L’ossessione
dei numeri per vincere, il disprezzo per chi non li ha.
La legittimazione ottenuta esclusivamente attraverso la conquista di posizioni
di potere, la noncuranza di tutto il resto pur di acquisirlo. Il liquidare come
sfigato chiunque mostri di non sacrificare tutto per questo obiettivo. La fretta adrenalinica, il linguaggio
assertivo battente, l’impedire all’altro di parlare come arma vincente.
Visione, contenuti, valori e principi, costanza e coerenza nel praticarli? Ciarpame
relativo e indifferente. E’ vincente ciò che fa vincere. L’adesso e il subito, l’ora e qui affidato a
un volume di fuoco parolaio frastornante e contundente. L’intellettuale che
ragiona, il Professore? E’un inconcludente e fottuto solone, un ostacolo e un
intralcio, la causa di ogni insuccesso. Va eliminato. Ma non è che tutto questo movimento
adrenalinico è soltanto agitazione a copertura del fatto che si è
disperatamente persuasi di non poter cambiare, in realtà e nella sostanza, niente?
Berlusconi al tramonto
e sconfitto, non è invece colui che, trasmettendo per contagio il virus del
potere comunque e a ogni costo, il linguaggio serpentesco del trasformismo puttanesco, il cinismo menzognero, ha
berlusconizzato l’avversario? Renzi alle elezioni avrà probabilmente i voti per
vincere, ma non saranno in misura decisiva quelli che per vent’anni hanno premiato
Berlusconi? Con Renzi erede designato a
sostituirlo, Berlusconi non ha definitivamente vinto?
Ieri ho assistito alla
presentazione di un libro che racconta la storia di un ragazzo ventenne che nel
1943 sceglie di seguire il suo prof di filosofia del liceo, Pilo Albertelli,
per combattere il nazifascismo nella resistenza armata partigiana. Pio
Albertelli, al quale è stato successivamente intestato il Liceo romano dove aveva
insegnato, è stato nel 1944 trucidato insieme ad altri 334 alle Fosse
Ardeatine. Giorgio Marincola - questo è il nome di quel ragazzo, italo-somalo
perché figlio dell’incontro tra una ragazza di quel Paese e un militare
italiano - è stato catturato nel
1945 nella trentina Val di Fiemme da una
colonna di tedeschi in ritirata, torturato e ucciso. Pio Albertelli e Giorgio
Marincola hanno scelto allora, in circostanze sicuramente più difficili,
cruciali e drammatiche di oggi, da che parte schierarsi e combattere,
sacrificando la vita e riscattando l’Italia. Razza partigiana ha per titolo il libro che racconta la loro
storia. Da che parte avrebbero scelto di schierarsi oggi? Dalla parte di Alfano
e Berlusconi, eredi della P2, e di Renzi, frutto migliore della peggiore
Democrazia Cristiana?
Io ho scelto di
schierarmi per la Lista Tsipras. Non corro rischi di essere arrestato e
fucilato per questo, piuttosto di essere guardato con sufficienza e disprezzo
perché “minoritario”. Ma di questo proprio non mi preoccupo. Essere minoranza
non significa necessariamente essere nel torto. Oggi, qui e ora, serve qualcuno
che indichi che è possibile una alternativa al disastro.
Gian Carlo Marchesini
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