Renzi ha proposto Mattarella, un nome che ha ricompattato la “sinistra” e aperto una parentesi, subito chiusa,nella sua politica di accordo con Berlusconi.
La dimostrazione che il “patto” è vivo e vegeto, sta nella famosa norma che depenalizza il reato di frode fiscale a certe condizioni.
Io penso che le cose non stiano proprio così.
Penso non ci sia nessuna discrepanza tra la scelta di Mattarella e la continuazione della politica ormai chiaramente definita, rilevabile dalle esternazioni dello stesso Renzi, dalle ribaditure (non sempre aggiornate) delle rappresentanti femminili (Boschi, Bonafè e molte altre), ma non solo, del suo entourage più stretto, e principalmente dagli atti del governo.
Non credo che il patto del Nazzareno – come ho già scritto – nasconda un “do ut des” con Berlusconi.
Se patto c’è stato, si tratta di patto “leonino”, contratto tra un politico dominante – Renzi – e un vecchio politico – Berlusconi – che ne ha ormai riconosciuto la supremazia.
Il “patto” evidenzia la spregiudicatezza politica di Renzi, non un cedimento a Berlusconi, che viene usato nello stesso modo della minoranza del PD.
Non credo ci sia niente di nascosto nel patto perchè la visione politica della destra “moderata” e quella di Renzi differiscono nei dettagli e nella intelligenza delle proposte, ma non nello spirito.
Renzi rappresenta un centro, che vuole riprodurre in Italia il “sentire” dell’Europa che conta (che è di centro, di centro destra, o di sinistra che fa la destra).
Definire tutto questo come “sinistra” è impossibile. Definire il PD come partito di sinistra, (ma nemmeno di centro-sinistra), a mio avviso,rappresenta la caparbietà del non volersi rassegnare alla scomparsa del nostro passato cui abbiamo regalato cuore e ragione.
Realisticamente, Renzi ha in mente un partito di centro che raccoglierà il consenso da ogni parte politica che reputi la cornice del liberismo capitalista come essenziale e necessario fondamento dello spirito occidentale. Alle opposizioni, per il momento, è lasciata la protesta; poco altro.
Allora la norma sulla depenalizzazione (che, scommetto, sarà riscritta in forma diversa), può anche interessare Berlusconi (e al cinico Renzi non importa, può anche fare il magnanimo e ridargli persino agibilità politica), ma è scritta come “sirena” e strizzatina d’occhio alle imprese di ogni tipo.
Caso mai dovrà stare attento a Mattarella, non per differenze di fondo ma per differenza (non sospettata?) di rigore giuridico.
La sua sparata sui partitini fatta oggi, che ha aumentato la confusione degli alfaniani; lo scompiglio di F.I.;l’allegria (credo di breve durata) delle sinistre residue e invecchiate, dimostrano che Renzi sa bene che i voti gli arriveranno da ogni dove e che non ha bisogno di capi partito (compreso Berlusconi), nè di capi corrente (compreso Bersani).
Renzi non mi piace. La sua spregiudicatezza ancora meno. Il partito della nazione nemmeno. Ritengo l’adesione al “sistema”, una iattura, italiana, europea e mondiale.
So altrettanto bene che fare “sinistra” in un solo paese, è impresa destinata a fallire. Il liberismo lo si combatte su scala mondiale o lo si subisce. Ne manca persino la consapevolezza.
Chi la pensa come me ha avuto il timore di morire berlusconiano. Ci sbagliavamo. Tolta la grossolanità, l’indecenza, le compagnie mafiose e il colossale conflitto di interessi, per il resto, le cose però, si assomigliano.
Umberto Pradella
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