Da oggi,23 giugno,TRE RIGHE pubblicherà gli atti del convegno 8 Domande per 8 Risposte organizzato dal Coordinamento Residenti Centro Storico.I lavori di questa conferenza dovrebbero essere studiati anche negli altri Municipi in cui si ripetono situazioni analoghe.Per questo TRE RIGHE,con la pubblicazione degli atti,vuole contribuire alla loro diffusione e conoscenza.
D.F
D.F
Perché questa Conferenza a più voci, perché questo libro
Il Coordinamento Residenti Città Storica raccoglie associazioni comitati del vasto ambito
urbano caratterizzato da presenze archeologiche, architettoniche e paesistiche di grande rilievo ma
anche da problemi gravi che minacciano con aggressività sempre più spudorata sia l’ambiente-‐Città che la salute psico-‐fisisica dei suoi residenti.Questa Conferenza nasce con l’intento
di raccogliere intorno all’iniziativa del CRCS i
all’interno della vasta rete associazioni con le
quali lavoriamo da anni.Le risorse umane
dei cittadini,le loro esperienze e competenze,
rappresentano una risorsa preziosa che una
Amministrazione accorta non può ignorare
o sottovalutare.
Da
questa Conferenza più voci e da questo
libro noi ci aspettiamo una risposta da parte
del Sindaco e degli Assessori rispetto alla
richiesta di una maggiore trasparenzae di
una più marcata volontà politica di risolvere
tutte le situazioni drammatiche ed altamente
problematiche che noi denunciamo.
In pratica,con le nostre relazioni e con le nostre
sintesi qui proposte noi vogliamo dire:
"Queste sono le situazioni critiche analizzate,
questo è il quadro normativo,questi sono
i possibili strumenti da adottareper iniziare
a risolvere strutturalmente le problematicità
analizzate e da noi esposte.Chiediamo risposte
a queste nostre domande,che sono le domande
che i cittadini si pongono.”
Questa Conferenza a più voci è quindi una
tribunadove far parlare delle persone che
si occupano professionalmente e nelle associazioni di queste tematiche gravi ed
emblematiche riguardanti la città.
Gaia Pallottino
La pressione dei locali di somministrazione, dei
camion bar, delle bancarelle, degli artisti di strada,
con il corollario dell'abuso di alcol e della movida
Cristina Lattanzi
Coordinamento Residenti Città Storica
QUALCHE PREMESSA
In una città oberata da una ventina di miliardi di debito (più o meno quanti hanno causato il default
dell’intera Grecia), con quel che ne consegue, e che a livello cittadino deve risolvere molte
situazioni gravissime
i, ha senso che in una rassegna di problemi, ai quali i residenti della Città
Storica richiedono all’amministrazione
risposte e soluzioni urgenti, compaiano fenomeni che
potrebbero apparire a prima vista quasi frivoli, ascrivibili piuttosto alla tipicità e al folklore locale,
come i tavolini all’aperto e i dehors di bar e ristoranti, le bancarelle di souvenir, le lenzuolate di
borse taroccate, i banchetti di caldarroste, qualche bicchiere di troppo, il baccano della movida?
Ebbene, noi residenti riteniamo che sì, per parlare dei problemi di Roma ha senso cominciare
proprio dall’i
mmagine che Roma offre di sé al mondo e descriverla attraverso gli occhi e il cuore
di chi Roma la vive proprio nella parte più antica e identitaria.
Ed è opportuno cominciare dalle
istanze di decoro e vivibilità, perché la mancanza di decoro dei
luoghi di vita e di lavoro e le violazioni costanti e non represse delle regole minime di
convivenza
civile
offrono d’impatto l’immagine e l’essenza della comunità cittadina. Quelle che possono
apparire “piccole” illegalità rappresentano peraltro manifestazioni di problematiche più gravi:
- un’illegalità diffusa rafforzata dalla sostanziale impunità di chi non rispetta le regole;
un’amministrazione spesso incapace di gestire problemi appena appena complessi e
troppo cedevole di fronte agli interessi di pochi a discapito dell’interesse pubblico;
- la mancanza di trasparenza;
- la mancanza di volontà politica di contrastare realmente le cause di fenomeni ben
conosciuti e sempre più dilaganti, la cui soluzione richiede però di andare contro
qualche lobby;
- i fenomeni di vera e propria corruzione.
