Narcisismo retro
Guardando Birdman ho avuto la sensazione di vedere un film volutamente
retro. Presentato in anteprima alla 71ma Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia nel 2014, il film è di ottima confezione
e fattura, un unico piano-sequenza con visione teatrale leggermente
claustrofobica, forse anche per dare maggiore risalto alle fughe alate del
protagonista. Con un manierismo ridondante e con attori strepitosi, il film
narra la storia di Riggan Thompson/Birdman
che ricorda proprio quella di Michael Keaton/Batman. Un attore diventato famoso
per il suo ruolo cinematografico di cui si vuole liberare è alla ricerca
disperata della sua identità recitativa. Mai come nel teatro gli attori maschi
sono tutte prime-donne! Sia Michael Keaton sia Edward Norton, suo rivale sul
palcoscenico, sono sicuramente da premio Oscar.
Meno felice è la figura della figlia di Riggan (Emma Stone),
un’ex-tossicomane che, se da un lato rappresenta tutto ciò che c’è al di fuori
del teatro e il fallimento della vita privata dell’attore, dall’altra sembra
essere un po’ appiccicaticcia con i suoi legami informatici nei social networks.
Realtà e finzione, verità scenica versus verità soggettiva, fantasia e realtà sono tutte tematiche
racchiuse in un mondo, per l’appunto delimitato e claustrofobico, che vive di
narcisismi, di protagonismi e di rivalità. Ma sono ancora così interessanti
queste tematiche oggi? Lo stesso Riggan in un attacco di megalomania vuole mettere
in scena, in un prestigioso teatro di Broadway, l'adattamento del racconto di Raymond Carver “Di cosa
parliamo quando parliamo d’amore” in qualità di adattatore, regista e
attore, trattando tematiche consapevolmente vecchie, o «anni ’60 » come dice Sam sua figlia. Del
resto, non fa la stessa cosa Alejandro
González
Iñárritu
con il suo film?
Il rullare della batteria segue la recitazione in ogni
momento, il teatro non ha più segreti sviscerato in ogni sua piega: backstage, camerini, sartoria, corridoi
in mattoni, balconi in cui scappare per fumare e così via. Con Birdman il regista messicano ha vinto il premio
della Directors Guild che è di buon auspicio per gli Oscar dove è candidato con
9 nominations. Alcuni critici hanno riscontrato dei nessi
con i film di Robert Altman, sia per il riferimento a Carver sia per la messa
in ridicolo del mondo dello spettacolo. Io non sono molto d’accordo innanzitutto
perché Nashville era del 1975 e I protagonisti del 1992, e non solo ma anche perché erano film corali e piuttosto divertenti.
Ghisi Grütter
Ghisi Grütter
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