6 dicembre 2014

A PROPOSITO DI DIRIGENTI DEL PD CAPITOLINO

 

                                                                  Goffredo Bettini


Certamente Gian Carlo Marchesini non è uno che la manda a dire,e questo terremoto di Mafia Capitale è per lui occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Non lo fa però in maniera rancorosa nè di quello della serie "l'avevo detto io".Lo fà con la consueta puntigliosità e correttezza a cui ci ha abituato da tempo.La sua presenza in un circolo del PD romano è sempre stata vissuta dagli altri ex compagni  con insofferenza e con un' alzata di ciglia.I suoi interventi a volta  concitati e urlati sono però sempre stati dettati da una coerenza di vita e da un'onestà di fondo fuori discussione.I suoi atteggiamenti  non sono stati mai  il frutto di una convenienza  per un interesse personale o di consorteria,come spesso accade in questi luoghi ,    o di piaggeria nei confronti del piccolo e miserabile capocorrente locale, ma al contrario si sono sempre richiamati ad una coerenza di battaglia per i diritti  civili ,ad una scuola di pensiero in cui le parole lealtà,onestà, rispetto  e altruismo hanno un significato profondo,dimenticato dai più.
 
Domenico Fischetto
 
 
 
A proposito di dirigenti di spicco del PD capitolino,
e dei loro comportamenti - sicuramente non criminali, ma comunque umanamente e politicamente discutibili - comincerei, perché personalmente implicato, da uno di quelli storici importanti, Goffredo Bettini. Mi ha convocato lui, a casa sua, a maggio dell’anno scorso, facendo grandi elogi e apprezzamenti del mio Diario militante, allora appena pubblicato, nel quale raccolgo le riflessioni su cinque anni di impegno critico piuttosto battagliero all’interno del Circolo del PD di Via Catanzaro - quello storico di Ingrao e Spaventa, e prima ancora punto di riferimento dei partigiani romani del gruppo Scintilla. Ebbene, Bettini mi ha convocato, ricevuto, complimentato, promesso di presentarmi il libro e promuoverlo perché valido, condivisibile, degno. Dopo di che i rinvii della presentazione si sono succeduti, la data non era mai quella giusta, gli impegni ostacolavano e impedivano, e alla fine non se n’è fatto nulla. Al primo incontro ricordo le risate divertite di Bettini alla mia rappresentazione critico sarcastica, presente nel libro, di figure secondo me politicamente malsane e inaffidabili come quella di Gasbarra. Dopo di che Bettini si è presentato candidato alle elezioni europee con grandi proclami di necessità di rinnovamento democratico del Partito, trasparenza, recupero e ripristino dei valori primigeni originari. Alla fine si è intruppato anche lui con Pittella e i renziani, è stato eletto, mentre io mi sono mantenuto in sintonia e contatto con Fabrizio Barca e Civati. E nei giorni scorsi, prima che scoppiasse il caso criminal giudiziario “Terre di Mezzo” (Carminati-Alemanno-Buzzi -Marroni & Co. ), e quando ancora Marino era sotto tiro, ho letto una epistola di Bettini in cui sostiene di non essere stato lui a imporre Marino a candidato sindaco di Roma, perché lui aveva proposto … Gasbarra (!) .( una capriola che,date  le dimensioni dell'uomo , veramente eccezionale!!! D.F.)
Questo in sintesi per quanto riguarda i miei scambi con Goffredo Bettini - di cui comunque riconosco cultura, grande esperienza, eloquio trascinante, abilità manovriera, ecc.
E ora due righe per Morassut. Anche con lui ho avuto uno scambio grazie alla sua iniziativa in occasione dell’uscita di un altro mio libro Io sono la Villa, questo sui cento anni di storia di Villa Blanc e il suo approdo al progetto di campus universitario della Luiss, approvato dalla Giunta Alemanno, con dentro otto parcheggi per ospitare 250 automobili, foresterie e ristoranti. Prima ancora di averlo letto, tramite amici comuni del Circolo, Morassut, che è stato Assessore all’urbanistica quando Veltroni era Sindaco di Roma, si candidò a presentarlo in un’aula annessa al Senato. Io, ovviamente, aderii. Perché si scrive un libro se non per promuoverlo e farlo conoscere in tutte le sedi? Poi successe che Morassut, letto il libro, vi trovò critiche che evidentemente non gli sono piaciute: ad esempio quella del mancato esercizio di prelazione nell’acquisto di Villa Blanc di cui fu responsabile nel 1997 Veltroni quando era Ministro dei Beni Culturali. La cifra allora era ridicola (7 miliardi di vecchie lire, tre milioni e mezzo di euro!). E fu così che la Villa è finita in mani private, in balia di progetti in contraddizione e contrasto con quanto per la destinazione e l’utilizzo di Villa Blanc prevede lo stesso Piano Regolatore Generale di Roma approvato nel 2008. Storia recente per la quale insieme ad altri sei  ho fatto ricorso al Consiglio di Stato.
Poi ci sarebbe da fare un semplice appunto su Matteo Orfini, scelto da Renzi per commissariare il PD romano: ma cosa ha fatto colui per ostacolare o impedire che il PD romano in così larga misura precipitasse nelle pratiche criminali di Carminati, Alemanno e Buzzi? Mah (ai posteri l'ardua sentenza ,direbbe il Manzoni ,o ,come accade nei tempi moderni ,alla magistratura?D.F)
 
Gian Carlo Marchesini

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