Tra luci ,poche,ed ombre,molte,il Sindaco Marino compie il primo anno al Campidoglio.Non molto amato dai Romani che,a pelle,lo sentono lontano e poco romano,anche di adozione andrebbe bene,ha finora governato Roma senza creare quell'empatia con i Romani che serve anche a coprire talvolta decisioni poco popolari ma,magari,necessarie.Ed eccolo lì a cercare di creare quel consenso che gli manca.Ma non ci riesce,poverino,neanche quando gli offrono le occasioni più facili,come quello del salario dei dipendenti comunali.La sua Giunta non ha brillato finora per un progetto di città che vedesse Roma protagonista di un cambiamento e di un rafforzamento della sua immagine da tutti i punti di vista la si guardi.Nè da quello culturale,dove non esiste un progetto di respiro che "usi" tutte le potenzialità di una città di cui non c'è uguale in tutto il mondo per storia,monumenti,musei ed istituzioni culturali,nè dal punto di vista urbanistico dove,fatta eccezione per il progetto di rigenerazione urbana ancora rimasto sulla carta ed osteggiato dal generone dei palazzinari romani,non ha dimostrato un cambiamento di rotta rispetto all'amministrazione precedente.Nè tantomeno dal punto di vista ambientale dove al "coup de teatre" della chiusura di Malagrotta,non è seguita una seria politica di smaltimento dei rifiuti e dello sfruttamento delle risorse.L'unica soluzione è stata quella di impacchettare la monnezza e spedirla,a caro prezzo,all'estero o comunque fuori dalla regione,per non parlare del verde pubblico sempre meno manuntenuto e lasciato a se stesso.La mobilità poi ferma ad un piano presentato dall'assessore Improta,mal scopiazzato di cui ancora non se ne vedono i salvifici effetti.Il commercio sempre più fuori copntrollo e lasciato in mano ad orde di bancarelle e tendoni improvvisati che succhiano risorse a Roma,mentre gli sfasciacarrozze,gli autosaloni,i centri sportivi occupano spazi pubblici gratis ( o quasi) et amore dei..Per finire una quantità di extracomunitari e senza fissa dimora,come anche studenti fuori sede che bivaccano in pieno centro città,sporcando e violentando le bellezze
di una città che una cvolta veniva chiamata eterna,ma che se si continua di questo passo di etrno ci rimarrà ben poco.
Insomma il caro Sindaco e il suo cerchio magico e le sue assessorine tolte dalla segreteria della Federazione romana del PD poco si industria per governare Roma con un programma che la riporti alla ribalta.La liberi dalla morsa dell'immondizia e del traffico,e la faccia assurgere al ruolo che le compete.Si balocca invece con le sue dispute con il PD loale che lo accsa non tanto velatamente di non starli a sentire e di seguire solo il suo istinto.
In somma ci auuriamo di vero cuore che il Sindaco cambi verso,come dice il suo mentore a Palazzo Chigi,perchè l'attuale verso non và proprio e a rimetterci come al solito è Roma.
Domenico Fischetto
di una città che una cvolta veniva chiamata eterna,ma che se si continua di questo passo di etrno ci rimarrà ben poco.
Insomma il caro Sindaco e il suo cerchio magico e le sue assessorine tolte dalla segreteria della Federazione romana del PD poco si industria per governare Roma con un programma che la riporti alla ribalta.La liberi dalla morsa dell'immondizia e del traffico,e la faccia assurgere al ruolo che le compete.Si balocca invece con le sue dispute con il PD loale che lo accsa non tanto velatamente di non starli a sentire e di seguire solo il suo istinto.
In somma ci auuriamo di vero cuore che il Sindaco cambi verso,come dice il suo mentore a Palazzo Chigi,perchè l'attuale verso non và proprio e a rimetterci come al solito è Roma.
Domenico Fischetto
Riportiamo qui di seguito un articolo di Cinque Quotidiano che traccia un bilancio del primo anno della consiliatura Marino.
Comune di Roma, un anno con Ignazio ma la Capitale non se ne è accorta
Proprio un anno fa Marino si arrampicava in bicicletta salita di san Pietro in Carcere per occupare l'augusto palazzo del potere capitolino
FIUMI DI INCHIOSTRO SUL SINDACO – Da allora sono corsi fiumi di inchiostro sulla sua sindacatura erede di una situazione finanziaria disastrosa incancrenitasi addirittura nei decenni. Fiumi di inchiostro che si trasformavano via via in rivoli di veleno anche da parte di quel partito de “La Repubblica” vero king maker di potenti. Ma sollevando per un attimo il velo di una stampa ostile, dopo un anno tocca fare dei bilanci, trarre un minimo di conclusioni sul pensiero ma soprattutto sulle opere di questo sindaco. Certo, la partita vera non si gioca nemmeno sul bilancio 2014 di prossima approvazione, ma su quel piano di rientro triennale che la nuova assessora al bilancio Silvia Scozzese sta definendo. E se certamente non è stato rivoluzionario pedonalizzare parzialmente i Fori, l’unico vero successo di Marino sta nella conquista (guarda caso) di quel centro di finanza e potere che è Acea per la quale i giochi sui futuri assetti societari non sono ancora chiusi. Una ovazione dei peones ha accompagnato questa brillante operazione, ma pur sforzando la nostra limitata fantasia altri risultati tangibili non ne vediamo ancora.
