17 dicembre 2013

RELAZIONE DI SIRCHI,GDL MOBILITA',ASSEMBLEA PROGETTO ROMA DEL 7 DIC.2013

Con la relazione di Francesco Sirchi termina la pubblicazione da parte di TRE RIGHE delle relazioni presentate dai responsabili dei vari gdl di Progetto Roma..Nella prossima riunione dell'Associazione che dovrà eleggere il nuovo direttivo e il presidente, si deciderà inoltre di dare nuovo slancio e vitalità ai gruppi di lavoro sulla scia delle lineee tracciate nella relazione del presidente dimissionario dell'Associazione,Alessandro Bianchi.
D.F.
ProgettoRoma

Gruppo di Lavoro MOBILITA’

 

Mobilità dolce

 

Obiettivi: ridurre drasticamente i veicoli privati circolanti, favorire per i rimanenti la scorribilità  dei flussi, rendere vivibile la città, favorire il rapporto tra territorio cittadino e hinterland.

 

Scenario:  1) Siamo in un tempo di evidente recessione perché, lo si voglia o no, la crisi c’è e sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa. Il lavoro è in crisi: aziende che chiudono, aumento della povertà e vi è un serio pericolo di declassamento del nostro paese.

 Vi è quindi anche scarsità di risorse per investimenti per le infrastrutture, in primis quelle relative ai sistemi di trasporto e alle reti. Tale circostanza rischia di creare un processo involutivo che amplifica il processo recessivo in atto.

Ciò implica che ancor più che nel passato è necessaria una grande virtuosità nell’allocazione delle risorse disponibili.

Non è pertanto il tempo di raccontare favole dell’impossibile ma cose concrete e fattibili.

 

Se questa crisi sarà l’occasione per non costruire più cattedrali nel deserto, per non lasciare eterne incompiute nel panorama delle opere pubbliche italiane, per affidarci da adesso in poi nelle scelte a criteri connessi alle reali esigenze, se il politicamente corretto e gli strani equilibri tra fazioni, partiti, territori, istituzioni, gruppi d’interesse verranno riportati ai reali bisogni delle persone, delle aziende e di un sano sviluppo compatibile, vorrà dire che avremo colto l’attimo per trasformare il vizioso in virtuoso.

 

2) Innanzitutto i servizi di trasporto perché sono quelli che rispondono alle esigenze della gente; poi le infrastrutture delle quali sicuramente c’è bisogno per recuperare il ritardo di decenni rispetto alle analoghe realtà europee, ma per i motivi di cui al punto 1 vanno dosate rispetto alle reali possibilità finanziarie e individuate con priorità  strumentali ai servizi.

 

 

Tipologie di risposte: visione d’insieme, forte coordinamento con le altre Istituzioni, divieti, limitazioni, offerta alternativa, incentivo all’offerta alternativa, valorizzazione dell’esistente, attentissima valutazione delle priorità finanziarie sia relativamente alla spesa corrente che a quella per investimenti.

 

Confronto con la realtà: partendo da un’indagine sulla popolazione per avere una conoscenza reale dei bisogni dei cittadini (oggi non sufficiente) e quindi della domanda di trasporto e della ripartizione modale, è possibile avviare una seria programmazione sulle tipologie di risposta sopra indicate, che miri al contenimento delle emissioni inquinanti che minacciano la salute dei cittadini, alla valorizzazione dei trasporti collettivi, all'integrazione tra la pianificazione urbanistica e quella trasportistica. Imprescindibile è il rilancio del T.P.L. e la “cura del ferro” con un aumento delle corse su certe direttrici e un miglioramento della qualità dei treni su altre mettendo in cantiere le stazioni ferroviarie previste dal piano regolatore accompagnandole con un miglioramento delle infrastrutture di collegamento e dei parcheggi di scambio.

 

Le possibili risposte:

1)           Rinforzo dei parchi circolanti: tram, metropolitane, filobus, autobus, questi ultimi con aumento della trazione a metano in occasione dello svecchiamento del parco, e con l’aumento di quelli elettrici nel centro storico;

2)           Nuove tramvie su alcune direttrici quali il lungo Tevere, la via Cristoforo Colombo, usando i controviali, alcune strade del quartiere Prati, ecc.

3)           Nuove filovie su alcune direttrici dove non è giustificata una tranvia  o non è urbanisticamente inseribile. Direttrici come la penetrazione urbana di via Tiburtina, alcune direttrici del quartiere Monte verde, la penetrazione urbana dal quartiere della Magliana, la direttrice di via Gregorio VII, ecc.

