3 novembre 2013

RIFLESSIONI DI GIANCARLO MARCHESINI SUI RECENTI FATTI DI CRONACA ROMANA E POLITICA

In una delle pubblicità ripetutamente trasmesse in televisione si assiste alla scenetta di una bella ragazza che, chinandosi per allacciarsi le scarpe, coglie con la coda dell’occhio alle sue spalle un ragazzotto che si china a sua volta, si direbbe per poter cogliere meglio lo spettacolo delle sue parti intime. La ragazza si alza offesa, e pimpante affronta lo sfacciato afferrandolo per il cravattino e mollandogli un sonoro schiaffo.
Si scopre però subito che il malcapitato non era affatto affascinato dalla visione delle parti intime dell’avvenente signorina, ma da una magnifica automobile collocata sulla stessa sua traiettoria visiva. A me questo pare esempio calzante di quanto sostiene un filosofo di Praga, Karel Kosic, il quale nel suo saggio “Dialettica del concreto” afferma: “Nell’economia capitalistica si verifica il reciproco scambio di cose e persone: e cioè la personalizzazione delle cose e la cosificazione delle persone.”
Non capisco quindi, e al proposito, il clamore mediatico, l’indignazione e lo scandalo per le ragazzine dei Parioli che la mattina vanno a scuola e il pomeriggio si prostituiscono, destreggiandosi tra papponi e mamme assenti o reclamanti ingorde l’incasso. Suvvia, cos’altro ci si poteva e può aspettare, in epoca di trionfante capitalismo consumistico, dopo vent’anni di prostituzione e mercificazione politico-istituzionale, mediatico-culturale, partitico-parlamentare diventate ahimé senso comune e pensiero egemone? Le Ruby e le Letizie sono state semplici avanguardie, Arcore il luogo ameno con stuoli di prosseneti e vergini sacrificate. E noi stiamo ancora qui a trastullarci in annose controversie sul Porcellum delle Larghe Intese, sul maggioritario o sul proporzionale? Ci vorranno anni e decenni per svuotare le stalle dal cumulo del letame. Adesso è il turno delle parioline - ohibò, non romene o brasiliane - , che dovrebbero, in quanto ragazzine, non essere pagate per essere usate e sottomesse al desiderio maschile predone, ma protette e rispettate come pupilla del reame.
Ma se ad essere più ambite sono le merci - auto sportive, prodotti griffati, droghe e denaro per procurarsele -, e il mercato dei corpi delle persone sono semplice mezzo per arrivarci, è del tutto chiaro cosa intende il filosofo di Praga Karel Kosic: la giovane donna, per ottenere i soldi per droga, bei vestiti, vacanze e macchina sportiva, ha semplicemente da abbassare la mutandina. Ammesso che il maschio, giovane o anziano, tra una macchina sportiva e una sniffata di coca, conservi ancora istinto e ricordo del tesoro lì sotto nascosto. Qui l’impressione è che non ci sia neanche più, o sempre meno, uno scambio tutto sommato alla pari tra cose e persone, ma si sia approdati alla semplice e finale cosificazione di queste ultime.
Un amico, di me molto più saggio, mi ha sorridendo segnalato che il mondo va avanti così da un bel po’ di tempo, anche da prima che arrivasse l’esaltazione totale del consumo di corpi e merci del capitalismo. Sarà che questa sfacciataggine mediatica molesta, petulante e volgare è proprio dura da accettare?

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