11 marzo 2014

LA NUOVA STAZIONE TIBURTINA: MONUMENTO ALLO SPRECO ED ALLA INCOMPETENZA ( E CHI PAGA E' SEMPRE IL CITTADINO E MAI I RESPONSABILI!!)





 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                        (Le foto sono di Andrea Occhiello)

Domenica 9 Marzo 2014 alle ore 10.30 si è svolto il Seminario itinerante nella Nuova Stazione Tiburtina "Cavour"per analizzare la qualità ergonomica della Nuova Stazione e gli aspetti di design for all , a partire dal paper di Ivetta Ivaldi & Simona Galeri presentato al X Congresso della Società Italiana di Ergonomia, Torino, novembre 2013.


Hanno partecipato esperti di ergonomia, membri dell'Associazione "Progetto Roma" e cittadini interessati alla sicurezza e al benessere dei viaggiatori e al decoro della città (principalmente della locale Associazione Rinascita Tiburtina)

Perché una “visita guidata” in una stazione? Perché il professor Alessandro Bianchi, Presidente dell’Associazione politico-culturale Progetto Roma, ha proposto di organizzare dei seminari itineranti, per “toccare con mano” i problemi della città di Roma, parlandone con i diretti interessati e con esperti in materia. Lo scopo è quello di approfondire temi, luoghi e contesti della città di Roma per una loro analisi, visione diretta e maggiore conoscenza.


Il seminario è stato organizzato dalla prof.a Ivetta Ivaldi, della cattedra di Ergonomia, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, “Sapienza” Università di Roma, e da Mimmo Fischetto, responsabile comunicazione di Progetto Roma, già Consigliere municipale, profondo conoscitore delle problematiche sociali del quadrante della Stazione.


Mimmo Fischetto di ProgettoRoma ha aperto il Seminario ringraziando a nome di ProgettoRoma i partecipanti e la professoressa Ivaldi ,Simona Galeri in particolare..Ha illustrato brevemente la “storia “ dei lavori che hanno interessato la stazione Tiburtina fino a giungere al giorno dell’affrettata inaugurazione,svoltasi nel settembre 2011 alla presenza del Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano.Ha ricordato la costruzione di questa ennesima cattedrale nel deserto che non ha risolto i problemi urbanistici e sociali che erano già presenti quando c’era la vecchia stazione anzi con la nuova li ha acuiti.La tangenziale che incombe sulla stazione,ormai priva di traffico perché dirottato nella nuova,il Centro Ittiogenico,raro esempio di archeologia industriale nel II Municipio e palestra di educazione ambientale per le giovani generazioni grazie all’emerita e instancabile azione del suo direttore Enrico Gelosi.Abbondonato,saccheggiato nei suoi ambienti, violentato ogni giorno da un popolo di invisibili che lo ha elevato a loro dimora notturna. Un mondo di senza fissa dimora,balordi,piccoli truffatori si aggirano intorno alla stazione, riparati dal "tetto" della tangenziale,bivaccano tutto il giorno ,tra i fumi dell’alcool e l’attesa della vittima di turno,improvvisandosi improbabili parcheggiatori di auto,alla presenza dei residenti che ormai da anni subiscono attoniti e impotenti questa violenza e le migliaia di viaggiatori che frequentano l’area tra la Stazione dei treni e quella dei pullman .Insomma una situazione di degrado e di abbandono che la presenza della Nuova Stazione Tiburtina non ha risolto ma accentuato,con la colpevole complicità delle istituzioni,Comune di Roma in testa.


La professoressa Ivaldi ha introdotto la doppia problematica che si sarebbe affrontata nella visita: da un lato l’inserimento di un ammirevole e costoso servizio per la città in un contesto degradato e poco accogliente che ne vanifica utilità e bellezza; dall’altro la ripetizione della solita modalità progettuale che lascia ad altri (chi?) la rifinitura delle infrastrutture per gli utenti.


Il Seminario di domenica scorsa ha avuto inizio proprio dall’atrio di ingresso della Nuova Stazione Tiburtina e ha permesso ai presenti di conoscere più da vicino luci ed ombre di questa importante e strategica infrastruttura.