4)           Completamento delle metropolitane in costruzione, la cui conseguente esposizione finanziaria è già un onere pesantissimo per il Comune di Roma; pertanto non si può al momento pensare ad avviare altre grandi opere. Sono invece da porre in essere due importanti iniziative: la prima è fare tutte le attività propedeutiche alla costruzione della quarta linea di metropolitane cioè progettazione, consenso sul territorio, procedure approvative, per essere pronti per l’avvio non appena concluse le opere in corso di esecuzione. La seconda è avviare un processo di ammodernamento e automazione delle linee a A e B, con priorità alla linea A. Questo intervento sicuramente oneroso, ha comunque  dei costi infinitamente inferiori a quelli di opere nuove, contribuisce in maniera eccellente al miglioramento della sicurezza e migliora la regolarità del servizio e quindi l’offerta di trasporto.          Inoltre in questo settore non ci si deve fare ingannare da giudizi sommari e non tecnici riguardo la possibilità di ricorrere alla finanza di progetto, che spesso è solo un prestito camuffato, quindi di fatto altra esposizione finanziaria per le prossime generazioni, e qualche volta è la copertura di speculazioni urbanistiche ed edilizie in deroga ad ogni normalità di programmazione del territorio e di procedure di affidamento.

5)           Il servizio ferroviario per Fiumicino aeroporto è infelice rispetto agli standard europei, perché la localizzazione del capolinea a Fiumicino è clamorosamente sbagliata, in posizione baricentrica tra voli nazionali e internazionali, mentre in tutto il mondo la stazione ferroviaria o è sotterranea sotto l’aerostazione o è limitrofa ai voli nazionali, ovvero ai servizi che interessano i pendolari del trasporto aereo.  Un intervento strutturale modesto di nuova attestazione sarebbe auspicabile.

6)           Riguardo la cura del ferro, alle cose già dette in premessa occorre aggiungere che tra non molto tempo la stazione Tiburtina diverrà la stazione A.V. di Roma; questa circostanza muta e in parte libera alcuni spazi e alcune tracce per i servizi locali e regionali. Il Comune di Roma e la Regione Lazio devono proporre al più presto la creazione di un tavolo con le Province del Lazio e Trenitalia grazie al quale con margine temporale ragionevole si progetti la nuova configurazione dei servizi, in modo tale che la funzione di programmazione non venga poi di fatto svilita da un intervento all’ultimo momento rispetto ad una configurazione fatta da altri, probabilmente con più attenzione a problemi organizzativi interni che non alla risposta da dare alle esigenze degli utenti.

 

7)           Aumento dei punti di interscambio: creazione grosso modo all’altezza del G.R.A. di aree nuove di interscambio sulle direttrici di entrata a Roma ad iniziare da Tiburtina, Cassia e Pontina. Sulla direttrice Tiburtina con il triplicamento della corsia della penetrazione urbana della Roma L’Aquila e il potenziamento della via Tiburtina c’è lo spazio fisico per un corridoio dedicato al trasporto pubblico.  Sulla direttrice Cassia occorre potenziare l’accessibilità alle infrastrutture ferroviarie:  della Viterbo Roma R.F.I. sia nel tratto che costeggia la via Cassia che in quello che costeggia la via Trionfale e della Viterbo Roma di A.T.A.C. nel tratto che costeggia la via Flaminia. Drammatica la situazione sulla 148, via Pontina, ed anche di più complessa soluzione; infatti per i pendolari provenienti dalla provincia di Latina i servizi ferroviari sono di buon livello e con un cadenzamento sufficiente, con margini di miglioramento, è disastroso il collegamento ferroviario dal litorale sud con una infrastruttura vetusta da Nettuno a Roma e treni insufficienti. Aumentare l’interscambio sulla Nettuno Campoleone è addirittura deleterio senza un potenziamento ferroviario, invece da Campoleone a Roma è tecnicamente possibile, ma servono grandi aree di interscambio e adduzioni a spina di pesce, sempre di servizio pubblico da realizzarsi a Campoleone e a Pomezia.

 

8)           Aumento delle corsie preferenziali per i mezzi pubblici

 

9)           Rigenerazione di alcune intersezioni viarie con sottopassi o con riprogettazione dei flussi e delle semaforizzazioni. Esempi discesa della tangenziale est a viale Castrense, incrocio via Aurelia circonvallazione Cornelia. (Se ne potrebbe individuare una decina distribuiti sul territorio).

10)      Ampliamento di alcuni snodi come quello tra via Tiburtina e il GRA.

11)      Unicità di comportamento dei municipi sulle soluzioni stradali. No ai restringimenti agli incroci. No ai rondò in intersezioni non geometricamente adatte.

12)      Spostare alcune fermate di autobus per evitare che facciano da tappo alle intersezioni e facendole coincidere con punti di sosta dovuti ad altri motivi(semafori).

