6 giugno 2015

Recensione film:YOUTH di Paolo Sorrentino


Locandina italiana Youth - La giovinezza
Con Michael Caine, Harvey Kartel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda.
Nella Kurhaus

 

Devo dire che ho trovato il film di Sorrentino piuttosto noioso. Se non fosse stato per la recitazione strepitosa di Michael Caine forse non avrei aspettato neanche la fine…

L’idea non è male e l’inizio si prospetta promettente. Il regista intende osservare l’invecchiamento di una serie di persone arrivate all’apice del successo in settori diversi: il compositore e direttore d’orchestra - ancora richiesto a tutt’oggi nonostante si sia ritirato dalle scene - il regista in cerca di un suo ultimo film, l’ex calciatore ormai disfatto in una palese caricatura di Diego Maradona. Tutti questi personaggi – che Sorrentino cerca di sfaccettare come persone - arrivano a una conclusione del loro percorso nel bene o nel male in una lussuosa Kurhaus a dir meno “poco affollata” località sciistica nelle Alpi svizzere. Completano il quadro alcuni giovani lì per caso, come l’attore che dovrebbe interpretare Hitler o la figlia e assistente del direttore d’orchestra appena abbandonata inspiegabilmente dal marito (…e che nonostante sia più che quarantenne dorme con papà neanche le mancassero i soldi per una stanza tutta sua…). Sono presenti inoltre una massaggiatrice con l’apparecchio ai denti solitaria ballerina e di poche parole, un barbuto scalatore in cerca di compagnia e, in una piccola apparizione, la bravissima Jane Fonda che interpreta la parte di una vecchia attrice sboccata e di modeste origini. Il resto è edonismo manierato alla Sorrentino: sommatorie di immagini che con movimenti di macchina lentissimi si avvicinano al soggetto/oggetto e, sempre troppo lentamente, se ne allontanano.

Una musica bellissima inframezzata da lunghi silenzi a loro volta inframezzati qua e là da monologhi più che dialoghi. Bella è la scena del concerto delle mucche svizzere, quasi uno spot pubblicitario.

Tra una riflessione sul cinema e il suo eventuale declino (o il declino del regista?) tra un senso di colpa verso mogli tradite o figli trascurati, si va avanti senza avere la più pallida idea di quante ore il film potrebbe durare. Un’ora in meno gli avrebbe sicuramente giovato.

Ghisi Grütter

Nessun commento:

Posta un commento