Partecipi, attenti e appassionati hanno seguito il seminario vari membri di Progetto Roma (Mimmo Fischetto, Martin Carruba, i coniugi Sirchi,i coniugi Patella , Vera Lastovetska, Ughetta Eman , Vanda Mastromanno,i coniugi Steghler;) membri della Società di Ergonomia del Lazio (Ivetta Ivaldi, Piero Cutilli, industrial designer, libero professionista e docente di ergonomia, Pierluigi La Montagna, Ergonomo e industrial designer, entrambi EUR-ERG; Raffaele La Femina, master in ergonomia, Andrea Occhiello, master in Ergonomia e Territorio) e inoltre Irene Calia, responsabile Centro orientamento al lavoro tirocini presso il comune di Roma); Renato Mastrosanti, esperto di Formazione; e ancora Franco Marascio, Rita Mobilia; Eleonora Domenicale, Anna Nasini dell’Associazione “Rinascita Tiburtina”.


A guidare questo gruppo eterogeneo nei meandri di una stazione ancora work in progress è stata Simona Galeri, studentessa di Organizzazione e marketing per la comunicazione d’impresa presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma, nonché – ahilei – pendolare e assidua frequentatrice della Stazione Tiburtina.


Il giro ha preso inizio dal piano zero, appuntamento sotto il discorso di Camillo Benso conte di Cavour, cui la stazione è stata dedicata. La prima cosa che si nota è lo smarrimento dei viaggiatori. Da qualunque parte di Roma e con qualsiasi mezzo si raggiunga la stazione Tiburtina, non è facile orientarsi, sia fuori che dentro. La segnaletica non è chiara, i cartelli all’interno della stazione stessa portano il viaggiatore a confondersi piuttosto che a orientarsi. Si incontrano molte persone che vagano disorientate e che chiedono indicazioni ai passanti.


Si procede verso il binario 1, da poco riservato al transito dei treni da e per l’aeroporto di Fiumicino. Prima tappa davanti al monumento dedicato ai ferrovieri, che hanno aiutato la popolazione ebraica durante la seconda guerra mondiale e ferrovieri morti a causa delle leggi razziali o nelle Fossa Ardeatine.


Si fa notare il mancato collegamento del primo binario con tutti gli altri (assenza di sottopassaggio), della dispersione di calore, della scarsa illuminazione.


Prosegue il tour. Si sale al piano superiore, piano intermedio, dedicato esclusivamente alle attività commerciali, ma ancora vuoto (c’è solo una parafarmacia). Salendo ancora, si arriva al corridoio sospeso sui binari, dove finalmente si vede qualche negozio e l’eco che c’era fino a qualche mese fa è scomparso. Ci si ferma però a riflettere sulle uscite di emergenza inagibili o sbarrate, le porte a vetri coi vetri rotti, le transenne che ancora si trovano qua e là, le porte di accesso agli ascensori (utilizzati soprattutto da disabili) che sono porte di vetro, a spinta, pesanti, impossibili da aprire per una persona con difficoltà motorie o anche da una persona normalmente abile con un bagaglio un po’ ingombrante al seguito.


Si percorre tutto il corridoio, si passa davanti ai vari negozi, ai volumi sospesi,ancora vuoti e inutilizzati, rivestiti in alicrite verde lime, si incontrano persone e si ascoltano annunci ferroviari. Sul lato destro di questo corridoio, si trovano le scale mobili e gli ascensori che consentono l’accesso ai binari, situati sotto , alcuni ancora off limits.


Tutto ok – più o meno – fino a che non si sale l’ultima scala mobile, che porta alla fine del corridoio, verso il lato del quartiere Pietralata. Qui, di nuovo il deserto. Negozi vuoti, nessuna persona, l’eco, sporcizia qua e là, transenne: un vero e proprio cantiere.


Giungendo alla fine di questo pseudo “deserto dei Tartari”, si trovano le scale mobili che scendono al piano inferiore. Qui si arriva all’atrio esterno, d’accesso al parcheggio, non ancora ultimato, che dovrà essere interrato su due livelli con 110 posti totali, più altri 400 posti a raso sulla copertura della nuova circonvallazione interna. Si accede a questa entrata dalla via Tiburtina, all’altezza di Portonaccio, ma si possono solo far scendere o far salire i passeggeri, non si può lasciare lì la propria automobile, poiché, una volta arrivati davanti a un cancello chiuso, si è costretti a fare inversione a U e a tornare di nuovo verso via Tiburtina. Quindi il tanto strombazzato collegamento che la nuova stazione avrebbe dovuto realizzare,il primo e più importante dei suoi obiettivi e cioè il collegamento tra il quartiere Nomentano e il quartiere di Pietralata,non è stato ancora realizzato a tre anni dalla inaugurazione della Stazione!!!!!!


