Il Marnetto Quotidiano : Con parole precise (Carofiglio)
Carofiglio arriva puntuale nella libreria affollata, Rodotà persino in anticipo. Un rispetto molto apprezzato, che la politica ha perso e resiste solo nella società civile. Si parla del linguaggio, che lo scrittore analizza nel suo libro "con parole precise" (tutto minuscolo), sottotitolo: "Breviario di scrittura civile".
"Dico subito che questo libro mi è molto piaciuto - esordisce con convinzione Rodotà - perché svela vizi, truffe e una certa decadenza della comunicazione, sia in chi la fa, che in chi vi si adatta. La politica, poi, in questo è pessima. Basti leggere la Costituzione nella sua stesura originale, piana e precisa, e compararla alle modifiche che si vogliono apportare, contorte e decifrabili solo dagli addetti ai lavori. Se si leggono gli atti dei lavori della Costituente, si scopre che la chiarezza è un principio costituzionale a sé, perché garantisce l'accesso alla comprensione di tutti di una identità patrimonio di tutti.
"Ma voglio anche criticare la progressiva mancanza di parole "precise", per riportarmi al titolo del libro. La precisione infatti impegna, crea una responsabilità tra quanto detto e i comportamenti conseguenti, generando o meno coerenza. Ecco, oggi i politici non si sentono più tenuti né alla chiarezza, né tanto meno alla coerenza. Il giorno dopo dicono il contrario di quanto affermato il giorno prima è si giustificano senza alcuna vergogna con frasi banali: sono stato frainteso, avete estrapolato una frase dal contesto, eccetera. Così il linguaggio della politica si svuota di senso e questo processo è sempre conseguenza del degrado dei valori politici, rinforzato dall'impoverimento della partecipazione".
"Colpa anche nostra. Di noi elettori, così sensibili alle frasi ad effetto, più che all'effetto delle frasi. Da ragazzo, assistei ad un comizio di De Gasperi, che venne a parlare a Reggio Calabria. Mi ricordo, anche se ero giovane, le teste scosse con sconforto da tanti presenti davanti al suo parlare asciutto e razionale. E' bravo, si dicevano, ma non sa parlare, abituati come erano ai chiassosi oratori di zona, che facevano dei veri spettacoli di voci e di gesti, emozionando la gente senza dire niente.
Quando Rodotà finisce, la sala stracolma lo copre con un applauso riconoscente. Il microfono passa a Carofiglio.
"Come sapete, nella mia vita ho fatto il magistrato, lo scrittore, il politico. E quando mi chiedo cosa ci sia in comune in queste professioni, non trovo altro che l'uso della potenza della parola. Perché sono le parole che cambiano il mondo. Una possibilità che abbiamo tutti, ma che molti non usano. Soprattutto in un contesto pubblico.
"Nella politica, la potenza delle parole può essere evocativa nel bene e nel male. Ed è estremamente potente quando usa la metafora. In questo Berlusconi ha raggiunto un'efficacia che gli ha garantito anni di supremazia comunicativa e quindi di potere. Scendere in campo o mettere le mani nelle tasche degli italiani sono frasi che hanno orientato milioni di voti.
"Ma c'è anche la forza positiva della parola politica. Come lo slogan "yes, we can" lanciato da Obama nel 2008, che afferma positività con quel "yes2, coinvolgimento con "we" e incoraggia all'impegno con il "possiamo". Nello stesso periodo, il Italia, il PD lancia "Si può fare", cercando di imitare la frase di Obama, ma con un effetto del tutto opposto. Con l'uso dell'impersonale "si" nessuno si sente chiamato in causa in prima persona e la frase allude a qualcosa che qualcuno farà succedere. Anzi, i più maliziosi, ci vedono anche il vizio italico di eludere un divieto, con le opportune furbizie. Insomma, un disastro.
Carofiglio parla di altri linguaggi, poi si congeda tra gli applausi.
Mentre torno in autobus, sfoglio il suo libro e leggo nella terza pagina una frase di Primo Levi "Abbiamo una responsabilità finché viviamo: dobbiamo rispondere di quanto scriviamo, parola per parola, e far sì che ogni parola vada a segno".
Massimo Marnetto
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