Alcune perle di Rodotà nel suo intervento a Via
Frentani
all'incontro
sulla Coalizione sociale promosso ieri 6 giugno da Landini.
G.C.M.
Il dato significativo e inquietante delle
ultime elezioni è stato l'assenteismo, perchè è perdita di fiducia dei
cittadini nelle istituzioni, nelle forze politiche, nei loro comportamenti.
Mafia Capitale non è semplice fenomeno di
corruzione criminale, è disgregazione dello Stato, oligarchia politica e
degenerazione burocratica.
Non è il reddito minimo di cittadinanza a
essere una forma di assistenzialismo, come ha dichiarato ieri Renzi, ma è
assistenzialismo quello che il suo governo, con il jobs act, ha fatto e fa nei
confronti delle imprese.
Renzi , nel rapporto tra politica e
magistratura, si dichiara garantista, ma il suo è garantismo peloso e ipocrita,
di derivazione Prima Repubblica. I politici e i servitori dello Stato devono
rispettare quello che dice l'articolo 54 della Costituzione, e cioé adempiere
alle loro funzioni con disciplina e onore.
Renzi, che si direbbe pienamente d'accordo
con la Tathcher nel ritenere che la società non esista, è contrario non solo ai corpi intermedi e al
sindacato, che teme e attacca perché non vuole voci di contrasto e dissenso, ma è del tutto ostile a qualsiasi forma di
movimentismo,quando invece la democrazia si salva se sprigiona tutta la
creatività sociale attraverso l'impegno di gruppi, comitati, associazioni,
movimenti.
Siamo oggi arrivati a un punto tale che c'è
bisogno urgente di ricostruire l'etica civile e pubblica. Oggi c'è più da
temere dai poteri leciti che non da quelli illeciti. E' in discussione la
democrazia, la si vuole senza popolo e senza società, la si pretende decidente
quando in realtà si punta a imporne una autoritaria.
Bisogna rimettere al centro i diritti sociali
e i beni comuni: lavoro, istruzione,
salute, città, ambiente.
Quella della Coalizione sociale è una sfida e
una scommessa oggi necessaria che dobbiamo raccogliere e vincere. E
ricordiamoci che anche Marx usava spesso e riteneva necessaria la parola
coalizione, facendola però sempre derivare da confronto, conflitto e
perfino collisione.
Rodotà ha concluso citando i versi di quella
canzone storica delle mondine in lotta: sebben che siamo donne paura non
abbiamo, perché abbiamo delle belle e buone lingue e in lega ci mettiamo. Non
dobbiamo cioè tacere per paura, dobbiamo parlare e denunciare e farlo insieme,
perché solo così mettiamo in campo la forza determinante della maggioranza
oggi nei suoi bisogni e diritti
oppressa.
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