4 febbraio 2015

C’E’ DEL MARCIO NELL’AULA GIULIO CESARE:IL CASO DEI RIMBORSI AI CONSIGLIERI/E CAPITOLINI


                                                                          AULA GIULIO CESARE

Mentre ogni mese l’ISTAT  ci informa sul tasso di disoccupazione del Paese e di quella giovanile in particolare,un settore sembra non soffrire della crisi occupazionale che attanaglia il Paese.Questo settore è quello dei consiglieri/e comunali .Sembra incredibile,ma evidentemente non lo è,se si guarda anche la casistica degli anni passati :una volta che  uno viene eletto al Campidoglio ,trova lavoro.

A cosa si deve questa fortunata coincidenza?All’accresciuta professionalità del nostro/a  grazie all’incarico pubblico?Doti professionali ed un curriculum di tutto rispetto che le aziende non vogliono assolutamente perdere e “trattengono “il lavoratore/consigliere malgrado l’incarico pubblico?Sarà anche così ma a guardare i dati contenuti nell’apposita pagina del sito del Comune di Roma (che consigliamo ai nostri lettori di consultare per sapere chi sono questi grandi lavoratori/trici e magari ricordarsene alle prossime elezioni) un sospetto sorge spontaneo.Grazie all’art.80 del testo unico degli enti locali,questi lavoratori/consiglieri  impegnati nell’attività pubblica,consigli e commissioni,hanno diritto al rimborso direttamente proporzionale allo stipendio percepito che il Comune verserà al datore di lavoro.E fin qui niente di male.Ci sembra giusto che i datori di lavoro vengano risarciti per l’assenza del loro dipendente,sottratto alle fatiche del duro lavoro per rappresentare il cittadino in Campidoglio.Quello che però salta all’occhio è che spesso le assunzioni sono state effettuate alla vigilia della elezione o subito dopo,o,guarda caso,da aziende di famiglia  del nostro consigliere/lavoratore,e che gli stipendi percepiti sono leggermente sproporzionati e paragonabili, se non superiori  in molti casi , per esempio a quello che percepisce un rettore di Università.

La Procura si è già occupata di questo fenomeno, che aveva preso dimensioni abnormi regnante Alemanno.Ma non è che con Marino le cose siano cambiate.Sarebbe il caso  pertanto che la Procura tornasse a dargli un’occhiata.Va da sé che l’esborso per le casse comunali è elevato,e somme di denaro vengono sottratte all’uso pubblico (vi risparmiamo l’elenco dei possibili pubblici utilizzi).

Ma la cosa più grave è la mancanza di senso civico ,di senso di responsabilità verso la cittadinanza e l’incarico  a cui sono stati eletti,di coscienza  di questi consiglieri/e,della scarsa ,se non assente, coerenza con i principi che spesso evocano nei loro interventi in aula.Si predica bene ma si razzola male,as usual.

Poi uno parla di Mafia Capitale,di corruzione  e di tutte le brutte cose che la cronaca ci racconta di Roma senza vedere che  il marcio è  anche dentro,dentro l’aula Giulio Cesare.

Domenico Fischetto

Il commento di Gian Carlo Marchesini

Mammelle pubbliche e interpretazioni truffaldine.
Quanto può essere disinvolta, spregiudicata e manipolabile l’interpretazione delle regole di funzionamento di una pubblica istituzione importante come un Comune? Il caso dei consiglieri comunali agrigentini - e di quelli romani - che, sotto la copertura del rispetto formale di norme e regolamenti, e avvalendosi di criteri di interpretazione del tutto discutibili, si sono moltiplicati rimborsi ed emolumenti, conferma che piegar...e a vantaggio personale ciò che è stato predisposto a migliore beneficio di tutti è oramai diventata una diffusa consuetudine. Paolo Berdini, nel suo ultimo libro (“Le città fallite. I grandi Comuni italiani e la crisi del welfare urbano”) sostiene che liberismo, privatizzazioni, corruzione e affarismo hanno oramai cancellato le pubbliche amministrazioni quasi tutte sull’orlo del fallimento. Se la diagnosi è vera, tocca prendere atto che non pochi di coloro che alla loro guida avrebbero dovuto contrastarne lo svuotamento, si sono invece adoperati per procacciarsi, nel generale saccheggio, una fetta di personale tornaconto.
 

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