Abbiamo quindi costruito questo incontro come occasione per dialogare con franchezza con gli
amministratori della città a partire proprio da questi temi. E siamo pronti a respingere l’approccio
dei
benaltristi di turno, che certamente si faranno avanti, come al solito, per rinfacciare
l’inadeguatezza e l’egoismo dei residenti che “non vogliono i tavolini sotto casa loro”, così come –
secondo i casi – non vogliono sotto casa i buchi dei parcheggi PUP di cui non sentono alcuna
necessità e i cantieri eterni di una metro di assai dubbia utilità. Residenti affetti da sindrome nimby,
insomma. Da sempre i residenti del CRCS hanno dimostrato – al contrario – di
NON essere
pregiudizialmente contro i tavolini, contro gli ambulanti e le attività commerciali;
di
essere invece
- contro gli abusi e la mancanza di regole e di sanzioni efficaci;
-
contro il dilagare delle attività di somministrazione e dei negozi di souvenir di Roma
made in Cina che sostituiscono i negozi di vicinato e le botteghe storiche;
-
contro gli arredi indecorosi;
-
contro i cartelloni che deturpano il paesaggio urbano e che violano le norme per la
sicurezza stradale;
-
contro quelle forme di occupazione degli spazi pubblici e di promozione delle attività
commerciali che degradano la città e impediscono la libera fruizione dei beni culturali;
-
contro il baccano costante e i fenomeni da baraccone dei falsi artisti di strada.
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Non solo, quindi, noi intendiamo contrapporre a quella che siamo costretti a vivere in queste
condizioni
una Roma diversa e proporre uno sviluppo diverso da quello che ci viene
costantemente
narrato, in un’apoteosi di luoghi comuni, a proposito della città con il centro storico
più bello del mondo:
più turisti + più shopping + più tavolini + più “vita” = più “sviluppo” .
Ma è questo lo sviluppo?
Chiediamo anche agli amministratori capitolini di rendere conto ai cittadini
delle
conseguenze di “idea di città” da loro prospettata (che fino a prova contraria sono degrado,
invivibilità, impoverimento e collasso di una città la cui parte più preziosa è ridotta ad uno
sterminato suk), frutto di scelte politiche sbagliate e di incapacità regolatoria e amministrativa, a cui
bisogna finalmente mettere fine.
LA SITUAZIONE ATTUALE
La presenza di
tutte le forme possibili di commercio su strada (banchi e bancarelle, apette,
chioschi, urtisti, caldarrostari, banchetti di merce taroccata ecc ecc) è sempre più estesa ed
aggressiva, con innumerevoli postazioni a ridosso delle aree monumentali e dei tessuti più delicati
e frequentati del centro storico. Eclatante la situazione dei
camion bar, appostati nei pressi di tutti
i principali monumenti. Per la gran parte si tratta di
forme sfacciate di abusivismo totale, oppure
di banchi e camioncini che pur essendo “autorizzati” occupano due/tre volte lo spazio consentito
ed espongono la merce in maniera non regolare. Un’analisi non superficiale di tale fenomeno
dimostra che si è in presenza NON di attività “di libero commercio” in un libero mercato
contraddistinto da regole bensì del risultato di strategie pianificate tese al
completo controllo del
territorio più pregiato
della città ai fini dell’occupazione, di sempre maggiore estensione, del
suolo pubblico più pregiato da parte delle relative organizzazioni, siano esse “regolari” siano esse
sommerse o addirittura criminali. Si tratta ormai di migliaia e migliaia di postazioni in tutta Roma,
che si riproducono sempre più numerose come cellule di un organismo impazzito, con decine di
migliaia di addetti extracomunitari perfettamente organizzati e addestrati. Siamo in presenza di un
fenomeno di cui non esiste lontanamente l’eguale in qualsiasi altra città europea e che a Roma
sta
distruggendo l’intero settore del commercio
di numerose categorie di prodotti e insieme sta
causando il
degrado dei luoghi più belli e preziosi della città, dei quali nessuno è risparmiatoii.
Gran parte di questo tipo di commercio, comunemente definito a “effetto suk”, prospera in
violazione delle normative fiscali
e costituisce una concorrenza sleale per il resto delle attività
commerciali.
