anche elaborare una nuova strategia che servisse a rilanciare l'attività politico-culturale dell'associazione,il suo ruolo all'interno della città di Roma,i suoi rapporti con il Partito Democratico come anche con il Sindaco Marino.Tutto questo è stato messso nero su bianco nella relazione del professor Bianchi,non lasciando spazio a dubbi e a punti oscuri,ma con la caratteristica che contraddistingue la figura del professore: con chiarezza e onestà intellettuale.Molteplici sono stati gli interventi,che pur lamentando il lungo periodo di silenzio e di assenza dell'associazione sui problemi di Roma,si sono detti d'accordo sulle linee strategiche tracciate nella relazione come anche è stata dichiarata ampia disponibilità dal punto di vista personale a collaborare.
Sono state svolte inoltre,dai rispettivi coordinatori,relazioni su gruppi di lavoro,che hanno contribuito con le loro proposte a dare continuità all'attività dell'Associazione e nell'ordine:Fischetto gruppo Ambiente,Sirchi gruppo Mobilità,Larocca e Nunziata gruppo Cultura,Pagliarulo gruppo Costituzione.
Domenico Fischetto
Domenico Fischetto
Ecco il testo della relazione:
SEI MESI DOPO PER RIPARTIRE
Cari Amici, sono trascorsi quasi sei mesi da
quando ci siamo incontrati tutti insieme l’ultima volta.
Un tempo
lungo, troppo lungo per chi vuole essere presente all’interno di quello che
accade tutti a giorni a Roma e nel nostro Paese. Per questo motivo ho sentito
molti mugugni e ho ricevuto anche molti rimproveri.
Me li prendo tutti - senza
cercare giustificazioni e senza cercare di dividerli con altri – non solo
perché ritengo di averne la maggiore responsabilità, ma anche perché penso che
questo lungo tempo non sia trascorso del tutto invano, non sia stato una pura
perdita di tempo ma, al contrario, abbia consentito di capire meglio cosa è
accaduto intorno a noi e all’interno del nostro movimento.
Che cosa è accaduto nel Paese?
E’ accaduto che va avanti, sia pure con vari
sussulti, l’ibrida compagine governativa che vede esponenti del partito che per
molti di noi è stato un riferimento – il Partito Democratico – insieme a persone
di destra alle quali non rivolgeremmo neppure parola.
Per salvare
il Paese, si è detto, ma non mi sembra che si vedano segnali significativi in
questa direzione: per la ripresa della crescita, per l’occupazione, per gli
esodati, per il conflitto di interessi, per il finanziamento dei partiti, per non
dire della farsa della legge elettorale,
di cui oggi tutti blaterano dopo che la Corte Costituzionale ha finalmente
detto una cosa che tutti sapevano, ossia che il mostruoso “porcellum” è incostituzionale.
E’ accaduto anche che il PD
ha proseguito sulla strada della perdita di contatto con la società civile e sulla
strada della decomposizione interna, di cui l’episodio più eclatante è quello
dei 101 felloni che, nascondendo la
mano, hanno impedito l’elezione di Romano Prodi alla Presidenza della
Repubblica.
All’interno del PD questo episodio è stato completamente rimosso, come
se si trattasse di un qualsiasi incidente di percorso e non il segno evidente
del livello di degrado indotto nelle
strutture di partito da alcuni dei suoi cosiddetti “capi storici”.
Per quanto
mi riguarda personalmente ho rassegnato un mese e mezzo fa le dimissioni dalla Direzione Nazionale del PD, non riconoscendomi
più in quel partito e penso che sarà ben difficile riconoscersi nel partito che
da qui a breve Renzi plasmerà a sua immagine e somiglianza.
Penso anche
che le alternative siano ancora meno esaltanti.
Cuperlo, perché significherebbe subire
la continuità della linea dalemiana, ossia di chi ha arrecato danni gravissimi
al Partito e al Paese.
Civati, che pure è un bravo ragazzo, perché
non riuscirà mai a spostare il PD sulle sue posizioni e, quindi, avrà lo stesso
peso che hanno avuto negli ultimi decenni sulla politica nazionale gli irriducibili gruppi e gruppetti della
sinistra dura e pura.
