Prof. Alessandro Bianchi
Al Segretario del Partito Democratico
Guglielmo Epifani
e p.c.
Ai Candidati alla Segreteria del PD
Pippo Civati
Gianni Cuperlo
Gianni Pittella
Matteo Renzi
Roma, 21 ottobre 2013
Caro Segretario,
ti comunico le mie dimissioni dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico, di cui ho fatto parte dal 2008 chiamato in quanto membro del Governo Prodi 2 come Ministro dei Trasporti.
Con la caduta di quel governo si era rotta l'alleanza tra le forze politiche che lo sostenevano ed io, che non rappresentavo alcun partito, scelsi di entrare nel PD da poco fondato e di cui era allora segretario Walter Veltroni, con il quale feci alcune iniziative elettorali in Calabria durante la campagna per le politiche del 2008.
Ho vissuto quella fase con particolare entusiasmo–anche dopo la sconfitta elettorale–nella convinzione di essere entrato a far parte di una forza politica democratica e progressista, in grado di dare fiducia e prospettiva ad un Paese logorato e mortificato da anni di berlusconismo dilagante.
Con questa convinzione mi sono messo al servizio del partito, pensando di poter dare un contributo fattivo sulla base dell’esperienza di cui ero portatore, prevalentemente di estrazione universitaria e legata ai problemi della città, del territorio e dell’ambiente.
Purtroppo ho dovuto via via constatare che quella disponibilità non era di alcun interesse per il partito, mentre ho avvertito segnali sempre più evidenti di ostilità, di cui voglio ricordare, solo per memoria, due episodi: il veto alla mia candidatura alle europee del 2009, posto da alcuni dei tanti boiardi che hanno distrutto il PD in Calabria; lo strisciante ma evidente boicottaggio alla mia partecipazione alle primarie per l’elezione del Sindaco di Roma.
Ma le vicende personali hanno poca importanza, perchè ciò che oggi motiva le mie dimissioni dalla Direzione Nazionale è la constatazione della progressiva perdita di attenzione per il progetto politico- programmatico per il Paese che era stato alla base della fondazione del PD, e del contemporaneo emergere di uno scontro senza quartiere tra persone, gruppi e correnti con il solo obiettivo della conquista della guida del partito.
Tra le innumerevoli dimostrazioni di questa dissennata perdita di orizzonte, voglio ricordare il vergognoso episodio dei 101 felloni che hanno fatto cadere la candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica. All’interno del PD quell’episodio è stato completamente rimosso, come se si trattasse di un qualsiasi incidente di percorso e non il segno evidente del livello di degrado indotto nelle strutture di partito da alcuni dei suoi cosiddetti “capi storici”.
Il compito di ricostruire un altro PD su queste macerie politiche sarà presto nelle mani del nuovo Segretario, che avrà qualche speranza di riuscita solo se avrà la forza di rigenerare il partito tagliandone le parti malate e, soprattutto, sarà in grado di mettere in campo un progetto di futuro per il Paese.
Avrei volentieri partecipato ad una simile intrapresa, ma ho dovuto prendere atto che non esiste per me uno spazio politico agibile in questo senso. Di qui le dimissioni, che ne sono la naturale conseguenza.
Con rinnovata stima nei tuoi confronti,
Alessandro Bianchi
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