TANTI ANNUNCI IDEE PROGETTI – Annunci, idee, progetti tanti (anche Alemanno ce li aveva) ma soldi “nada”, finiti. Tanto che Ignazio, volente o nolente, passerà alla storia come il sindaco dei tagli nell’amministrazione e del dimagramento e sfoltimento delle municipalizzate. Qui dovrà esercitare le sue indubbie capacità chirurgiche scontrandosi con i sindacati, gli interessi corporativi e di potere che sorreggono la farraginosa macchina capitolina con i sui 63.000 dipendenti. Roma è difficile da governare, diceva stamane Alemanno e per il Duce addirittura gli italiani erano ingovernabili, invece Ignazio voglia di governare ne ha tanta, proprio tanta. Solo che di fatto punta solo su se stesso. Marino governa senza tener conto dei partiti ed in particolare del Pd, con il rischio di prendersi qualche bastonata in sede di approvazione del bilancio dove i partiti sono sovrani. Un rifiuto della partitocrazia che potrebbe anche andar bene se Lui avesse il carisma per rivolgersi direttamente a quel popolo romano delle periferie, un po’ plebeo e un po cialtrone, ma molto ‘de core’ che per anni ha garantito il consenso dei sindaci di sinistra che lo hanno preceduto. Lui è convinto, forse a ragione, che anche Rutelli e Veltroni (Petroselli no perché nemmeno l’ha conosciuto) siano corresponsabili dell’attuale disastro. Ma c’è modo e modo di gestire i disastri: alla Schettino, oppure pilotandoli con il consenso di un popolo partecipe e rispettato.
COSA DICONO I SONDAGGI DEL SINDACO – I sondaggi dicono che Ignazio non è molto popolare, forse troppo algido, troppo professorale e primo della classe per il disincantato popolo de noantri. Diciamo allora che a molti non è simpatico, ma alla maggioranza dei Romani soffocati dai rifiuti e strozzati nel traffico, Lui è sostanzialmente indifferente. Una indifferenza che rasenta la rassegnazione di chi non vede futuro per questa città degradata, impoverita , diffidente e ostile alla politica. Una città ferma, congelata nella sua ‘grande bellezza’, sommersa nel chiacchiericcio di promesse comprensibili solo agli addetti ai lavori. L’abbiamo già detto, soldi non ce nessuno più e la festa è finita. Qualcosa qua e la si potrà pur accattare se il Governo riconoscerà almeno 100 milioni per gli extracosti della Capitale e non è detto che l’assessore ai trasporti Improta non la spunti facendosi assegnare direttamente i fondi per il Tpl dal Governo senza passare dalla Regione, ma comunque si giri la frittata il futuro sarà segnato da tagli e sacrifici in una metropoli socialmente allo stremo.
UN’ERA DI TAGLI E SACRIFICI – E allora conta poco che un sindaco sia simpatico o meno, uno vale l’altro, quello che manca è una cultura di governo che rimetta in moto i cantieri, resusciti il sociale del terzo settore e dell’associazionismo, chieda investimenti nell’innovazione ancor prima che per i monumenti, scuota e semplifichi la mostruosa macchina amministrativa, punti sulla partecipazione, l’educazione, il coinvolgimento dei cittadini non solo con i comitati oggi in declino, ma dei circoli, dei centri di aggregazione e cultura. dei sindacati e dei partiti, si proprio quei partiti che Marino non vuole fra i piedi, ma che dal basso possono essere rivitalizzati se coinvolti. Ignazio ha delle idee, talvolta banali talaltra futuribili su modelli anglosassoni che non ci appartengono, ma lui e i suoi una cultura ‘vera’ di governo, del governo di QUESTA città non ce l’hanno. L’acquisiranno? In tempi remoti l’acquisì un ruvido Petroselli morendoci d’infarto e peregrinando per le periferie, poi Rutelli che dopo anni di immobilismo rilanciò la cultura e l’imprenditoria dell’Urbe, seguì Veltroni che della cultura tout court fece il fulcro per il rilancio economico capitolino. Le idee forti di Ignazio sono invece trasparenza, onestà e legalità che potevano incitare le armate giacobine ( prima che attivassero la ghigliottina), ma inadeguate rispetto a quest’era della della conoscenza e della complessità, ma anche di una rovinosa diseguaglianza sociale.
| Giuliano Longo
V
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