Tale situazione del commercio su strada è accompagnata dall’aumento esponenziale e
incontrollato delle OSP di bar e ristoranti – sia abusive sia c.d. regolari - che hanno conquistato la
maggior parte delle vie e delle piazze, anche nei luoghi più tutelati e vincolati della città (c.d.
“tavolino selvaggio”). E’ un dato di fatto che, malgrado i ricorrenti tentativi di regolamentazione,
tavolini e dehors
continuino ad occupare grandi parti delle piazze di Roma, ostacolando la
fruibilità delle stesse, la visione dei monumenti e delle prospettive architettoniche con
arredi che hanno trasformato siti tra i più belli al mondo in sgargianti mense a cielo aperto
.
Non c’è piazza strada o stradina del centro storico al riparo da ombrelloni e arredi di pessimo
gusto. Riguardo a questo fenomeno, timida e nel complesso inadeguata è risultata essere l’azione
di tutela della Soprintendenza e faticosa ed inefficace la collaborazione tra Stato, Regione e
Comune; mentre la
congerie di norme regolatorie di livello statale, regionale e comunale
(certamente da rivedere) da un lato appesantisce le incombenze delle imprese, dall’altro favorisce
le scappatoie dei “furbi” e le possibilità di abuso e irregolarità varie, che non trovano in pratica
sanzioni efficaci.
A sua volta la crescita esponenziale del commercio su strada e la concentrazione delle attività di
ristorazione legate al turismo di massa, allo svago e al divertimento (pub, discobar ecc), che hanno
sostituito le attività tradizionali, ha trasformato il centro storico in una sorta di sterminato lunapark,
favorendo il fenomeno della
degenerazione della movidaiii nei rioni del Centro e in molte altre
zone della Città Storica. A causa della mancata regolamentazione degli orari di apertura dei locali
e dell’assenza di misure efficaci di contenimento dell’abuso di alcol, a sua volta la movida
interferisce pesantemente con le funzioni di residenzialità e con la fruizione dei beni culturali
iv.
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DIAGNOSI, PROPOSTE, RICHIESTE
Non abbiamo certo bisogno di descrivere oltre e di dimostrare questa situazione del Centro
Storico, con il suo contorno di spazzatura e degrado ambientale, documentata ormai da anni da
migliaia di foto, video e articoli di stampa. E’ giudizio unanime che ciò che accade nelle nostre
strade, sotto le nostre finestre, accanto ai monumenti simbolo di Roma è gravissimo e
intollerabile
v . Tuttavia gli interessi che sono dietro a tali fenomeni sono evidentemente di
dimensioni tali da ostacolare e impedire, finora, interventi efficaci e perfino le possibili limitazioni
del danno.
Avevamo quindi letto con interesse quanto era scritto nel programma del Sindaco Marino, proprio
a proposito del rilancio delle attività produttive in una Roma che intende essere “vita”. Nel capitolo
“
una città che attrae” si leggeva il titolo ripartire dal commercio, dall’artigianato [e dall’agricoltura]
e dalla necessità di rivedere la relativa normativa
vi. Noi siamo completamente d’accordo su tale
necessità e, lo diciamo subito,
vogliamo partecipare a tale revisione. Innumerevoli sono già
state le proposte in merito del CRCS e del Laboratorio Carteinregola cui il CRCS aderisce. Per
brevità ricordiamo solo il documento riassuntivo con il quale sono state presentate le nostre
proposte di indirizzo programmatico all’assessore Leonori nel novembre 2013, con il seguente
indice di temi da affrontare:
1) T.U. sul commercio che, relativamente al Centro Storico, contenga regolamenti e norme
per:
- attività di somministrazione
- orari degli esercizi
- vendita alcolici
- occupazione suolo pubblico
- tutela delle attività tradizionali (botteghe storiche, ecc)
- tutela del decoro
2) difesa e incremento dei PMO; OSP e canoni concessori
3) trasparenza e
open data sul commercio a livello municipale
4) regolamentazione del commercio su strada e per il rilancio dei mercati rionali
5) provvedimenti per la movida e suo decentramento
6) medie e grandi strutture di vendita nel centro e trasformazioni urbanistiche collegate
7) piano Regolatore degli Impianti pubblicitari e tariffe affissioni.
