Dalla campagna alla
città
Questo film in bianco e nero è
considerato tra i primi tre più belli e più importanti del Novecento, anzi
secondo la prestigiosa rivista cinematografica britannica “Sight
& Sound”, il più bel film dell’intera storia del cinema. La pellicola è del 1953 ma in Italia uscì soltanto negli
anni ’60; attualmente è stata restaurata ed è proiettata a Roma in questi
giorni.
Onomichi è una piccola cittadina di mare nella
prefettura di Hirochima, dove
vivono Shukichi e Tomi, una
coppia di sessantenni (Chichu Ryu, Chiyeko Higashiyama) con Kioko, la loro
figlia più piccola (Kyôko Kagawa).
Decidono finalmente di andare a trovare i figli grandi a Tokyo e di vedere così
per la prima volta questa grande città. Ospiti a turno di Koichi,
il figlio medico (Sò Yamamura) e di sua moglie Fumiko (Kuniko Miyake) poi di
Shige (Haruko Sugimura), la figlia parrucchiera, si rendono
conto di essere di impiccio perché i figli sembrano non avere tempo né per far
loro conoscere i luoghi della città, né per stare con loro. Soltanto Noriko (Sestuko
Hara), vedova da otto anni di Shoji, il loro figlio morto in guerra, si
dimostra affettuosa e contenta di stare in loro compagnia. Così i figli pensando
in qualche modo di sdebitarsi offrendo alla coppia un soggiorno ad Atami, una
località termale e di vacanza non troppo lontano da Tokyo dove invece, i
genitori non si trovano affatto bene - un posto troppo mondano e rumoroso - e
decidono di tornarsene a casa. Il ciclo delle stagioni della vita si conclude
con la morte della madre e l’arrivo tardivo a Onomichi dei figli che riescono a
raggiungerla quando lei è ormai in coma.
Nel
“viaggio a Tokyo sono presenti tutti i temi cari al regista il quale riscontra
nel dopoguerra, un grande cambiamento sociale che incrina la famiglia
giapponese e crea incomunicabilità tra le generazioni. Per contro gli elementi
positivi mostrati nel film sono l’amore dell’anziana coppia e la disinteressata
generosità d’animo della nuora.
Il punto
di vista della ripresa è sempre molto basso – la macchina da presa a fil di
pavimento - per rappresentare meglio la gran parte della vicenda che si svolge
negli interni. La città è più allusa che raccontata talvolta,
s’inquadra soltanto la fabbrica. Perfino la stazione ferroviaria è vista come
una grande sala d’aspetto affollata. Un film è delicato dove s’intuisce
soltanto l'influenza negativa della vita urbana sui rapporti umani e dove ristagna la
solitudine. Il film si apre con una panoramica sui tetti della
cittadina poi, da sinistra, entra un treno seminascosto fra le casette mentre i
panni stesi sulle file ad asciugare sventolano al vento causato dal suo
movimento.
Molti
sono i registi che si sono rifatti a Ozu: Wim Wenders nel 1985 gira Tokyo-Ga,
un film omaggio al grande regista giapponese morto nel 1963, alla ricerca dei
suoi luoghi e con l’obiettivo di testimoniare la trasformazione della città
diventata ormai metropoli.
Ghisi Grütter
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