20 novembre 2013

Il mondo di Wool e la ricerca della verità di G.Pagliarulo


Il mondo di Wool e la ricerca della verità

novembre 20, 2013


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di Gianfranco Pagliarulo
Quando ho ritirato il volume in libreria mi ha preoccupato la sua mole: circa 550 pagine. Mi sono chiesto se valesse la pena iniziare una lettura che poteva dimostrarsi noiosa e che sicuramente sarebbe stata lunga. Mi sbagliavo di grosso.
Wool è lana, uno straccio il cui mistero accompagna il lettore per buona parte del testo. Il mondo di Wool è quello distopico, cioè dell’utopia negativa: uno scampolo di umanità sopravvissuta ad una guerra conclusasi con una catastrofe e la cui memoria si è smarrita nel tempo si è organizzato in un gigantesco silo sotterraneo perché l’atmosfera esterna è diventata letale. Il silo è formato da un paio di centinaia di livelli sovrapposti, collegati da una infinita scala a chiocciola; ai livelli più bassi lavorano e vivono gli operai, fra macchine e pompe che estraggono petrolio e producono energia, in una sorta di gerarchia sociale segnata dall’altezza dei piani: in alto i programmatori, i server e i computer. Il tutto è governato da una ambigua unità informatica (IT) e da alcune cariche istituzionali (sindaco e sceriffo) attorno alle cui figure ruota l’intera vicenda. La protagonista è una giovane donna, Juliette, che “lavora al reparto meccanica”, piani bassi insomma; attorno alla sua storia si dipanano progressivamente i molti misteri che affollano i piani-sequenza del romanzo. Piani-sequenza, perché l’intera struttura narrativa si snoda attraverso brevi capitoli, ciascuno dei quali rappresenta un segmento sufficientemente autonomo, seppur connesso a tutti gli altri.
Lo scenario angosciante e claustrofobico fa da singolare contrappunto ad una scrittura semplice e realistica, caratterizzata da una debordante quantità di colpi di scena. Il risultato finale è un testo di una stupefacente scorrevolezza che ti coinvolge e ti inchioda alla lettura, per cui, quando arrivi alla fine, quasi ti dispiace di non poter continuare un viaggio letterario che si è dimostrato un’odissea continua, fra misteri e scoperte che si succedono in un intreccio tanto immaginario quanto logicamente rigoroso e verosimile.
Il romanzo è al modo di 1984 o de Il tallone di ferro. Cito volutamente i due capolavori di Orwell e London perché, come questi, anche Wool non è esattamente o soltanto una storia “di fantasia”, viceversa ti appare come una sfumata allegoria del mondo in cui oggi viviamo. Nel silo si scontrano due forze: coloro che cercano la verità/realtà in merito alle ragioni dell’originaria guerra, alle origini del silo e a tutto ciò che c’è fuori di esso, e coloro la cui missione è il celarla. Questi ultimi sono – va da sé – quelli che detengono il potere. La dialettica fra chi vuole conoscere la verità/realtà (gli operai dei livelli più bassi del silo) e chi la vuole nascondere (il sistema di potere instaurato da IT) si risolve in un solo modo: la rivolta, una sorta di sanguinosa guerra civile che imperversa nell’angusto scenario della scala a chiocciola, dei piani del silo, dei macchinari, dei server.
Si può di conseguenza leggere la storia attorno al tema della ricerca-scoperta della verità e, in negativo, dell’incessante lotta contro la finzione, contro la rappresentazione virtuale che condiziona, limita e costringe l’umanità superstite ad una conoscenza ed, in ultima analisi, una vita a senso unico. Come se le persone fossero in funzione di un loro strumento.
Qui ci soccorre l’autore, Hugh Howey, quando in un’intervista afferma: “Non mi risulta che nessun server abbia mai nutrito qualcuno, salvato una vita umana o rammendato un paio di pantaloni. Le macchine sono importanti, certo, ma solo perché siamo importanti noi”.
E “noi” siamo così importanti da consentire a Howey, per esempio, di dipingere con pochi e leggeri tratti, nel cupo contesto della lotta di potere all’interno del silo, la delicatissima e triste storia d’amore fra due persone anziane, la sindaco e il vicesceriffo.
Tecnologia versus emozioni, rappresentazione versus realtà, strumenti versus umanità: sono altrettante chiavi di lettura di un testo che, a testimonianza di quanto esso non sia affatto nostalgico o “passatista”, prima di finire sulla carta è stato pubblicato proprio su internet.
Questo romanzo esce al tempo dell’umanità al servizio dell’economia, dell’informazione embedded, dello strapotere dei mezzi di comunicazione di massa, dell’enfasi quasi religiosa attorno al mito della rete. E ne sembra una esegesi e una critica letteraria. Anche per questo è da non perdere.
Hugh Howey, Wool, Fabbri Editori, 2013, 14.90 euro

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