Nella stessa direzione vanno le regole proposte da Carteinregola in relazione alle competenze
della
Regione per superare le criticità attuali determinate a cascata dalla vigente normativa
regionale (come il principio della c.d. equivalenza delle postazioni del commercio su strada, la
regolazione degli orari, l’abuso di alcol, il rumore) su quelle comunali.
Tutte le nostre proposte sono sempre state nella direzione di recuperare la vivibilità (intesa come
complesso di funzioni, servizi, infrastrutture e tutele che migliorano la qualità della vita sia dei
residenti sia di chi lavora e frequenta il centro storico) del contesto cittadino.
Abbiamo sempre ribadito che al centro della questione Centro Storico c’è l’obbligo di tutelare i beni
culturali, avendo anche presente che tutte le vie e le piazze sono beni culturali
ope legis.
“VIVERE A ROMA DOVRA’ ESSERE UN SOGNO COME PER MOLTI GIOVANI E’ OGGI UN
SOGNO VIVERE A BERLINO, PARIGI O LONDRA
…….”
Lo diceva il Sindaco Marino da candidato.
Un obiettivo fantastico, che esprime la volontà di fare del Centro Storico un incubatore di creatività!
Puntare sul recupero/integrazione della funzione culturale del C.S. in modo da farne un volano di
sviluppo economico, investimenti e resa economica ben maggiore dell’attuale fatto di turismo non
qualificato, c.d. mordi e fuggi, vero e proprio “consumo di massa” dei luoghi storici e dei
monumenti. Invece la città ancora non ha saputo ancora utilizzare le vecchie e le nuove norme
statali varate per poter spostare postazioni di commercio su strada e altre situazioni incompatibili
con il decoro e la fruizione dei monumenti e degli altri beni culturali.
Ora, non ci possono essere mezze misure nell’affrontare il problema di ridare al Centro Storico di
Roma la sua dignità. Tutti i tempi a disposizione sono scaduti.
8
Vogliamo trasparenza e tempi certi per cambiare la situazione. Ma anche volontà politica e
coerenza, discontinuità con il passato e coraggio, sostenibilità e coesistenza pacifica di tutte le
attività e le funzioni che interessano il centro storico e non solo. E le funzione più importanti per un
centro storico, quelle che rappresentano l’anima del Luogo sono la residenzialità, le botteghe di
vicinato, gli artigiani, i luoghi di cultura e d’arte. Ma sono proprio queste funzioni, queste attività e
questi luoghi che stanno soffrendo di più, a vantaggio di un’invasione sregolata e prepotente di
commerci legali e spesso illegali. Quando sarà invertita la tendenza?
i
quali:
- incremento della disoccupazione
- disparità sociali e ampie sacche di miseria
- aumento degli episodi di violenza e vandalismo
- fenomeni di criminalità di stampo camorristico/mafioso
- sistema dei trasporti e mobilità al collasso
- espansione urbanistica fuori controllo
- emergenza rifiuti e inquinamenti vari
II
Per valutare adeguatamente la situazione occorre tenere presente quanto segue:
fatta eccezione per i camion bar (che rappresentano un fenomeno a se’ stante, come noto ascrivibile
prevalentemente alla presenza di un monopolio cittadino delle licenze) e tranne casi ormai rarissimi di
operatori ambulanti “tradizionali” qualificati (gli unici in grado di rifornirsi presso i pochi grossisti “tradizionali”
ancora esistenti, per lo più al di fuori del territorio laziale), la grandissima parte del commercio su strada oggi
si rifornisce/viene rifornito attraverso depositi più o meno regolari (ma talvolta decisamente clandestini e
sconosciuti al fisco); i titolari delle licenze utilizzano personale extracomunitario non qualificato, pagato poco
e/o in nero; la merce, per la gran parte, se non tutta, è comprata senza fattura e venduta senza scontrino; si
tratta per lo più di merce esclusivamente di importazione, di basso costo e di scarsissima qualità quando non
pericolosa quanto a materiali, coloranti, componenti ecc. Il numero rilevantissimo di punti vendita, tutti in
posizione strategica, assorbe percentuali rilevantissime di mercato. Gli effetti di tutto ciò sono: i negozi di
vicinato non possono reggere la concorrenza sleale e chiudono o vengono rilevati da extracomunitari per
vendervi merce di importazione di scarsissimo valore, al di fuori dalle regole di mercato, e spesso si tratta di
attività di copertura per tutt’altri traffici; per mancanza di clienti (ossia dei negozi “tradizionali”) è stato
distrutto l’intero sistema produttivo di piccole e medie imprese italiane di interi settori merceologici; migliaia di
dipendenti dei negozi di vicinato (commessi, magazzinieri) hanno perso o stanno per perdere il lavoro. La
scomparsa dei negozi di vicinato crea il degrado di intere vie e piazze. Ad essi in centro storico si
sostituiscono bar, gelaterie e vendite di paccottiglie.