Viceversa,
quello che a me sembra si stia aprendo a seguito del progressivo spostamento al
centro del PD, è uno spazio politico
agibile per la costruzione di un nuovo centrosinistra capace di
interpretare le esigenze e i bisogni di quella parte crescente della popolazione
che non ha più rappresentanza e che, in misura sempre crescente, si rifugia
nell’astenzionismo elettorale.
Come questo
possa avvenire non mi è affatto chiaro, penso però che sia possibile se si
creerà un punto di aggregazione, una
sorta di calamita politica, per tutti gli spezzoni di partiti, i partitini,
le associazioni, i movimenti che sono presenti nella società ma che non hanno voce
in capitolo perché quasi sempre rinchiusi
nei loro orticelli autoreferenziali.
Credo che se
qualcuno metterà sul tavolo questa calamita politica, anche noi dovremo
prestare grande attenzione ed essere aperti a partecipare alla costruzione di un nuovo centrosinistra.
Che cosa è accaduto a Roma?
Dobbiamo
anche chiederci che cosa è accaduto a Roma in questo periodo, perché riguarda
da vicino ciò di cui finora ci siamo interessati.
E’ accaduto che a sette
mesi dal suo insediamento, la Giunta Marino e la maggioranza che la sostiene
stanno mostrando limiti nell’azione di governo che davvero non mi sarei
aspettato.
E’ uno
scenario nuovo con il quale ci dobbiamo confrontare, riflettendo su tutto
quello che come ProgettoRoma abbiamo
detto e fatto prima e dopo la campagna elettorale, per capire quale posizione
dobbiamo assumere e quale nuova strada dobbiamo intraprendere.
E per farlo
credo sia necessario partire dal rispondere a quattro domande fondamentali.
1. Chi siamo, ovvero qual è l’elemento che
porta persone per molti aspetti diverse, come noi siamo, a riconoscersi in un
progetto politico comune.
2. Qual’è la finalità di ProgettoRoma, quello che
intendiamo rappresentare nel panorama romano e, se possibile, nazionale
3. Quali azioni intendiamo
intraprendere per perseguire quella finalità
4. Come intendiamo organizzarci per rendere
efficaci quelle azioni.
Cercherò ora
di rispondere a queste domande in modo sintetico ma anche netto, nel senso che le risposte che darò rappresentano la mia
visione di ProgettoRoma e della sua prospettiva politica.
E’ una
visione e una prospettiva che oggi sottopongo
al vaglio di tutti voi, pronto a discuterne per migliorarne i contorni, ma
anche determinato a non disperdere il
patrimonio di idee, di progetti e di tensione morale che abbiamo accumulato
da un anno a questa parte e che abbiamo forgiato in una campagna elettorale che
ci ha visti si perdenti nei numeri, ma dalla quale le idee, i progetti e la
tensione morale sono usciti intatti, e
dei quali penso possiamo essere orgogliosi.
Io lo sono
sicuramente e sono determinato ad andare avanti.
DOMANDA 1
Dunque che cosa ci accomuna, in che
cosa ci riconosciamo, insomma qual è la nostra identità?
Credo di poter dire che ci
accomuna un forte disagio e una forte
rabbia nel guardare e nel vivere la realtà che vediamo intorno a noi: la
realtà del mondo del lavoro, della scuola, dei servizi sanitari, di quelli
sociali, degli enti e delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli, delle
banche, del mondo finanziario e via dicendo.
Credo anche di poter dire che ci
accomuna un giudizio negativo sui partiti
che abbiamo considerato a lungo come i nostri referenti – in modo particolare
il Partito Democratico – per la loro incapacità di risolvere questi gravi
problemi e, spesso, per il loro coinvolgimento in pratiche clientelari e di
corruzione.
Credo, infine, di poter dire che ci
accomuna la volontà di non rassegnarci
a questo stato di cose, anzi di voler fare quanto nelle nostre possibilità per
rompere questo circuito perverso di inefficienza, di incompetenza e di
immoralità che si è innescato nella società italiana.
E’ questa – io credo - la nostra identità, quella di
persone che avvertono tutta l’insostenibilità della situazione che si è creata
nel Paese e che vogliono provare a modificarla per costruire una società migliore,
non tanto ormai per noi quanto per i nostri figli e per i figli dei nostri
figli, per i quali abbiamo il dovere di costruire
una qualità di vita futura migliore di quella che il presente sta riservando
loro.
DOMANDA 2
Bene, se
questo è il nostro intendimento comune che cosa ha a che fare questo
intendimento con quanto abbiamo fatto finora sotto la sigla Progetto Roma?
