Chi non ha mai voluto Ignazio Marino e incessantemente e indecentemente tramato per spodestarlo. Chi ha serenamente ingoiato il rospo dell'NCD come fondamentale alleato di governo con Alfano, allievo di Calogero mannino, ministro dell'interno. Chi ha ingoiato l'altro rospo ancora più schifoso del Patto del Nazareno con il piduista Verdini tramite necessario. Chi ha sostenuto De Luca in Campania sapendo che avrebbe vinto con i voti di De Mita e del camorrista Cosentino. Chi ha fatto diligentemente propri i desiderata di Confindustria sul terreno dell'economia e del lavoro, e sta stravolgendo la Costituzione in senso antidemocratico e autoritario come non avrebbe osato neanche Licio Gelli, ebbene, colui non può oggi cavarsela affermando che "è inutile criticare se non si è in grado di costruire una alternativa politica concreta". Liquidare Flores d'Arcais come "aria fritta e rifritta e fin dai tempi della FGCI (ohibò) inutile mosca cocchiera" la dice lunga sul fastidio rancoroso e piccino che si ha dell'esercizio della critica. Forse perché alla sua libertà si è rinunciato da tempo in quanto troppo rischiosa, nonché presupposto fondamentale alla costruzione di qualsiasi alternativa - e quindi va uccisa fin nella culla.
Quando si crede di fare il ritratto (caricaturale) di qualcun altro, ma è invece di uno stereotipato e illiberale modo di ragionare che fabula narratur.
Gian Carlo Marchesini
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