iii
mala-movida
è l’efficace denominazione che ha assunto in tutta Italia: v. coordinamento nazionale
malamovida facebook e
www.manoiquandosidorme.com del coordinamento nazionale antimovida selvaggia.
iv
E’ possibile, anzi dovuto, regolamentare gli orari di apertura delle attività di somministrazione di alimenti e
bevande, bar pub e altri locali del genere. E’ infatti
assolutamente falso quanto si sente spesso sostenere
al riguardo, ossia che la liberalizzazione degli orari di apertura di tutte le attività commerciali a seguito delle
direttive operata dalle normative nazionali non consenta alcuna regolamentazione: già dal 2011 il Ministero
dello Sviluppo Economico emanava la circolare esplicativa n. 3644/C con cui precisava che“provvedimenti
finalizzati a limitare gli orari di apertura notturna delle attività di somministrazione di alimenti e bevande
possono continuare ad essere adottati potendosi legittimamente sostenere che trattasi di vincoli necessari
ad evitare danno alla sicurezza e indispensabili per la protezione della salute umana, dell’ambiente, del
paesaggio e del patrimonio culturale, espressamente richiamati come limiti ammissibili all’attività privata
dall’art. 3 comma 1 del D.L. 13.08.2011 convertito con L. 148/2011”.
In attesa di rivedere le leggi regionali in materia di commercio la Regione Lazio con nota del 29.12.2011
indirizzata ai comuni e municipi ribadiva tale argomento, affermando che era possibile dare luogo a
limitazione degli orari con provvedimenti motivati da esigenze di tutela della salute dei cittadini, di sicurezza
pubblica e di salvaguardia dei beni culturali.
Inoltre il Piano di azione per la riduzione del consumo dannoso di alcol dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità detta prescrizioni per limitare l’abuso del consumo dannoso di alcol tra cui l’obbligo dei Comuni di
adottare dei provvedimenti per ridurre e contenere gli orari e la vendita di bevande alcoliche, in particolare in
aree dove si sviluppa un’economia basata su attività notturne e si generano alti livelli di fastidi e molestie
legati al consumo di alcol
.
9
v
Sono di diverso avviso solo alcuni esponenti delle categorie direttamente interessate allo status quo:
alcune associazioni degli esercenti di bar e ristoranti, alcune associazioni di ambulanti, alcuni rappresentanti
di sedicenti artisti di strada e coloro che, nascondendosi dietro la rivendicazione del diritto dei
giovani al
divertimento, voglio urlare ballare e sballarsi fino all’alba senza preoccuparsi di impedire il riposo dei
residenti e di imbrattare la città. Certamente una minoranza.
vi
- “Le attuali norme regolamentari sul commercio e sull’artigianato, comprensive di quelle sulla tutela delle
attività del Centro Storico, così come quelle sulla semplificazione amministrativa e sulla gestione dei rifiuti
urbani si sono dimostrate nel tempo non solo incapaci di raggiungere gli obiettivi, ma hanno spesso
rappresentato un freno alla crescita del tessuto produttivo ed un freno ai processi di modernizzazione e
semplificazione della città, oltre che un inutile e dannoso aggravio dei costi d’impresa. La profonda revisione
del regolamento sul commercio in aree pubbliche, quello sulla tutela delle attività del centro storico, il
regolamento di occupazione sul suolo pubblico, quello sulle insegne, le norme sullo Sportello Unico ed il
regolamento sui rifiuti saranno i primi provvedimenti da adottare per semplificare, ridurre gli oneri delle
imprese e dare maggiori certezze all’esercizio d’impresa.
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