21 ottobre 2014

LA RESISTENZA DI KOBANE:ultime notizie









 
Si è svolto il 17 ottobre a Largo Argentina un Presidio organizzato da UIKI – Rete Italiana di solidarietà con il popolo curdo.

Obiettivo dell'iniziativa era principalmente di informare l'opinione pubblica sulla persecuzione che ormai da secoli affligge il popolo curdo e il martirio della città curda di Kobane ,collocata in territorio siriano al confine con la Turchia,assediata dalle truppe dell’IS.

Altri obiettivi dell'iniziativa erano quelli di disarmare l'IS (l'autoproclamatosi califfatto islamico) e isolare gli Stati che lo sostengono (Arabia Saudita, Qatar, Turchia),aprire immediatamente un corridoio al confine turco che consenta aiuti umanitari e rifornimenti alle forze di difesa kurde delle YPG/YPJ che stanno eroicamente difendendo Kobane,riconoscere l’autonomia democratica del Rojava (Kurdistan occidentale) in Siria, esempio di autogoverno e convivenza pacifica fra popoli, religioni, culture diverse, contro il totalitarismo di IS.

L'iniziativa è stata completamente ignorata dai mass media italiani più attenti al proprio ombelico piuttosto che ad .una questione internazionale che ha i suoi riflessi anche sull'Europa e sull'Italia .

E' di ieri invece la notizia che finalmente la Turchia che ,con i suoi carri armati e le sue truppe armate di tutto punto schierate al confine con la Siria e a pochi chilometri da Kobane,assisteva passivamente e anche cinicamente al massacro dei curdi di Kobane,  ha annunciato di aver preso misure per consentire a combattenti curdi iracheni di raggiungere Kobane attraverso il territorio turco. "Aiutiamo le forze peshmerga curde ad attraversare il confine per raggiungere Kobane", ha detto il ministro turco degli esteri turco Mevlut Cavusoglu riferendosi alla città siriana assediata dall'IS al confine con la Turchia. "Non abbiamo mai voluto che Kobane cada. La Turchia conduce diverse iniziative per impedirlo", ha insistito Cavusoglu.

Questa dichiarazione contraddice quanto invece aveva affermato solo poche ore prima il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che aveva respinto gli appelli dei curdi perché  la Turchia fornisca armi ai peshmerga curdi che in Siria che resistono all'avanzata dell'armata jihadista dello Stato Islamico (Isis) a Kobane. Erdogan ha accusato il principale partito curdo in Siria, il Pyd (Partito di unione democratica), e la sua unità armata Ypg (Unità di protezione del popolo), di essere una "organizzazione terroristica" al pari del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) turco,il partito  del famoso Ocalan .

Ma come prosegue la resistenza del popolo di Kobane?

Come annunciato dal Centro di comando americano per il Medio Oriente e l'Asia centrale, gli Usa hanno paracadutato armi, munizioni e materiale medico ai curdi assediati in Siria a Kobane: un aereo cargo C-130 ha effettuato numerosi lanci di materiale fornito dalle autorità curde in Iraq per consentire agli assediati di resistere all'offensiva dell'IS. Le armi paracadutate sono "di grande aiuto", ha detto Redur Xelil, un portavoce delle milizie curde Ypg: "Ringraziamo l'America per il suo sostegno", ha dichiarato Xelil.

I resistenti curdi, aiutati dai raid della coalizione internazionale, hanno inflitto perdite importanti ai jihadisti dell'IS che da oltre un mese assediano la città curdo-siriana di Kobane,. Nel fine settimana lo Stato islamico ha perso 31 miliziani, di cui 15 nei bombardamenti dei caccia Usa e degli alleati, ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus). La ong fa sapere anche che in 4 giorni almeno 70 corpi di jihadisti sono stati trasportati in un ospedale sotto controllo dell'Is nella provincia siriana di Raqqa. Sette le vittime segnalate tra i curdi.

Da queste notizie sembra che la sorte di Kobane non sia ancora segnata e anzi ci siano concrete speranze che il sacrificio di tanti uomini e donne di Kobane non sia passato invano e che le forze dell’IS possano essere definitivamente respinte.
Raffaele Fischetto

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