AULA GIULIO CESARE
Mentre ogni mese l’ISTAT ci informa sul tasso di disoccupazione del
Paese e di quella giovanile in particolare,un settore sembra non soffrire della
crisi occupazionale che attanaglia il Paese.Questo settore è quello dei
consiglieri/e comunali .Sembra incredibile,ma evidentemente non lo è,se si
guarda anche la casistica degli anni passati :una volta che uno viene eletto al Campidoglio ,trova lavoro.
A cosa si deve questa fortunata
coincidenza?All’accresciuta professionalità del nostro/a grazie all’incarico pubblico?Doti
professionali ed un curriculum di tutto rispetto che le aziende non vogliono
assolutamente perdere e “trattengono “il lavoratore/consigliere malgrado l’incarico
pubblico?Sarà anche così ma a guardare i dati contenuti nell’apposita pagina
del sito del Comune di Roma (che consigliamo ai nostri lettori di consultare
per sapere chi sono questi grandi lavoratori/trici e magari ricordarsene alle
prossime elezioni) un sospetto sorge spontaneo.Grazie all’art.80 del testo
unico degli enti locali,questi lavoratori/consiglieri impegnati nell’attività pubblica,consigli e
commissioni,hanno diritto al rimborso direttamente proporzionale allo stipendio
percepito che il Comune verserà al datore di lavoro.E fin qui niente di male.Ci
sembra giusto che i datori di lavoro vengano risarciti per l’assenza del loro
dipendente,sottratto alle fatiche del duro lavoro per rappresentare il
cittadino in Campidoglio.Quello che però salta all’occhio è che spesso le
assunzioni sono state effettuate alla vigilia della elezione o subito dopo,o,guarda
caso,da aziende di famiglia del nostro
consigliere/lavoratore,e che gli stipendi percepiti sono leggermente
sproporzionati e paragonabili, se non superiori in molti casi , per esempio a quello che
percepisce un rettore di Università.
La Procura si è già occupata di
questo fenomeno, che aveva preso dimensioni abnormi regnante Alemanno.Ma non è
che con Marino le cose siano cambiate.Sarebbe il caso pertanto che la Procura tornasse a dargli un’occhiata.Va
da sé che l’esborso per le casse comunali è elevato,e somme di denaro vengono
sottratte all’uso pubblico (vi risparmiamo l’elenco dei possibili pubblici
utilizzi).
Ma la cosa più grave è la mancanza di senso civico ,di senso di
responsabilità verso la cittadinanza e l’incarico a cui sono stati eletti,di coscienza di questi consiglieri/e,della scarsa ,se non
assente, coerenza con i principi che spesso evocano nei loro interventi in aula.Si
predica bene ma si razzola male,as usual.
Poi uno parla di Mafia
Capitale,di corruzione e di tutte le
brutte cose che la cronaca ci racconta di Roma senza vedere che il marcio è anche dentro,dentro l’aula Giulio Cesare.
Domenico Fischetto
Il commento di Gian Carlo Marchesini
Mammelle pubbliche e interpretazioni truffaldine.
Quanto può essere disinvolta, spregiudicata e manipolabile l’interpretazione delle regole di funzionamento di una pubblica istituzione importante come un Comune? Il caso dei consiglieri comunali agrigentini - e di quelli romani - che, sotto la copertura del rispetto formale di norme e regolamenti, e avvalendosi di criteri di interpretazione del tutto discutibili, si sono moltiplicati rimborsi ed emolumenti, conferma che piegar...e a vantaggio personale ciò che è stato predisposto a migliore beneficio di tutti è oramai diventata una diffusa consuetudine. Paolo Berdini, nel suo ultimo libro (“Le città fallite. I grandi Comuni italiani e la crisi del welfare urbano”) sostiene che liberismo, privatizzazioni, corruzione e affarismo hanno oramai cancellato le pubbliche amministrazioni quasi tutte sull’orlo del fallimento. Se la diagnosi è vera, tocca prendere atto che non pochi di coloro che alla loro guida avrebbero dovuto contrastarne lo svuotamento, si sono invece adoperati per procacciarsi, nel generale saccheggio, una fetta di personale tornaconto.
Il commento di Gian Carlo Marchesini
Mammelle pubbliche e interpretazioni truffaldine.
Quanto può essere disinvolta, spregiudicata e manipolabile l’interpretazione delle regole di funzionamento di una pubblica istituzione importante come un Comune? Il caso dei consiglieri comunali agrigentini - e di quelli romani - che, sotto la copertura del rispetto formale di norme e regolamenti, e avvalendosi di criteri di interpretazione del tutto discutibili, si sono moltiplicati rimborsi ed emolumenti, conferma che piegar...e a vantaggio personale ciò che è stato predisposto a migliore beneficio di tutti è oramai diventata una diffusa consuetudine. Paolo Berdini, nel suo ultimo libro (“Le città fallite. I grandi Comuni italiani e la crisi del welfare urbano”) sostiene che liberismo, privatizzazioni, corruzione e affarismo hanno oramai cancellato le pubbliche amministrazioni quasi tutte sull’orlo del fallimento. Se la diagnosi è vera, tocca prendere atto che non pochi di coloro che alla loro guida avrebbero dovuto contrastarne lo svuotamento, si sono invece adoperati per procacciarsi, nel generale saccheggio, una fetta di personale tornaconto.
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