12 dicembre 2014

A CHI NE SA SEMPRE UNA PIU' DEL DIAVOLO MA.......:LETTERA A CONCHITA DE GREGORIO

 
 
                                                             Conchita De Gregorio
                                                                                                                                                                                              


Gentile Dott.ssa Conchita De Gregorio,
ho letto, con il solito piacere che accompagna la lettura dei suoi
scritti, il suo pezzo sui luoghi della Mafia-Roma. Corredato da puntate
di costume usuale, come quella del bar frequentato compulsivamente da
gente della RAI, viale Mazzini.
Il pezzo, che si raccomanda per eleganza e leggiadria, ma su questo lei
è maestra, era minuziosamente informato su locali, distributori di
carburante, usanze personali (come passano la mattina, come la sera e
con chi) e risultava molto ben informato. Tanto informato che a me è
venuta spontanea la domanda, che le porgo per competenza di risposta:
siccome è poco credibile che lei si sia fatta tutta quella cultura
negli ultimi giorni o leggendo le centinaia di pagine delle ordinanze
cautelari (ammesso che le abbia avute a disposizione), perché non ha
provveduto a informarci prima di come stavano le cose? Ci avrebbe
evitato un cappuccino con un tangentaro a lato o un negroni con
sfruttatore allo stesso banco, non crede?
Debbo però riconoscere che questa storia della cultura in materia che
sorprendentemente salta fuori quando qualcun altro scoperchia la
pentola è molto difusa nei giornali nostrani.
Pochi sono i giornalisti che scoperchiano in proprio.

Un saluto che non trascura una certa dose di stima.
Piero Marietti,
Sapienza, Roma

Questa è la risposta inviata da Eugenio Scalfari:

concita ha letto le carte, e ha lavorato 4 giorni andando sui posti.
non lo fa più nessuno.
quando uno lo fa, e sa vedere, capire, raccontare, fa la differenza.
abbiamo raccontato in questi anni tutto quello che può trovare un giornale,
che non usa intercettazioni telefoniche e interrogatori giudiziari.
bonini e de cataldo hanno persino scritto un libro.

 

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