30 dicembre 2014

LA QUESTIONE DEI DUE MARO' NON MI TOGLIE IL SONNO


                                       I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
La questione dei due marò assomiglia a quelle di Padre Pio e di MadreTeresa di Calcutta. O credi alla loro santità, o almeno – se non sei credente – al loro inestimabile valore umano (e non sostieni invece, che il primo fosse un ombroso paranoico e la seconda una bigotta, crudele e fanatica), o sei considerato un eccentrico che straparla per farsi notare .
Cosa sia successo nelle acque del Pacifico, non lo so, ma so che i marò sono spesso innamorati delle famose balle e slogan di onore, patria, e cose così e, in genere, ottusamente pieni di “rambitudine”. Se i due in questione non sono così, sono eccezioni.
Dall’ altra parte ci sono i presunti pescatori. A nessuno, di loro, frega niente, ma c’è l’opinione pubblica (che in genere viene resuscitata ogni volta che serva)
La disputa tra India e Italia con i due soldati “speciali” italiani e con i pescatori morti, credo c’entri poco. Per i governi indiani è un pretesto per affermare il diritto dell’India a essere considerata tra le potenze di primo piano (come ha fatto con la questione dei medicinali per malattie rare, fregandosene dei brevetti USA e noi eravamo tutti contro le multinazionali del farmaco e abbiamo gioito per la ferita al diritto internazionale) di fronte al mondo e per solleticare l’orgoglio del proprio elettorato, che avrebbe ben altre grane cui pensare, molto da recriminare e troppo di cui vergognarsi.
Di fronte all’India c’è un paese che (non per serio rifiuto della mistica nazionalistica) ha da tempo abdicato alla propria dignità, preferendo sempre macchiavellici, furbi (!) compromessi o tattiche dilatorie per far dimenticare la propria acquiescenza al potente di turno (vedi Cermis) .
Tornando alla questione del “diritto internazionale”, credo siamo tutti consapevoli che intorno a questo concetto, come a quello di opinione pubblica, di autodeterminazione dei popoli, o, al contrario, di sovranità nazionale e inviolabili confini della patria, e a molti altri ancora più ambigui e utilizzabili per ogni giustificazione, è stata creata una mistica popolare.
Sappiamo tutti che il diritto internazionale è il diritto del più forte o di chi si considera tale. Sappiamo tutti che l’autodeterminazione e la sovranità sono concetti antitetici utilizzabili dai contendenti a seconda delle convenienze. Sappiamo tutti che la pubblica opinone non ha altri valori che quelli inculcati dalle elites di potere, sempre manipolabile e manipolata, ma appena succede una cosa come quella dei marò, finiamo prigionieri del clima montante.
La faccenda si risolverà senza altri morti, oltre ai pescatori.
Confesso che la questione non mi appassiona.
La ragione di stato e le convenienze dei politici oscillano tra il “portiamoli a casa” e il “non si cede al ricatto”, in cui, non la prigione, ma la vita delle persone viene di volta in volta presentata come bene da preservare a ogni costo oppure come prezzo necessario da pagare per difendere valori non negoziabili.
In genere questa schizofrenia etica viene definita, da chi manipola l’opinione pubblica, “pragmatismo”
Raffaele Fischetto

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