12 febbraio 2015

LE NUOVE REGOLE DEL MONOPOLI GLOBALE



Quello che segue è uno sfogo contro l’ipocrisia e le pretese del liberismo e dei suoi profeti.
Uomo avvisato mezzo salvato.
 
Umberto Pradella
 
 
Io davvero non so se gli svizzeri siano da prendere ad esempio e i greci invece no. Non so nemmeno se gli svizzeri italiani e quelli francesi e quelli tedeschi siano gli stessi svizzeri. Avrei difficoltà persino a giudicare i miei conterranei piemontesi.


Ho l’impressione che le “regole” del gioco moderno - questo monopoli globale  che ha preso il sopravvento su ogni altro gioco - sembrano procedere da ovest verso est: un ovest che ha inventato il gioco e un est che lo sta imparando a modo suo con molta difficoltà. Poi, camminando verso oriente, si sono trovati giocatori molto veloci, scaltri e determinati, che, non solo hanno imparato in fretta, ma stanno pretendendo di dettare nuove regole, spiazzando gli antichi maestri, oligarchie travestite da democrazia, mentre i nuovi giocatori, hanno veduto il bluff e del simulacro democratico non sanno che farsene.  

Quello di cui sono certo è che sia un gioco crudele, in cui la bramosia di case,  terreni,  aziende e moneta fasulla, ha preso il sopravvento, facendo di pochi giocatori i padroni titolati a modificare le regole di un gioco fine a se stesso e tutti gli altri a seguirle, a pena di tremende sanzioni.

So che i giocatori svizzeri (non più di altri) hanno costruito le loro fortune moderne sulla complicità con ladri e truffatori, insieme al commercio del lusso e delle medicine per ricchi.

Cerco di ragionare; di guardare alle cose con il massimo di lucidità; di evitare di scrivere, sedotto dalle emozioni.

Poi, come al solito, come adesso, mi cresce dentro una rabbia che deve trovare sfogo.

Allora mi viene  in mente che in Grecia, le multinazionali del farmaco non forniscono medicine e la mortalità infantile è cresciuta a dismisura; che %ali abnormi di popolazione sopravvive mangiando ogni due giorni; che le malattie gravi non si possono più curare perchè gli ospedali non hanno nè medicinali nè attrezzature e che le morti tra la popolazione, per malattie debellate da tempo, sono cresciute a dismisura; che le università non riescono a funzionare e le scuole sono necessariamente abbandonate, che i senza casa ad Atene sono passati da 3000 a 35000, che i suicidi sono aumentati del 43% ......

Così, dietro la partita  del dare e dell’avere, delle colonne di numeri, interessi, obbligazioni, contabilità  (sopportabili quando si sta tutti bene e le pretese dei potenti sembrano più leggere),si affacciano - quando le regole del gioco non sanno che produrre  mostri -  facce, corpi, occhi di persone in carne e ossa stritolate e ignorate dalle regole che difendono la finanza, i profitti, i pignoramenti, le confische; le regole che pretendono che i perdenti si flagellino a morte da sè, perchè la loro presenza disturba il quadro elegante. Quello su cui vecchi e nuovi giocatori, in ogni parte del mondo, concordano è che le regole della nuova religione,  prevalgano sempre sulle persone, che devono accettare ogni sopruso se il gioco lo pretende.

Allora mi viene in mente che quella che chiamiamo democrazia, negli USA – e sempre più in tutto l’occidente -  è una cosa molto diversa da quella che la parola fa immaginare (tornato dalla montagna, dove vado a rintanarmi per un poco, scriverò al riguardo, per ribattere a chi pensa che io sia sempre eccessivo)

E’  una irritante sfrontatezza quella con cui “i poteri” di qualunque tipo, mistificano la realtà, confezionando  racconti.

I racconti dicono che nel monopoli liberista, si insegna che la civiltà fondata sul debito e non sul dono (ridicolo) è proba, equa e benevola, tranne nei casi in cui a pretendere il dono siano i depositari delle regole;

I racconti dicono che la democrazia è lo scontro degli interessi dominanti gestiti dalle lobbies e che soltanto così si ottiene il meglio per il mondo.

I racconti dicono che la governabilità è un valore primario; quello che non dicono è che una governabilità che rifiuti “le regole” della fede liberista, non è accettatta e diventa un disvalore 

I racconti dicono che l’auto-determinazione dei popoli è un diritto sacrosanto ma che l’integrità delle nazioni è altrettanto sacra. Basta usarle secondo necessità e convenienza e il diritto internazionale è servito.

I racconti dicono che ci sono “nazioni” i cui confini si dilatano fino a coincidere con i propri interessi e altre che devono accettarli.

I racconti dicono che a Parigi è stata ferita la civiltà, ma Hollande sta fregandosi le mani, visto che la sua popolarità sta crescendo per quello.

........... ogni potere ha elaborato il proprio racconto, ben confezionato, per convincere la gente che quello che propone è per il bene di tutti e non delle proprie pretese; che l’ologramma che viene offerto non è una colpevole  illusione ma il mondo migliore possibile.

Io non credo in dio. Come mai sono d’accordo spesso con il papa cattolico e in disaccordo con i rampolli dell’illuminismo? Perchè gli affabulatori del potere lo citano e lo applaudono?

Su  La Repubblica dell’otto febbraio scorso c’era un articolo di Pankaj Mishra (non importa sapere che sia uno studioso famoso); l’articolo vale per sè e bisognerebbe leggerlo.

Mette in discussione molte delle “certezze” che il “racconto” (chiedo scusa: lo storytelling) fatto dagli imbonitori, detentori del  potere (chiedo di nuovo scusa: dai disegnatori e gestori della “governance”) ci ha infilato in testa. Non è certo  obbligatorio essere d’accordo, ma sarebbe onesto e utile leggerlo e pensarci su.
 
Umberto Pradella

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