16 giugno 2015

"PLASTICAMENTE" Mostra di Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli



 

 


 



Dall’11 al 27 giugno, nell’elegante galleria ANDRÈ di via Giulia al numero 175, trova posto una inusuale mostra di Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli. Il primo è regista e sceneggiatore, rampollo di una famiglia ingombrante (descritta in “Una famiglia complicata” del 1996), il secondo è nato e cresciuto nell’ambiente romano di architettura e di pittura. Un nuovo connubio, un’intesa platonica o un amore senile? Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli si sono incontrati a 60 anni ormai compiuti e si sono piaciuti: si sono scambiati idee, opinioni, creatività e sensibilità. Hanno lavorato per mesi gomito a gomito elaborando insieme queste cinque statue quali effigi ironiche di una postmodernità.

In una stanza avviene la “presentazione” delle due identità separate, per Barzini il riferimento è la Beata Ludovica Albertoni (sciattamente conservata in S. Francesco a Ripa a Roma) disegnata più volte, fonte d’ispirazione, modello di espressione, icona di movimento. Per Pasquarelli è il quadro con la calle, un fiore che è fonte di grazia e di eleganza, elemento costante e ripetuto  per molti anni nel suo repertorio iconografico.

Più barocco il primo, più metafisico il secondo, Andrea e Silvio hanno unito i loro sforzi con lo scopo di usare le plastiche in “modo proprio” e nobilitandole. Ciò che è impressionante è questo lavorare all’unisono, comporre, incollare in modo che le due personalità si fondano in un’altra. Giochi, memorie, funzionalismi tutto è utilizzato – non riciclato – nei colori vivaci, nella serie ripetuta. Le 2500 forchette gialle hanno il compito di illuminare il volto del manichino che celebra l’estate mentre le figurine di soldatini costituiscono il camouflage del manichino della guerra.  I materiali sono tutte reliquie del moderno: detersivi americani, tappi, soldatini, ciucci, tubi, contenitori, palloncini e quant’altro e vengono usati per queste teste di statue romane che ricordano i busti di marmo di Villa Borghese, del Pincio, del Gianicolo…probabili luoghi dell’infanzia e della giovinezza degli autori.
 
Interessante sono i miti scelti per farne statue, da un lato la donna-felicità e  dall’altro il Re Sole. A Grace Jones è dedicata una composizione, una regina musicale tra gli artefici della fusione tra la disco-music e il reggae. A Grace si devono molte rivisitazioni anche di evergreen: il suo maggiore successo è la versione del 1978 de La vie en rose di Edith Piaf.

Per giovedì 18 luglio, sempre nella galleria ANDRÈ alle 18.30, è prevista la lettura dei testi da parte degli amici e artisti hanno contribuito ad arricchire il catalogo: Luisa Brancaccio, Eleonora Danco, Francesco Gallo Mazzeo, Antonella Greco, Alessandra Mauro e Antonio Romano.

 

Ghisi Grütter

1 commento:

  1. Rivedersi negli occhi attenti di qualcun altro è sempre utile, grazie. Andrea Barzini

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