Eccezionalmente per questo periodo festivo pubblichiamo una seconda recensione.Buona visione!
L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL
L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL
di David Fincher
Suburbia e
middle-class
“L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL” è sicuramente un thriller interessante e un po’ inusuale.
Il film di David Fincher è tratto da un romanzo di Gillian Flynn – che è autrice anche la sceneggiatura -
ha un bel ritmo incalzante e non annoia mai. Il suo intreccio ricorda in parte
“La donna che visse due volte” di Hitchcock, peccato che gli attori di una
volta non ci siano più.
Ben Afflect, eroe del nostro tempo, riesce ad avere più o
meno la stessa espressione in tutto il film, ma credo che la sua faccia un po’
da ragazzone non intelligentissimo del Midwest sia voluta. Che dire, invece, di
Rosamund Pike che ha un’aria da vero apple-pie
e non riesce a essere credibile né come intellettuale newyorkese né come
perfida psicopatica? Problemi di doppiaggio?
Amy e Nick da New York si sono trasferiti a Carthage,
piccola provincia del Missouri più vicina a Kansas City che a St. Louis. L’ambientazione
è perfetta così come il camouflage
nella middle class suburbana quale
facciata integra sulle rovine di un centro commerciale post-industriale. Sembra che la
squallida vita della provincia in crisi economica accompagni la crisi della
coppia fino a che, nel quinto anniversario del matrimonio Amy sparisce e viene
incolpato Nick della sua sparizione prima, e della sua uccisione, poi. Il film
segue giorno dopo giorno gli eventi, le reazioni di amici e familiari e tutti i
commenti dei mass media. Da ambo le
parti, fino a che il
presunto assassino diventa vittima e la vittima, il carnefice.
Dopo vari colpi di scena si arriverà a un finale inquietante
che lascia delusi i giustizialisti.
Sicuramente un film ben costruito e ben diretto ma rimane la
nostalgia della simpatia di James Stewart e, soprattutto, della bellezza
statuaria di Kim Novack.
Strano ma interessante regista, David Fincher sperimenta i
generi. Predilige scene metropolitane in generale buie e claustrofobiche (“Panic
Room”, “Millennium – uomini che odiano le donne”). Affascinato da personaggi
con personalità complesse (“Zodiac”, “Seven”, “Fight Club”)
Fincher si avvale della collaborazione del designer
Donald Graham Burt che cura con molta attenzione l’ambientazione de
“L’Amore bugiardo”, piena di dettagli maniacali dalla pacchiana villa al lago
in stile neo-wrightiano di Desi Collings alla “casa perfetta” suburbana di Nick
e Amy. In America ne è nata una sorta di
Gone-girl-mania documentata anche dal
sito http://onscreenstyle.com/2014/10/gone-girl-movie-nick-amy-house-interior-design/
con tutti i particolari degli arredi.
Ghisi Grütter
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