13)      Basta parcheggi di destinazione, solamente di interscambio. Incentivo agli investimenti privati per la realizzazione dei box e posti auto pertinenziali.

14)      Manutenzione strade.

15)      Mobilità delle merci: occorre una organizzazione  ex novo della distribuzione delle merci con selettività degli orari.

16)      Mobilitò  delle informazioni.  Incentivi all’uso dell’informatica per diminuire la domanda di trasporto garantendo il trasferimento di documenti, referti di analisi, consegna domande, ecc.

17)      Mobilità ciclistica di adduzione al T.P.L..

 

Le proposte di cui ai punti da 1 a 7 unitamente al punto 16 sono finalizzate a rinforzare l’offerta del trasporto pubblico al fine di ridurre il numero dei veicoli privati circolanti; le altre sono per rendere più scorrevoli i flussi del rimanente.

 

Alcune necessità:

1)           C’è bisogno innanzitutto che la Regione Lazio, ovviamente facendo massa critica con le altre Regioni, apra una vertenza e quindi un tavolo con il Governo sui trasferimenti di risorse per garantire i servizi. Nel 2008 si era chiuso un accordo che affidava alle Regioni la responsabilità del settore ma garantiva loro, con la compartecipazione all’accisa sui carburanti non professionali e l’adeguamento inflativo automatico, l’equilibrio del settore. I provvedimenti finanziari 2010, 2011 e 2012 hanno ridotto drasticamente le risorse di fatto disponibili e si vedono già alcuni segnali di stallo del settore. Attenzione questo incide già sui servizi, ma con il tempo potrà incidere anche sulla sicurezza, sull’ambiente e da ultimo sull’ordine pubblico.

2)           C’è bisogno, per alcuni aspetti d’intesa con la Regione, di procedere ad un riordino delle aziende di trasporto. Infatti, se da un lato occorre reperire risorse, occorre altresì  ridurre i costi; fondamentale in questo senso avviare una rivoluzione virtuosa nelle aziende di trasporto: sui costi, sugli sprechi, sulle economie di scala, con l’esternalizzazione delle attività saltuarie. Non è possibile che quando a Roma vi è stata la  fusione delle due aziende in ATAC non sia avvenuta pressocchè alcuna economia di scala. Non è neanche possibile mantenere dei servizi paralleli tutti con contributi pubblici (Treno e  autolinea che effettuano corse pressocchè identiche) e non è possibile che le programmazioni aziendali su scala urbana e su scala regionale (sia ferro che gomma) non abbiano un momento di coordinamento.

3)           Notoriamente la competenza istituzionale della programmazione dei trasporti sul territorio di area vasta è delle Regioni.  Ne consegue che normalmente  a valle di un Piano Regionale dei Trasporti, gli Enti Locali attuano la direttiva di fondo per i propri rispettivi territori. Non c’è dubbio che la situazione nel Lazio è oggettivamente particolare con il capoluogo che rappresenta circa il 66% dell’intera Regione, con un pendolarismo quotidiano in entrata  di circa 500.000 persone. Questi ed altri elementi peculiari, peraltro riconosciuti on la legge di Roma Capitale, implicano che  nel rispetto più totale della forma, nella sostanza il Comune di Roma deve svolgere un ruolo primario nella programmazione dell’intera Regione, e noi ci dobbiamo candidare a questo ruolo. Per memoria il piano regionale trasporti della Regione Lazio risale

 

Una proposta innovativa: Nonostante tanti studi degli ultimi 15/20 anni, sulla Regione Lazio la conoscenza reale dei bisogni dei cittadini e quindi della domanda di trasporto e della ripartizione modale sono ancora artigianali. Sappiamo bene infatti i grandi limiti di errore che hanno le proiezioni sull’intera popolazione di indagini fatte su piccoli campioni. Dovremmo lanciare una sorta di censimento delle necessità tentando di raggiungere con un questionario articolato la maggior parte, se non la totalità, dei residenti nel Comune. Anche considerando una forte percentuale di non risposte e una quantità di risposte non attendibili si potrebbe avere dati reali di almeno un 40% dei residenti, ovvero 100 volte in più dei soggetti avvicinati in caso di indagini. Gli strumenti informatici attuali possono permettere questa iniziativa con una fattibilità e costi ragionevoli. Non c’è dubbio che tale ipotesi di lavoro avrebbe una ricchezza di ben altra consistenza se si facesse intesa con le altre istituzioni, su scala Regionale.

 

 

Incentivi e controlli:

 

1)    Sconti per cinema e negozi per chi va al centro il sabato e la domenica con i mezzi pubblici.

2)    Educazione nelle scuole non quella stradale nel senso stretto  ma all’uso del mezzo pubblico.

3)    Controlli maggiori sui comportamenti stradali dei cittadini, automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni.   

 

 

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