Credo abbia a che fare in tutto e per tutto, perché in
quell’esperienza abbiamo riversato le nostre idee, il nostro profilo morale e
il nostro sentire politico, applicandoli ad una realtà complessa e variegata come
quella nella quale viviamo: la città di Roma.
Possiamo ben
dire che a Roma è presente il condensato
delle contraddizioni e dei problemi cui ho fatto cenno prima: disservizi,
malamministrazione, corruzione, inefficienza, incompetenza, diseguaglianze, discriminazioni.
Il tutto in contrasto
con un contesto di incomparabile bellezza e gravido di storia, che esalta ancor
più il male che stiamo facendo a questa città.
E’ per
questo che abbiamo assunto fin dall’inizio come slogan del nostro programma
elettorale quello di fare di Roma una
città bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile.
Se
riflettiamo oggi su quei cinque aggettivi, possiamo ben dire che riassumono i
caratteri che noi vorremmo fossero presenti nella nostra società, per raggiungere
i quali intendiamo esplicare la nostra
azione politico-culturale.
Dunque
qual’è oggi l’obiettivo di ProgettoRoma?
Penso sia
anzitutto quella di riuscire ad imporsi come interlocutore autorevole e riconosciuto nelle vicende
politico-amministrative di Roma.
Che significa?
Significa
che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a tutto ciò che riguarda la vita di
questa città, riprendendoli dal programma con il quale ci siamo candidati alla
sua guida, che mi sembra più attuale che mai.
Ne ricordo i
capitoli più significativi.
Per una buona amministrazione
Per l’equità sociale
Per la produzione e il lavoro
Per la natura e la cultura
Per la mobilità dolce
Per la sostenibilità ambientale
Per la sicurezza
Per una buona urbanistica
Su tutti
questi fronti, rispetto a tutti questi problemi dobbiamo tornare a far sentire
la nostra voce, chiarendo preliminarmente in
che rapporto intendiamo porci nei confronti dell’Amministrazione Marino.
Su questo punto
voglio esprimere nel modo più chiaro la mia posizione.
Sono
convinto che noi di Progetto Roma
avremmo garantito a Roma un Sindaco e una Giunta migliori, ma nei confronti
di Marino e della sua Giunta non ho alcuna posizione pregiudiziale e continuo a
pensare che il fatto che sia lui il Sindaco e non più Alemanno sia un bene in
sé di cui bisogna essere consapevoli.
Però penso
anche che dopo sette mesi dall’avvio della sua Amministrazione un primo giudizio vada espresso e il
mio non è certamente positivo, perché mi sembra che nessuno dei grandi problemi
di Roma sia stato avviato a soluzione.
Ho sempre
detto - e ripeto ancora - che la dimensione di quei problemi è tale che non si
possono pretendere soluzioni in tempi brevi. Però si può, si deve pretendere che
siano lanciati segnali forti che i
problemi sono stati capiti e avviato a soluzione, anche se per gradi e a tempi
lunghi.
E devono
essere segnali intellegibili da parte
degli interessati – i cittadini – il che richiama nuovamente il tema della
partecipazione che ha come fondamento l’informazione.
Ebbene, sono arrivati segnali di questo tipo?
A me sembra
di no e questo è già un difetto grave, ma c’è di più , molto di più, ed è che
la l’Amministrazione Marino e il partito che la tiene in vita – il PD – sembrano privi della cosa fondamentale di
cui Roma ha bisogno: un progetto di alto profilo e di lunga prospettiva capace
di restituire alla città bellezza, efficienza, equità, sicurezza e
sostenibilità.
Come
sappiamo è proprio su questo terreno che noi ci siamo misurati in campagna
elettorale, senza ottenere il necessario consenso.
Ma è ancora e
sempre su questo terreno che, a mio parere, dobbiamo riproporre la mission di ProgettoRoma: essere una
voce autonoma, autorevole e riconosciuta che pone il grande tema del futuro di Roma e delle mille cose da fare per
costruirlo.
PUNTO 3
Se questa è
la mission di ProgettoRoma, la finalità del lavoro che andremo a fare, quali azioni dobbiamo mettere in campo
per raggiungere quella finalità?
Io credo che
dobbiamo cominciare ad attuare il programma di iniziative sulle quali nei mesi
scorsi abbiamo lavorato e che non abbiamo avviato perché permaneva l’esigenza di un chiarimento di fondo,
che è quello che oggi qui stiamo facendo.