Si ritorna dentro la stazione, si scende di altri due piani e si arriva al piano -1. Qui sotto si trova il vecchio tunnel sotterraneo di accesso ai binari, parallelo al nuovo corridoio sospeso. La nuova stazione e quella vecchia convivono, una sull’altra, mandando in confusione chiunque vi passi. Questo tunnel è l’emblema dell’abbandono, degli sprechi e del caos a cui è soggetta la Stazione Tiburtina. Un tunnel buio, col soffitto basso (un po’ più di 2 metri!!!), il pavimento scivoloso, la muffa sulle pareti e sul soffitto, causata dalle infiltrazioni d’acqua. I primi binari che si incontrano solo 1est e 2est, dedicati ai treni diretti a Tivoli, Avezzano, Pescara. L’unica via d’accesso a questi binari è una scala di 28 gradini, non accessibile per chiunque abbia difficoltà motorie o un bagaglio, un passeggino, un carico pesante di qualsiasi genere. Si assiste spesso a scene di solidarietà all’inizio o alle fine dei gradini (persone di buon cuore che aiutano chi ha difficoltà a superare questa barriera architettonica).E’ stato apposto un campanello per la richiesta di assistenza. Ad aspettarla si rischia di perdere il treno!!!


Si percorre il tunnel fino alla fine, fino a raggiungere la stazione della metropolitana, che soffre degli stessi difetti: sporcizia, barriere architettoniche insormontabili, pavimento sconnesso, …


Dalla stazione della metropolitana, salendo pochi gradini, si arriva al piazzale all’aperto, interno alla stazione Tiburtina. Anche qui i disagi non mancano. Il pavimento è scivoloso e traballa– non sono state riempite le vie di fuga tra una mattonella e l’altra. Si arriva lì alle ore 12 e il riverbero è accecante, il sole che riflette sul pavimento non permette di vedere nulla, tantomeno il tabellone con gli orari dei vari treni. Inoltre, la piazzetta manca completamente di arredi urbani: pochissime panchine (solo accanto alla biglietteria Trenitalia), niente alberi, niente fontane, illuminazione insufficiente. Si continua ad osservare gente che gira a vuoto, persone visibilmente smarrite, spaesate, che chiedono informazioni al primo che capita e che spesso ricevono la risposta: “Non lo so”.


Giunti qui, si aggiunge alla lista di mancanze l’assenza di un deposito bagagli, l’assenza di sorveglianza attraverso videocamere, di cui peraltro  è priva la maggior parte della Stazione, di infrastrutture adatte a tutti,inadeguatezza dei servizi igienici pubblici rispetto all'elevato numero di viaggiatori, e soprattutto di una sala d’aspetto per i viaggiatori


Gli ergonomi Pierluigi La Montagna e Piero Cutilli  a questo punto forniscono ai presenti  le loro i mpressioni conclusive . La Montagna  sottolinea soprattutto il fatto che  più che avere una cattiva segnaletica non è stata progettata la segnaletica, peraltro in un contesto complesso e non immediatamente intuitivo in cui muoversi. Osserva inoltre che alcune persone uscendo dalla stazione si guardano intorno disorientate, probabilmente quanti non conoscono  già il posto. Significa che anche l’esterno non offre  indicazioni chiare  su come muoversi. Cutilli concorda sui problemi di comunicazione e sottolinea  il fatto che questo ha una  ricaduta  sulla  sicurezza: la mancanza di indicazioni certe può essere grave in una situazione di emergenza (es. incendi). 

 Alle ore 12.30 il gruppo prende commiato, con la speranza che questa visita non passi inosservata, non venga dimenticata, ma sia lo spunto per attirare l’attenzione su questo colosso monumentale incompiuto e insicuro, anche se inaugurato da quasi 3 anni, che ha bisogno di essere valorizzato con tutto ciò che ancora manca e che ne svaluta la funzionalità e  l’apprezzamento da parte degli utenti .

 

Verbale redatto da Simona Galeri con la collaborazione di Ivetta Ivaldi e Mimmo Fischetto



      BED AND BREAKFAST “Villa Blanc
Il tuo B&B formato famiglia: discreto,economico,pulito
          Via: Rodolfo Lanciani n. 24, 00162 Roma
            tel.+39 068603901,+39 3355703763
               www.villablancbedandbreakfast.it
 

Nessun commento:

Posta un commento