Si è svolto il 17 ottobre a Largo
Argentina un Presidio organizzato da UIKI – Rete Italiana di solidarietà con il
popolo curdo.
Obiettivo dell'iniziativa era
principalmente di informare l'opinione pubblica sulla persecuzione che
ormai da secoli affligge il popolo curdo e il martirio della città curda di Kobane
,collocata in territorio siriano al confine con la Turchia,assediata dalle
truppe dell’IS.
Altri obiettivi dell'iniziativa
erano quelli di disarmare l'IS (l'autoproclamatosi califfatto islamico) e isolare
gli Stati che lo sostengono (Arabia Saudita, Qatar, Turchia),aprire immediatamente un corridoio al confine turco che consenta aiuti
umanitari e rifornimenti alle forze di difesa kurde delle YPG/YPJ che stanno
eroicamente difendendo Kobane,riconoscere l’autonomia democratica del Rojava (Kurdistan occidentale) in Siria,
esempio di autogoverno e convivenza pacifica fra popoli, religioni, culture
diverse, contro il totalitarismo di IS.
L'iniziativa è stata completamente
ignorata dai mass media italiani più attenti al proprio ombelico piuttosto che
ad .una questione internazionale che ha i suoi riflessi anche sull'Europa e
sull'Italia .
E' di ieri invece la notizia che
finalmente la Turchia che ,con i suoi carri armati e le sue truppe armate di
tutto punto schierate al confine con la Siria e a pochi chilometri da Kobane,assisteva
passivamente e anche cinicamente al massacro dei curdi di Kobane, ha annunciato di aver preso misure per consentire a
combattenti curdi iracheni di raggiungere Kobane attraverso il
territorio turco. "Aiutiamo le forze peshmerga curde ad attraversare il
confine per raggiungere Kobane", ha detto il ministro turco degli esteri
turco Mevlut Cavusoglu riferendosi alla città siriana assediata dall'IS al
confine con la Turchia. "Non abbiamo mai voluto che Kobane cada. La
Turchia conduce diverse iniziative per impedirlo", ha insistito Cavusoglu.
Questa dichiarazione contraddice
quanto invece aveva affermato solo poche ore prima il presidente turco, Recep Tayyip
Erdogan, che aveva respinto gli appelli dei curdi perché la Turchia fornisca armi ai peshmerga curdi
che in Siria che resistono all'avanzata dell'armata jihadista dello Stato
Islamico (Isis) a Kobane. Erdogan ha accusato il principale partito curdo in Siria,
il Pyd (Partito di unione democratica), e la sua unità armata Ypg (Unità di
protezione del popolo), di essere una "organizzazione terroristica"
al pari del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) turco,il partito del famoso Ocalan .
Ma come prosegue la resistenza del
popolo di Kobane?
Come annunciato dal Centro di comando americano per il Medio Oriente e
l'Asia centrale, gli Usa hanno paracadutato armi, munizioni e materiale
medico ai curdi assediati in Siria a Kobane: un aereo cargo C-130 ha
effettuato numerosi lanci di materiale fornito dalle autorità curde in Iraq per
consentire agli assediati di resistere all'offensiva dell'IS. Le armi
paracadutate sono "di grande aiuto", ha detto Redur Xelil, un
portavoce delle milizie curde Ypg: "Ringraziamo l'America per il suo
sostegno", ha dichiarato Xelil.
I resistenti curdi, aiutati dai raid della coalizione internazionale, hanno
inflitto perdite importanti ai jihadisti dell'IS che da oltre un mese
assediano la città curdo-siriana di Kobane,. Nel fine
settimana lo Stato islamico ha perso 31 miliziani, di cui 15 nei
bombardamenti dei caccia Usa e degli alleati, ha riferito l'Osservatorio
siriano per i diritti umani (Ondus). La ong fa sapere anche che in 4 giorni
almeno 70 corpi di jihadisti sono stati trasportati in un ospedale sotto
controllo dell'Is nella provincia siriana di Raqqa. Sette le vittime
segnalate tra i curdi.
Da queste notizie sembra che la sorte di Kobane non sia ancora segnata e anzi ci
siano concrete speranze che il sacrificio di tanti uomini e donne di Kobane non
sia passato invano e che le forze dell’IS possano essere definitivamente
respinte.
Raffaele Fischetto
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