Quel programma
aveva un titolo e un sottotitolo - PARLIAMO
DI ROMA. Incontri sui grandi temi di Roma Capitale – e aveva come obiettivo
di porre sul tappeto con continuità alcune
questioni specifiche all’interno dei grandi temi che ho richiamato prima.
Ne ricordo
alcune a titolo di esempio:
·
La cura del
ferro, prima che il paziente muoia, per riproporre il sempre più
grave tema della mobilità, della limitazione dei veicoli circolanti e della
realizzazione di una grande rete tranviaria e ferroviaria.
·
Un piano per
l’edilizia sociale, per contrastare la speculazione immobiliare
e reclamare una soluzione vera al drammatico problema dei senzatetto, degli
studenti fuori sede, delle giovani coppie, delle fasce di reddito più basse.
·
La moratoria
urbanistica, per rompere il silenzio caduto sul tema della revisione delle cosiddette
compensazione e degli accordi di programma, che rischiano di stravolgere ulteriormente
il volto della città.
·
I Fori e
l’area archeologica centrale, per sollecitare un progetto per il più grande parco
archeologico e paesaggistico del mondo.
Badate, non
stiamo parlando di seminari o di convegni scientifici, stiamo parlando di iniziative sul territorio preparate si
da persone esperte, ma in grado di attirare l’attenzione e il consenso dei
cittadini e di sensibilizzare le istituzioni, a partire dai Municipi nei quali
finora la nostra presenza è stata decisamente insufficiente.
Dunque, se alla fine di questa riunione si
arriverà ad un consenso sulla prospettiva politico-culturale che ho finora
tracciato e sulla proposta organizzativa che ora illustrerò, una delle prime
cose da fare sarà il completamento e la
revisione di quel programma e l’avvio immediato delle iniziative più mature.
PUNTO 4
E vengo
all’ultimo punto, quello che riguarda il modo in cui ci vogliamo organizzare.
Finora abbiamo vissuto di volontariato e
senza avere una vera organizzazione.
Per il
futuro credo che non potremo fare a meno di continuare a basarci sul lavoro
volontario di ciascuno di noi, ma dobbiamo assolutamente darci una vera
organizzazione, sia pure nella limitatezza delle risorse umane e materiali di
cui disponiamo.
E’ per
questo motivo che vi propongo di utilizzare come struttura organizzativa l’Associazione ProgettoRoma,
un’associazione fondata da alcuni di noi un anno fa proprio in vista delle
elezioni romane e che abbiamo utilizzato per tutti gli aspetti formali e
finanziari durante la campagna elettorale.
L’Associazione
ha attualmente una base composta da circa 70 delle persone che hanno
partecipato alla nostra vicenda elettorale; ha un Presidente e un Consiglio
Direttivo che si sono formati all’atto della costituzione; ha uno Statuto che
fissa i compiti e le regole di funzionamento.
Quello che
propongo a tutti voi è di aderire
all’Associazione ProgettoRoma, il che comporterà la formazione di una nuova
Assemblea alla quale lasceremo il compito di nominare un nuovo Consiglio
Direttivo rispetto a quello attuale che è composto da 5 persone: il
sottoscritto che ne è Presidente, Gianfranco Pagliarulo, Francesco Sirchi,
Arsenio Pica e Giorgio Ammaniti.
Lo Statuto dell’Associazione
è qui a disposizione di chi voglia prenderne visione, assieme ad un modulo che
chi intende aderire potrà consegnare.
Se questa proposta verrà oggi condivisa, entro
breve tempo avremo a disposizione una piccola ma definita struttura
organizzativa da utilizzare sia per avviare le iniziative di cui abbiamo
parlato, sia per aprirci all’incontro e alla collaborazione con altre
associazioni, altri movimenti, altre realtà sociali.
Per concludere
Bene, è tutto qui quello che avevo da
proporvi per ripartire.
Ora sta a
voi dire se le proposte che ho avanzato sono adeguate o suggerire come e in che
senso modificarle.
Io sono
aperto a discutere di tutto, ma vi confermo anche la ferma determinazione a
ripartire insieme a tutti coloro che
sono interessati e disponibili a condividere il progetto di un futuro migliore per Roma e per il Paese.
Lunga vita a progetto Roma!
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